Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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27. LE COSTITUZIONI: OBBLIGATORIETÀ
Esercizi Spirituali alle Pie Discepole del Divin Maestro addette all'apostolato liturgico.
Roma, Via Portuense 739, ... agosto 19581
Èutile facendo l'esame sulle Costituzioni, tener presente quello che dispone l'ultimo capitolo e cioè, quello che riguarda le Costituzioni stesse. Nelle Costituzioni vi sono cose che obbligano sotto pena di peccato e vi sono cose che non obbligano sotto pena di peccato?
Bisogna subito notare che se le Costituzioni si componessero di 500 articoli, il 90%, e quindi, 450, sono di diritto comune: diritto canonico, diritto naturale, diritto ecclesiastico. E poi hanno l'obbligo che trovano e che avevano in riguardo alla vita cristiana.
[1)] «Le prescrizioni che riferiscono le leggi divine ed ecclesiastiche, ritengono l'obbligo che hanno di per sé stesse»2.
Le leggi divine ed ecclesiastiche: e quindi tutto ciò che viene dal Vangelo, dalla Rivelazione e tutto ciò che viene dal Diritto Canonico obbliga sotto pena di peccato. Non bisogna cadere nell'errore: le Costituzioni non obbligano sotto pena di peccato. Questo errore ha già portato tanti inconvenienti. Allora non si capisce più, ad esempio, l'obbligo naturale che c'è in una società.
Le Congregazioni son tutte società o Famiglie religiose, che è la stessa cosa, perché la famiglia è anche una società, società domestica. E in ogni società vi sono i membri, vi sono i mezzi, vi sono le persone rivestite di autorità, vi sono obblighi. Se, per esempio, una si dispensa dal lavoro, quindi non contribuisce, per la sua parte, quanto può, alla Congregazione, manca a un dovere naturale che è più ancora che il dovere cristiano, e più ancora che il dovere ecclesiastico o canonico. Lavorare moralmente quanto si può, risparmiare, rispettare le cose dell'Istituto, la cura moderata della salute, l'occupare il tempo, il rispetto a tutte le cose che appartengono all'Istituto, l'impegno a produrre e l'obbligo di lasciare all'Istituto il provento delle proprie fatiche e delle proprie industrie: non obbliga sotto pena di peccato. Questo sarebbe un errore pernicioso.
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2) «Le prescrizioni riguardanti i voti o sia che ne determinano la materia remota e prossima e stabiliscono il modo di osservarli, obbligano come i voti stessi»1.
Riguardanti i voti. Per esempio: le prescrizioni rispetto alla clausura. Perché una è al Centro non può mica permettersi ogni viaggio, oppure andare con facilità in giro per la città o fare relazioni che non sono proprie: o perché spettano ai Superiori, alle Madri o perché vi è l'obbligo di conservare i propri segreti dell'Istituto.
Chi sa come stiamo sopra agli obblighi dei segreti, per ogni parte, non solamente per i segreti di confidenza, ma anche per tutto quello che porterebbe o una diminuzione di stima all'Istituto stesso oppure porterebbe un disgusto alle persone e poi potrebbe anche causare delle conseguenze disgustose per tutti. Non voglio accennare solamente a quel che riguarda il costo delle cose, quello che è avvenuto, oppure si pensa che dovrà avvenire nella Congregazione. Chi sa come non si pensi all'obbligo dei segreti. È proprio una cosa (me lo lasciate dire?) che si trasgredisce molto. Il segreto è una legge naturale che è più grave che la legge del far Pasqua, che è divina ed ecclesiastica, quando si tratta di segreti veri, ecco.
Non ci si può andare a consigliare con chiunque, perché, o che non conoscono l'Istituto o perché... Vedete che la Chiesa è molto attenta a dare i confessori, mentre che rispetta la libertà, non permette l'abuso che ci può essere. E poi la confessione è confessione e le chiacchiere sono chiacchiere, invece. Quindi, mentre che è permessa la libertà della confessione, non son permesse le chiacchiere che possono essere a danno. Poi, la suora si fa del male, perché si mette fuori dello spirito e la sua vita non è più così bella e non è quella adatta per la propria santificazione; ecco. Perché la santificazione, fatta la Professione, è quella delle Costituzioni. Per conservare l'unità di spirito si deve vigilare da parte di chi ha l'obbligo per dare i predicatori, i confessori agli Istituti, appunto per conservare l'unità di spirito, di formazione. Quanto più, poi, quando non si tratta di confessori o di predicatori. Quindi le prescrizioni riguardanti i voti, la clausura, ad esempio: non si può andare in giro, prendere il treno qualunque volta che si vuole. E ci vuole una dipendenza. I casi particolari, poi, devono essere risolti dalle Madri stesse.
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«O sia che determinano materia remota e prossima»1, dei voti. Ad esempio: che il denaro ricevuto al Centro debba essere portato in casa e non si possa fare una seconda Casa nella Casa, cioè una duplice amministrazione. E questo secondo che vi viene detto dalla Madre Maestra, ma la duplice amministrazione non può esserci. Si possono fare delle spese in quella maniera per cui risulti un'unica amministrazione.
«Stabiliscono il modo di osservarli»2. Le regole che stabiliscono il modo di osservare la povertà, l'obbedienza, hanno l'obbligo del voto, perché appartiene al voto la materia remota e prossima del voto stesso.
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3) «Le prescrizioni che riguardano il governo e le norme fondamentali che ne determinano le funzioni necessarie»1.
E per esempio: tutto quello che stabilisce il governo delle Case e cioè, quello che c'è nel capitolo ottavo della parte terza: le Case. Tutto quello obbliga. Non può mica ammettersi alla vestizione o al noviziato qualunque persona. Si devono fare i Consigli e ci devono essere le relazioni e le relazioni esatte e coscienziose perché il Consiglio possa prender le decisioni, quanto è possibile, illuminate.
«E i doveri e gli uffici per mezzo dei quali il governo si esercita»1. Ad esempio: le visite alle Case. Oh, quello che riguarda, poi, la parte economica.
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«Parimenti le prescrizioni che stabiliscono e consacrano la natura, lo spirito e il fine speciale della Congregazione»4.
«La natura». Perciò non si può cambiar l'apostolato senza l'autorizzazione della Santa Sede.
«Lo spirito». Lo spirito è quello che risulta dalle Costituzioni e dalle tradizioni e che sempre è stato vissuto nell'Istituto.
«Il fine speciale della Congregazione». E cioè, che in primo luogo, le suore Pie Discepole sono per il servizio sacerdotale; poi, formati i sacerdoti, questi ci danno l'Eucarestia e allora viene l'apostolato eucaristico. In terzo luogo, poi, quello che rende più solenni le funzioni ed è quindi, il servizio liturgico. Bisogna tenere fermo in quello. Quello è l'ordine. E lo spirito per cui, è il fine per cui si è iniziato l'Istituto. Non si può mica, ad un punto, perché una pensa diversamente, cambiare le cose senza che si cambi la natura.
«Tutte obbligano in coscienza secondo la gravità della materia»2. Queste cose fino a qui. E son ben pochi gli articoli che entrano, poi, in quello che c'è dopo.
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[4)] «Le prescrizioni puramente disciplinari o ascetiche, che non sono incluse nei numeri precedenti, per sé non obbligano direttamente sotto reato di colpa»1.
Le prescrizioni puramente disciplinari. Ma queste sono abbastanza poche. E poi le prescrizioni ascetiche. Supponiamo, il modo di fare l'esame di coscienza, dell'ordine della Visita. Tuttavia, sebbene queste prescrizioni puramente disciplinari o ascetiche non obblighino, per sé, direttamente sotto pena di colpa:
«Tuttavia: in caso di trasgressione, obbligano la religiosa alla pena che venisse loro legittimamente imposta»2, appunto perché porterebbe un disordine e una divisione di idee e di spirito.
Poi: «Tali prescrizioni sono materia del voto e della virtù dell'obbedienza e perciò possono essere comandate come obbligatorie in coscienza»3, perché c'è l'obbedienza. Sono materia del voto e della virtù dell'obbedienza.
«La violazione di esse, per disprezzo formale, costituisce sempre peccato»4. Quel lì che cosa conta? Che cosa le è venuto in testa a quella Madre di disporre così? E allora il disprezzo è formale, costituisce sempre peccato.
«La religiosa che trasgredisce queste prescrizioni per un motivo o fine non retto, oppure con scandalo (perché trascina anche altre alla indisciplinatezza) o con pericolo di portare alla rilassatezza della disciplina e osservanza religiosa, pecca contro le relative virtù»5.
Vi prego di considerare attentamente ché vi sono tanti inconvenienti a cui non si dà importanza e alle quali cose, al giudizio di Dio, poi, come possiamo rispondere? Qui possiamo, con qualche frase, magari, liberarsi come da incomodi, da certe prescrizioni. Ma non ci liberano poi mica, davanti al giudizio di Dio dal rispondere di esse. Non accumulare il purgatorio, eh? Le prime cose non si tratta solamente del purgatorio, le prime cose lette. In ultimo qui, invece, la cosa starebbe un po' diversa, eccetto che ci entri il disprezzo formale, allora...
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Oh, bisogna, poi, allora, che vediamo un momento un altro capitolo: 175 (pagina). E passiamo sopra i primi articoli. Veniamo al n. 366:
«Le Superiore preposte alla direzione delle Case, siano2formate che non formate, devono essere religiose professe con voti perpetui, distinte per virtù, cultura intellettuale e prudenza»2. Oh, poi, che stanno per un triennio ecc.3
E 369: «È dovere delle Superiore locali provvedere al bene delle persone, delle opere e delle cose affidate alle sue cure promuovendo la osservanza regolare delle Costituzioni, della pietà, vigilando affinché tutte le suore attendono bene alla propria santificazione e al disimpegno dei propri doveri»4.
Soggetto alle Superiori locali è anche l'apostolato e quindi la Superiora ha il dovere e il diritto di guidarlo, nella misura che si deve guidare. Alle volte è più istruita in quell'apostolato, alle volte, meno. Però, in ogni caso, o per sé o per mezzo di una persona competente, seguirà l'apostolato e perciò, o perché conosce o perché le cose le vengono fatte conoscere, potrà sempre e dovrà dare disposizioni. E poi, queste disposizioni si devono accettare. È come se dovesse, una, fare scuola: si dà il programma in principio dell'anno, ma poi le Madri devono vedere come viene svolto, non insistendo ogni giorno sopra quello che fa la maestra in classe, ma tenendosi sufficientemente al corrente per intervenire, per aiutare, per incoraggiare, per correggere, secondo i casi.
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Poi, circa l'istruzione
[1)] «La conoscenza e l'osservanza delle leggi della Chiesa, dei decreti nuovi della Santa Sede che riguardano le religiose»1.
2) «Che almeno due volte all'anno le Costituzioni siano lette pubblicamente in giorni stabiliti, come si deve fare anche per i decreti di cui la Santa Sede prescrive la lettura»2. Ora sono pochi questi decreti, ma qualcheduno ancora vi è ed è in vigore, come quello che riguarda la comunione frequente3.
Questa lettura delle Costituzioni va fatta pubblicamente, dice4. Ma poi c'è la meditazione delle Costituzioni: quello interessa ogni persona, poi, perché è il principale libro che si ha da consultare, da meditare. È il Vangelo applicato alla vita particolare dell'Istituto. Non è così prescritta la lettura del Vangelo come la lettura delle Costituzioni. Come non è prescritto che uno legga il Vangelo, ma è prescritto che uno studi il catechismo. Perché prima c'è l'insegnamento della Chiesa, prima che la Scrittura. E poi c'è prima l'insegnamento delle Costituzioni che il testo del Vangelo. Perché il Vangelo è generale, ma qui è già ridotto ed applicato ai casi particolari dell'Istituto e del suo apostolato5.
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[3)] «Che ogni mese si abbiano, almeno due esortazioni pie a tutte, fatte a viva voce e che in tutte le Case ogni settimana vi siano due ore di catechismo o religione, a tutte»1.
«La Superiora locale può dispensare le suore individualmente e non l'intera comunità per qualche prescrizione delle Costituzioni»2. Cosa disciplinare, come la lettura a tavola, per qualche volta.
«La Superiora locale deve vigilare con massima cura e materna bontà sulle suore giovani di voti temporanei in modo da rendere più perfetta la loro formazione»3. Quindi, quando escono dal noviziato che trovino un ambiente accogliente e un ambiente edificante in cui quello che hanno imparato nel noviziato possa essere applicato.
«Hanno l'obbligo di dimorare nella propria casa, ecc.»4.
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Oh, nelle Case, poi, l'amministrazione occorre curare. L'amministrazione, la quale ha le sue regole e nella amministrazione si ha da procedere con prudenza. Non prender degli impegni che poi non si è sicuri di potere soddisfare. Non fare acquisti impensati o imprudenti, esagerati. Vigilare, vigilare soprattutto. E poi vigilare sopra i Centri affinché le persone che sono al Centro possono attendere, in primo luogo, alla propria santificazione e si osservi tutto quel complesso di norme che riguardano la castità e la prudenza e non si prendano relazioni e non si vada fuori a pranzo, se non vi è un caso straordinario. E scambi di regali o di biglietti o di lettere e fosse anche di immagini o di fotografie, non si facciano. La suora è di Gesù. E nessuno la tocchi, perché tocca quel che è di Gesù. Ma anche la suora non si sfoga, è di Gesù e si conservi intieramente a Gesù.
I Centri sono la faccia della Congregazione, la mostra esterna della Congregazione. Allora ognuno sentirà la responsabilità di presentare, col suo modo di fare, di trattare, ecc., rappresenti bene la Congregazione, sia per dovere verso la Congregazione, sia anche in riguardo alla possibilità di vocazioni. Vi sono poi le altre cose che sono particolari, queste già si sanno.
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«Altra opera di apostolato (che sarebbe la terza) è la preparazione di quanto serve al culto divino, a rendere più decorosa la chiesa, sede di Gesù eucaristico e ad alimentar la pietà dei fedeli. Esse attenderanno, quindi, alla confezione dei paramenti sacri, biancheria per l'altare, ostie e vino per la Santa Messa, candele di cera, statue, immagini, ecc.»1.
Questo importa che ci sia veramente lo zelo della casa di Dio. Oh, tenere l'apostolato in quello che è la linea retta della liturgia e in quello che promuove la pietà vera. S'introducono sempre degli abusi nel culto che poi fanno perdere la divozione. Costruiscono la grotta di Lourdes in chiesa. Ma non si può! Ci sono tante cose che... gli oggetti sacri finiscono col diventar giocattoli. Ma la serietà, la dignità! Abbiamo da promuovere il culto di Dio e la vera pietà nei fedeli! La intendono così male! Credono che la divozione a un santo basti, alle volte, o perché hanno con sé un oggetto sacro. Ma! vigilare sopra queste cose. Non coltiviamo una falsa pietà nei fedeli.
Quest'oggi, a tavola, abbiam sempre parlato di questo argomento (non riferendosi alle Pie Discepole, eh?), ma degli abusi che avvengono in riguardo al culto per cui si coltiva una falsa pietà, per cui, dopo, il culto viene una cosa come quasi ridicola davanti agli altri e poi, a un certo punto, non lo si segue più e si dimentica che l'essenziale è di confessarsi e comunicarsi e cioè: distaccarsi dal peccato e unirsi a Gesù Cristo. E tutte le altre cose sono dei mezzi, son tutti mezzi per stabilire l'unione con Gesù Cristo e distaccarsi dal peccato.
Meditarle le cose davanti alla Santissima Eucarestia, nelle Visite. Un apostolato così conforme alla Chiesa, come l'apostolato liturgico e così utile per le anime, compierlo con mani delicate, con cuore puro, con spirito di fede. Occorre meditare bene quanto vi viene scritto nelle circolari a questo riguardo, oppure che viene detto nelle visite. Non attaccarci alle nostre idee. Non ha da trionfare il nostro concetto. Noi abbiamo da guardare alla Chiesa e, in secondo luogo, presentare le cose con gusto artistico, quanto si può.
La liturgia è la terza parte della religione e compendia i mezzi di grazia, i mezzi con cui il Signore comunica la grazia alle anime. E allora, quanta è la dignità di chi serve la Chiesa in questo campo! Ma quanta la responsabilità! quanta la responsabilità!
Oh, le altre cose, a questo riguardo, sono già state certamente dette o verranno ancora dette in questi giorni santi. Vi sono proprio ancora idee da correggere, ecco. E non vi parlo così, eh! per sentito dire o perché si vuole soltanto occupare mezz'ora, ma perché lo si vede, sia quando uno si reca sul posto, oppure si vede dalle lettere. Oh, la Congregazione, anche a questo riguardo, progredisce e lo spirito della liturgia e le cose liturgiche vengono sempre più penetrate, anche per gli studi che si fanno. Allora, ecco, davanti a Gesù, durante le Visite, metterci a servizio suo, a rendere bella la casa di Dio: dilexi decorem domus tuae2: ho amato il decoro della tua Chiesa, o Signore, poter dire al fine della vita, sì. Entrare bene nello spirito. Ma nessuna si creda di saperne abbastanza. Facilmente ci si ferma e ci si compiace dei risultati ottenuti e, qualche volta, sono risultati discutibili. Vigiliamo. Principalmente trattarne con Gesù, perché tutto deve servire a Gesù: il tabernacolo è il centro della Chiesa, che è il centro della religione, e di lì ci verrà luce. Poi il Signore non parla e ispira direttamente tante cose. Tante cose le apprendiamo da chi ci guida. E le encicliche, poi, sopra la sacra liturgia sono anche abbastanza chiare e in molte cose c'é una profondità che non è tanto facile scandagliare3. Ma nel complesso, la Congregazione, sia per gli studi, sia per la esperienza e sia per la pietà che vi è nei membri, va sempre più uniformandosi allo spirito della Chiesa e così va sempre più facendo quello che è conforme alle buone regole dell'arte.
Vi sono tante cose in arte che adesso... piuttosto c'è una pretesa di arte. Le cose che piaceranno per dieci anni! Bisogna prendere un'arte che dura! E l'arte che dura è conforme alla natura. E l'arte sacra è quella che è conforme alla natura e all'insegnamento della Chiesa. Avanti, dunque, in letizia, in grande pietà eucaristica.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 24/b (= cassetta 54/b). - Per la datazione, cf PM: «I Centri sono la faccia della Congregazione...» (cf VV in c237). - dAS (cf c237).

2 Costituzioni delle PD (1960), art. 502,1, non ancora pubblicate (cf c237).

1 Costituzioni delle PD (1960), art.502,2.

1 Costituzioni delle PD (1960), art. 502, 2.

2 Costituzioni delle PD (1960), art. 502, 2.

1 Costituzioni delle PD (1960), art. 502,3.

1 Costituzioni delle PD (1960), art. 502,3.

2 Costituzioni delle PD (1960), art. 502,3.

1 Costituzioni delle PD (1960), art. 502, 4.

2 Costituzioni delle PD (1960), art. 502, 4 a.

3 Costituzioni delle PD (1960), art. 502, 4 b.

4 Costituzioni delle PD (1960), art. 502, 4 c.

5 Costituzioni delle PD (1960), art. 502, 4d.

1 Costituzioni delle PD (1948), art. 366.

2 Ib. art. 367.

3 Ib. art. 369.

1 Costituzioni delle PD (1948), art. 370,1.

2 Costituzioni delle PD (1948), art. 370,2.

3 Cf DS 3375-3383.

4 Costituzioni delle PD (1948), art. 370,2.

5 Queste espressioni sono poco chiare e, forse, possono lasciare perplessi, ma per chi ha una certa familiarità con il linguaggio di don Alberione intende il suo pensiero nel senso vero, ossia: la Sacra Scrittura deve essere interpretata alla luce dell'insegnamento del Magistero della Chiesa.

1 Costituzioni delle PD (1948) art. 370,3.

2 Costituzioni delle PD (1948) art. 371.

3 Costituzioni delle PD (1948) art. 372.

4 Costituzioni delle PD (1948) art. 373.

1 Costituzioni delle PD (1948) art.212.

2 Sal 25,8.

3 Cf La Liturgia, Roma, EP 1959 e 1962 (N. 8 della collana, Insegnamenti Pontifici).