Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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24. L'APOSTOLATO DEL SERVIZIO SACERDOTALE NELLO SPIRITO DI MARIA
Esercizi Spirituali alle Pie Discepole del Divin Maestro addette all'apostolato del servizio sacerdotale.
Roma, Via Portuense 739, 22 luglio 19581
Riconoscenza al Signore per il grande beneficio della vocazione e della vocazione tra le Pie Discepole di Gesù Maestro, e per l'ufficio che il Signore vi ha preparato nella Congregazione. Ora si tratta di renderlo sempre più perfetto, questo servizio sacerdotale.
Occorrono alcune condizioni: primo, che sia fatto in spirito soprannaturale; poi, che sia fatto con amore generoso; e terzo, con prudenza pia.
[Primo:] spirito soprannaturale
. Considerarvi - come ho detto stamattina - collaboratrici del sacerdozio, quindi, nello spirito con cui Maria stessa ha compiuto la sua missione rispetto a Gesù Maestro. Spirito soprannaturale e cioè:
[1.] Guardando sempre dall'alto le cose. E la volontà del Signore è, l'ufficio. Se si è destinata in una Casa o nell'altra, ecco, abbiamo sempre d'avere in mente di ricevere la disposizione con spirito soprannaturale. Se si cominciano i ragionamenti umani allora con i ragionamenti umani si finisce col perdere di vista ciò che è più prezioso, cioè il merito per la vita eterna. Perché a me questo? Perché a me quella Casa? Perché in quella Casa, il tale ufficio? Oh, perché è piaciuto a Gesù: Ita, Pater2, così, o Padre, perché è piaciuto così a te.
Quanto meno c'è della nostra volontà, tanto più c'è della volontà di Dio. Me l'hanno detto improvvisamente. E ho detto al mattino per partire alla sera. È ancor troppo. C'è ancora troppo tempo a far commenti o a far delle lacrime, oppure a manifestare la gioia in senso umano. «Oh, vuoi andare nelle Indie?». «Sì, vado a prendermi il Breviario di là e parto». È partito. E allora ci son sicuro le benedizioni di Dio, perché egli è san Francesco Saverio, il quale nella sua missione ha sentito come Gesù lo accompagnava. E quali frutti egli ha ricavato in quel grande lavoro che ha compiuto là, in Oriente, fino nel Giappone. Dalla volontà di Dio. Senza commenti, senza commenti umani. Andare in chiesa, ringraziare il Signore anche se, per caso, quell'ufficio, quella Casa o quella nazione non sarebbero propriamente ciò che si sarebbe preferito. Allora solo c'entra il volere di Dio, puro. Quasi sempre: sine fumo flamma non ascendit3: senza un po' di fumo la fiamma non sta accesa. Ma quando sta accesa senza fumo, vuol dire che non ci entra niente di umano, tutto è soprannaturale. Non si guasti l'opera di Dio in niente e non si impediscano subito da principio le grazie che devono accompagnare nell'ufficio, nella missione affidata. Perché se già noi facciamo entrare considerazioni umane, oh, sì, qualche cosa si sottrae a quella benedizione, a quella ampiezza di benedizioni che dovrebbero accompagnare l'ufficio. È il volere di Dio. Ricordi che...
Che cosa significa consacrarsi a Dio? Significa mettersi nelle sue mani. Più nulla di nostro. Tutto di Dio. Che egli possa disporre di noi, come voi disponete del fazzoletto e lo usate finché piace e lo mettete al bucato e poi lo chiudete nell'armadio e poi si adopererà di nuovo, si metterà anche fino a fare l'ufficio di strofinaccio e non si lagna. Son di Dio, Padrone, può far di me quel che vuole. Piace a lui, piace anche a me. Se non mi piace, lo faccio piacere, lo faccio piacere in questo senso: che ci vado perché lui l'ha detto. «Così, o Padre».
Perché, c'erano due figliuoli, dice il Vangelo. Il padre chiama uno e gli dice: «Vorrei che facessi questo». E il figlio, subito: «Sì». E poi non l'ha fatto. Chiama il secondo: «Vorrei che facessi questo». E il figlio non spende neppure il tempo a rispondere e va e lo fa. Quale dei due ha fatto meglio la volontà del padre? «Il secondo»4.
Quando non si comincia a dire: mi piace per la tal ragione; e quando chi dispone deve portare ragioni umane, eh! perché sa che la disposizione, forse, eh! non sarebbe bene accetta, forse quell'anima sarà un po' riluttante. E allora... povere Madri, quando han da disporre così. E povere figliuole che perdono tanti meriti perché han troppe preferenze. Quanto più pura è la nostra intenzione: piacere a Dio, ecco, tanto più grande è il merito. Oh!
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2. Per fare questo con spirito soprannaturale, bisogna metterci tre condizioni: primo, impiegherò la mia mente a obbedire; secondo, il mio cuore nell'obbedienza e la mia volontà nell'eseguire quel che è affidato.
2.1. Data una missione, assegnato un ufficio, non siamo noi degli esseri ciechi, senza ragione. Si va in automobile e l'autista maneggia la macchina, maneggia i freni, maneggia il comando; ma, e la macchina obbedisce e va bene, la macchina obbedisce. Ma noi non siamo macchine, siamo uomini e cioè, la nostra obbedienza deve esser fatta con la mente, in primo luogo. Questo da fare: impiegherò la mente a capire le ragioni di questo comando; meglio, a capire il fine che si è proposto colei che ha disposto: perché questo ufficio? come ha intenzione che io lo faccia, questo ufficio? Se c'è questa iniziativa, questa iniziativa come dev'esser fatta perché risponda pienamente ai desideri di chi ha disposto? Ecco, questo: entrare nella mente di chi dispone per capire bene tutto il comando e per impegnarsi a cercare tutti i mezzi onde eseguirlo il più perfettamente e col maggior risultato che è possibile. Sottomettere l'essere, in primo la mente. La mente a servizio di Dio, allora c'è, non solo le braccia, ma la mente a servizio di Dio.
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2.2. Il cuore. Amo questo? Lo amo non perché sia conforme alla mia tendenza naturale, ma lo amo perché piace al Signore. Lo farò come faceva la Madonna quando attendeva alla cucina, attendeva al bucato, attendeva alla pulizia di casa, attendeva a disporre nella casa, anche nelle stesse spese, nel governo della casa, nell'uscire, nelle visite che si riceveva, nelle visite che doveva fare. E tutto farlo nello spirito con cui Maria serviva a Gesù.
Amare perché è il volere di Dio, non altre ragioni. Eh, questo è più bello; questo mi mette un po' in vista; questo è troppo nascosto; quello mi ripugna, avrei desiderato altro; qui, e ben, mi rassegnerò, ma... Eh! allora... povere figliuole, lavorare senza merito, o con poco poco merito, faticare senza frutto. Non vi fa pena che un contadino butti il grano in un campo che si sa sicuro che non darà il frutto? Si butta via il seme. Oh, e questo seme renderà poco, perché è tutto ghiaioso quel terreno. Nascerà il grano, ma morirà presto la pianticella, perché non ha umore. Sì, metterci il cuore. Lo amo perché è il volere di Dio, sì. Ma qui non c'è la tal cosa, lì non c'è la tal altra. Io qui vorrei la luce a destra, ma io qui vorrei la luce a sinistra; ma io qui vorrei la tal macchina. Ma qualche volta bisognerebbe dire: io vorrei un'altra suora... Dunque, vedere bene, accettare tutto. Si potrà suggerire del meglio? Certo, con l'andare avanti, col proseguire del tempo si vedranno delle cose che sono anche utili a suggerirsi, se si possono fare.
Amare quello che è disposto, quello che piace al Signore. Ma amarlo con questo cuore, mirando bene, mirando bene a quello che Gesù ha detto: «Ero ignudo, mi avete vestito; avevo fame, mi avete dato da mangiare; avevo sete, mi avete portato da bere; ero infermo, mi avete curato; ero in carcere, mi avete visitato ecc.». «Ma quando, Signore, ti abbiamo visto affamato o assetato o in carcere o infermo e siamo venuti a servire? Quando è stato?». «Quando l'avete fatto al vostro fratello, alla sorella, l'avete fatto a me». Mihi fecisti1. Anche che sia il fratello più piccolo, che sia un bambino, anche che sia un sacerdote anziano, il quale non mostrerà, forse, la riconoscenza che voi vi aspettereste, ancorché quello che si fa non abbia risultato, non abbia successo; anche che troviate per la strada degli impedimenti per cui il risultato non è così abbondante come si sarebbe aspettato. Amarlo per Gesù. Amarlo per il premio. Per Gesù: è tua volontà. «Sono tua», dice la suora, Pia Discepola di Gesù Maestro, mica di un altro.
Nel matrimonio la persona si dà e diviene padrona l'altra persona. Erunt duo in carne una2: quindi due in un sol corpo, per indicare quanta profondità ci deve essere di donazione, di dedizione. Ma la profondità che vi è nella donazione dell'anima con Dio, è molto più forte. È una profondità - diciamo - più profonda, in sostanza. Perché Gesù non si contenta del corpo, che potrà essere vergine, e deve esserlo. Ma vuole la volontà, vuole il pensiero, anche. Guardate che amatore che egli è! E quanto ama! Fare una cosa sola di spirito3. Una vita nuova. Unità. «Vivo io, non più io, vive in me Gesù Cristo»4. Vivo io, ma vive in me Gesù Cristo. Si costituisce un'unità profonda. Quindi amore.
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2.3. La volontà, allora, le forze; sì. Farlo con grazia, con compitezza e tempestivamente.
3.[1.] Con grazia. Vi sono persone che san fare le cose con grazia, e anche una piccola cosa, un piccolo servizio, lo rendono gradito, piacevole. Persone che anche quando vi danno una cosa molto più importante, lo fanno così sgarbatamente che il dono, l'atto, resta poco gradito. Ma non parliamo del gradimento soltanto naturale per le persone, ma che sia gradita a Dio.
3.[2.] Poi con compitezza, e cioè aver cura delle cose, e poi dopo, sapere prevenire i bisogni. La donna non perde la sua tendenza e la sua disposizione naturale alla maternità; no. Deve sempre sentirsi madre. E quando non è madre in un senso naturale? Ecco, la suora è madre in senso soprannaturale: sullo stampo - diciamo - sull'esempio, sul modo di Maria che è nostra madre ed è la madre dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose. Quindi con compitezza.
3.3. Tempestivamente. Aver cura degli orari; sì, cura degli orari, cura del tempo, cura delle cose. Cura degli orari. Sempre ci predicavano: se voi fate aspettare cento persone, cinque minuti, fate perdere a cento persone cinque minuti e vuol dire 500 minuti perduti. Quante ore fanno, 500 diviso 60? Guardate un po'... Orari, quanto è possibile. Non si sarà perfetti, eh? Una volta il legno è verde e la minestra non bolle o vi saranno altre cause, perché la cucina è elettrica, è mancata la energia... Quando sta da noi, tempestivamente.
Tempestivamente le spese, ben fatte, con prudenza. E vi sono persone che sanno proprio spendere bene. E persone che non imparano questa prudenza, quest'arte umana, non sanno far la spesa né per quel che riguarda la cucina, né per quel che riguarda le stoffe, né per quel che riguarda i calzamenti, né per altre cose, comprese anche le macchine. Le provviste per tempo. La madre saggia, quella che è descritta là, nel libro: mulierem fortem quis inveniet1. E dice che i suoi servi, i servi che sono in casa, non si spaventano che si avvicini l'inverno: ha già provveduto la madre a preparare un doppio cambio di abiti più spessi, sufficienti per passare bene l'inverno. Prudenza, allora, in queste cose, anche con la prudenza umana. Tempestivamente, sì, tempestivamente. Oh, e non lasciarsi ingannare. Essere prudenti.
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Far la spesa è uno dei lavori, in casa, più difficili ed è uno dei lavori più utili alla casa e più meritori. Perché quanto più c'è da fare con uomini che, magari, non hanno spirito cristiano o hanno un'educazione così un po' volgare e un tratto, un parlare un po' volgare, allora occorre più sacrificio e quindi molte si schiverebbero da questo ufficio, eh? Ma è uno sbaglio, uno sbaglio. Guadagnare il massimo nella vita, oh! il massimo nella vita, che vuol dire: non scegliere quel che ci piace, ma quel che piace al Signore, quel che è più utile per la comunità. E Maria non andava a far le spese? no? Certo. E allora? San Giuseppe dava i soldi a Maria e Maria faceva le spese. E vi stupite? Andate a far le spese con Maria. E tutto dovete far con Maria, anche andare a dormire con Maria e cioè, con quello spirito: Signore, mi prendo il riposo per ricominciare domani mattina il mio servizio a vostra Maestà, a voi, o Signore. E tanto il riposo, la ricreazione, il cibo, per mantenerci nel servizio di Dio; ma noi dobbiamo aggiungere: per mantenerci nell'apostolato. Oh, dunque: con spirito soprannaturale.
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Secondo: con generosità. Le cose riescono quanto c'è di impegno e quando non c'è impegno, se uno facesse anche - diciamo - la cosa più santa della giornata: ascoltar la Messa e fare la comunione, è una cosa che ha solamente il merito che ha: freddezza, indifferenza, quasi sforzato. È l'amore generoso che cerca il Signore. Il Signore cerca chi si dà a lui con generosità, con prontezza, con amore, il Signore, sì. Non perdere i meriti, non perdere i meriti nella vita. È breve. Quanti vorrebbero e pagherebbero chi sa che cosa per allungarsi la vita di un giorno, di un anno ancora, quando si è anziani, quando il male incalza. Ma, e tu che hai perso tanto tempo, adesso vorresti un'ora, una giornata? Tempo in chiacchiere inutili e occuparti di quel che non ti spettava, che quindi è inutile quando non è anche male; tempo perduto in prolungare certi riposi; tempo perduto in fantasticherie e in distrazioni nella preghiera; tempo perduto perché le cose le facevi a metà; confessioni senza frutto. E poi non solo in questo modo, ma anche la prima maniera di perder tempo è di impiegarlo male, di far peccati. Oh, amore generoso, limitatamente a quelle forze, non è vero?
E le Costituzioni di ultima edizione intervengono anche con una prudenza la quale è conforme a carità, è conforme allo stesso spirito retto di umanità. Quindi, utilizziamo il tempo bene, tanto più se fossimo stati freddi, languidi nel passato, riconquistiamo con la generosità quello che abbiam perduto.
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Terzo: prudenza, in questi servizi: parlare breve: est est, non non1, come dice il Vangelo. Nessuna preferenza verso dell'uno o verso dell'altro. Nessuno incontro non assolutamente necessario. Ricordarsi delle ruote attraverso alle quali deve passare il cibo, il vestito, ecc., eccetto casi particolari.
Poi prudenza anche fra di voi, nel rispetto religioso tra di voi. Prudenza di tratto, prudenza di parole, sì, prudenza di comportamento e nella cucina e in camerata e nel laboratorio, in chiesa. E ci vuol tanto a stare attenti a certe cose. Vi sono persone che stan sempre attente. Il santo Cottolengo, veniva a parlargli una suora e la suora si metteva davanti al tavolino e lui si metteva un po' per traverso che guardava là; ecco. E va bene. E poi impiegava soltanto quel tempo che era necessario, poche parole. Ci vuole prudenza per parte vostra, perché vedete (non vi offendete, eh?...), ma è sempre stata Eva che ha cominciato... Ed è stata Maria che ha ristabilito l'ordine rotto da Eva. Divozione a Maria in questo. La prudenza. Virgo prudentissima. Invocarla, neh? Se comincia a entrare qualche cosa dentro, che è qualche cosa che disturba poi la preghiera oppure il sonno, qualche cosa perché si vorrebbe vedere, perché [dice] san Francesco di Sales: Quando si prolunga la conversazione senza motivo vero, che ci si ferma un minuto di più di quel che richiederebbe ciò che si deve dire e il posto in cui si deve stare... Prudenza. Eva imprudente, cadde. Stette a sentire troppo a lungo il diavolo. E quando il diavolo le propose una cosa che era vietata dal Signore, doveva subito dire: ab omni peccato, libera nos, Domine. Nessun peccato. Non star lì a dire: «Ma il Signore ce l'ha proibito e altrimenti incorriamo nella morte»2. Ma no, comincia a dir lui, quasi che il Signore fosse, diciamo, invidioso che essi avessero una sorte più alta, quindi diventassero simili a Dio.
Vigilare con chi vi mostra di volervi bene. I biglietti non scorrono. Le immagini scritte di dietro da questo o quello, è meglio che non passino. Ma è un'immagine. L'immagine va bene. Ciò che è scritto di dietro...; e sarà santa, ma il sentimento che ci si mette dentro è quello che dà il valore. Può anche essere che l'altro, perché è l'ultimo della fila, entrando in chiesa, vi porga l'acqua benedetta. Ma voi prendetela dalla sorella e non da lui e datela alla sorella, l'acqua benedetta, oh! Va bene. L'altro si vuol mettere in quell'angolo, voi guardate da quella parte. E si prendono l'appuntamento perché, magari, in quell'ora o c'è nessuno o... Sappiate chiudere anche le porte. Vi sono, però, le cose che si devono fare. E allora non diventiamo scrupolose, eh? che lo scrupolo è un disturbo che crea ancora tentazioni. Dunque, a posto. Per questa prudenza, bisogna che vi vogliate molto bene tra di voi. Servizio, silenziosità, garbo, tempestività. Ma poi che la vostra gioia la provate quando vi ritirate tra di voi o siete a tavola o fate un po' di ricreazione, oppure fate una conferenza, vi è la scuola di catechismo. La - diciamo - la espansività che avete, tutta lì. Poi non accettate certi servizi, non accettarli certi servizi che possono esservi richiesti e non accettare di essere una sola in una Casa. Così, quando avete da fare i viaggi, non essere mai uno ed una. Che se vi sono state delle necessità durante la guerra, ma adesso, queste necessità non ci sono più, in generale. Può, tuttavia, essere che ci sia un malato a cui bisogna andare con molta sollecitudine. Ci può essere una necessità straordinaria. Ma, prudenza sempre, sì. In queste cose siate molto aperte con Madre Maestra. Dite tutto ciò che trovate di impedimento oppure quello che per voi è un dubbio, se si possa, se si debba fare o tralasciare, sì.
Allora, essere prudenti con voi e tra di voi, anche, sì. Quando si arriva a una certa età, si sentono di più nel cuore tendenze, sentimenti, anche tra sorelle. Prudenza. Anche nella disposizione dei letti, nella disposizione delle camere, le Madri staranno sempre attente. Certe vicinanze bisogna evitarle; e nella camera, una o tre o cinque, o più ancora, secondo. Sempre prudenza, vigilanza, sì.
Oh, vedete, qui, per voi, c'è un genere di meriti che non hanno le altre Pie Discepole; non hanno questo genere di meriti, supponiamo, quelle che fan l'apostolato liturgico, perché dovete stare vicino, proprio materialmente, e prestare servizio e forma un pericolo nuovo. Allora, trovarsi in quella condizione per obbedienza e per vocazione, e fare bene, vuol dire un nuovo genere di meriti che continuerete ad acquistare, forse, per tutta la vita; sì. Oh, guardate già a molte suore che vi han preceduto e che vi han lasciato esempio. Persone che, magari, sono ancora viventi ed altre che sono già passate al premio.
Il Signore vi ricompensi tanto di tutta la carità che avrete in questo vostro ufficio e poi vi consoli con il pensiero di aver parte ai frutti del ministero sacerdotale, ai meriti che il sacerdote compie; sì.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 23/c (= cassetta 53/a). - Per la datazione, cf PM: «Considerarvi, come ho detto stamattina, collaboratrici del sacerdozio» (cf PM in c212). - dAS e dAC e VV (cf c200).

2 Mt 11,26.

3 Imitazione di Cristo, libro III, 49,2.

4 In realtà il Vangelo dice che il secondo rispose: «Non ne ho voglia», ma poi, pentitosi, ci andò (cf Mt 21,28ss).

1 Cf Mt 25,35ss.

2 Cf Gn 2,24.

3 Cf 1Cor 6,17.

4 Gal 2,20

1 Prv 31,10ss.

1 Mt 5,37.

2 Cf Gn 3,1ss.