Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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16. DOMENICA XVI DOPO PENTECOSTE

Il Vangelo da san Luca, cap. XIV. Un sabato Gesù andò a pranzo in casa di uno dei principali farisei...chi si umilia sarà esaltato1.
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Il senso dell'Epistola1 corrisponde al senso del Vangelo. E in che misura? E cioè, che non guardiamo tanto all'esterno, ma la riforma del nostro uomo interiore, cioè del nostro intimo, in modo che la vostra vita interiore cresca sempre di più; cioè la santità interiore, non la santità esteriore soltanto. Ci sono anche le osservanze esteriori, in quello che sono misura, in quello che sono doverose; ma quello che importa e in primissimo posto: per interiorem hominem...in caritate radicati et fundati ut possitis comprehendere cum omnibus sanctis. Capire con i Santi, quelli che amavano il Signore interiormente; essere fortificati dallo Spirito Santo: per Spiritum eius in interiorem hominem.
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Ecco, questi farisei e dottori della legge erano scrupolosi (in modo di dire) e cioè: non lavorare di sabato fino a questo punto da non soccorrere un malato e da non fare un miracolo. Accusavano perché Gesù avrebbe... operava di sabato facendo un miracolo, guarendo quel povero idropico. Ma Gesù li confutò, dopo aver fatto il miracolo, la guarigione all'infermo: «Se vi è un asino o un bue, cade in un pozzo... (e quei pozzi erano specie di vasche - non erano i pozzi che abbiamo oggi - dove si radunava le acque piovane, ecc.), avrebbe avuto più cura dell'asino e del bue e quindi salvarlo da vederlo morire annegato. Avrebbero avuto, dunque, cura di un asino e di un bue e non avrebbero cura di un uomo che è ammalato, grave, che soffre?
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Quando si ha una passione, la passione acceca. Volevano accusare Gesù e prendere ogni occasione per accusarlo e non seppero che cosa rispondere perché si vergognavano essi stessi; perché il ragionamento che aveva fatto Gesù era quanto mai giusto.
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Poi invitato, egli, Gesù, a quel pranzo, a quel convito, osservò che andavano a gara per mettersi ai primi posti; ognuno cercava il primo posto d'onore:
«Quando sei invitato a nozze... sarà esaltato». Ecco, voleva, il Signore, dire: l'umiltà interiore, l'uomo, l'uomo interiore, cioè colui che interiormente è umile, interiormente ha carità; tutte quelle cerimonie esteriori che son fatte di complimenti e di proteste di non meritare, ecc... E proteste che non meritiamo, e poi in dentro magari si desidera che ci sia l'approvazione, che ci sia la lode. L'ipocrisia esteriore, ecco, per essere più lodati.
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Oh, nelle nostre Costituzioni c'è sempre la frase: recumbe in novissimo loco1, cioè: sempre mettiti all'ultimo posto. Così è l'insegnamento del Maestro. E allora: «Chi si umilia sarà esaltato e chi si innalza sarà umiliato».
Persone che guardano l'esteriorità, si curano di far bella figura, anche se, qualche volta, fingono di essere umili, perché abbiano occasione, gli altri, di lodare. Vi sono, alle volte, delle lettere che sono complimenti e infine si accorge che si desidera l'approvazione, la lode. Oh, dunque, non guardiamo solo le osservanze esteriori, sì, ma l'interiore.
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E così, nel primo caso, Gesù ha fatto un atto di grande carità, di grande bontà, misericordia: guarì il povero idropico sapendo bene che questo è un'opera che piace a Dio e onora Dio.
E il Signore vuole che anche noi facciamo delle cose, alla domenica, per onorare Dio. Ma le facciamo per onore di Dio. E i preti lavorano più di domenica, più degli altri giorni. E perché? Perché c'è il servizio alle anime. Tanto più se c'è bisogno di confessare e di togliere il male, il peccato, che è la morte dell'anima o di togliere ciò che è imperfetto correggendo e poi illuminando le anime perché poi nella settimana abbiano pensieri conformati al Vangelo; sì.
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Quindi, ciò che piace al Signore è, in primo luogo, è il culto a lui; ma subito [dopo], la cura, il secondo amore, l'amore al prossimo: «Vi amo con tutto il cuore sopra ogni cosa e il prossimo come noi stessi». Ma dentro il cuore, nell'intimo, con spirito soprannaturale, servendo. «Mi avete dato da mangiare, mi avete dato da bere, al fratello, e perché l'avete fatto al fratello, lo avete fatto per me», dice Gesù1.
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Perché l'anima in grazia, la persona che vive in grazia è fratello di Gesù Cristo; perché c'è la stessa grazia in un'anima e nell'altra; c'è la stessa grazia in Gesù Cristo e in un'anima in grazia di Dio, c'è la stessa vita; cioè la grazia che è in Gesù Cristo è nell'anima giusta; la stessa grazia, non c'è un'altra grazia. Quindi, noi e Gesù, secondo l'anima di Gesù Cristo, secondo la nostra anima, la stessa grazia, cioè la stessa vita spirituale, soprannaturale. E allora diventiamo fratello: si filii et haeredes, haeredes quidem Dei, cohaeredes autem Christi1. Essendo figli di Dio, siamo, diventiamo coerede della gloria che Gesù Cristo ha e che noi avremo.
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Quanto poi all'umiltà è più difficile scoprire quel che c'è dentro; e cioè se veramente c'è l'umiltà, se uno realmente si crede ed è persuaso di essere da meno degli altri, meno degno degli altri; se davvero uno è persuaso, non che soltanto ci sia la manifestazione esterna come un complimento. Vedere se noi siamo persuasi che siamo i più grandi peccatori; se noi non ci arriviamo fino lì non avremo incominciato la scala dell'ascensione. Perché? Perché tutto dipende di lì, e cioè: l'umiltà e, quindi, la fede. L'umiltà: che siam persuasi noi come siamo dinanzi a Dio. E poi la fede, perché quando ti sei umiliato allora sarai esaltato, e cioè... figli di grazia, di santità, e poi, a suo tempo, nel posto degno in paradiso.
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Abbiamo ancora molto da lavorare nel nostro intimo per riformare l'interiorem hominem, l'uomo interiore. Oh, quindi, è sempre importante che conosciamo le nostre miserie e ciò che siamo: povere creature e poi anche peccatrici; come noi, come creature, il bisogno continuo, istante per istante, di essere sostenuti nell'esistenza e di avere aumento di grazia.
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C'è tanta differenza tra un Pater di una persona e il Pater di un'altra; e di una Messa di una persona e della Messa di un'altra persona. Bisogna sempre ci sia l'interiore. Può essere che una canta la Messa in musica, ma farsi sentire la bella voce e la musica buona, il suono buono. Allora, è gradito al Signore? E sarà più gradito, forse, quel fratello, quella sorella che stanno umilmente davanti al Signore, davanti al sacrificio di Gesù Cristo della Messa e con la fede di volere essere arricchiti di grazia mediante la Messa, mediante l'umiltà, mediante la fede.
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Non inganniamoci mai, perché poi il Signore nel giorno del giudizio ci metterà davanti come eravamo. Lui non s'inganna.
Quindi: per interiorem hominem. Vedere l'uomo interiore: l'umiltà, la fede, e se vogliamo con più semplicità: fede più viva, e speranza più ferma, e amore, cioè amore a Dio e amore al prossimo; le tre virtù teologali. Saranno già in una certa misura nel nostro intimo, ma c'è il crescere indefinito, quel che possiamo sempre crescere.
Facendo, quindi, l'esame di coscienza, ci troveremo vuoti: "Signore, guarda le mie miserie, le mie debolezze. E non ho altro da portarti che le mie miserie e le mie debolezze. Ma tu sei tutto, tu hai fatto i meriti per me, dammi i tuoi meriti perché non so io dove troverò i meriti miei".
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Poi, non possiamo fare il minimo merito senza Gesù Cristo. E allora: fede, fede che Gesù Cristo non solo ci perdona, ma aumenti la grazia, cioè i meriti. Allora anche la minima cosa che si fa di bene, anche il lavare i piatti, anche allora ha di una... grande valore perché: con Gesù Cristo e per Gesù Cristo e in Gesù Cristo1 . In Gesù allora l'applicazione dei meriti a noi. Bisogna che ci sentiamo poveri, se vogliamo le ricchezze di Dio; che ci sentiamo poveri e che lo siamo.
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1 Lc 14,1-11.

1 Ef 3,13-21.

1 Cf Costituzioni delle Pie Discepole (1960), art. 181; Lc 14,10.

1 Cf Mt 25,34ss.

1 Rm 8,17.

1 Cf Missale Romanum, "Canon Missae", Per ipsum...