7. IL FINE GENERALE E PARTICOLARE DELLA PIA DISCEPOLA Esercizi Spirituali (14-23 marzo 1958) alle Pie Discepole del Divin Maestro insieme al gruppo formazione.
Roma, Via Portuense 739, 15 marzo 19581
Sono tre i fini che dovevamo considerare e cioè: il fine di ogni uomo, o, meglio, di ogni cristiano; poi, il fine del religioso, della religiosa; e poi, il fine particolare delle Pie Discepole. E veniamo a questo.
Il fine generale delle Pie Discepole è di glorificare Iddio in Gesù Cristo: "Per ipsum et cum ipso et in ipso est tibi, Deo Patri omnipotenti, in unitate Spiritus Sancti, omnis honor et gloria"1. Si riassume in quelle parole della Messa. Perciò abbiamo da considerare che è per la fede in Gesù Cristo, per la speranza in Gesù Cristo, per l'amore a Gesù Cristo, per l'unione, cioè, a Gesù Cristo che noi glorifichiamo Iddio e cioè mediante i meriti: per ipsum et cum ipso et in ipso: mediante i meriti di Gesù Cristo glorifichiamo il Padre e mediante questi meriti otteniamo le grazie all'umanità.
Per compiere questo ufficio di glorificare Iddio per mezzo di Gesù Cristo sono da ricordarsi tre cose: creati per conoscere e amare Iddio. La Pia Discepola creata per conoscere, amare e servire Gesù Cristo e in lui il Padre: per ipsum et cum ipso et in ipso. Creata per questo. Allora, come essa glorificherà Iddio? Primo: conoscendo Gesù Cristo. Conoscere meglio Gesù Cristo: questo è il fine generale della Congregazione, unito all'altro: amare meglio Gesù Cristo e servir meglio Gesù Cristo e, in Gesù Cristo, il Padre. Glorificarlo, placarlo, ringraziarlo e supplicarlo per le grazie necessarie.
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[Primo] conoscere Gesù Cristo. Che grande ufficio questo! "Di Gesù Maestro!" Pie Discepole "di Gesù Maestro". Conoscere meglio Gesù Cristo Verità. E allora abbiamo da dire subito: istruzione religiosa. Non che basti l'istruzione, ma se conosciamo le verità, se conosciamo quello che Gesù Cristo ci ha predicato, allora possiamo arrivare a credere e, quindi, alla fede. La scienza è per la fede. Conoscere Gesù Maestro. Qui veramente il vostro massimo impegno sia di conoscere Gesù Cristo. È vero che noi possiamo conoscerlo nel modo comune ai cristiani e così dobbiamo conoscerlo, nel modo comune ai cristiani. Ma aggiungere su Gesù Cristo uno studio speciale.
[1.] Allora le meditazioni, in modo speciale, sopra il Vangelo e passarlo gradatamente seguendo un ordine o un altro, secondo che si crede meglio. Voglio dire, seguendo il Vangelo diviso nei quattro autori, cioè il Vangelo scritto dai quattro evangelisti, oppure prendere il Vangelo unificato, come viene commentato. Leggere soprattutto Gesù Cristo. Leggere il Vangelo e tutto quello che riguarda la vita di Gesù Cristo: Gesù Cristo nelle profezie, Gesù Cristo nella realizzazione, Gesù Cristo nella Chiesa. Conoscere Gesù Cristo, conoscere la sua vita e conoscere il suo insegnamento. Conoscere la sua morale, conoscere i suoi santissimi esempi, conoscere la sua passione, conoscere la sua gloria in cielo. Conoscere quello che egli continuamente opera dal tabernacolo in riguardo a tutte le anime in generale e a ogni anima in particolare. Conoscere Gesù Cristo!
[2.] Conoscere Gesù Cristo nelle profezie: quindi leggere tutta la Bibbia, tutta la Bibbia in quello che precede i Vangeli, (i libri del NT sono 27 e gli altri son tutti i libri dell'AT), dividendosi la Bibbia in vari capitoli, oppure anche senza volerne leggere un capitolo al giorno, dividendosi la Bibbia in un dato numero di versetti. Nella prima parte della Visita leggere la Scrittura dell'AT che prepara la via a Gesù Cristo, perché la legge era gravida del Cristo.
Poi fermarsi anche di più per quello che è il NT, sia sui Vangeli scritti sotto l'azione dello Spirito Santo e sia particolarmente come Gesù Cristo fu interpretato da san Paolo e dagli altri scrittori del NT.
3. La Chiesa, la dottrina della Chiesa, la sua storia, come Gesù Cristo vive nei secoli, attraverso la Chiesa e nella Chiesa.
Quindi la conoscenza di Gesù Cristo si riferisce a tre parti: l'Antico Testamento, il Nuovo Testamento, la vita della Chiesa.
Conoscere Gesù Cristo! Non siate ambiziose di molte scienze, ma sì della scienza di Gesù Cristo. Mirare sempre a questa conoscenza. Il nutrimento della mente sia quello, sostanzialmente. Per preparare il cibo ci mettono anche delle cose di contorno, ma occorre quello che è sostanza, soprattutto. Così vi sono anche conoscenze, studi che circondano quello che è la vita di Gesù Cristo, sia preparata, sia realizzata, sia vissuta nella Chiesa e sia vissuta in cielo e nell'Eucaristia. Ma soprattutto conoscere Gesù Cristo. Siete del Divino Maestro. Questa glorificazione del Padre in Cristo: et in ipso, appartiene alle Pie Discepole.
Ma noi facciamo anche degli studi di arte.
E questi studi di arte sono sempre alla glorificazione di Gesù Cristo nella Chiesa. Viene questo come un'applicazione, poi, del terzo apostolato che avete, cioè l'apostolato liturgico.
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Secondo: amare Gesù Cristo. Non solo conoscerlo, ma amarlo.
Vi sono tante divozioni nella Chiesa di Dio. Avete fatto la statistica delle Religiose1. E come son distinte queste varie religiose per le loro divozioni? E una ha il Cuore di Gesù; l'altra, la Sacra Famiglia; e chi ha la divozione soprattutto al Crocifisso e chi la divozione specialmente all'Eucaristia e chi ha la divozione a un Santo e chi a un altro Santo; chi a un mistero della religione e chi a un altro mistero. Il vostro è Gesù Cristo, Maestro Divino, la vostra divozione. E naturalmente, anche tra le feste, la principale è la festa, poi, di Gesù Cristo Maestro. Quindi abbiamo già corretto l'articolo delle Costituzioni dove si dice di celebrare solennemente le feste: Regina Apostolorum, San Paolo, ecc. Primo celebrare la festa, doppia di prima classe, del Divino Maestro. Quanto alla data, è libera ancora, la fissazione della data. Ma voglio dire: questa è la divozione centrale per voi: la divozione a Gesù Cristo Maestro.
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La pietà dev'essere tutta intonata a Gesù Cristo Maestro: la meditazione si fa col metodo che onora Gesù Cristo Maestro Via, Verità e Vita; la confessione col metodo che serve direttamente a onorare Gesù Cristo Maestro Via, Verità e Vita; così le altre parti della pietà: la comunione, nella maniera che onora di più Gesù Cristo Maestro Via, Verità e Vita. Lo stesso si deve dire della Messa, nella maniera che onora di più Gesù Cristo Via, Verità e Vita; così la Visita al Santissimo Sacramento, il modo con cui si onora meglio, più direttamente Gesù Cristo Via, Verità e Vita, e in lui si onora il Padre: cum ipso, con lui.
Allora la nostra glorificazione a Dio è veramente di un grado soprannaturale, quindi la più preziosa. Perché lì abbiamo tutto il culto, non è vero? da considerare, tutto il culto. Ma la Chiesa è un corpo mistico, il capo è Cristo, noi siamo le membra1. Le nostre azioni hanno il valore in quanto sono unite a Gesù Cristo, il valore eterno, soprannaturale. Se uno apre la bocca e dice una parola, e supponiamo dà un consiglio, questo è un membro del corpo mistico che opera, ecco, siamo noi, ma il valore della parola che si dice, il consiglio che si dà è per la testa, per la mente. Si dà quel consiglio perché si sa che è utile quel consiglio, si dà quel consiglio perché si conosce che valore abbia e quindi non è aprir soltanto la bocca e dire delle parole, è dire un pensiero. Così noi, il culto. È Cristo il Liturgo, è lui la Liturgia. Noi siamo le membra che operiamo in lui e cum ipso abbiamo questo frutto di dar gloria a Dio, di ringraziare Iddio, di supplicare Iddio e di riparare a Dio le offese fatte. È sempre in Cristo e con Cristo che noi veniamo ad operare. La pietà tutta così.
Siete, quindi, nella pietà che meglio corrisponde ai disegni della redenzione, meglio corrisponde alla necessità di glorificare il Padre e di ringraziare il Padre e di soddisfare al Padre, di supplicare il Padre. Tutto con Cristo. Perciò la pietà portata bene in Cristo. La mano opera sotto il comando della testa, così noi ci moviamo sotto il comando di Gesù Cristo. Lui cerca la gloria del Padre: non quaero gloriam meam, sed eius qui misit me1. E ci uniamo a lui nel glorificare il Padre.
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Oh, poi, in terzo luogo, la Pia Discepola ha particolarmente da seguire Gesù Cristo, imitare Gesù Cristo, uniformare la sua volontà alla volontà di Gesù Cristo. Questo, sia nell'osservanza dei comandamenti e sia nell'osservanza dei consigli evangelici. Ma noi abbiamo da studiare Gesù Cristo nei suoi minimi atti, anche nelle sfumature, diciamo così. Quindi la parola da dirsi più frequentemente non è: il tale santo faceva così, ma: Gesù Cristo faceva così. Gesù Cristo nel mio caso avrebbe fatto così; se egli fosse al mio posto, oggi farebbe così, da quello che conosco dal Vangelo, da quello che ho imparato attraverso la Chiesa. L'imitazione, fino - diciamo - all'eroismo. Se noi arriviamo a praticare la povertà del presepio, a praticare l'attività, il lavoro come a Nazaret, il lavoro che compiva Gesù Cristo, le sue virtù private nella dipendenza da Giuseppe e da Maria, noi pratichiamo allora tutto quello che è il complesso della vita. "Vi ho dato l'esempio: come ho fatto io, così facciate anche voi"1.
Dopo, l'imitazione di Cristo nella sua missione pubblica, nel suo ministero pubblico, come operava egli nel suo apostolato, quali virtù praticava nel suo apostolato, Gesù Cristo. E considerare insieme la vita dolorosa di Gesù Cristo. Quanto è possibile uniformarsi alle sofferenze. Vivere nella pazienza con Gesù Cristo dolente, paziente, e morire con Gesù Cristo, cioè con le disposizioni, quanto più è possibile, di Gesù Cristo, offrendo la morte al Padre in soddisfazione dei nostri peccati e dei peccati del mondo.
Così imitare la vita gloriosa di Gesù Cristo. Ci sono anche i tratti del Vangelo dove si descrivono le apparizioni di Gesù e quello che ci ha insegnato anch'egli ancora nella vita gloriosa. E poi la vita celeste, purissima, e la vita eucaristica.
L'imitazione dev'essere lì: la volontà in Cristo: in ipso, in ipso. Gesù vuole così, a Gesù piace così, Gesù pensava così, Gesù operava così; operava così nella vita privata, operava così nella vita pubblica, con la madre, con gli apostoli, con le turbe; pregava così, soffriva così, correggeva così, richiamava, incoraggiava, accoglieva così i peccatori.
E come si è comportato nella passione, quali son le parole che egli ha detto nella passione; e quale è stato il comportamento nella flagellazione, incoronazione di spine, nel portar la croce. E quale è la vita che egli adesso conduce nell'Eucaristia. E attraverso a quali dolori passa la Chiesa, che è il corpo mistico di Gesù Cristo, e a quali gioie. E quale missione deve compiere essa nel mondo.
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"Del Divino Maestro!" che è via, quindi imitazione; che è verità, quindi studio: conoscere; che è vita, l'amore, l'unione con Gesù Cristo. La divozione a Gesù Cristo. Perdersi in Cristo. Venir come assorbita la persona da Gesù Cristo perché l'anima si è liquefatta, non ha durezze e allora può esser tutta assorbita da Cristo, cioè Cristo può fare di essa quel che vuole. Le dà i suoi pensieri, le dà i suoi sentimenti, del suo cuore, le comunica i suoi voleri. È un'anima liquefatta. E allora, se la cera è liquefatta, mettetela in un vaso quadro o in un vaso rotondo, in un vaso fatto a piramide, è lo stesso, la cera va a occupare tutti gli angoli. Quando si riuscirà a non aver più durezze, cioè amor proprio, tendenze nostre, volontà nostre? Quando l'anima sarà totalmente liquefatta in Cristo. Nessuna opposizione, nessuna resistenza, nessun sentimento contrario, né il "voglio" né il "non voglio". Allora, liquefatta l'anima.
"Del Divino Maestro". Allora non si è più di noi, non siam più di noi, ma siamo del Divino Maestro. Non abbiam più idee particolari, non abbiamo più i gusti particolari, non abbiamo più i voleri da esprimere, non abbiam più da farci dei progetti, né cose da temere, né cose da volere. È Gesù Cristo. L'anima si è liquefatta in lui. Vuole tutto in lui e senza di lui, nulla.
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Adesso, poi, per realizzare questo nella pratica, vi sono i tre apostolati, per quello che si riferisce agli altri. Quindi, quel che ho detto adesso è il fine generale1 delle Pie Discepole. Ma poi ogni Discepola ha un ufficio, il suo fine particolare.
L'apostolato eucaristico, l'apostolato del servizio sacerdotale, l'apostolato liturgico, sono un unico apostolato in un senso largo, perché sono l'espressione, le manifestazioni di un unico amore a Gesù Cristo. E tutto vien fatto per ipsum et cum ipso et in ipso, tutto vien fatto così.
[Primo,], allora: l'apostolato eucaristico. Non mi fermo molto perché qui ho già detto tante volte quello che sia: primo, la divozione eucaristica, e secondo, l'apostolato. Trasformare la divozione all'Eucaristia in apostolato eucaristico; già spiegato più volte.
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Secondo: se nell'apostolato eucaristico onoriamo Gesù Cristo nel suo sacramento di amore, nell'apostolato del servizio sacerdotale si onora Gesù Cristo vivente nel suo sacerdote. E allora, complesso è questo servizio e importa un'unione di finalità; collaborazione, quindi, col sacerdote per mezzo della preghiera, collaborazione per mezzo dell'azione, collaborazione per mezzo del servizio, collaborazione per mezzo delle sofferenze, collaborazione per mezzo del buon esempio, collaborazione per mezzo della vita interiore. Prendere e dare. Prendere dal sacerdote ciò che si deve prendere e dare quel che noi dobbiamo dare di cooperazione di azione, perché la vita sia più completa. Gesù Cristo rappresentato dal sacerdote, Maria rappresentata dalla Pia Discepola. E le relazioni che passavano fra Gesù Cristo e Maria riprodotte nel loro modo, quindi riprodotte in modo relativo tra il sacerdote e la Pia Discepola.
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Oh, in terzo luogo: onorare Gesù Cristo e per lui il Padre nel servizio alla Chiesa, cioè nell'apostolato liturgico, il quale apostolato, allora, dovrà essere sapiente e dovrà, nello stesso tempo, tener conto di tutto l'indirizzo della Chiesa, l'indirizzo cioè che è quello che noi diamo di contributo, e quello che si fa per mezzo dell'apostolato liturgico serva a condurre le anime a Gesù Cristo, serva a edificare il corpo mistico di Gesù Cristo. E quindi seguire quello che la Chiesa ci insegna per questo apostolato e sempre avere la mira alta e cioè, considerando che la Chiesa è il corpo mistico di Gesù Cristo, dare il nostro contributo affinché il corpo mistico di Gesù Cristo sia glorificato e possa portare alle anime i frutti della redenzione.
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Ora, in pratica che cosa dobbiamo dedurre? Abbiamo considerato che bisogna conoscere Gesù Cristo e amare Gesù Cristo. E quanto al servizio pratico? Le Costituzioni. Bisogna vivere le Costituzioni. Lì è descritta la vita che deve fare la Pia Discepola per conseguire il suo fine generale e il suo fine particolare, cioè il fine del suo ufficio. È vero che alle Costituzioni si dovrà poi aggiunger ancora il Direttorio, il quale discenderà, poi, alle applicazioni pratiche. Ma il Direttorio, per adesso, è più vissuto che scritto. Quello che già si fa, gli usi che si tengono e anche le tradizioni che vengono dall'inizio della vostra Congregazione ad oggi, ecco, quelle formano già il Direttorio vissuto, e Direttorio vissuto che viene poi anche scritto negli avvisi che si danno per lettera, nei consigli, che viene poi anche esposto per mezzo delle conferenze e anche per mezzo delle lettere private. Osservanza esatta delle Costituzioni. Li è descritto praticamente come la Pia Discepola sia veramente del Divino Maestro. E allora, ecco, per mezzo della osservanza si arriverà a dire che: "Voi che avete lasciato tutto e mi avete seguito, riceverete il centuplo e possederete la vita eterna"1. Si realizzerà questo.
Tuttavia è necessario sempre dire che vi sono gradi nell'osservanza e non è che noi possiamo ragionar così: ho fatto la professione, basta. La professione è da vivere, non tanto da esporre, da recitare una formula, bisogna che la professione sia vissuta. E le Costituzioni sono il Vangelo applicato, come ha detto il Santo Padre Pio XI e poi Pio XII: il Vangelo applicato ai casi particolari2. Allora, dopo la lettura della Scrittura in generale, del Vangelo e del Nuovo Testamento in generale anche, la lettura spirituale più importante da farsi particolarmente nella Visita, il libro delle Costituzioni. Ricordando, poi, anche tutto quello che si è già sentito di avvisi, di consigli, si è sentito nelle conferenze o nelle circolari affinché davvero si sia Pie Discepole.
Dunque due cose: il fine generale della Pia Discepola e, secondo, l'ufficio particolare che ogni Pia Discepola ha da compiere nella Congregazione. E così arriverete certamente alla santità, certamente. Notiamo bene di essere molto delicati anche nell'osservanza di quelle regole o di quelle disposizioni che sembrerebbero di minore importanza o che si leggono e poi si sorvolano, alle volte. No! Leggerle con spirito di venerazione, legger per conoscere la volontà di Dio e sapere che la direzione è lì; non avete bisogno di molte direzioni; la direzione, in generale, è nel libro delle Costituzioni e, in particolare, è negli avvisi, consigli, usi che ci sono nella Congregazione, in particolare, per voi.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 20/b (= cassetta 45/a). - Per la datazione, cf PM: "... e poi il fine particolare delle PD. E veniamo a questo" (cf PM in c38). - dAS e dAC (cf c38).
2 Missale Romanum, "Ordo Missae", Dossologia finale della Preghiera eucaristica o canone.
1 Si tratta dell'Annuario delle Religiose d'ltalia, sotto l'auspicio della Sacra Congregazione dei Religiosi, EP, via Portuense 739, Roma, 1959. Cur. Francesca Marchegiani, Iolanda Pronti, Concetta Messina, pie discepole.
1 Cf Col 1,18 et passim.
2 Cf Gv 8,50.
1 Gv 13, 15.
1 Cf n. 45 (marginale) dove si trova conferma che è stato un lapsus del PM; (cf pure Costituzioni, art. 2).
1 Cf Mt 19,28-29.
2 Che le Costituzioni dei Religiosi siano il Vangelo applicato è evidente, perché i consigli sono appunto detti evangelici perché hanno la loro origine nel Vangelo e nelle stesse affermazioni di Gesù Cristo. I Papi che trattarono l'argomento specifico affermarono questa verità. Si cf l'Indice Sistematico, al n. 10, del libro Gli Istituti di vita perfetta (collana Insegnamenti Pontifici, n. 14). Roma, EP, 1965.