Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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31. L'APOSTOLATO DEL SERVIZIO SACERDOTALE

Voi fate un ufficio che, in parte è comune con tutte le altre suore che esercitano il servizio sacerdotale, ed in parte è speciale.
In parte è comune perché si tratta sempre di vocazionarii e di religiosi, e in parte è speciale perché qui è l'ultima preparazione degli aspiranti al sacerdozio. Questa preparazione così importante, perché definitiva, ha esigenze certamente più delicate. E parte di queste esigenze si riferiscono proprio alle suore che esercitano il servizio in questa Casa; sì.
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Sempre le Pie Discepole che attendono al servizio sacerdotale compiono il primo e principale ufficio delle Pie Discepole; tuttavia quando si tratta di persone che stanno per ascendere al sacerdozio oppure per consecrarsi definitivamente a Dio, l'ufficio richiede, che cosa? Più preghiera, più delicatezza, più umiltà e, soprattutto, più fede. Il servizio sacerdotale o si fonda sulla fede oppure diviene un mestiere, un mestiere.
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Quando Marta ospitava Gesù, allora, ella era guidata dalla fede e arrivando Gesù si metteva tutta in attività per preparare a Gesù e agli Apostoli un'ospitalità decorosa, conveniente; sì. E il suo spirito di fede però l'animava, ed è per questo che ella si dedicava alle cose della casa e al modo di presentare la ospitalità convenientemente e di preparare al Maestro Divino quello che doveva essere il ristoro e anche la consolazione, il riposo; sì. Era guidata dalla fede perché conosceva chi era Gesù. Se fossero venuti degli altri, dei viandanti, oppure passeggeri che chiedessero ospitalità, non si dedicava con tanta generosità. «Non t'importa che mia sorella mi lasci sola ad amministrare?»1, ecco. Il che indicava quasi un dispetto? No! Indicava particolarmente questo: che ella voleva che tutti si movessero a dare un ricevimento, un'ospitalità decorosa a Gesù e ai suoi Apostoli che l'accompagnavano.
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Occorre fede per il servizio sacerdotale e cioè, conoscere che cosa sia servire Gesù nella persona di coloro che lo rappresentano; conoscere come Gesù tiene per fatto a se stesso quello che si fa ai poveri. Ora, per quanto i religiosi siano persone che tendono a consecrarsi a Dio, se già non sono consecrati, tuttavia queste persone son sempre povere. Quindi, sempre il tratto del Vangelo: «Avevo fame, mi avete dato da mangiare; avevo sete, mi avete portato da bere; ero ignudo, mi avete coperto; ero infermo, mi avete visitato, mi avete curato; ero carcerato, siete venuti a me, ecc. Quando ti abbiamo visto affamato, assetato, infermo o carcerato e siamo venuti a servirti? - diranno -... E Gesù risponderà: Ogni volta che l'avete fatto per questi o per uno di questi, anche il minimo, l'avete fatto a me»1. E allora servir Dio, servire Gesù nello spirito di Marta.
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Però voi non siete solamente suore di vita attiva, siete anche suore di vita contemplativa e quindi associate insieme lo spirito di Maria e lo spirito di Marta: Marta e Maria assieme. Maria, figura dell'anima contemplativa, è contemplativa essa medesima; e Marta, figura della vita attiva, è attiva essa medesima. Ma chi unisce le due mansioni, la parte spirituale, la parte di contemplazione che vuol dire di preghiera come fate con le meditazioni, con le Adorazioni e con le comunioni, ecc., unite questa parte contemplativa alla parte attiva, come fate pure voi, ecco raccoglie il duplice ordine di meriti; ecco, duplice ordine di meriti.
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Notando bene che il servizio sacerdotale principale che fate, non consiste nel preparare il cibo e nel preparare i vestiti, le biancherie; il servizio vostro principale è sempre la preghiera, le Adorazioni che si fanno in questo spirito soprannaturale; cioè, in questo senso: «Mandate buoni operai alla vostra messe»1. Quindi è uno spirito tutto illuminato dalla fede: «Mandate buoni operai alla vostra messe». Ma intanto lavorate perché vengano alla messe questi...
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E perciò se vi sono suore che si danno alla preghiera e al servizio degli orfani, supponiamo, dei vecchi, degli infermi nelle cliniche, hanno già vita contemplativa e hanno pure insieme vita attiva. Ma voi, c'è ancora l'altro apostolato vocazionario, vocazionario. Perché? Perché vi sono Istituti intieri che lavorano soltanto per le vocazioni. E voi lavorate per le vocazioni e vocazioni religiose. Quindi il vostro apostolato non è semplicemente di servire i poveri, che sarebbe già grande cosa, vita attiva in questo senso; ma è ancora questo servizio accomunato, accompagnato o, meglio, immedesimato, forse, con l'apostolato vocazionario.
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Allora la fede. Sempre pensar secondo fede. Si sentono, alle volte, delle parole che son proprio, proprio ispirate, da che cosa? o da spirito umano o da spirito sensuale: "servire". E i preti non servono? Tutti dobbiam servire.
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Servir Dio facendo bene il nostro ufficio. E non si servono le anime? Eh, sicuro! Lo si sente bene quando si è servi di molti padroni, eh? Come è avere una quantità di persone che chiede e che ha diritto di chiedere. Perchè ha diritto? Perché i nostri padroni son quelli, sono le anime, sono le anime quando chiedono: chiedono la confessione, chiedono la comunione, chiedono la Messa, chiedono l'Ostia, chiedono l'esposizioni e chiedono le predicazioni e tutto. Sì, è tutto un servizio, un servizio che è regolato dalle stesse leggi canoniche. «Io non son venuto per essere servito, ma per servire»1, ha detto Gesù. Ed è così. Però, ognuno che rappresenti Gesù: sic nos existimet homo ut ministros Christi: et dispensatores mysteriorum Dei2. Tutti a servizio siamo.
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Ma preso la parola in senso strano, in senso neppure umano, ma sensuale, quella parola "servire" può indicare quasi un'umiliazione; può anche essere. Ma chi è che non serve sulla terra? Chi è che non serve? Vedete i medici, eh? servono notte e giorno gli infermi, e mica che la loro vita, se vogliono compiere il proprio dovere e accontentare i malati, mica che la loro vita sia una vita comoda. E devono servire ai bisogni, devono servire alle richieste varie che ci sono.
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Quindi non entri mai un senso strano a questa parola, in nessuno. Nessuna si creda umiliata cui servire regnare est. Servire Dio è regnare; cui servire regnare est; sì. Servire Dio nella persona di coloro che chiedono a noi. "Andate col capo scoperto al letto dei malati" - diceva il santo Cottolengo ai medici -. "Quelli sono i nostri padroni, noi siamo i loro servitori". E quindi egli stesso si prestava a fare i più umili servizi ed esigeva che tutti trattassero i poveri, gli infermi, come i padroni della casa. Quelli ci rappresentano Dio e noi serviamo, in loro, serviamo Dio. Quanto più poi si può dire di voi, perché sacerdos alter Christus1.
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Fede, allora, questa è la prima condizione. Se muore questa fede, allora possono nascere tutti gli scoraggiamenti in un'anima; possono venir fuori tutti gli scoraggiamenti, se muore la fede, lo spirito di fede; e le false interpretazioni che possono essere anche in persone che si credono, magari, munite di più intelligenza, per qualcheduna che studia. Ma sapete che vi è una scienza dell'aritmetica, e della geografia, e della pedagogia, e della filosofia, e anche la scienza della teologia. Quella è la scienza. Ma per fare il vostro servizio ci vuol la fede, la quale è tanto più alta quanto più la fede è più alta della ragione, immensamente più alta.
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Quindi, le persone che si devono mettere al servizio sacerdotale devono essere persone che, se non imparano le scienze civili, hanno conoscenza e hanno in testa dei principi soprannaturali che li guidano, superiori immensamente, superiori immensamente. E può essere che una persona sia molto modesta nelle sue attitudini, diciamo, comuni, ma quanto a lumi, superi di quanto? l'altra che magari porta a casa una bella votazione. È solo la fede che ci unisce a Dio, con quello che segue la fede, cioè, la speranza per cui compiamo le opere buone, speranza del paradiso per cui compiamo le opere buone, e la carità che è unione con Dio. Per avere questa scienza, oh! ci vuole l'infusione della grazia di Dio, ci vogliono i lumi dello Spirito Santo, il quale produca sapienza e scienza, intelletto e consiglio.
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Tra le Figlie di San Paolo vi saranno anche quelle che studiano. Tra le Pie Discepole vi saranno anche quelle che studiano. Ma amate la scienza divina, quella che non porta mai all'orgoglio, ma fa i santi. Avere la sapienza di conoscere che cosa sia compier l'ufficio di Maria, l'ufficio che Maria ha esercitato verso il primo Sacerdote, il Maestro Divino, Gesù Vittima, Gesù Sacerdote, ecco.
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Oh, come allora compiva Maria questo ufficio? Oltre che con fede, sapendo chi serviva, ha compito questo ufficio con dedizione generosa, con assiduità, in continuità, unendosi intieramente alle intenzioni di Gesù, al programma, alla missione che Gesù aveva sulla terra. Così voi vi unite intieramente alla missione che avete sulla terra, alla missione sacerdotale. Unire le due missioni: la vostra e la sacerdotale.
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Poiché il Signore si è degnato di salvare il mondo per mezzo del Figlio suo, ma ha voluto che il Figlio suo diventasse figlio di una donna: factum ex muliere1. Ecco, fatto di donna. Quindi associate alla stessa missione: Gesù e Maria associati. E allora voi associate, nella vostra missione, al sacerdote e il sacerdote che prende da voi quello che da voi deve prendere. Unione. I fini son sempre uguali: la gloria di Dio e la pace degli uomini2. Perché Gesù è venuto per questo. E Maria ha operato in questa direzione. E voi sapete che il sacerdote ha questo fine e voi vi unite alle stesse intenzioni. Vivere del Maestro Divino.
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Oh, allora, come compiere questo ufficio?
Primo, curare le vocazioni: preghiere e, quanto è possibile, aiutarle particolarmente col vostro ufficio. Poi quando le vocazioni son scelte, prestarvi in quello che è necesssario per la vita presente. Le vocazioni devono andare man mano formandosi e gli anni di formazione sono molti. E la formazione di un sacerdote non è mica la formazione di una suora! Quanti anni richiede! E poi, siccome si deve cominciare da piccoli per gli studi, e allora strada facendo quanti se ne perdono! E soprattutto quanti entrano non forniti delle qualità necessarie o che non sono perseveranti nella loro vocazione, oppure addirittura mancano di tendenza. E volevano entrare in un Istituto soltanto per arrivare a una carriera civile. Assisterli e accompagnarli sempre con la preghiera e poi coi servizi.
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Poi, quando i chiamati sono entrati nella loro missione, la Pia Discepola li assiste ancor con la preghiera e, quando è necessario, anche con quelle attenzioni che Maria usava verso Gesù quando Gesù stava predicando nella sua vita pubblica e aveva con sé gli Apostoli. Maria con le pie donne prestavano i servizi a Gesù e agli Apostoli. Poi viene anche, la Pia Discepola, ad associarsi alle pene, alle difficoltà che s'incontrano nel ministero; sì. E Gesù ha consumato la sua vita e l'ha sofferto la sua passione, la sua agonia, la sua morte. E così è un po' di tutti. E voi accompagnate i sacerdoti anche in questa parte dolorosa che si deve compiere appunto per essere uniformati, conformati a Gesù Cristo predicatore, sacerdote e vittima nello stesso tempo.
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Poi dopo la morte del sacerdote, ancora i suffragi. Perché i sacerdoti hanno le maggiori responsabilità. E nella coroncina "Per le anime del purgatorio"1 vi sono due specie di persone che si devono ricordare di più: quelli che hanno avuto sulla terra maggiori responsabilità, e quelli che erano uniti a noi per qualche vincolo o di religione o di carne o di amicizia o di riconoscenza, ecc. Quindi, tra coloro che ebbero sulla terra maggiori responsabilità ci sono i sacerdoti.
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Questa missione accanto alla missione di Maria, e uniformata e conformata alla missione stessa di Maria; la quale poi ha ricevuto lo Spirito Santo in unione con gli Apostoli e ha portato sulle sue braccia la Chiesa nascente. Cioè ella fu incoraggiamento degli Apostoli e dei primi fedeli e soprattutto con la sua preghiera e con la sua sofferenza otteneva numerosissime grazie per la conversione degli infedeli, la conversione degli Ebrei e dei pagani, conversione a Gesù Cristo.
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Adesso, nella vostra missione c'è bisogno di prudenza? Sì, prudenza. Ricordiamo sempre di chiamare Maria: Virgo prudentissima. Prudenza in tutto. Primo, non fare, non accettare quello che non è conforme alla vostra condizione e conforme alle condizioni e agli indirizzi che vi vengono dalla Madre Maestra; non accettare. Prudenza. Secondo, prudenza nel prestare i servizi; sì. Perché anche una cosa compiuta in carità può, qualche volta, presentare dei pericoli. Quindi: l'uso delle ruote; nel parlare occhi a posto; tanto più quando le Case non sono ancor finite ed hanno ancor bisogno che... dove mancano i mezzi esterni che assicurerebbero la clausura, farci una clausura morale, spirituale di attenzioni, di vigilanza, la clausura giusta, non è vero? Non ci passino mai né biglietti, nè sorrisi particolari.
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Anche nelle confessioni essere brevi, perché tanto il frutto della confessione non dipende dalla nostra soddisfazione, ma dipende dalla volontà nostra di far bene e dalla grazia dello Spirito Santo, di cambiare, migliorare la vita. Prudenti!
Questo merito, alle volte, non lo fanno coloro che sono in un laboratorio a ricamare oppure in un laboratorio di arte sacra; è riservato a voi. Trovarvi, alle volte, in condizioni che se mancasse la vigilanza, potrebbero diventar pericoli. E invece il vostro amore a Gesù, la vostra offerta e donazione completa a Gesù. In quel momento si devono sentire e si devono provare, cioè si deve provare di amarlo sempre.
Quindi prudenza, oltre la preghiera e lo spirito soprannaturale.
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Poi naturalmente ci vuole una certa dedizione, una certa dedizione che non è rovinarsi la salute; no, la salute va conservata. E noi si mangia e si riposa, si dorme per mantenerci nel servizio di Dio e nell'apostolato. E questo è di volere di Dio. Anche Gesù prendeva il suo cibo; i Santi han preso il loro cibo. Però non lasciarvi andare a scrupoli.
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Tra di voi è necessaria un'unione maggiore. Avete il vostro servizio da prestare, ma poi dopo, quando vi trovate a parte, supponiamo a tavola, o nelle adunanze, oppure alla vita che conducete dietro le ruote, in cucina, nei laboratori, dove c'è la lavanderia, ecc., lì dovete sentirvi unite; i vostri sentimenti e le vostre - diciamo - confidenze, devono esser lì, con la madre e con le sorelle maggiori, senza mai lasciarsi andare a simpatie o antipatie; ecco lì trovare la consolazione della vita comune. «Quanto è dolce abitare uniti così» - dice il Salmo1. Oh, quindi, le vostre consolazioni tra di voi nella intimità.
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E voler bene al vostro Istituto, voler bene alle vostre sorelle, voler bene alle vostre madri, e voler bene alle vostre Costituzioni. Tutto finisca lì, questo. Non sentire il bisogno di andare a cercare altre relazioni, di fare altre confidenze.
Eh, bisogna che il cuore divenga di Dio; divenga di Dio e che si stabilisca non solo in Dio, ma che resti in Dio attraverso alla vostra vita delicata, riservata e impiegata bene; sì, impiegata bene. Oh, sì.
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Alle volte ci si è ingannati: "Ma bisognerebbe incoraggiare, bisognerebbe consigliare, bisognerebbe esortare". E voi fate la vostra parte, e i sacerdoti devono far la loro. E Gesù benedirà voi e benedirà i sacerdoti e le anime che magari son tentate, sconsolate e che vengono magari a cercare qualche sollievo fuori di posto. Sbagliano porta, allora, sbagliano porta, ecco. Vadano a picchiare al tabernacolo; vadano a picchiare alla porta del loro maestro, del loro superiore; sì, tutti...
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Oh, dunque, vi sono molto riconoscente per quel che fate. Quanto guadagnate di meriti non posso esprimerlo, tanto è grande il guadagno che fate. E cacciamo sempre via i pensieri di scoraggiamento, e si cammini sempre in santa letizia, in santa letizia. Non desiderare altro.
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Poi vorrei che, sarebbe molto importante, eh! che non si determinassero tante necessità di cambi di persone, perché tanto, quando abbiate cambiato credete che là non ci siano più tentazioni e prove? e che il diavolo non ci segua? E ci segue dappertutto anche andando a letto e magari coprendosi anche la testa col lenzuolo, tanto ci segue sempre.
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E noi portiamo sempre noi stessi appresso, non è vero? Pace! Pace! Facciamo bene dove siamo; bene. "Eh, ma io ho il tale ufficio". "E io ne ho un altro". Oh! credete che sia tutto leggero, che sia... lo sapete, certe persone perché hanno poi un dito che fa male bisogna muovere tutto il mondo. Dico un dito per indicare qualche piccolo inconveniente. Oh, vogliono essere in paradiso adesso? Aspettate, guadagnatevi prima il paradiso. E se andaste adesso in paradiso, andate con minori meriti; invece, se fate bene, ne fate tanti altri meriti. "Eh, ma io!". E che cosa vuoi che sia il tuo io? Offrilo a Gesù, dallo a Gesù, il tuo io. "Eh, ma questo non ci voleva". Ah, metti un po' la testa sotto il tabernacolo, Gesù ti dirà che ci voleva, ci voleva. Sì, via. E siamo docili. E perchè non è andata come volevano, eh! eh! si...
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No, faceva così Maria? Andavano tutte le cose diritte come voleva? Pensiamo quando incontrava Gesù sulla via del calvario che portava la croce. Oh, va bene.
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Adesso il Signore vi benedica. E arricchitevi tanto di meriti. Dovrei di nuovo conchiudere come stamattina: Oh, se sapeste quanto è bella la vostra vocazione! Quanto è prezioso il vostro tempo di vita, e quanti meriti fate nel vostro ufficio! Allora cantereste tutto il giorno. Bisognerebbe far tacere; cantereste di gioia. Ma almeno qualche volta il Magnificat1, eh? Canto di gioia e canto di ringraziamento a Dio.
Sia lodato Gesù Cristo
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1 Cf Lc 10,38-42.

1 Cf Mt 25,34ss.

1 Lc 10,2.

1 Cf Mc 10,45.

2 1Cor 4,1.

1 S.PIO X, Lettera enc. E supremi apostolatus, 4/10/1903. - AAS 36, pp. 129-139.

1 Gal 4,4.

2 Cf Lc 2,14.

1 Cf Le Preghiere della Famiglia Paolina, 1965, pp.101-104.

1 Cf Sal 132,1.

1 Lc 1,46-55.