Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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29. DOMENICA TRA L'OTTAVA DEL NATALE

Vangelo secondo san Luca, capo II:
In quel tempo Giuseppe e Maria, Madre di Gesù, restavano meravigliati... e la grazia di Dio era in lui1.
Qui si previene quello che poi viene di nuovo ricordato e celebrato più avanti, cioè la presentazione di Gesù al tempio.
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Oh, allora bisogna che consideriamo: il Signore veniva a redimere gli uomini: e chi lo accolse e chi invece lo rigettò. «Segno di contraddizione». Cioè, contraddizione vuol dire: quelli che lo avrebbero accolto e quelli che lo avrebbero rigettato. Quelli che avrebbero accettato la sua dottrina e approfittarono della sua redenzione, e quelli invece che lo perseguitarono. Era un segno di contraddizione, cioè, gli uni seguaci di Gesù, e contraddicono quelli che si oppongono a Gesù Cristo. Quindi la contraddizione tra i seguaci di Gesù Cristo e i nemici di Gesù Cristo.
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Gli uomini quindi si distinguono e si dividono in due schiere: quelli che seguiranno Gesù Cristo arriveranno, nel giorno del giudizio, a trovarsi con Gesù Cristo, e quelli che si opporranno a Gesù Cristo si troveranno alla sinistra, cioè contro Gesù Cristo. Così avviene nella storia di tutti i secoli, così oggi, al presente, e così continuerà la storia. Ora, si avrà sempre la lotta del bene contro il male e del male contro il bene.
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Vi sono anche le distinzioni tra quelli che lavorano per la loro santificazione con molta cura, e quelli che invece si contentano di una osservanza poco fedele, poco precisa. Chi vuole veramente seguire Gesù Cristo e perfezionarsi non bada a coloro che seguono una vita di tiepidezza, una vita religiosa vissuta con negligenza.
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Sempre ognuno di noi ha le sue grazie e non si ha da confrontarsi con gli altri. Occorre che noi pensiamo alla luce che Dio ci dà, a ognuno, e all'intimità della grazia che viene comunicata dal Signore ad ognuno. E quello che ognuno può fare, e quello che vuol fare ognuno più perfettamente. Quindi ciascheduno di noi ha da curare se stesso, e cioè, attendere alla propria santificazione secondo la parola di san Paolo: Attende tibi et lectioni1. E cioè, bada a te stesso, non prendere gli esempi che possono essere meno edificanti; non curare. Ma ciascheduno opera secondo la sua grazia e corrispondere, quindi, alla quantità di grazia che ognuno ha. Quando il Signore parla nell'intimità del cuore, si fa sentire. Non è il mondo che dobbiamo seguire, non è il mondo il nostro maestro. il Maestro nostro è unico2.
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Quindi: «segno di contraddizione».
Contraddizione: le popolazioni, le turbe lo seguivano e lo acclamavano; anche all'entrata di Gesù a Gerusalemme, quando è entrato trionfalmente, ricevuto con solennità: «Osanna al figlio di Davide»1, e poi nella settimana il crucifige2. Oh, quindi, la contraddizione tra i seguaci di Gesù Cristo e i seguaci che si oppongono, cioè coloro che contraddicono a Gesù Cristo. Quindi la lotta fra il bene ed il male. «Una spada trapasserà l'anima tua - disse a Maria - affinchè restino svelati i pensieri di molti cuori»3,. Cioè quelli che saranno per Gesù Cristo e quelli che saranno contro Gesù Cristo. E Anna, figlia di Fanuel, lodava il Fanciullo e diceva cose mirabili di lui. «E parlò del Bambino a quanti aspettavano la redenzione d'Israele».
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Oh, ecco, la nostra conclusione che dobbiamo tirare è questa: considerare le grazie che abbiamo, e cioè le comodità che abbiamo di progredire, le ore della giornata che sono a nostra disposizione per attendere alla nostra santificazione. Quante volte avviene questo: che si disprezzano quasi coloro che non seguono Gesù Cristo, e per ignoranza, tante volte, per ignoranza. Dobbiamo compatire, sì, ma non seguire quelli che sono contro Gesù Cristo. Dobbiamo compatire e piuttosto pregare per coloro che non sono fervorosi, che non corrispondono alle grazie; piuttosto pregare che non giudicarli e condannarli. Ma attendere a noi e intanto pregare la luce di Dio per coloro che hanno ancora da ricevere molta luce e molta grazia. Avviene che vi sono anime le quali quasi giudicano male altre persone, le condannano facilmente. Ma noi non possiamo sapere le grazie che hanno gli altri. Lì è il mistero per noi. Perciò: «non vogliate giudicare»1; ecco non volere giudicare gli altri, ma piuttosto aiutare con la preghiera e col buon esempio.
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E Gesù nel Vangelo ha narrato quella parabola del fariseo che andava a pregare; si lodava e disprezzava il pubblicano che al fondo del tempio non osava alzare lo sguardo all'altare e si picchiava il petto: «Signore, abbi pietà di me che son peccatore». Il fariseo si lodava. E non pregò, quindi, non pensava che aveva dei bisogni, ricordava solo i suoi meriti davanti a Dio, si compiaceva di se stesso quasi che fosse lui un osservante minuto delle leggi di Dio, un'osservanza delicata; ma intanto egli tornò a casa vuoto, compiacendosi di se stesso come se non avesse bisogno di Dio. Il pubblicano invece tornò a casa giusto, e cioè, in grazia di Dio, figlio di Dio1. Quindi non giudicare, e piuttosto giudicare noi stessi.
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Noi sappiamo la storia intima dell'anima nostra, ed è una storia di grazie e di misericordia e di luce. Il Signore ci ha accompagnati giorno per giorno. E come abbiamo il pane quotidiano, così abbiamo il pane dell'anima giorno per giorno, il nutrimento spirituale, particolarmente la comunione. Oh, abbiamo da considerare che queste grazie sono così grandi e non possiamo dire che abbiamo sempre corrisposto. Perciò non paragoniamoci con gli altri. Chi è nella verità, e quindi nell'umiltà, trova sempre che ha ancora da migliorare se stesso. Chi invece si confronta con gli altri, alla fine pensa che egli è superiore. L'orgoglio entra un po', s'infiltra un po' nelle anime, anche nelle anime che sono consecrate a Dio. Occorre allora che noi giudichiamo noi stessi e non altri, e quanto agli altri, pregare ed edificare col buon esempio; sì.
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Ora che siamo al termine dell'anno, è bene che ringraziamo il Signore di tutto quel che ci ha dato nel corso dell'anno; e che ripariamo se vi sono state delle deficienze, delle mancanze. E poi, che facciamo i nostri propositi per l'anno nuovo.
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Attende tibi1. Guarda a te. Perché ci presentiamo al Signore per essere giudicati, ci presentiamo soli, senza l'accompagnamento di altri. E saremo giudicati noi, non che nel giudizio ci sia il confronto tra noi e altri. A ognuno il Signore chiede la corrispondenza della grazia che ha dato, secondo le grazie che ci ha date; sì. E altri avranno il loro giudizio, ma noi abbiamo il nostro. Perciò guardiamoci sempre e solo davanti a Dio, solo e sempre davanti a Dio. E non ci lusinghi quasi il pensiero di essere superiore ad altri. È superiore colui che è superiore nella corrispondenza alla grazia. Questo non si può vedere in altri. Siamo soltanto noi che dobbiamo, in qualche maniera, giudicare noi stessi.
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Quindi nell'umiltà sempre pregare che il Signore ci illumini, ci guidi e che ci dia la grazia di corrispondere alle grazie. Sono tante, sono tante. E chi riceve cinque talenti, da dare, renderne altri cinque; non basterà quattro, ce ne vogliono cinque per avere il premio completo1. Perciò sempre l'umiltà e sempre la fede e sempre la carità di pregare e di dare buon esempio a quelli che ci circondano, con cui si convive.
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Allora confidiamo di avere un buon anno, un anno lieto e soprattutto santo. E accettare dal Signore tutto ciò che il Signore ci darà e ciò che il Signore disporrà; accettare tutto in docilità ed umiltà, ma nello stesso tempo, di grande fiducia. Il Signore ci ha amato, ci ama, abbonda in grazia con noi e noi docilmente seguiamo.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Lc 2,33-40.

1 1Tm 4,16.

2 Cf Mt 23,8.

1 Mt 21,9.

2 Gv 19,15.

3 Lc 2,35.

1 Cf Lc 6,37.

1 Cf Lc 18,9-14.

1 1Tm 4,16.

1 Cf Mt 25,14-30.