Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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26. DOMENICA III DI AVVENTO

Il Vangelo è preso da san Giovanni, capo I1

Erano così chiari i prodigi che si operavano nel deserto per opera di san Giovanni Battista, ed era così santa la sua vita e così grandi frutti della sua predicazione che molti l'avevano pensato fosse il Messia. Perciò i Giudei gli mandarono come un'ambasciata composta di sacerdoti e di leviti per domandare chi egli fosse. E lo interrogarono: «Chi sei?». Ed il Vangelo dice chiaro come fosse l'umiltà, quale fosse la sincerità di san Giovanni. Ed «egli confessò e non negò, e confessò: Non sono io il Cristo».
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Questa triplice espressione: «confessò e non negò, e confessò», indica com'era chiara, sincera la risposta del Battista; com'egli era chiaro e sincero nel parlare. Da una parte confessò che non era il Cristo, e dall'altra parte non negò che fosse il mandato di Dio. Perciò disse. «Non sono il Cristo, ma sono colui che deve predicare per preparare la via al Signore: Raddrizzate la via del Signore, come disse il profeta Isaia».
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E allora diede anche ragione del battesimo che egli dava: un battesimo ad indicare penitenza, una formula e un rito esteriore per indicare che coloro che lo ricevevano intendevano di domandar perdono, detestare i loro peccati. Ma aggiunse subito: «In mezzo di voi ci sta uno che voi non conoscete, ma egli è prima di me». Perché il Figlio di Dio era prima, in quanto a Dio. «E verrà dopo di me». Cioè, si manifesterà, come uomo, dopo di me. «A colui che io non son degno di sciogliere i legacci dei calzari». Tanta era la sua sincerità, tanta era la sua umiltà.
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Ecco, abbiamo tre cose da ricavare da questo Vangelo. Primo, la sostanza di quel che avveniva là sulle sponde del Giordano, la predicazione del Battista: «Raddrizzate le vie del Signore, fate penitenza». Raddrizzate le vie del Signore voleva dire: che siate retti, che camminiate bene, che quindi siate disposti a ricevere, preparati a ricevere il Messia che doveva manifestarsi.
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Ecco, chi detesta il suo male e si mette invece nella volontà di Dio, e fa dei buoni propositi, raddrizza le vie del Signore, perché il Signore allora può venire nel nostro cuore. Quando c'è il male, c'è il peccato, non può stare la sua grazia; ma in colui che raddrizza i pensieri e raddrizza la sua volontà e raddrizza il suo cuore, i suoi sentimenti, ecco in costui si effonde la grazia di Dio. E se vogliamo ricevere le grazie del presepio, del Bambino, raddrizzare i nostri pensieri, raddrizzare i nostri cuori verso Dio cercando solo la sua gloria, il suo amore, il suo paradiso; e raddrizzare le nostre volontà volendo fare in tutto, quotidianamente, momento per momento, il santo volere di Dio, il santo volere di Dio. Questa è la sostanza.
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Poi viene l'episodio, e cioè, il Battista è interrogato chi egli fosse, se fosse, cioè, il Cristo, il Messia. Questo lo negò: «Non lo sono». Confessò che egli non era, disse chiaro, e anzi, perché fosse più chiaro, alla fine dell'episodio si leggono quelle parole: «In mezzo ci sta uno che voi non conoscete, egli era prima di me, ed è colui che verrà dopo di me, e a lui non son degno di sciogliere i legacci dei calzari». A indicare che egli era un semplice servo di Dio ed era egli indegno di paragonarsi con il Messia. Quindi con queste parole il Battista diceva chiaramente chi fosse colui che doveva venire e come doveva essere ricevuto, e quale dignità il Messia aveva; sì.
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Allora, ecco, noi abbiamo da ritener bene di non stimarci più di quel che siamo. È vero che ci son le grazie di Dio in noi, e sono molte. Quelle confessiamole, ammettiamole, riconosciamole. Per esempio, si può dire sempre: Io ebbi la vocazione; io mi son consecraro a Dio. Questa è sua grazia. E che ci siano state queste grazie è chiaro. Noi riconoscendole lodiamo il Signore per la sua misericordia. Come possiamo dire a un benefattore che ci ha fatto un regalo: il tale mi ha portato questo dono. Riconoscerlo. E quindi riconoscere che questo dono non viene da noi, ma viene dalla bontà di un benefattore; ed ecco quindi che si loda, con questo, il benefattore.
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Quando Maria diceva: «Il Signore mi ha fatto cose grandi»1, confessava la bontà di Dio, e nello stesso tempo protestava la sua nullità: «perché ha guardato la mia nullità»2. Egli mi ha dato tutto questo, tutte queste grazie di cui santa Elisabetta le aveva parlato3.
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Oh, confessare e riconoscere i benefici di Dio è verità. E sempre però attribuirli alla misericordia di Dio. Noi siamo della povera gente e anche se siamo caricati di oro dal Signore, che cosa abbiamo di nostro?1. Nulla. Quello è una prova della bontà del Signore che fu misericordioso. E noi abbiamo da umiliarci che, nonostante tanta nostra miseria, egli abbia guardato a noi poveretti.
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Ma san Giovanni Battista confessò anche chi egli era; confessò chi egli era e tuttavia volle anche dire che non lui era il Cristo. Non dobbiamo noi invanirci delle lodi. Tante volte ci dicono delle cose che non son vere. Per lodarti dicono: Hai fatto questo, hai fatto quello, hai questo merito, hai fatto quell'opera; sei abile in una cosa, nell'altra. Ecco, tutto questo va bene, ma guai a noi se ce ne invaniamo; cioè se ci gloriamo di quello che è in noi, ma che non viene da noi. Ecco, non invaniamoci di quello che non c'è, perché noi dobbiamo sempre dire: È la grazia di Dio che ha fatto questo, solo la grazia di Dio.
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Quando noi stessimo pienamente nella verità, che è l'umiltà, allora le grazie di Dio si moltiplicherebbero. A chi fa i benefici il Signore? Li fa a coloro che lo glorificano, a coloro, cioè, che gli sono riconoscenti, ecco. Se noi vogliamo ricevere sempre più grazie dal Signore, dobbiamo mostrare riconoscenza. Primo: nell'ammettere e nel confessare che tutto è di Dio, e che per noi non abbiamo meritato niente; secondo, dobbiamo mostrare la nostra gratitudine utilizzando i doni e le grazie che egli ci ha dati per la sua gloria: utilizzare la salute, il tempo; utilizzare l'intelligenza, il cuore,le abilità; ciò che si è imparato nella nostra vita per il bene. Riconoscenza viva, e nello stesso tempo, corrispondenza alle grazie di Dio. Stiamo sempre nella verità.
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Non guardiamo a quel che gli uomini dicono, perché alle volte ci stimano meno di quel che abbiamo, e alle volte, invece, ci stimano di più. Ma: Qui iudicat me, Dominus est1. Chi fa il giudizio vero, vede tutto, è il Signore, è il Signore.
I giudizi degli uomini non si guardano perché, vedete, il giudizio degli uomini soventissimo è sbagliato. Han giudicato Gesù Cristo degno di morte, ed era il Santo, colui che dà la vita a tutti gli uomini. E intanto davano, allora, tutti gli onori a Pilato; e prima avevano riverito con tante dimostrazioni ipocrite Erode e poi Archelao, ecc.
Il mondo è molto fallace. Sbaglia soprattutto quando viene a parlare di cose spirituali, di doni di Dio, ecc. Non badiamo, non badiamo, anche se ci ringraziano, anche se protestano affezione, anche se protestano tutta la stima, e anche se invece vanno criticando, giudicando in male, ecc.
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Noi dobbiamo guardar sempre di star bene davanti a Dio. Che Dio sia contento di noi; contento per i pensieri che abbiamo; contento per i sentimenti del cuore che abbiamo; contento per la nostra vita, la nostra condotta quotidiana. Contento che sia il Signore. Tanto il mondo, riconoscesse anche tanto bene fatto, ci darà un premio? Ma niente ci darà. Ci accompagnerà alla tomba e poi gli uomini si ritireranno e ci lasceranno nel silenzio del camposanto. È davanti a Dio che dobbiamo comparire, è davanti a lui che dobbiamo ricevere il premio, ecco. Siamo maturi, ormai! Non siamo fallaci! Non lasciamoci ingannare da vani pensieri e da vane parole. Dio, solo Dio!
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E allora l'Introito della Messa: «Godete, godete sempre di più perché: Dominus prope est1. Il Signore si avvicina.
Sia lodato Gesù Cristo
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1 Gv 1,19-28.

1 Lc 1,49.

2 Lc 1,48.

3 Cf Lc 1,42-45.

1 Cf 1Cor 4,7.

1 1Cor 4,4.

1 Cf Missale Romanum, Introitus, Fil 4,4-6.