Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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26. L'ESAME DI COSCIENZA SULLE COSTITUZIONI
Esercizi Spirituali alle Pie Discepole del Divin Maestro addette all'apostolato liturgico.
Roma, Via Portuense 739, 3 agosto 19581
Negli Esercizi Spirituali si dà uno sguardo generale alla vita, alla vita che si è già trascorsa e poi uno sguardo alla vita che s'intende di trascorrere secondo il dono che ci farà il Signore, del tempo. Quindi l'esame di coscienza del corso degli Esercizi Spirituali è diverso dall'esame di coscienza della settimana, per confessarsi, e del giorno, per chiudere bene la giornata. È uno sguardo generale per considerare a che misura, a che punto siamo arrivati nella via della perfezione, quando, s'intende, si è già fatta la Professione da qualche tempo, almeno da un anno o da qualche anno.
Al noviziato si chiude la vita giovanile con la confessione generale. Si fa, talora, prima della vestizione, talora all'entrata in noviziato o almeno prima della Professione. Allora si chiude il periodo primo della vita, ci si mette bene in regola con Dio: Adesso parto di qua. Finora era la via ordinaria del buon cristiano, la via in cui bastava aver la fede del buon cristiano, la speranza del buon cristiano, la carità del buon cristiano. Di lì in avanti, una fede diversa, una speranza diversa, una carità diversa.
Parlando della speranza, finora mi bastavano le opere buone nell'osservanza dei comandamenti, di lì in avanti mi occorre anche di fare le opere buone seguendo i consigli evangelici e l'apostolato proprio della Congregazione. E parlando della fede, bisogna che la fede sia più larga e comprenda anche tutti i fondamenti della vita religiosa che sono fondamenti evangelici. E parlando della carità, fino ad essere intieramente di Dio, non più cuore diviso, l'unione sempre più stretta col Signore fino a poter dire in senso totale: «vi amo con tutto il cuore sopra ogni cosa».
Il secolare, il buon cristiano divisus est2; il religioso, la religiosa, no, non hanno divisioni. Secondo le parole della Professione: «Tutto» mi dono, tutto. Riservo niente. «Mi dono, offro e consacro»3. Emessa la Professione, il dovere sostanziale è questo: tendere alla perfezione.
L'esame di coscienza ha una direttiva. Prima della Professione si poteva fare l'esame di coscienza sopra quei formulari che si distribuiscono ai cristiani per prepararsi alla confessione pasquale; ai ragazzi, per fare l'esame di coscienza per confessarsi, formulari che si incontrano, alle volte, nei libri di pietà o che pure il parroco, il catechista, presentavano così, a voce, secondo un certo ordine, particolarmente l'esame sui comandamenti.
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L'esame di coscienza della religiosa è sopra le Costituzioni. L'esame di coscienza della religiosa si deve fare sopra l'indice delle Costituzioni, perché quella è la via della perfezione, si è scelta la via della perfezione, la quale via della perfezione sta nella consacrazione totale a Dio, cioè, nella vita religiosa. Ma poi gli Istituti hanno diversità tra di loro, particolarità tra di loro, diversamente dovrebbe essere un solo Istituto religioso, ma ve ne sono tanti. Se si vive la vita religiosa del proprio Istituto e se si vive l'apostolato del proprio Istituto, le particolarità delle Costituzioni del proprio Istituto, lo spirito del proprio Istituto; se questo Istituto si ama come la strada della salvezza, se si amano le Costituzioni, se si amano gli usi della Congregazione, se si amano la direzione, le sorelle, le vocazioni e le abitudini, gli orari, tutto quello che si trova nell'Istituto...
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Oh, quando si perde l'amore all'Istituto, allora si perde la vocazione, perché la vocazione è una simpatia, è una propensione, è un desiderio, un amore a quella data vita. Il formare la vocazione sta nell'affetto, nell'attaccamento alla propria Congregazione. Quando si perde questo, si perde l'anima della vocazione, rimarrà l'abito, rimarrà il nome, e la persona va, viene, viene ancora chiamata con quel determinato nome: suora tale, ma non è, non è. Quando, invece, vi è in lei questo attaccamento alla Congregazione e a tutto quel che è della Congregazione, allora vi è l'anima della vocazione, diversamente c'è solo più il corpo.
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Allora l'esame di coscienza va fatto sulle Costituzioni. Fatta la Professione si è scelta la via della santificazione. È quella. Se si segue quella, si fa la strada della perfezione, che vuol dire corrispondere alla vocazione. Se non si fa quella via, se non si conserva sempre più intensamente vivo l'attaccamento all'Istituto, non si fa quella via. E allora non si raggiunge il fine per cui il Signore ha dato la vocazione e vocazione particolare. L'esame di coscienza dovrebbe esser fatto - ho detto - sopra le Costituzioni, poiché fatta la Professione o che ci si santifica in quella Professione, nell'osservanza, cioè, di quelle Costituzioni o che la suora non si farà mai più santa, mai più. Perché, che cosa succede? Che può essere che la persona si riduca a far le confessioni come una buona donna del mondo: è buona, buona cristiana. Eh, ma la confessione buona della religiosa non è la confessione di una buona cristiana, è sulle Costituzioni. Io ho l'impegno massimo di tendere alla perfezione1: lavoro? m'impegno? ci metto le forze? A che punto sono nella mia vita? io a che punto sono nel compimento del volere di Dio? vado arricchendomi di meriti e veramente io raggiungo, poco per volta, conquiste nuove di virtù? faccio progressi?
Ecco, la vita passa. La predica, più che da me, è fatta da questo quadro, in cui guardiamo le persone che già ci hanno precedute nell'eternità. A che punto siamo? Come va la nostra vita? Se si chiudesse adesso, come ci sentiremmo, quali sentimenti avremmo prima del transito? nella nostra ultima infermità? È uno sguardo generale: Vivo la vocazione: e allora mi faccio davvero santa, può dir la religiosa. Non vivo la vocazione, cioè, l'attaccamento agli usi, alle Costituzioni, alle abitudini, allo spirito, alle Superiore, alle sorelle, alle Costituzioni e tutto quel che forma la vita, compreso sicuramente l'apostolato; ecco. Ognuno si giudica, cercando di giudicarsi come [se] si trovasse in punto di morte. Quello è l'esame di coscienza. Ognuna si giudica come prevede che sarà giudicata nel presentarsi a Gesù Cristo Giudice, il quale farà una gran luce nell'anima, in cui l'anima vedrà ciò che doveva fare e che impegni aveva preso e che grazie aveva e se ha corrisposto e il bene che ha fatto; o se non ha corrisposto, il male che ha fatto, il bene che ha tralasciato, il bene fatto male, ecco.
Bisogna proprio fare una separazione netta fra l'esame, dico, per confessarsi, quando si è fatto la confessione generale per la Professione, dalle confessioni seguenti. Prima, i doveri cristiani, i comandamenti di Dio; ora che avete detto: Questo ho sempre fatto, cioè, ho sempre adempito i comandamenti, perciò ho avuto l'ardire di chiedere al Signore la vita perfetta, i doveri nuovi e ho avuto l'ardire di prendermi questo incarico, di amare di più il Signore, di amare solo lui e di vivere unita a lui, ora, a che punto sono? Ecco. Un gran premio ti è promesso, certo. Ma io me lo merito? Giorno per giorno?
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Il fine: gloria di Dio e santificazione dei membri.
Si tende alla gloria di Dio, proprio? E si tende alla perfezione? E i mezzi quali sono? Pratica dei voti. Come stai sulla povertà? Come stai sulla castità? Come stai sull'obbedienza? Nella perfetta vita comune? E alle volte si rompe e si scioglie, si bistratta la vita comune: giudizi, divisioni, partiti... «A norma dei sacri canoni e delle presenti Costituzioni»1. Poi:
Il fine speciale: onorare la persona di Gesù Cristo, Divino Maestro nella Santissima Eucarestia2.
Come si onora? e per quali fini si prega? e quali sono gli apostolati singoli: l'adorazione, il servizio sacerdotale, il servizio liturgico alla Chiesa? Ordinar la pietà e tutta la vita e ordinare i pensieri, i sentimenti, l'attività, nella divozione a Gesù Maestro. E qui viene il punto dell'attaccamento.
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Poi, se si va al secondo capitolo:
I Membri.
E quale lavoro si fa per cercar le vocazioni? per formar le vocazioni, per escludere dalle Case di formazione i membri che non dan buon esempio, come dicono due, tre volte le Costituzioni?3 Entrare in una Congregazione significa entrare in una società o Famiglia religiosa o Istituto religioso, sempre la stessa cosa. Il nome più bello è: Famiglia religiosa modellata sulla santa Famiglia di Nazaret. E allora gli interessi dell'anima, della persona religiosa si concentrano tutti negli interessi dell'Istituto e, attraverso all'Istituto, gli interessi della Chiesa e della gloria di Dio.
Quanto si è amato l'abito? con quale rispetto e devozione si è portato? Quale ordine si conserva in casa, quale dipendenza? L'ordine esterno di andare prima in chiesa, ad esempio, o stare, in secondo luogo, è qualche cosa che indica la posizione interiore dello spirito. E c'è sempre quell'umiltà che deve accompagnare anche questi atti materiali, questi atti che sembrerebbero soltanto avere un'esteriorità?
Idoneità dei soggetti.
Sì, i soggetti devono avere certe qualità. Sappiamo, che non possono essere ammessi validamente certe persone con certi difetti e non possono essere ammesse lecitamente altre persone, pure potendosi ammettere validamente2. E quale cura, allora, si ha nella scelta? E nel dubbio, si escludono sempre le incerte? le vocazioni, cioè, per cui si ha un dubbio serio, vero? Poiché l'Istituto deve prima avere la carità verso la comunità, perché è carità obbligatoria e generale, mentre la carità verso di una persona è particolare.
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Come si compie il postulato? E che esempio si dà nelle Case dove vi sono le postulanti? le aspiranti? Nell'ammissione al noviziato, la scelta è buona? E tutte contribuiscono a dare il buon esempio alla formazione, in Casa, perché tutto progredisca? progredisca nello spirito della Pia Discepola? Il buon esempio, la preghiera, anche qualche volta, la sofferenza. Specialmente la vita interiore,l'osservanza, l'attaccamento all'Istituto.
Vi sono le persone, in comunità, che hanno l'ufficio di consigliare; altre che han l'ufficio di aiutare le novizie; altre che han l'ufficio di formare le postulanti; però nessuna è dispensata da contribuire, nella maniera che è possibile, cioè con la preghiera, col buon esempio, col parlare assennato e col mostrarsi generose e sempre attaccate alla Congregazione. Tutte contribuire. È più l'ambiente, alle volte, che non quello che può dire la Maestra delle novizie, supponiamo, che influiscono sopra l'animo. Diciamo: andate in clima sano, perché se il clima non è sano, è umido, è cattivo... alle volte si prendono medicine e medicine, e si va da un medico e da un altro, ma la persona non gode buona salute. Quando il clima è sano, meno medicine e meno medici. E così, se il clima dell'Istituto, della Casa, è sano, (sano vuol dire, veramente tutto uniformato alle Costituzioni, allo spirito delle Costituzioni, particolarmente), allora vi è una formazione che vien dal clima.
La Maestra delle novizie potrà parlar mezz'ora, ma l'ambiente parla tutto il giorno, perché tutto il giorno si incontrano suore. E pensiamo se resta più efficace la esortazione della Maestra, per quanto dica bene, per quanto sappia inculcare lo spirito della Pia Discepola, se è più efficace quel suo lavoro o è più efficace l'ambiente. Ma non dovrebbero guardar me. Oh, e bisognerebbe che non ti vedessero. Ma finché tu hai un corpo e un abito ti vedono. Eh, ma loro son novizie. E tu, essendo religiosa da vari anni, devi aver progredito molto di più delle novizie, esser molto più santa. Esse fanno i primi passi. Si può dire che sono religiose con le dande, come le mamme quando fanno imparare le bambine a camminare, come le guidano. E avranno un anno, due di comunità, perché un anno di postulato ecc., avranno anche tre anni, ma tu che ne hai sei? che ne hai dodici? che ne hai 24? come devi camminare? e come devi mostrar di aver camminato, profittato degli anni?
Il contributo al noviziato è obbligo da parte di tutte le suore che sono in Congregazione, ma particolarmente di quelle che convivono nella Casa del noviziato. Se poi ai Centri ci sono delle figliole o che non hanno ancor l'abito o che hanno appena l'abito, non sono ancora professe, allora è anche un contributo importante, perché s'impari a fare il proprio ufficio, cioè, l'apostolato liturgico, lo spirito dell'apostolato liturgico.
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Oh, vi è poi quello che forma l'essenziale nella vita religiosa:
La Professione, la quale nella sua espressione dice tutto. E che cosa e quali sono le parole? Si vive la professione «Ad onore della Santissima Trinità, di Gesù Cristo, Divino Maestro, di Maria, Regina degli Apostoli, di san Paolo apostolo»? Ci sono le tre divozioni nel cuore? E «per la santificazione dell'anima e del prossimo»? Si hanno questi due fini che guidano tutta l'attività, tutta la giornata? E «con l'aiuto della grazia divina», perché se ci vuol la grazia per osservare i comandamenti, ci vuole molta più grazia a osservare i consigli; quindi, più preghiera. Poi la forza e il centro: «offro, dono, consacro tutta me stessa a Dio; ed emetto i santi voti di obbedienza, castità e povertà secondo le Costituzioni», ecc.1. Che significa: vivere tutta la vita comune, non solo a tavola perché si mangia la stessa minestra, ma l'unione di spiriti, di menti, di azione, di usi, di orari, di pietà, ecc. Quando poi si è arrivate a questo punto, nell'esame di coscienza, allora, si passa ai voti.
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E prima, il voto e virtù di obbedienza che è il principale e in esso, voto di obbedienza, si riassume poi veramente tutta la vita religiosa, perché chi osserva l'obbedienza non si mette anche nei pericoli riguardo alla castità. E chi osserva l'obbedienza di conseguenza pratica la povertà, perché tutto viene fatto in uniformità alle Costituzioni allora, e cioè nell'obbedienza alle Costituzioni.
Voto e virtù di castità. Particolarità sarebbero da dirsi a questo riguardo, ma io penso che le abbiate sentite o che le sentirete. E certamente ognuna avrà ricordato l'avviso del Maestro Divino: Vigilate et orate1.
E poi il voto e la virtù di povertà.
Oh, e gli effetti della Professione? Gli effetti sono questi, in primo luogo: che l'anima si dona a Dio e tronca ogni pensiero di famiglia. Si dona a Dio, la persona. Poi, effetto della Professione: una maggiore effusione di grazia da parte di Dio, all'anima. Effetto della Professione: che si raddoppiano i meriti, perché, se prima vincendo una tentazione contro la castità, guadagnavi un merito, esercitavi la virtù della castità, ora, dopo la Professione, cacciando una tentazione, eserciti la virtù della castità, sì, ancora, ma oltre a quella, la virtù della religione per cui ti sei obbligata all'osservanza del voto. Così è di tutto il complesso della vita. È preziosa la giornata della Discepola, della religiosa, molto più che quella di un buon cristiano. Quali gemme sta raccogliendo anche negli uffici più comuni che possono essere i servizi umili della casa, ecco, nei quali servizi umili della casa, generalmente, è più facile farsi santi. E chi ha certi uffici, troverà maggior difficoltà, ha da combattere di più contro l'amor proprio e ha da pregare di più perché il Signore aggiunga grazia a grazia.
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Vi è poi tanto da insistere proprio sopra quel «tutto» e allora:
Obbligo di tendere alla perfezione.
Conseguenze: «Tutte e singole le religiose, le Superiore anche per obbligo di precedere con l'esempio, devono non solo osservare fedelmente, integralmente i voti da loro fatti, ma anche conformare la loro vita secondo le presenti Costituzioni e così tendere alla perfezione del loro stato»1.
E però vi sono quelle che lavorano seriamente per tendere alla perfezione del loro stato e vi sono quelle che guardano se gli altri [vi] tendono. Tutte insieme. Tutti insieme. Quindi ne deriva:
La carità fraterna. La vita comune.
I mezzi, poi, che la Congregazione dà per il perfezionamento, sono tanti, particolarmente la pietà. Con la «confessione» sempre si cerca di togliere ciò che c'è di imperfetto. Tutte le settimane un pochettino togliere quello che dispiace a Dio. E con la «comunione» sempre più tendere a conquistare quello che piace a Dio. Prima, nella confessione, far morire l'amor proprio che è lì; e nella comunione far vivere in noi l'amor di Dio, l'amore di Dio, il quale poi ci fa fare tante cose, anzi ci fa muovere e ci porta a vivere sempre meglio la vita religiosa. Vivere totalmente per Dio, per morire unite a Dio, per rimanere eternamente con Dio: maior autem horum est caritas2; caritas manet in aeternum3: la carità rimane in eterno.
Oh, allora, la conclusione: la via unica per santificarsi per la suora professa è l'osservanza delle Costituzioni. Non si cerchino spiritualità, libri vari, no. Persone che leggono tanti libri, ma non leggono il loro libro, che sono le Costituzioni. Non sbagliamo fondamentalmente la nostra strada: è quella la via della santità per la religiosa.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 24/a (= cassetta 54/a). - Per la datazione, cf PM: «Negli Esercizi Spir. si dà uno sguardo generale alla vita...». «L'esame di coscienza della religiosa è sopra le Costituzioni». - dAS, 3/8/1958: «Verso le ore 16 va [il PM] a tenere una predica alle PD che fanno gli Esercizi Spir. in Via Portuense. In questo periodo, fino al 10 agosto tiene altre due prediche alle medesime suore PD» (cf. sotto in VV). - VV: «PM: Esercizi alle suore centriste 1958 (tre prediche)». Nelle seguenti meditazioni: 26, 27, 28, il PM spiegando le Costituzioni attinge sia dal testo del 1948, sia dall'edizione in preparazione, ancora in fogli dattiloscritti, che uscirà poi nel 1960 (v. nota nella meditazione n. 11, numero marginale 91).

2 1Cor 7,33.

3 Formula della Professione religiosa delle PD, Costituzioni (1948), art. 89.

1 Cf Costituzioni delle PD (1948),art. 142.

1 Costituzioni delle PD (1948), art. 1.

2 Costituzioni delle PD (1948), art. 2.

1 Costituzioni delle PD (1948), art. 57.

2 Costituzioni delle PD (1948), art. 22 e 23.

1 Costituzioni delle PD (1948), art. 89.

1 Mc 14,38.

1 Costituzioni delle PD (1948), art. 142.

2 1Cor 13,13.

3 Cf 1Cor 13,8.