Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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10. E' NATALE10
1. Il Natale è la festa della gioia e in questa ricorrenza si è soliti:
- fare gli auguri e
- scambiarsi anche dei doni.
Questo è buono ed è secondo lo spirito cristiano.
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2. Troviamo nel presepio il Figlio di Dio sceso dal cielo e fatto uomo: è venuto a portarci i suoi doni e ad additarci la via del cielo che ci ha riaperto. I cristiani perciò hanno sempre considerato il Natale come festa di gioia, come festa di famiglia.
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3. Accostiamoci al Bambinello per ricevere i suoi doni: domandiamogli ciò di cui abbiamo bisogno ed affidiamogli le nostre debolezze, perché egli si è preso su di sé tutte le nostre responsabilità e i nostri peccati per scontarli. Egli cancella il male che c'è stato e ci porta il bene: all'orgoglio sostituisce l'umiltà, alla tiepidezza il fervore, alla vanità l'amore a Dio. Egli viene a curare le nostre infermità.
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4. Entriamo devotamente nella grotta di Betlemme: vi si trovano Maria e Giuseppe prostrati in adorazione davanti al Bambinello. Nessuno di noi è nato in tanta povertà: il necessario è lì, in quella grotta, così ristretta che si potrebbe dire insufficiente. Gesù nasce fuori casa, in una grotta che doveva essere ricovero dei greggi sorpresi dal temporale, nasce non tra persone ma tra giumenti.
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5. Impariamo in primo luogo la povertà che esige qualche volta di godere anche della privazione, ma soprattutto impariamo l'umiltà. Su quella paglia giace il creatore di tutto, il Figlio di Dio che si è fatto come noi, bisognoso di tutto.
Tante volte siamo dominati dall'orgoglio, dall'amor proprio, dalla volontà di distinguerci, di essere notati, riconosciuti, dal desiderio di farci avanti e di far riconoscere i nostri meriti. L'orgoglio è il nemico della santità. Gesù è il santo dei santi e comincia la sua esistenza terrena con una totale umiliazione: si è fatto simile ai poveri e il più povero fra i più poveri. Di lì comincia il suo continuo lavoro di perfezione.
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6. Quando si parte con l'umiltà si cammina più speditamente, essa illumina la mente, indirizza, sostiene e fa posto a Dio. Se l'orgoglio riempie il nostro cuore, Gesù non può mettervi i suoi doni, non trova posto per le sue grazie. Confessate le imperfezioni, le debolezze, l'ignoranza, i propri torti, una certa malizia, ciò che vi è di invidia, freddezza, tiepidezza, negligenza ed Egli riempirà l'anima di amore e di grazia.
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7. Vi sono persone che si considerano sempre immeritevoli, ed anche se hanno qualche dono non lo mettono in vista, ma lo riconoscono come dono di Dio e s'impegnano solo a corrispondervi. Quando uno è orgoglioso, il Signore lo lascia cadere in molti errori, lo lascia a mani vuote. Vi sono di quelli che, passando davanti al presepio, ritorneranno pieni di grazie, e ve ne sono altri che ritorneranno a mani vuote.
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8. Non singolarità, ma semplicità; non ostentazione del bene, ma presa di coscienza di tutto l'altro bene che ancora rimane da compiere. Chi si fa umile come il Bambinello, dal presepio riceverà innumerevoli grazie. Dobbiamo sempre dire: «Gesù, dolce ed umile di cuore, fate il mio cuore simile al vostro».
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9. Il vostro Natale sia Natale di gioia, ricco di doni. Chiedere come dono essenziale l'umiltà che è semplicità, docilità, sottomissione, abbandono in Dio, generosità nei lavori umili. «Se non vi farete come questo bambino, non entrerete nel regno dei cieli».
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10. Dicono che il paradiso ha una porticina bassa: voi che volete entrarci ed entrarci bene, fatevi piccole. Allora chiedete l'umiltà, la piccola via, la via dei semplici che fanno attorno a sé un gran bene e ne raccolgono tanto. E' la via facile.
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11. Vi faccio i miei auguri e per Natale pregherò per voi, mentre voi, ne sono sicuro, pregherete per me.
State liete, cantate belle lodi al Bambino. Le lodi del Natale piacciono molto perché sono semplici.
Da Gesù imparate a farvi come un bambino. Così finirete bene l'anno, ringrazierete per le grazie ricevute e chiederete grazie per il nuovo anno col Veni Creator.

Albano Laziale (Roma)
22 dicembre 1959

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10 Albano Laziale (Roma), 22 dicembre 1959