Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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5. FESTA DI GESÙ DIVINO MAESTRO

Lettura del Vangelo secondo Matteo1.
Perché Gesù dice: «Il vostro Maestro è uno solo?»2. E non ce ne sono tanti maestri? E non ce n'erano già tanti anche allora?... quali insegnavano in varie maniere. E bisogna dire così: che il vero Maestro è uno. Gli altri hanno il titolo e sono piuttosto insegnanti che maestri, molte volte; non sempre, ma molte volte sono insegnanti.
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Dice nell'Epistola, san Giacomo: Vedete un poco: vi sono coloro che vedono i poveri, sono pieni di freddo e corrono rischio anche di buscarsi malattie. E voi credete di essere buoni maestri dicendo: Andate, riscaldatevi. Ma intanto loro non hanno già legno da scaldarsi1.
Ecco la diversità: quando si dice agli altri di fare e quando invece non facciamo. Quando si dice, quindi, che Gesù è il Maestro unico, si intende che è il Maestro vero, completo.
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In primo luogo è Maestro unico perché lui solo è la Verità. Cosa possono dare gli altri? Qualche cosa di lui... tutto; è in lui la verità: ciò che si deve credere; ciò che si deve fare; e l'aiuto per fare affinché ognuno pratichi quello che viene insegnato; e dà la forza. Quindi non ci può essere al mondo, in eterno, un maestro nel senso giusto, profondo; come non ci può essere un creatore, ma si deve dire: «Uno è il Padre vostro1. Non chiamatevi padri perché chi ha prodotto tutto, il Creatore.
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E i padri sono strumenti nelle mani di Dio, ma chi dà la vita e la crea e crea l'anima è solo il Padre celeste. Non ci può essere un altro padre nel senso giusto, completo della parola.
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E non ci può essere un altro maestro nel senso giusto della parola, nel senso, cioè, totale; primo perché non si può dire altro per insegnare che dire ciò che ha detto il Maestro Gesù; secondo, è il Maestro completo, e cioè completo perché in primo luogo fa e poi insegna a fare. Quindi il suo insegnamento non è tanto di parole, quanto di fatti, di opere, di virtù.
E così è stato per 30 anni a fare, a dar l'esempio, e poi impiega tre anni a insegnare. Il che vuol dire che il maestro vero è, in primo luogo, colui che anziché parlare insegna, precede con l'esempio affinché si faccia bene.
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Ci possono essere maestri di parole e ci possono essere i maestri di fatto. Ora nessuno ha fatto e ha operato così santamente quanto Gesù. Dal momento che si è incarnato, il Figlio di Dio, dal momento che lo vediamo nel presepio, e poi successivamente in esilio, e a Nazaret per 30 anni, anche se non avesse predicato la via della perfezione, ne è l'esemplare, ne è il Maestro lo stesso. Siccome però noi siamo tardi a capire, egli ha anche dovuto dire. Se noi non eravamo capaci a prendere le lezioni delle opere, delle virtù, avevamo bisogno anche della parola perché siamo duri di testa a capire quelle cose che sono soprannaturali.
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Poi Gesù è l'unico Maestro. Perché l'unico Maestro?
Il Maestro completo è colui che, in primo luogo, fa; in secondo luogo, insegna bene; e in terzo luogo, dà l'aiuto, la grazia a fare ciò che ha detto. E chi può dare la grazia a fare quel che viene insegnato? Gesù insegna il mistero della Santissima Trinità. E chi ci fa credere se non ci fosse la grazia della fede? il dono della fede?
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La fede è un dono di Dio. E quanti sono convinti, ma non credono! Hanno delle lezioni numerose sotto i loro occhi, anche la serie dei miracoli che non cessa e, forse, che la serie di miracoli essi non sanno comprenderla.
Tutti coloro che vengono canonizzati hanno fatto almeno qualche miracolo: due per la beatificazione e due per la canonizzazione. E allora anche quei che vanno a Lourdes e che vedono miracoli non sempre si convertono. Perchè? Perché non hanno il dono della fede, non c'è l'umiltà e allora se non c'è l'umiltà il dono non viene. Il Signore dà le grazie agli umili1.
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Quando diamo certi consigli, esigiamo perfezione, ecc., sempre abbiamo da pensare se prima noi insegniamo coi fatti; poi aggiungiamo pure poche parole, se noi diamo l'esempio... i quali fanno come insegnava Gesù.
Ci sono i farisei, i dottori che siedono sulla cattedra e insegnano. Ma: «Fate quel che dicono e non fate quello che fanno, operano»1.
Poche parole e in realtà poi pregare perché la parola di Dio entri nei cuori.
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Che ci sia il dono della fede a credere e credere che la via della perfezione, la via della vocazione è santa, santissima. Insistere su certe vocazioni è quasi nulla e quasi irrita. Perché? Perché ci vuole il dono di Dio e solo Gesù può darcelo: la fede e lo spirito della vocazione e poi la santità. Perché se c'è poco spirito della vocazione, le cose si osservano all'ingrosso, così, in qualche maniera. Ma le piccole cose che costituiscono la giornata e che costituiscono la vita, qualche volta sono tenute in poco conto, magari anche disprezzate: disprezzato il silenzio, disprezzata quell'attenzione, quella delicatezza, magari anche in chiesa, e in tutto.
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Persone che capiscono bene la verginità e son delicatissime con se stesse; e allora son delicate con le altre e gli altri.
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Persone che amano la povertà e non hanno bisogno di essere osservate per praticarla; ma le piccole cose; come si tiene conto della busta voltata a rovescio perché sia utilizzata in altra maniera; la busta vien tagliata e serve per fare le brutte copie. E che differenza vi è fra quello e chi va così, alla buona, e alla brutta, e cioè, poca attenzione, poca delicatezza.
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Così viene nell'obbedienza: se si è osservati e non si è osservati; se si fan le cose meglio quando non si è veduti che quando si è veduti. Allora si capiscono... si capisce la vocazione, perché può essere capita poco la vocazione prima di entrare, e può essere capita anche meno dopo la Professione. Ma se abbiamo la luce di Dio... E vi sono persone tanto delicate, sì, persone tanto delicate.
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E vedevo che Maggiorino1 mi portava a casa le listerelle di carta che erano avanzate perché si usassero a scrivere gli articoli per la Gazzetta2, oppure scrivere le brutte copie per il compito di scuola. Allora vi può essere in un bambino la delicatezza, e può essere che manchi in uno che è vecchio. Ci vuole sempre la grazia.
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Andare a Gesù, non solo che noi comprendiamo, ma che guardiamo a lui, a Gesù; ha utilizzato una greppia per nascere, non c'è una culla bella; è stato vestito coi panni poveri, pannilini poveri, fasce. E bastava, per fare l'esposizione, un po' di paglia per essere adagiato sopra. E là, la prima adorazione. E la chiesa può essere anche non bella, ma quando c'è il caldo delle persone, cioè la pietà, la divozione, il modo di pregare, il modo di stare, ecc...
E Gesù raccoglieva i pezzetti di legno che cadevano dal tavolo di lavoro di san Giuseppe, quando era piccolo, li portava alla mamma per far fuoco.
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Oh, occorre che noi abbiamo la luce di Dio nelle cose. Solo Gesù può darci la luce e la grazia: Unus est Magister vester1.Perchè noi potremo sentire tante belle cose, elogiarle e poi continuare in una vita più o meno fervorosa. Allora: «Uno è il vostro Maestro». Maestro che è la Verità stessa e quello non lo raggiungerà mai nessuno.
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Quindi maestri siamo sempre già in punti di partenza, non meritiamo bene questo titolo di maestro, ma siamo maestri in quanto ripetiamo e in quanto attingiamo la verità del Maestro Gesù, ma nessuno di noi ha merito perché la ripete: Servi inutiles sumus1. Dobbiam fare ciò che dobbiam fare e facciamo ciò che dobbiamo fare.
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Poi, il Maestro è unico. Vedere più gli esempi che le parole; analizzare bene certi versetti che ci indicano quanta santità c'era nella vita del Signore. E poi dopo, soprattutto, chiedere la grazia.
Si potrebbero spiegare dieci volte nell'anno le Costituzioni, e sì, dieci volte ripetere le strade della perfezione. Oh, ma quando c'è la grazia tutto è capito, tutto è voluto, tutto si compie. Ricordiamoci che solo il Maestro è completo perché lui solo ci può dare la grazia a capire, perchè si può anche diventare ripetitori delle Costituzioni o ripetitori delle vie della perfezione e intanto non conseguirla. Allora sempre domandare la misericordia al Signore: Signore, dà a noi la tua luce.
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Dunque, la giornata di oggi: adorazione al Divin Maestro; in ringraziamento al Divin Maestro; in riparazione al Divin Maestro; e in supplica al Divin Maestro perché siete Pie Discepole del Divin Maestro. E dovete anche, come missione, pregare perché tutti capiscano il Divin Maestro, lo seguano e soprattutto, lo preghino.
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1 Mt 23,1-12.

2 Mt 23,8.

1 Cf Gc 2,15-16.

1 Mt 23,9.

1 Cf 1Pt 5,5.

1 Cf Mt 23,3.

1 Maggiorino Vigolungo (1904-1918) aspirante della PSSP.

2 Gazzetta d'Alba, giornale settimanale diocesano stampato da Maggiorino Vigolungo nel 1917.

1 Cf Mt 23,8.

1 Lc 17,10.