Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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3. DOMENICA IV DOPO L'EPIFANIA

Vangelo di san Matteo, capo VIII [lettura]1 .
Questo tratto di Vangelo si legge in un'altra domenica. E allora prendiamo anche l'Epistola, san Paolo ai Romani, capo XIII2.
C'è un debito che non finiremo mai di pagare: è l'amore fraterno. Chi ama il prossimo mette in pratica tutta la legge. Infatti: non commettere adulterio, non ammazzare, non rubare, non dire falsa testimonianza, non avere desideri cattivi, e tutti gli altri comandamenti si riassumono in questo: «Amerai il prossimo tuo come te stesso»3. L'amore non può fare del male al prossimo. L'amore, dunque, è la pienezza della legge.
Il Vangelo, quindi, verrà meditato in un'altra domenica e l'Epistola oggi.
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Nemini...diligatis. Non abbiate che un solo debito; cioè un debito che non finiremo mai di pagare è l'amore vicendevole, l'amore al prossimo. Il che significa che come noi non potremo mai cessare di amare Dio; mai. La salvezza sta nell'amore a Dio, e l'eternità è l'amore eterno a Dio: caritas manet in aeternum1. E in lui c'è la gloria, la felicità, la beatitudine eterna, ed è quello che costituisce quella grande gloria e gioia dei beati in cielo.
Ma come non si può mai venire a dover lasciare da parte l'amore a Dio, così non si può a venire un giorno a non dovere amare il prossimo: nemini...diligatis. Avete un solo obbligo: amare il prossimo. E questo è il riassunto dei comandamenti - come dice e spiega san Paolo -: non ammazzare, non rubare, non dire falsa testimonianza e altri comandamenti; neppure i desideri e i pensieri contrari all'amore al prossimo. Niente di interno e niente di esterno per cui si offenda il prossimo. Chi ama Dio deve amare anche l'immagine di Dio, e l'immagine di Dio è il prossimo perché Dio ha fatto l'uomo a immagine sua, a somiglianza sua2. Allora, in questo tempo, chiediamo l'amore al prossimo.
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L'apostolato è l'amore perché l'apostolato è ordinato ad aiutare le anime, aiutare le anime o direttamente oppure indirettamente. E, ad esempio, quello che fate. Ma oltre che questo apostolato ci vuole anche l'intimo pensiero, l'intimo amore alle anime. I Santi non guardavano l'esterno, ma guardavano l'interno, e cioè: è un'anima, è un'anima.
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E ricordo che, una volta, il can. Chiesa era stato trattenuto a lungo da una certa donna che non finiva mai di tornare, ed era tanto noiosa e non aveva cose serie da dire. Eppure l'ascoltava fino a due ore. Lasciava sempre dire, perché l'altra conchiudeva sempre essa e non lasciava parlare il canonico; quando aveva finito non ascoltava le parole che il canonico usasse per risponderle, ma se ne andava. E diceva poi: «Beh! E' anche un'anima, bisogna che abbiamo riverenza». Quello mi ha molto edificato perché vi è chi disprezza certe persone noiose che realmente fanno solo perdere tempo, si direbbe. Ma il tempo è sempre ben occupato quando si fa un atto di carità, anche solo di sentire, anche se non si può dire una parola di consolazione, una parola che porti luce. Ecco la carità pratica.
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I comandamenti sono di due specie, e cioè, altri riguardano Dio direttamente come: «Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio avanti di me». E vi sono i comandamenti che riguardano il prossimo e sono sette.
Il Signore si occupa e ha premura, parliamo così, che si rispetti e si voglia bene al prossimo e dà sette comandamenti. Quel che riguarda, invece, Dio stesso ne ha messi tre. Il che vuol dire che noi poveri uomini abbiamo bisogno di meditare gli impegni, gli obblighi che abbiamo di amare il prossimo e non offenderlo e non pensarne in male e non aver desideri contrari alla carità, neppure desideri contrari, neppure sentimenti.
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Sembra anche che, dal Vangelo, il Signore si prenda più a cuore, diciamo così, che noi rispettiamo e amiamo il prossimo che non, in primo luogo, pretendere e volere il culto, l'amore a lui. Quando Gesù dice: «Se tu stai per portare all'altare la tua offerta e lì prima di deporla sull'altare (oggi sarebbe la comunione, fare la comunione, ascoltare la Messa, offrire l'Ostia divina al Padre celeste), se tu ti ricordi che vi è qualche cosa fra te e il fratello, prima lascia lì la tua offerta e vai a riconciliarti col fratello. Poi, quando avrai ristabilita la carità, le buone relazioni col fratello, vieni e fai l'offerta e sarà gradita a Dio1. Quindi il Signore in primo luogo, si premura, diciamo così, parlando umanamente, dell'amore al fratello che non dell'onore a se medesimo. «Dopo vieni e farai la tua offerta». Così l'amore.
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E in che maniera l'amore? L'amore deve partire dal cuore, dall'intimo, e cioè, procedere dall'amore a Dio, l'amore al prossimo. Si ama Dio? E allora si ama anche l'immagine di Dio, si ama Gesù. E allora dobbiamo pensare che la persona, il fratello, ecco, quando tu fai una cosa al fratello, una cosa alla sorella, quello lo fai a Gesù, Gesù lo ritiene come fatto a se stesso. Quindi è un servizio, è un atto di amore a Gesù. Non dobbiamo guardare la persona, così, esteriormente com'è, può avere delle qualità buone, può avere delle qualità non buone. Ma ciò che importa è questo: «Quel che farai al fratello, anche minimo, io ritengo fatto a me: di bene e anche di male se se ne facesse1 .Allora la bontà. «Soprattutto siate buoni, dice la Scrittura»2. Ecco, cosa dobbiamo fare? Amare soprannaturalmente, cioè, l'immagine di Dio; e il ricordo che, quel che facciamo agli altri Gesù lo prende come fatto a se stesso e darà il premio finale.
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Dopo l'intimo ci dev'essere, oltre il pensiero e l'affetto interiore, la vera carità, ecco: la carità nelle parole, la carità nelle azioni.
Nelle parole: o tacere o dire in bene. E anche quando diciamo le cose, dirle con bontà, perché quando portiamo la letizia in un'anima, ecco Gesù lo accetta come, questo atto di bontà, sia fatto verso di lui. Le parole. Le parole sempre misurarle e tramandare, quando il cuore è un po' turbato, tramandare a... domani parleremo. E domani, poi, si è fatto la comunione e allora l'animo è in pace e dalla bocca escono parole che sono buone, edificanti. Oh, le parole: «Non giudicare, non condannare»1. Quando arriveremo a questo? A regolare il nostro interno sopra questi punti. Ma regolare anche l'esterno, poi.
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Le opere. Servizio in carità. Perché tutti abbiamo da essere servi di Dio. E che cosa vuol dire canonizzazione? Vuol dire avere trovato che quella persona era un servo di Dio. Oh, allora, sempre essere più inclinati a quello che è buono, che è gradito al Signore; e sempre quello che giova di più per dare la pace alle anime e che può aiutare il prossimo in qualche maniera.
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Vi leggo quello che ripeto ogni giorno, se volete far progresso, veramente progresso, non delle preghiere solamente; perché una può trovare come riposo nella preghiera, ma ciò che importa è il rinnegamento di noi stessi e allora l'amor di Dio regna nell'anima: In quanto siamo liberi, scegliere ciò che è il meno facile scegliere, non il più facile, in quanto dipende da noi; il meno piacevole scegliere, non quello che ci è più piacevole; il meno gustoso, non quello che è più insipido, cioè, più quel che è insipido che quel che è gustoso; preferire il meno apprezzato che non quello che è esterno, che ci fa ammirare e ci fa dire: che siam gentili o che abbiamo qualche buona qualità; scegliere ciò che è meno apprezzato e scegliere il meno gradito a noi, ma che può essere più gradito al prossimo; e scegliere il meno comodo, non accomodarci noi e poi gli altri... perché può venire gli altri... e trattare più facilmente con le persone che son meno trattabili, cioè che son contrari al carattere, ecc.
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Poi questo è poi di aggiunta: stimare di più i pensieri, le vedute altrui nelle cose di loro natura indifferenti; e cioè, che sappiamo, quando le cose sono indifferenti, cioè che non fanno né male né bene, ma si possono tutte offrire al Signore, siamo più disposti a stimare i pensieri e le vedute altrui che non i pensieri e le vedute nostre, se vogliamo veramente purificare la nostra anima; se vogliamo veramente stabilire l'amore di Dio in perpetuo, profondo; se vogliamo una preparazione più intensa all'entrata in paradiso, ecco.
Perché Gesù ci vuol santi, ma la prima condizione l'ha messa: «Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso»1. Prendere le occasioni che si presentano per rinnegare noi stessi, cioè i nostri gusti, i nostri voleri, ciò che piace a noi, ciò che c'è nell'interno. Per amare Gesù bisogna amare il prossimo. Oh, allora, sette comandamenti.
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1 Mt 8,23-27.

2 Rm 13,8-10.

3 Mt 22,39 e par.

1 1Cor 13,8.

2 Cf Gn 1,26.

1 Cf Mt 5,23-24.

1 Cf Mt 25,40.

2 Cf Ef 4,32.

1 Cf Lc 6,37.

1 Cf Mt 16,24.