8. I COOPERATORI PAOLINI (I)Esercizi Spirituali (14-23 marzo 1958) alle Pie Discepole del Divin Maestro insieme al gruppo formazione.
Roma, Via Portuense 739, 18 marzo 19581
San Paolo, nella sua lettera ai Romani, verso la fine saluta 24 persone. Scriveva da Corinto e queste persone che saluta egli aveva conosciute in Oriente. La maggior parte l'avevano aiutato nel suo ministero, oltre che l'avevano seguito abbracciando la vita cristiana, accettando il Vangelo. Ed egli ha imparato questo da Gesù Maestro il quale creò dodici Apostoli, ma si circondò anche di pie donne che cooperavano con lui, cooperavano sia in quello che era necessario per la vita del sacro Collegio, sia accettando la sua Parola e parlandone, diffondendola nella maniera che era loro possibile, guidate in questo dall'esempio di Maria, e ancora cooperando con la preghiera assidua, la partecipazione ai dolori, alle pene del Salvatore. E poi si circondò di discepoli, 72 discepoli che mandò due a due nelle varie città [dove] doveva arrivare, affinché gli preparassero la strada e quelle città lo accogliessero e accettassero il Vangelo.
Questo è lo spirito del cristianesimo, questo è lo spirito particolarmente paolino. Del resto è tanto semplice: quelli che hanno un'idea si fanno dei propagatori, degli amici e cercano di costituire una scuola, un partito, un partito che può essere di seguaci dell'insegnamento loro, oppure un partito di azione. Ugualmente abbiamo da fare noi, ha da fare tutta la Famiglia Paolina.
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E i Cooperatori sono di due classi. Parliamo di una, adesso, e poi, successivamente, nell'altra istruzione, della seconda classe.
La prima classe è composta delle persone, in generale, che conducono la vita nel mondo, la vita cristiana, quindi, nelle loro famiglie, cercando di raggiungere un certo grado di virtù e, dall'altra parte, cooperando, in quanto loro è possibile, all'azione paolina.
La seconda classe, invece, è più perfetta, è costituita da quelle persone che non si contentano di una vita cristiana comune, ma pur vivendo nel secolo, nel mondo, perché non possono abbracciare la vita religiosa, fanno i tre voti, si mettono in istato chiamato di perfezione e cooperano alla Famiglia Paolina più intensamente. Stando nel mondo fanno tante cose, tante opere di zelo che non sarebbero possibili per la suora, non sarebbero possibili per il sacerdote; possono essere in una fabbrica, possono essere in una posizione sociale elevata di dove esercitano un'influenza nell'ambiente che può essere più ristretto e può essere molto largo, secondo i casi. L'una e l'altra classe di cooperatori possiamo considerare e siamo in dovere di accudire, aiutare, formare.
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La prima classe - ho detto - è di quelli che vivono nello stato coniugale e quindi entrano fra i Cooperatori tutti coloro che hanno due fini e noi lavoriamo sui Cooperatori per due fini. Il Cooperatore, nel primo senso è persona che non può emettere i voti di povertà, castità e obbedienza avendo abbracciato un altro stato, seguendo la missione che pensa sia di volontà di Dio, in una famiglia, nella società. Queste persone però, ammirando la vita paolina, desiderano di arrivare ad un certo grado di santità, di perfezione, non la semplice vita del cristiano, ma esser cristiani distinti, individualmente, e poi cooperare all'apostolato della Famiglia Paolina.
Queste persone non fanno il voto di povertà, ma si propongono quel certo distacco dai beni della terra, volendo conseguire i beni celesti più abbondantemente. Queste persone, quindi, attendono al lavoro, provvedono per le cose che son necessarie alla famiglia; poi sanno vivere modestamente e sanno fare del frutto del loro lavoro, parte ai poveri e parte anche alla Famiglia Paolina, se hanno occasione. Secondo: non fanno il voto di castità, ma fanno la promessa di vivere castamente secondo il loro stato. Vi può esser la giovane, vi può essere la madre di famiglia, il padre di famiglia, ecco, ciascheduno castamente secondo il suo stato, cercando non solo di vivere bene individualmente, ma anche di spargere attorno un'atmosfera di moralità. Non fanno, queste persone, il voto di obbedienza nel senso religioso, ma si propongono di essere obbedienti in famiglia secondo le circostanze: altro è il padre, altro è il figlio; altro è la sposa e altro è il marito. Si propongono di essere obbedienti al parroco e cooperare con lui; si propongono di essere obbedienti alle leggi civili e quindi esercitano l'obbedienza secondo il loro stato. Poi, non s'impegnano a vivere la vita comune nel senso religioso, ma viver bene nel loro ambiente sociale, ma viver bene in famiglia, viver bene nella famiglia parrocchiale, vivere bene nella famiglia sociale e vivere bene nella società che è soprannaturale e soprannazionale che è la Chiesa, da buoni figli della Chiesa, una vita comune in un senso più largo.
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Coltivare i Cooperatori vuol dire lavorare sopra queste anime ben disposte per condurle ad una vita cristiana più perfetta, ad una vita più ricca di meriti, ad una gloria eterna più abbondante in cielo. Questa è la prima condizione e il primo legame che la Famiglia Paolina ha coi Cooperatori, questo impegno. Quindi le pubblicazioni che vengono fatte del Cooperatore Paolino1 sono indirizzate a questo fine, in primo luogo.
Vi è qualcheduno il quale bisogna che rettifichi le idee. Ritiene cooperatore chi fa l'offerta per iscriversi alle Messe. La Società San Paolo, Famiglia Paolina, non ha l'opera delle Messe. La Famiglia Paolina ha solo i Cooperatori, i quali beneficando la Famiglia Paolina sono retribuiti con la partecipazione alle 2.400 Messe che ogni anno i sacerdoti applicano per i benefattori cooperatori. Quindi nel parlare loro bisogna sempre dire il pensiero giusto; non errare. Ci sono delle altre opere di Messe, ma non sono queste. [La] Famiglia Paolina non ha l'opera delle Messe. [La] Famiglia Paolina premia i suoi cooperatori con questa celebrazione delle Messe. E bisogna sempre dire che appunto perché sono uniti, perché sono iscritti fra i Cooperatori partecipano al frutto delle Messe; così partecipano alle indulgenze e partecipano anche a tutte le preghiere, a tutti i meriti che si fanno i membri della Famiglia Paolina.
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Oh; inoltre, questi Cooperatori devono aiutare la Famiglia Paolina e cioè partecipare allo zelo della Famiglia Paolina, partecipare all'apostolato nella maniera che è adattata e possibile nel loro stato. E la partecipazione all'apostolato della Famiglia Paolina si fa particolarmente in tre maniere.
Primo, con la preghiera: possono partecipare alle adorazioni, possono fare almeno l'adorazione nel[la] prima domenica del mese e fare allora, possibilmente, anche il ritiro spirituale con la meditazione, con la confessione e con la rinnovazione dei loro propositi di vita cristiana intensa e di apostolato; quanto possono. Partecipano con l'orazione, mediante la sofferenza. E la sofferenza offerta al Signore nelle intenzioni della Famiglia Paolina è tanto gradita ed è tanto efficace presso il trono di Dio, perché l'apostolato quando va fino alla sofferenza è l'apostolato di cui ci ha lasciato esempio, come ultimo, come sigillo degli altri apostolati il Maestro Divino, morendo sulla croce. Allora si arriva ad amare il Signore non solo con le parole, non solo con le azioni comuni o con la preghiera, ma si arriva pagando di persona per l'apostolato, per la salvezza delle anime. Del resto poi vi sono tante preghiere e il libro delle orazioni e particolarmente il libro: Il Cooperatore paolino, cioè le preghiere del Cooperatore paolino le riporta.
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[Secondo], cooperazione, poi, di azione, di opere. Cooperano con le opere che possono essere varie. Ci può essere la diffusione del libro e la diffusione del periodico, ad esempio, della Vita in Cristo e nella Chiesa1. Se nel fare gli abbonamenti si costituisce una persona zelatrice in quella data parrocchia la quale continuerà a zelare il periodico e a raccogliere di nuovo gli abbonamenti l'anno prossimo, ecco che quella persona è una cooperatrice di azione. Se un parroco vi manda vocazioni, se il papà e la mamma consentono volentieri a dare una figlia al Signore, questi sono i migliori cooperatori. Possono essere i confessori che istruiscono le loro penitenti al riguardo; possono anche essere i predicatori, le maestre. Cooperazione di azione, di opere. E poi in questo senso possono cooperare nel servizio sacerdotale e possono cooperare nel servizio liturgico, alla Chiesa. E sappiamo che, in qualche luogo, pochi però, si fa in una certa misura. Del resto vi può essere chi istruisce, chi fa scuola; e vi può essere chi presta la sua opera gratuitamente; e vi può essere chi scrive il libro, chi scrive il periodico. Vi sono tante vie, diremmo quasi innumerevoli vie per cooperare con le opere. E chi, supponiamo, fa conoscere il vostro Centro e chi contribuisce a cercare una Casa, un Centro adatto allo scopo.
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Poi, terzo luogo, vi è la cooperazione di offerte. Le borse di studio sono un genere di offerte stabile che particolarmente è gradito, è accettato, voglio dire, quando si tratta delle Case in luogo di missione, in terra di missione. Ora, se dovete farle studiare e portare a un certo punto, queste figliuole, ci vuole pure un aiuto perché sappiamo bene quanto costa la formazione se si vuole portare le aspiranti ad un grado più elevato. Cooperazione con pensioni, con le vestizioni; cooperazione, poi, con i fondi perduti, cioè imprestano con le disposizioni che alla loro morte il denaro passerà all'Istituto, oppure che prestano denaro per lo sviluppo delle opere senza interesse. Cooperazione di offerte con denaro, ma particolarmente con cose, cioè con doni in natura. Vi sono Istituti in cui, per questa strada, ricevono molto, e cioè persone che si obbligano a pagare il vitto di un giorno per tutto l'Istituto, oppure pagarlo per una settimana. Qui, poi, voi avete il bisogno delle offerte dell'olio, della cera e tutti i contributi per stabilire le cappelle.
In generale, il mantenimento è da guadagnarsi con il proprio lavoro. Ma le cose nuove devono nascere molto dalla beneficienza, in gran parte. Così si fa in tutta la Chiesa, perché il sacerdote vivrà delle offerte della Messa, ma la chiesa, la parrocchia se non c'è, viene costruita con le offerte dei fedeli. Così vive la Santa Sede, così vivono i vescovadi, così i seminari. Occorre partecipare allo spirito della Chiesa.
Così visse il Collegio apostolico. Gesù coi suoi discepoli avevano le offerte, le chiedevano e poi comperavano quel pane che loro era necessario, giorno per giorno, e quando non c'era nessuna offerta, non c'eran denari, eh, s'invitavano a casa di qualche persona. Così a Betania, così quando si è trattato di Zaccheo: "Discendi dalla pianta perché quest'oggi dobbiamo andare a casa tua"1. E l'altro gli preparò il ristoro. Così Marta faceva a Betania2.
E cosi possono essere cooperatori quelli che aiutano nella diffusione, per esempio, dando alloggio, ricetto alle suore che fanno la propaganda della loro rivista. Questo è lo spirito, è la vita in Cristo e nella Chiesa3.
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Oh, allora, a costoro, come ho detto, come retribuzione noi abbiamo da dare aiuti e meriti a coloro i quali ci danno aiuti nella vita materiale: quindi la partecipazione alle 2.400 Messe; quindi la partecipazione a tutte le indulgenze abbondanti che conoscete e che bisogna farle conoscere sempre per incoraggiare; particolarmente le indulgenze delle feste degli Apostoli, delle feste dell'Istituto e poi l'indulgenza plenaria in articulo mortis. Nello stesso tempo dire che partecipano sempre alle adorazioni che continuamente si fanno, ai meriti della vita paolina, meriti che si acquistano nel compimento dei doveri quotidiani, partecipano.
E così hanno l'aiuto in vita, il soccorso in punto di morte poiché la preghiera che facciam sempre a san Giuseppe che assista i morenti della giornata o della notte, e questa invocazione, va particolarmente per le persone che ci sono care, che costituiscono la Famiglia Paolina in un senso più largo, cioè i Cooperatori. Sono una vera famiglia spirituale. E cosi i suffragi, dopo che saran passati all'eternità. Quando andiamo alla comunione noi li portiamo tutti nel cuore; quando il sacerdote paolino va all'altare mette tutte le intenzioni dei Cooperatori nel calice.
E poi tutte queste persone bisogna amarle e bisogna istruirle mediante il periodico, affinché sentano di esser chiamate ad una vita cristiana più cristiana e di partecipare in un largo senso a una famiglia religiosa e di partecipare pure all'apostolato, o direttamente o indirettamente, all'apostolato della Famiglia Paolina. Sentano e quindi vivano in pensieri e in sentimenti più larghi; ecco. Questo è lo spirito del Vangelo.
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Oh, tutto questo occorre che sia vivificato, primo da casa; secondo nei Centri; terzo nelle visite che si fanno; quarto nelle lettere che si scrivono; poi particolarmente fra i conoscenti, e quando poi si fanno, diciamo così, amici, in qualche maniera, allora è molto più facile che indirizzino le vocazioni all'Istituto.
Oh, la meditazione deve sempre esser breve, ma nel libro del Cooperatore paolino avete, da pagina 206, 207, un bel numero di pagine che istruiscono sopra questo. Del resto il libro è tutto per il Cooperatore paolino e bisogna darlo abbondantemente, affinché preghino con voi, con noi, dicano le nostre preghiere. Vi sono posti, luoghi, dove lavorano abbondantemente le Figlie di San Paolo, dove dicono le orazioni mattino e sera, le nostre orazioni, le nostre giaculatorie, tanto si sono affezionati. E particolarmente poi questo avviene, quando hanno dato volentieri una figlia o un figlio alla Famiglia Paolina, allora prendono tale affezione che considerano la Famiglia Paolina come una seconda loro famiglia, famiglia di affetto.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 20/c (= cassetta 45/b). - Per la datazione, cf PM: "I Cooperatori paolini sono di due classi. Parliamo di una adesso e poi successivamente (...) della 2a classe" cf PM in c64). - dAS, 18/3/1958: "Va [il PM] a tenere due prediche alle PD che fanno gli Esercizi (via Portuense)". - dAC (cf c38).
1 Periodico mensile edito dalla SSP.
1 Rivista mensile di liturgia, edita dalle PD dal 1952.
1 Cf Lc 19,5.
2 Cf Lc 10,38ss.
3 Cf Ef 5,32.