28. DOMENICA TRA L'OTTAVA DEL NATALE
... ci rappresenta in parte la scena di Gesù Bambino portato al tempio per la purificazione. La festa poi della Purificazione è celebrata più solennemente dopo quaranta giorni dalla nascita.
In quel tempo Gesù, Giuseppe e Maria, Madre di Gesù, restavano meravigliati di quanto si diceva di lui... e la grazia di Dio era in lui1.
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Si dice qui che «è causa di rovina e di risurrezione per molti in Israele e segno di contraddizione». Queste parole non vogliono dire che Gesù porti la rovina a molti o ad alcuni, significa che "in occasione" di Gesù; non è causa, in occasione, ecco la rovina. Perché egli ha portato la salute, la verità, la grazia e molti non l'accolsero, quindi divennero colpevoli. Perciò causa di rovina, cioè occasione di rovina; come tante volte noi riceviamo grazie e non corrispondiamo e allora abbiamo il debito con Dio. Se non ci fossero state quelle grazie, ed allora noi non avremmo quella colpa; ma non dipende da Dio, che è buono, dipende da chi non corrisponde alla grazia di Dio.
E «risurrezione». E cioè, molti che erano in peccato si convertirono, seguirono Gesù e furono salvi.
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E dice appunto «in contraddizione» era Gesù; e cioè, e quelli che lo amavano perdutamente, per esempio Maria Maddalena, e quelli che invece si opponevano a lui e lo volevano morto. Ecco «contraddizione». Passa un santo e chi lo perseguita fino alla morte. Per esempio il Papa passa nei secoli, perché il papato dura per tutti i secoli, e signum cui contradicetur: e chi lo segue e chi lo combatte. E anche se facesse miracoli non gli crederebbero e neppure se risuscitasse un morto, risuscitasse da morte1; ma sempre gli ostinati, quelli che hanno gli occhi bendati, sono ciechi, non vedono; non sentono, non hanno orecchi.
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Quindi, siccome tutta la salvezza adesso viene dai mezzi della croce, se non si crede ai mezzi di Gesù e a lui che è il Salvatore, se non si crede a lui che è il Maestro e quindi non si presta fede, ecco... Se - diceva Gesù - se io non fossi venuto e non avessi fatto i miracoli che ho fatto, non avrebbero colpa, ma io son venuto e ho operato i miracoli davanti a loro, provando la mia divinità1. Voleva dire, come io sono venuto dal Padre per salvare. Se non fossi venuto e non avessi fatto le opere che ho fatto non sarebbero colpevoli di questa nuova, grande grazia, perché io ho portato la salvezza, la grande grazia: non l'hanno voluta accettare.
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Oh, il Signore è buono, continua sempre a dare a ogni anima le grazie necessarie per la salvezza, e porta in ogni tempo la salvezza, il Signore, mediante tanti aiuti, mediante il sacerdozio, ecc. E chi profitta e chi non non approfitta, ecco; poiché nel giudizio il Signore ci metterà davanti tutte le grazie compiute da lui, fatte a noi, e dall'altra parte, di fronte, nella pagina che sta di fronte del libro, il grande libro della nostra vita1, ci stan di fronte le opere che abbiamo fatte; sì. Perché ognuna non risponde delle grazie che non ha ricevute, ma ha da rispondere delle grazie che ha ricevuto. E allora, se da una parte sta l'elenco delle grazie, dall'altra parte sta l'elenco delle opere della corrispondenza. E beati quelli che son fedeli alla grazia. Essi saranno glorificati.
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La salvezza viene poi sempre da Gesù che propone la grazia e dà l'aiuto a corrispondere, e poi aggiunge alle opere che si fanno, alla corrispondenza, aggiunge i suoi meriti. E allora, chi accetta il suo invito alla santità, e chi riceve dal Signore la grazia per corrispondere, allora il Signore aggiunge la sua grazia a questi meriti, a queste opere buone che si fanno, e allora: paradiso eterno. Finisce, il Signore, col premiare come egli medesimo, perché dà la luce, invita e dà la grazia per corrispondere, e poi aggiunge alle opere buone, la sua misericordia, cioè i suoi meriti, ecco.
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La nostra parte c'è soltanto, poi, quella docilità alla grazia, cioè la volontà di accettare la luce di Dio, la grazia di Dio e corrispondere. Tutto il resto è di Dio. È così poco la nostra parte! Ma il Signore la vuole, perché il Signore non ci salva se non c'è la nostra volontà di essere salvati, non ci santifica se non c'è la volontà di essere santi. Perciò noi dobbiamo corrispondere al suo invito con opere buone.
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Se c'è la vocazione fare le opere di... le opere di che cosa? Le opere che son nella Congregazione: l'osservanza delle Costituzioni, l'ubbidienza, i voti. Allora, Gesù che ha invitato, Gesù che dà la grazia di corrispondere, e Gesù che aggiunge poi alla nostra osservanza, all'obbedienza, alla povertà, alla castità, i suoi meriti, diviene il premio. Quindi, si dice nell'Oremus per la Professione: «Tu, o Signore, sei per i religiosi la luce e l'aiuto, la consolazione e il premio». È tutto Gesù.
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E questo può anche intendersi nell'Oremus che è stato, poco fa, letto: «O Signore onnipotente ed eterno, dirigi le nostre azioni secondo il tuo volere». Quando abbiamo una vocazione, c'è il suo volere di fare quel bene, mica di fare il bene di un'altra vocazione. Non siamo, per esempio, per fare le opere caritative nell'ospedale, ma: «dirigi le nostre azioni secondo il tuo volere». Quello. Avendo dato una vocazione, vuole quelle opere determinate, quella vita determinata, la nostra vita. A che fine? «Affinché nel nome del tuo diletto Figlio», ecco lì. Nel nome del tuo diletto Figlio vuol dire con la grazia del tuo diletto Figlio, con l'aggiunta dei meriti della sua passione e morte. Quindi, «azioni secondo il suo volere». La grazia e i meriti di Gesù Cristo meritiamo, in terzo luogo, meritiamo di abbondare in opere buone.
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Quindi aumentare le opere buone giorno per giorno, le quali poi hanno il loro valore per i meriti di Gesù Cristo e quindi meritano per l'eternità. E tutto vien premiato all'entrata nell'eternità; all'entrata, come se una porta si aprisse e davanti si vedesse tutto, con una luce straordinaria, il bene fatto e anche le incorrispondenze. E allora, per il bene fatto, abbondano in opere buone: ecco, il paradiso, premio eterno. Gesù, premio dei religiosi.
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Oh, allora, sempre abbiamo da considerare che la grazia c'è, che è offerta a tutti: e chi l'accetta e chi non l'accetta. Maria e Giuseppe hanno compito perfettamente quello che era prescritto secondo la legge e tutto fecerunt omnia, dice. Fecero perfettamente quello che prescriveva la legge sebbene strettamente non erano obbligati, perché il Figlio di Dio e Maria non avevan bisogno di purificazione, perchè il Figlio di Dio non aveva il peccato originale. Maria era immacolata ed era vergine. Ma fecero quello che era prescritto dalla legge per una sovra-obbedienza, non solo obbedienza, ma una sopra-obbedienza, tanto da compire anche davanti agli uomini quello che voleva il Signore nella sua legge. E non accettarono loro le eccezioni.
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Noi siamo un po' inclinati a chiedere dispense, eccezioni, permessi; ma loro non accettarono. Erano dispensati certamente, perché cosa avrebbero purificato? Ma volevano sovrabbondare in opere buone, come dice l'Oremus. E allora «come ebbero compito tutto», la parola è "tutto": fecerunt omnia, fecero tutte le cose perfettamente, perfettamente.
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E come la religiosa fa tutte le cose perfettamente, perché l'invito è libero a venire accettato da parte dell'uomo: «Se vuoi essere perfetto»1. Ma una volta che si è scelto il perfetto, ecco, bisogna fare il perfetto, cioè, quello che è nello stesso tempo più gradito a Dio...
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1 Lc 2,33-40.
1 Cf Lc 16,31.
1 Cf Gv 15,22.
1 Cf Ap 21,27.
1 Mt 19,21.