Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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27. DOMENICA IV DI AVVENTO

... adesso dobbiamo tenere presente come preparazione alla grande solennità natalizia.
In principio il Vangelo determina la data in cui cominciò la predicazione san Giovanni Battista in preparazione alla manifestazione del Messia: «L'anno decimoquinto... vedrà la salvezza di Dio»1.
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E pensieri pressoché uguali sono quelli che vengono presi dall'Epistola di san Paolo ai Corinti1. E ricorda quello che noi dobbiamo fare perché possiamo ricevere le grazie del Signore. Le grazie del Signore sono, in primo luogo, queste: la fede, fede sempre più viva e sempre più feconda; e fiducia in Gesù Cristo, cioè la speranza, speranza nei suoi meriti e nella sua bontà; e poi l'amore a Dio, il cuore rivolto a Dio, sì, cioè l'amore al Signore e l'amore al prossimo.
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Per la preparazione ci vuole qualche cosa di negativo, cioè quello che è necessario in primo luogo. E che cosa significa? San Giovanni Battista, mandò a predicare la penitenza... ricevette l'ordine di predicare nel deserto ed egli andò in tutti i paesi lungo il Giordano predicando il battesimo di penitenza per la remissione dei peccati. Questo, secondo era stato predetto da Isaia:
«Una voce di colui che griderà nel deserto: preparate la via al Signore»1.
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Ecco, per le grazie, in primo luogo: togliere gli impedimenti. Gli impedimenti sono i peccati, sono gli attaccamenti, sono le negligenze, sono le venialità, sono quelle trascuranze quando manca la corrispondenza alla grazia. Quindi togliere ciò che è male. Togliere. Anche fare la penitenza dei peccati commessi, della trascuranza delle grazie che c'è stata nella nostra vita e rimetterci bene nella via di Dio. Certamente la prima disposizione è di togliere il male. Quando noi aspettiamo una persona, anzitutto non dispiacere a quella persona, non dispiacere; e se c'è stata qualche offesa è necessario che si tolga e ci si formi e si prepari il bacio, cioè il perdono vicendevole: «come noi rimettiamo ai nostri debitori, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori»1. Perciò nessuna cosa che dispiace al Signore per venire lui con la sua grazia; nessuna cosa, o sia che riguardi direttamente Dio, il peccato, offesa di Dio, e che riguardi il prossimo; quindi l'offesa al prossimo finisce con l'offesa a Dio, perché se noi offendiamo i figli di Dio, offendiamo anche il Padre dei figli di Dio, il Padre celeste.
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Allora, remissione dei peccati. «Voce di colui che grida nel deserto: preparate la via del Signore, dirizzate i suoi sentieri». I sentieri quali sono da dirizzare? Sono i sentieri storti del cuore, della mente, della volontà; sono quelli i sentieri storti. Quindi togliere il male; in primo luogo: dirizzare i sentimenti, dirizzare i pensieri, dirizzare la nostra volontà; messa in Dio, solo e sempre la volontà di Dio.
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Oh, e allora che cosa riceveremo? «Ogni valle sia colmata...»; omnis vallis implebitur et omnis mons et collis humiliabitur: ogni valle colmata, ogni monte e colle abbassato; le vie storte diventino diritte e le scabrose diventino piane per ricevere la salvezza: Gesù Cristo. «Ed ogni uomo vedrà la salvezza di Dio». Ogni valle sia colmata. E cioè, quando verrà il Signore riempirà i nostri cuori con la sua grazia: omnis vallis implebitur; cioè, ciò che ci manca ancora. Cosa ci può mancare? E ci può mancare tanto della fede e tanto della speranza e tanto della carità perché possiamo crescere ogni giorno. Se ci son dei vuoti nella nostra anima, riempirli.
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I vuoti sono quando ci mancano ancora i doni dello Spirito Santo, li abbiamo solamente in qualche misura: la sapienza, il consiglio, la scienza, il timor di Dio, la pietà. Sì, abbiamo ancora da far tanto per ricevere bene il Signore. Ed egli viene a portare. E quindi considerare le grazie di cui abbiamo bisogno e aspettarle. Quali grazie? L'accrescimento delle tre virtù cardinali [= teologali], ma poi l'accrescimento delle virtù cardinali, e poi dopo i doni dello Spirito Santo, i frutti dello Spirito Santo, perché in noi domini lo Spirito Santo. E per parlare con più semplicità, sarebbero le otto beatitudini, cioè: l'amore alla povertà, la mitezza con tutti, la bontà di cuore, la fame e sete della giustizia di Dio, poi amare la sofferenza, le mortificazioni, le umiliazioni1.
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E sì, ci abbiamo ancora tanto; nei nostri cuori, alle volte, ci son dei vuoti. Quando c'è un vuoto d'aria e si è sull'aereo, l'aereo dà un po' di colpo, e cioè si abbassa di qualche metro, alle volte di parecchi metri, quasi all'improvviso perché l'aria in quel momento è più rada e quindi sostiene meno. Così le nostre anime quando c'è qualche cosa da riempire. Ma chiedere tanto al Signore: che ogni valle, cioè ogni cosa che ci manca, che venga data. Omnis vallis implebitur. E l'aspettiamo dal Bambino, ecco. Egli comincia con tutte le virtù là, nella grotta: virtù dell'umiltà, povertà, ecc.
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Et omnis mons et collis humiliabitur. E allora che cosa vuol dire? E ogni monte e colle abbassato? Vuol dire che togliamo la superbia, che togliamo la superbia, la stima che abbiamo di noi stessi. Poi, quel torto che facciamo a Dio: quando qualcosa ci va bene, una comunione ben fatta, ci compiacciamo. È tutto dono di Dio. E sappiamo tenersi a posto, e cioè, se abbiamo qualche bene che viene da Dio? omnis mons et collis humiliabitur.
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E le vie storte diventano diritte e le scabrose diventano piane. E cioè, abbiamo fiducia perché il Signore ci farà passare per vie piane. E le scabrose diventeranno piane. Cosa vuol dire? Et erunt prava in directa, et aspera in vias planas. E cioè, quello che prima era tanto difficile... alle volte ci vuole un certo lavoro, una certa fatica per correggere questo o quello, ma se viene Gesù con la sua grazia, ecco, renderà facile ciò che a noi è difficile e, alle volte, impossibile. E ciò che è aspro, quando proprio ci costa fatica a far questo o quello, con la grazia di Dio tutto vien facile. «Le scabrose divengono piane». E allora si riceveranno le grazie, e si avrà la salute, cioè la salvezza di Dio. La salvezza, salutare Dei, che vuol dire salvezza; la salute, cioè la grazia, la santità.
Quindi due punti: togliere ciò che impedisce la grazia; e secondo, invece, preparare il cuore alla grazia. E la grazia il Signore la porta e sta a noi l'accoglierla bene, se andiamo all'umiltà e con l'umiltà al Bambino.
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Noi non arriveremo mai a fare un atto di umiliazione come il Bambino, perché egli era il Figlio di Dio incarnato. Noi siam poveretti e non abbiamo nulla. Ma lì, il Figlio di Dio, a che umiliazione è arrivato! Egli cominciò con l'umiliazione e terminò la vita con l'umiliazione. Nascere in una grotta non sua, nella povertà estrema, e fatto... humiliavit semetipsum1 fino a dare la vita. E morì sulla croce come un malfattore, anzi, in mezzo ai malfattori come per indicare che era il massimo malfattore; in mezzo a due ladroni. Noi non arriveremo mai.
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Ma almeno arrivare a quel certo punto: non la superbia, non quel grande concetto che abbiamo di noi, quella stima, quel desiderio di essere stimati, lodati, che usino riguardi, che si dimenticano di noi, e magari ci offendiamo. E se facciamo qualche opera buona si vorrebbe che fosse risaltata. E non sappiamo fare il bene senza tacere, senza che lo mettiamo in vista di tutti. Se dovessimo mettere in vista invece il nostro cuore, quanto gli uomini ci perderebbero la stima!
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Ma almeno noi che sappiamo come stiamo davanti a Dio, stiamo nella verità: quel che siamo e quel che non siamo; quel che Dio ci ha dato e quello che noi abbiamo corrisposto. Quanto ci manca la santità rispetto a tanti Santi! Se ci confrontiamo con tanti Santi di cui si conosce un po' la vita? Possiamo paragonarci? Possiamo già dire che viviamo in quella santità in cui molti Santi sono vissuti?
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Allora due disposizioni: togliere tutto ciò che dispiace a Dio perché possa, Gesù, metterci le grazie nel nostro cuore; e secondo, perché noi prepariamo il cuore con le due disposizioni: umiltà e fede. Fede. Perché il Signore viene proprio dal cielo per portarci le grazie: all'umanità in generale, con la redenzione, e aprirci il cielo chiuso da Adamo; e portare a ciaschedun'anima le grazie.
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Perciò non tanto affliggerci di certe cose, ma colmare i vuoti che ci sono ancora nell'anima nostra. Egli: omnis vallis implebitur. Ogni valle sarà riempita dalla grazia di Dio, ciò che ci manca ancora. E se fosse, allora, questa grazia che questo Natale ci arricchisce tanto e che sia un passaggio definitivo nella via della santità, nel cercare Dio solo, la sua misericordia e i suoi doni e tutti i doni!
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Il Bambino... dona a noi. Rimanderebbe il Bambino senza che noi riceviamo le sue grazie? Oh, sì, umiliamoci e, nello stesso tempo, fidiamoci; cioè: umiltà e fede... Il Signore vuole le due disposizioni: umiltà e fede, e poi comunica le sue grazie. E il Bambino trova il cuore pronto, il cuore vuoto...
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1 Lc 3,1-6.

1 1Cor 4,1-5.

1 Cf Is 40,3-5.

1 Mt 6,12.

1 Cf Mt 5,3-10.

1 Fil 2,8.