Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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19. LA CONGREGAZIONE: CORPO SOCIO-MORALE
Esercizi Spirituali (27 maggio - 4 giugno 1958) alle Pie Discepole Superiore e anziane.
Roma, Via Portuense 739, 30 maggio 19581
(Invochiamo lo Spirito Santo affinché ci faccia comprendere bene che cosa significa Congregazione. Secondo, come cooperare nella Congregazione. E terzo, come amare la Congregazione.
[Primo.] Congregazione vuol dire adunanza e cioè, raccolta di persone le quali si associano assieme e, parlando in generale, per promuover la gloria di Dio e per raggiungere la perfezione religiosa; poi, per ottenere uno scopo, un fine particolare, come è il fine delle Pie Discepole: l'apostolato eucaristico, servizio sacerdotale e liturgico. Adunanza, cioè, famiglia. E la famiglia è una società. E la prima società è quella che si chiama coniugale, poi vi è la società domestica. E sopra tutte le società umane, vi è la società: la Chiesa e, nella Chiesa, tante piccole società che, sotto il governo della Chiesa stessa, ottengono quei fini particolari che sono segnati per ogni Congregazione. Famiglia religiosa sull'esempio della famiglia di Nazaret. E si possono anche chiamare addirittura società, come la Società Salesiana, la Società San Paolo, ecc.
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Ora, formando un corpo morale unico, non vi è soltanto l'individuo che deve guardar se stesso, la persona che deve guardar se stessa, perché si entra per raggiungere più facilmente il fine primario e il secondo fine. Perciò si hanno degli aiuti e si hanno dei doveri in Congregazione. Gli aiuti che ricevete sono tanti tanti. Quale differenza trovarvi qui, se invece foste nelle famiglie ordinarie. E nello stesso tempo si mettono insieme le forze perché l'Istituto si sviluppi. Ognuna deve dare il contributo di mente e il contributo di forze fisiche, il contributo di pietà, di fervore, di esempio, di preghiera, di attività apostolica, perché la vostra vocazione è duplice, e cioè: la vocazione religiosa e la vocazione apostolica, alle quali due vocazioni, noi dobbiamo sempre mirare e le quali dobbiam sempre tener presenti in tutta la nostra attività.
Così, come vi sono dei meriti individuali, vi son dei meriti sociali; e come vi son dei peccati individuali, così vi son dei peccati sociali. I peccati sociali dipendono dai cattivi esempi, dalle mancanze di preghiere, dalle mormorazioni, dagli scoraggiamenti che si vanno estendendo dall'una all'altra, dall'abbandono delle osservanze religiose e dal conoscere poco e comprendere poco l'apostolato e di far differenza tra l'uno e l'altro ecc.
E vi possono essere anche dei peccati più intimi che danneggiano l'Istituto perché il Signore guarda tanto più con amore la Congregazione in quanto i membri sono santi, son delicati, in quanto vi è l'innocenza, in quanto vi è l'osservanza religiosa, la carità vicendevole e l'obbedienza a tutta prova, come la Famiglia di Nazaret. E se vi regna il peccato in qualcheduna, non è che faccia soltanto danno a sé e che basti, per lei, che si penta del male commesso individualmente, ma pensi anche alla responsabilità che ha in riguardo alle sorelle e in riguardo a tutto (lo sviluppo, il pro)gresso della Congregazione. Vi sono degli arresti, alle volte, che non si sanno come spiegare. Ma se vi è qualche anima che potesse scoprire ciò che ci sta dentro, si dovrebbe individuare una causa che sta in un peccato nascosto che continua, alle volte, e che invece, alle volte, è stata una caduta singolare, unica disgrazia.
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Oh, guardando le cose in generale, in rispetto a Dio: primo, adorare il Signore, il quale è l'autore della Congregazione. Gesù è l'autore dello stato religioso; sì. Ma in tutto l'insieme dell'Istituto, considerando anche la parte materiale, la parte spirituale, la parte intellettuale, la parte apostolica, ecco, bisogna dire: adorare il Signore, autore della Congregazione. Adorare il Signore in Cristo, autore dello stato religioso, in Cristo Maestro. Tutto quel che si ha socialmente, tutto quello che si è ottenuto: e la nascita dell'Istituto e lo sviluppo dell'Istituto, il progresso materiale, economico, spirituale, intellettuale, apostolico ecc.: Dio, Dio ne è l'autore.
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Adorare il Signore, autore; nello stesso tempo, ringraziare il Signore il quale è stato misericordioso, il quale ha posto l'occhio sopra ciascheduna. E venite da tanti paesi, da tante località, ha posto l'occhio sopra ciascheduna. E prima che nasceste, già aveva disposto i mezzi, sia perché nascesse in voi una vocazione e sia perché ci fossero coloro che avrebbero formato o avrebbe[ro] aiutato a corrispondere alla vocazione. E precisamente il Signore nel battesimo, nella cresima, ha infuso grazie particolari in maniera di aver questa tendenza alla Congregazione delle Pie Discepole di Gesù Maestro. Ringraziare. Non soltanto ognuna per sé, ma tutto l'Istituto per tutte. E poi per la elargizione di quel complesso di grazie, quella continuità di grazie per cui siete arrivate, dal 1924 ad oggi, all'attuale posizione. Posizione nella Chiesa di Dio e posizione nell'Istituto stesso.
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Nello stesso tempo vi è da domandar perdono. Vi è da domandar perdono dei peccati sociali, sì. Ad esempio, abbiam perduto almeno un anno e mezzo nello sviluppo, e non vi è solamente da dire: causa questo, causa quello. Causa di tutti insieme, e cioè: noi abbiamo ciascheduna la propria responsabilità. Non vi è da dire: eh, quella, quell'altra... Vi è da dire: la nostra Congregazione ha sbagliato in questo, in quello. Oh, vi è sempre la via aperta per ricorrere ai Superiori Maggiori. Congregazione. E giustamente il Diritto Canonico apre questa via per la libertà di coscienza e anche proprio per lo sviluppo dell'Istituto, lo sviluppo maggiore, e per togliere degli inconvenienti quando ci siano. Ma vi è pure l'obbligo di coscienza di non dire cose false e di non appoggiare coloro che disgregano la Congregazione.
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Perciò, mentre che continuate il vostro corso di Esercizi così bene, con tanta pietà, fervore, riparare insieme ai peccati sociali. Quanto tempo perduto, quante forze adoperate non nel crescere, nel progredire, ma almeno nello star fermi. E bisogna anche ringraziare nello stesso tempo che lo Spirito Santo ha assistito così nel nascere come nello sviluppo, tanto nelle difficoltà quanto nei momenti favorevoli.
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Tuttavia occorre sempre pensare a non appoggiare coloro che disgregano, tenerli come i nemici della Congregazione, in questo senso, non che si devono far vendette, ma come persone le quali non si devono ascoltare, né seguire, né appoggiare in qualsiasi maniera. D'altra parte bisogna anche tener presente che vi è un altro modo di danneggiare l'Istituto. È questo: farsi troppo avanti e cioè, quasi si volesse monopolizzare lo spirito della Congregazione e si volesse pretendere di acquistarsi presso i Superiori una stima, un'affezione particolare. Far il proprio dovere nel proprio stato, nel proprio posto, nel proprio buco, diciamo così, innanzi a Dio, camminando serenamente, pregando e, nello stesso tempo, cercando di contribuire allo sviluppo della Congregazione e opporsi, santamente però, non umanamente, ma santamente a quegli inconvenienti che possono nascere di qua o di là. Particolarmente coloro che sono a capo e che devono sentire con la direzione, poiché si ha da conservare l'unità.
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L'unità è il massimo bene. L'unità buona, mica l'unità comunista... l'unità buona, di spirito. Ogni suora a suo posto stia con la sua Madre nella Casa dove si trova. Tutte le Superiore unite con la Superiora Generale. Oh, allora si forma l'unità. Questa, poi, va a finire nell'unione coi Superiori Maggiori che abbiamo. E allora ecco il progresso. Non son le obiezioni, e le chiacchiere e le critiche che costruiscono, sono demolizioni, invece, queste cose; è il contributo, invece, di preghiera, di apostolato, di buon esempio, di pace, di perfezionamento individuale, perché se ognuna si perfeziona, contribuisce pure al bene sociale. Questo contributo che dobbiamo portar tutti e sentire. Sentire la Congregazione in una parola, la responsabilità sociale. Allora, ecco, che se questo si può dire anche già alle aspiranti, particolarmente dobbiamo meditarlo noi, dovete meditarlo voi che siete molto più avanti e che già d'altra parte tanto tanto avete contribuito a portare la Congregazione fino al punto in cui si trova. Dunque, riparare. Riparare, facendo in questi giorni, nell'accusa dei peccati, anche l'accusa dei peccati sociali.
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E secondo: vedere come, per nostra parte, non solo riparare, ma ricostruire. Se c'è un muro caduto, ecco, bisogna rialzarlo, ricostruirlo. Però non basta ancora, bisogna, poi, supercostruire. Dopo avere riparato il muro caduto, di lì in sù, alzare un altro piano. E quindi la riparazione non è di preghiere soltanto, ma la riparazione è specialmente con le opere. Contribuire tutte all'unità: un pensiero solo, una direttiva unica che è quella delle Costituzioni, un'unione di preghiere continuata e poi, una collaborazione negli apostolati.
D'altra parte, bisogna anche dire così: negli Istituti ci troviamo come davanti a un corpo sociale, morale, e i corpi sociali morali sono modellati sul corpo fisico nostro. E se c'è un male in qualche parte si fa sentire in tutto il corpo; e se una ha un grosso mal di denti, il dente poi è una cosa piccola, eh? rispetto al corpo, e poi è un osso... eppure, quando si ha un forte mal di denti, non si dorme e si dice: quanto sto male! Ma è solamente un pezzetto... eh, basta un pezzetto per disturbarci. Oh, allora è necessario che ognuna pensi di esser corpo sano, un membro sano e operante per la Congregazione. Sano, santo vuol dire, e operante, dando le forze che ha. Può essere che uno sia malato e dà la sua sofferenza; può essere che uno abbia cinque di intelligenza e dà quella; e può essere che abbia dieci di forze e dà quel dieci di forze che ha. E finché abbiamo le forze, spendiamole per Dio, attraverso alla Congregazione .
Supercostruire, questa è la riparazione poi di fatto. Se si era mancato in un punto e dopo proprio su quel punto lì bisogna ricostruire e supercostruire. E se, invece, si era fatto bene in un punto, ecco, anche lì sopra bisogna ancora aggiungere, poiché il fondamento è buono e può portare, quel fondamento, una costruzione molto elevata. Basta una cosa da poco. In via Grottaperfetta, che adesso è chiamata via Alessandro Severo, vi è una casa che si sta sgombrando perché è venuto l'ordine. Son 107 famiglie. È bastato un punto delle fondamenta non ben curato e adesso sta per cadere e sulla sommità ha delle crepe di 80 cm nei muri. Così è degli Istituti che devono essere la casa dove il Signore abita e trova, il Signore, consolazioni dai membri, sì.
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Dunque, poi, in terzo1 luogo, allora:
Come cooperare.
La cooperazione sta prima nella testa: unità di pensiero, ho detto. Gli indirizzi che vengono dati sono buoni, sono santi. E che cosa ci andava di più che l'approvazione della Chiesa? E che cosa si può sperare di più per esser sicuri? Ora, non può venire fuori o un'idea o un pensiero o una testa che sia diversa e che contraddica a questo. Bisogna uniformarsi, altrimenti non si appartiene all'anima delle Pie Discepole, all'anima della Congregazione. Ciò che si pensa dentro. Unione di pensiero. Ma non ci può essere differenza di pensiero in qualche punto? Sì, ci può essere, ma si deve uniformare il giudizio. E se un indirizzo è dato ed è conforme alle Costituzioni, allora l'uniformità di giudizio: questa è la volontà di Dio. Si potevano avere due pensieri prima, ma dopo se ne ha uno solo: questa è la volontà di Dio, io l'amo, io penso così, io faccio così. Se domani si potesse dire: Sei Superiora Generale e puoi pensare che invece di aprire la finestra di qua, l'apri un po' più in là, e allora può essere bene anche di là. Ma intanto, quando è data la disposizione, è data, e bisogna stare. Uniformarsi, almeno pensando: Beh, così, con questi miei pensieri onoro Iddio e sottometto il mio giudizio. E il giudizio che sottomettiamo è un grande ossequio: rationabile obsequium vestrum2. È un ossequio ragionevole, non è solamente di corpo, perché hanno detto: E adesso vai nell'orto e pianti carote o patate. È l'ossequio ragionevole della mente. Però, l'eseguire quello che vien dato e quello che vien detto è sempre ossequio ragionevole.
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Poi, unità di cuore. Bisogna amarsi. L'amore alla Congregazione, in generale; così attaccate da esser sempre pronte a difender tutte. Ma quella lì ha fatto uno sbaglio: e la difendiamo ancora, perché è un membro del nostro corpo. Ma poi la si aiuta a rimediare il suo sbaglio, per quanto è possibile rimediare. Vi possono essere anche altri errori, ma fin dove si può difendere, difendere; ecco. Amarsi. E chi amare? In primo luogo, amare le Madri; secondo luogo, amar le sorelle; in terzo luogo, amare le aspiranti; in quarto luogo, amare quelle che non appartengono ancora all'Istituto. Il Signore, però, ha già destinato quelle fanciullette, magari quelle bambine che fanno i primi passi, le ha già destinate alla Congregazione. Incominciare a pregare per loro. Noi non le conosciamo, ma Dio le conosce. Oh, amare tutte. Vi possono essere dei difetti e ne ha di più chi è pronto a criticare. Perché tra gli altri, invece di coprire e aiutare, va allargando il male e suscitando, alle volte, discordie e, qualche volta, anche scandalo.
In questi giorni occorre un esame qui sopra. Mi diceva... e posso ricordarlo. Mi diceva, qualche giorno fa, una persona: ma che brutta tendenza a rilevare così facilmente i difetti e magari ingrandirli e poi disseminarli, disseminarli e poi, magari, portare le conseguenze che dipendono dalle critiche. Quante volte si prende di mira una persona e tutto quello che fa, è sempre errato. E qualche volta si ama una persona in particolare, con cui si ha una simpatia particolare o altri motivi umani e quella, qualunque errore commetta, la si scusa. Giusti giudizi, ecco. Anzitutto guardar noi stessi; poi quel che è sbagliato è sbagliato. Scusiamo l'intenzione; non sarà peccato, possiamo pensare così. Ma intanto se una cosa è sbagliata è sbagliata.
Oh, amarsi e scusarsi e compatirsi e aiutarsi, sì, aiutarsi. E si può aiutarsi in tante maniere e in tante occasioni. Poi, pregare l'una per l'altra. Diciamo il Padre nostro in plurale e le preghiere che diciamo per noi, tante volte possiamo anche in esse comprendere le sorelle, comprendere le persone che amiamo. Poi dare il buon esempio: esempio di osservanza religiosa, esempio di docilità, di carità.
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Poi aiutare anche nelle amministrazioni, nelle [am]ministrazioni economiche, in quanto si ha qualche responsabilità
La povertà va osservata, ma la povertà non è solamente da considerarsi nella parte negativa, ma si deve considerare nella parte positiva. Tenere da conto del tempo; usare le forze per l'Istituto; industriarsi perché l'apostolato riesca sempre meglio. Non si è amministratori di cose proprie, anche per chi ha amministrazione o in un Centro o in un'altra parte, ma si trattano cose di Dio che son sacre, son della Congregazione. Siamo amministratori di cose di Dio. Mica solamente il sacerdote che deve amministrar la grazia e comunicare la grazia santamente, ad esempio, in confessionale, dar l'assoluzione a chi la merita e non darla a chi non è disposto; ma anche amministratori nelle cose materiali che son di Dio, di Dio non soltanto per la creazione, ma di Dio perché nella Congregazione è tutto a servizio di Dio. E i mezzi stessi di apostolato appunto perché sono per Dio e per le anime, hanno un senso sacro, una finalità sacra per la loro destinazione. Oh, poi, esser precise nel rendere i conti.
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Oh, e tenere anche da conto della salute. Ognuna deve conservarsi per la Congregazione con quella cura e attenzione morale. Per questo non bisogna andare negli eccessi né da una parte, né dall'altra. Essere moderati nel conservar le forze per l'Istituto. Una volta dati alla Congregazione, fatti i voti, si è dell'Istituto. E come si conservano i locali dell'Istituto, i mobili dell'Istituto e tutti gli utensili dell'Istituto, tanto più si devono conservare le forze fisiche, la salute e adoperar tutto per servizio di Dio e per servizio della Congregazione o dell'apostolato. Sì, amarsi e pregare.
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Oh, poi: cooperare insieme. Certamente che non si possono sempre dare gli uffici che piacciono, preferiti, né si possono destinare le persone nei luoghi preferiti. Si è a servizio della Congregazione. Accettare e compiere bene. Si può - come dicono le Costituzioni - far rilevare qualche inconveniente che potrebbe venire, o meglio, illuminare chi non sapesse di qualche circostanza, ma poi, sempre, in fondo, la disposizione ad accettare quel che è detto e per eseguirlo con amore, se viene confermato. E accettare gli uffici ed eseguirli bene.
In questo, vedere, prima che siano emessi i voti, se si amano i tre apostolati, che poi formano un unico apostolato, ugualmente se ci si è preparati a tutti. E può essere che una persona prima era in un apostolato, dopo venga messa in un altro. Si è a servizio della Congregazione. E si è a servizio della Congregazione e si deve dipendere e cooperare alla Congregazione quanto più si è in autorità e quanto più si viene anziani d'età.
Nasce, alle volte, quella pretesa: Ho già tanti anni io, in fin dei conti, è già molto tempo che lavoro.... E se ti prepari al paradiso, devi perfezionarti sempre di più, perché là, in paradiso, si può solamente entrare quando si è del tutto puri. Prepararci al paradiso in quella docilità. Gesù Maestro disse a san Pietro: «Quando eri giovane, andavi dove volevi, ma quando sarai vecchio altri ti condurranno dove tu non vuoi andare»1. Ecco, così per noi. E quanto più si diviene vecchi, tanto più si diviene servi. Ma io ho già fatto tanti uffici anche distinti. Tanto più si diviene servi. E se nella sua misericordia il Signore ci concede di essere più umiliati e di fare delle cose che costano maggiormente il nostro amor proprio, accettandole noi finiamo col pagare i debiti che avessimo contratto in gioventù, con Dio. Fare il purgatorio sulla terra. Oh, più nessun desiderio che Dio, alla fine, man mano che veniamo anziani. Dio, la sua gloria, il paradiso. A che cosa vogliamo ancora attaccarci? Che cosa è che ci lusinga ancora su questa terra? L'essere stimati, riveriti, cercare i riguardi, la stima o un eccesso di comodità? Dio solo! Deus meus et omnia2, allora.
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Conchiudendo: negli Esercizi, particolarmente per voi che siete già più avanti negli anni e avete già più esperienze e siete anche in posizioni già di maggior responsabilità, non solamente l'esame sopra le cose individuali, ma sopra i doveri sociali per riparare quel che ci fosse [di] sbagliato e per orientarsi verso un contributo sempre più vivo: di pensiero, di sentimenti e di opere, per la Congregazione. Il Signore vi conceda questa grazia, perché è un altro genere di meriti anche, ed è il genere di meriti, questo, meriti sociali, chiamiamolo così, che son propri di chi entra in una Congregazione. E gli altri possono, le altre figliuole possono essere tanto buone fuori, ma non hanno questo genere di meriti; e abbracciando anche questo genere di azioni e di opere e questo genere di meriti, la vostra gloria in paradiso sarà molto più grande. E allora in cielo tutte assieme.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 22/c (= cassetta 50/b). - Per la datazione, cf PM: «Negli Esercizi, particolarmente per voi che siete già più avanti negli anni... e siete anche in posizione di maggior responsabilità...» (cf VV in c144). - dAS (nessun accenno). - dAC, 30/5/1958: «PM: Amare, sentire, cooperare alla Congregazione» (Noi abbiamo cambiato il titolo).

1 Secondo l'ordine eunciato all'inizio della predica dovrebbe essere il secondo punto; il terzo punto era stato enunciato: come amare la Congregazione, ma poi lo svolge un po' confusamente.

2 Rm 12,1.

1 Cf Gv 21,18.

2 Cf Enchir. Indulgentiarum, Typis Polyglottis Vaticanis, 1952, p. 4 n. 5. Ora è diventata una invocazione comune presso i fedeli.