12. GESÙ, MAESTRO DEI NOVIZIMeditazione alle novizie Pie Discepole del Divin Maestro in occasione dell'entrata in noviziato.
Roma, Via Portuense 739, 24 marzo 19581
Vi è un libro che porta per titolo: Gesù, Maestro dei suoi novizi2. E i suoi novizi sono stati gli Apostoli i quali prima di venire consacrati sacerdoti e mandati nel mondo a insegnare, predicare il Vangelo, sono rimasti con Gesù Maestro per tre anni circa. Quelli erano gli anni in cui si preparavano a consacrare la loro vita a Dio e consacrar la loro vita alle anime; offrirsi al Signore in perfetta povertà, in perfetta castità, in perfetta obbedienza; offrirsi alle anime in un apostolato il più largo, in un apostolato che doveva estendersi a tutto il mondo, in un apostolato nel quale essi avrebbero compiuto ciò che aveva insegnato loro il Maestro: «Come il Padre ha mandato me così io mando voi»3. Avrebbero continuato, cioè, l'opera del Maestro Divino.
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Gesù è stato per loro la Via, la Verità e la Vita e quindi agli Apostoli ha dato se stesso, i suoi esempi, cioè, la sua dottrina, la sua grazia e la vita stessa morendo sulla croce, confermando con la sua morte quello che era stato da lui predetto e per mezzo del suo sangue redimere l'umanità.
[1. Gesù] è stato per gli Apostoli, per i novizi di Gesù, è stato la «Via». Egli ha preceduto con l'esempio, viveva con loro: ut essent cum illo1, dice il Vangelo. Elesse i Dodici perché stessero con lui. Con lui viaggiavano, con lui prendevano il cibo, con lui pregavano. Lo vedevano continuamente e la vita di Gesù e il suo modo di vivere era per loro come una legge. Egli, prima di dire faceva e le sue parole confermavano e spiegavano e fissavano ciò che egli aveva già insegnato con l'esempio: coepit facere et docere2: prima il fare e poi l'insegnare. E gli Apostoli appresero docilmente. È vero che mostrarono tante debolezze e tante infermità, non avevano ancora, allora, ricevuto lo Spirito Santo, ma successivamente, dopo che lo Spirito Santo venne a confermare quanto Gesù stesso aveva indicato con l'esempio e predicato con la parola, imitarono il Salvatore. Vissero come lui. Andarono veramente come lui senza borsa, senza bastone. Andarono come lui in mezzo al mondo portando la verità e nonostante tutte le contraddizioni e, come Gesù, offersero la loro vita in conferma di quanto avevano predicato e in redenzione, e cioè, per ottener maggior grazia a coloro che avevano in essi creduto.
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Ecco come deve fare la novizia. Vedere come si vive la vita religiosa, come è vissuta. Provarsi a viverla. La novizia non ha gli obblighi che derivano dai voti, perché non ha ancora emesso i voti e quindi l'osservanza della vita religiosa sarà per virtù. Ma deve già compiere quello che fa la religiosa, venendo così a esperimentare le sue forze e se potrà continuare in tale vita. Seguire la vita religiosa e cioè: povertà, per virtù; castità, per virtù; obbedienza, per virtù; pratica della vita comune, per virtù, onde poi possa giudicare essa se tale vita è adatta per lei, e le superiore, a suo tempo, possano giudicare se essa è capace di vivere tale vita e già ne ha dato prova e quindi si può ragionevolmente presumere che ella seguirà bene la vita religiosa della Pia Discepola, e nello stesso tempo la aspirante, che poi è novizia, potrà aver fiducia di superare quelle difficoltà, quei sacrifici che sono richiesti nella vita religiosa della Pia Discepola.
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2. Gesù è stato la «Verità» per i suoi novizi. Egli li ha istruiti. Anzitutto gli Apostoli sentivano le prediche comuni del Salvatore, il discorso della montagna, ad esempio, e poi tutte le altre prediche, le altre istruzioni che Gesù dava al popolo, che erano, cioè, per tutti. Poi, o perché non avevano capito, o perché Gesù intendeva di far loro le applicazioni più particolari, ecco, venivano istruiti a parte, da soli: «A Voi è dato di conoscere il regno di Dio, agli altri in parabole»1. Quindi molte istruzioni particolari, tanto che qualcheduno ha voluto quasi dire che il Signore avesse trascurato un po' la massa, il popolo, per concentrarsi nella preparazione di questi novizi, preparazione a quello che dovevano poi fare in seguito, consacrandosi totalmente a Dio ed all'apostolato. No! Il Signore ha fatto tutte le cose con sapienza. Ma siccome questi dovevano poi essere i maestri delle popolazioni a cui venivano mandati, naturalmente dovevano conoscere di più i misteri del regno di Dio, dovevano ricordare meglio la buona novella, cioè, il Vangelo che Gesù predicava e dovevano conoscere tante particolarità pratiche per poterle, a suo tempo, spiegare. Essi sarebbero andati ad ogni sorta di persone nel mondo, sarebbero andati particolarmente al popolo, ai contadini, ai pescatori, agli operai, ai pastori, ecc. Ma dovevano anche trovarsi di fronte a gente istruita, colta, davanti a persone avversarie: «Vi manderò come agnelli in mezzo ai lupi»2. Perciò dovevano essere maggiormente istruiti.
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L'istruzione alla novizia completa l'istruzione catechistica ricevuta innanzi al noviziato. E che cosa significa completare? Fino lì, la novizia è istruita nei doveri cristiani, di lì avanti, viene istruita nei doveri religiosi e non solo nei doveri, ma quello che importa, in primo luogo, è questo: i principi della vita religiosa quali sono descritti nel Vangelo. I principi su cui si fonda il voto di povertà, il voto di castità, il voto di obbedienza, su cui si fondano, cioè, i consigli; i principi che Gesù stesso ha dati, ha spiegati e ha spiegato con la sua vita e poi ha spiegato anche con le sue parole; chiarissime, le sue parole, le quali discendevano profondamente nelle anime perché il Signore sapeva le vie dei cuori, conosceva l'uomo più di tutti i maestri del mondo e quindi poteva darlo [l'insegnamento] nel modo più adatto agli uomini.
Allora la novizia deve prender tutte queste istruzioni e non soltanto, poi, della vita religiosa in generale, la novizia deve apprendere le istruzioni che riguardano la vita religiosa della Pia Discepola. Non ha da vivere poi, un giorno, la vita religiosa in generale, ma ha da vivere la vita religiosa come è costituita precisamente nella Congregazione delle Pie Discepole di Gesù Maestro.
Quindi, le Costituzioni, le quali devono venire studiate come la regola, poi, della vita, come quello che un giorno si dovrà fare. Chi un giorno vuole ricamare, bisogna che impari il ricamo e chi vuol pitturare, bisogna che impari la pittura; ecco. E chi vuol vivere da Pia Discepola, bisogna che impari la vita della Pia Discepola. Impari le Costituzioni, - ho detto - ma anche gli usi, le abitudini, la pietà, gli apostolati di tale vita, tutti gli apostolati, perché deve amarli ugualmente questi apostolati ed essere come indifferente all'uno o all'altro di preferenza, quale cioè verrà assegnato. E se non ama ugualmente i tre apostolati, non può dimostrare vocazione a tale vita, alla vita, cioè, della Pia Discepola.
E tante cose, poi, di istruzione le imparerà anche da quanto vede fare. Tutto l'Istituto nel suo fare, nel suo vivere, nel modo di comportarsi e in quello che viene disposto ecc., tutto l'Istituto è un libro. Nessuno può cominciare a giudicare prima di avere imparato. Quindi l'umiltà della novizia. Umilmente imparare.
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3. Il Maestro Divino fu « Vita» per i suoi novizi. E come ci è chiaro questo. Pregava per ottenere loro la grazia, li correggeva perché vivessero bene, si sacrificava per loro, li serviva: «Non son venuto ad esser servito, ma per servire»1. Ed «Io andrò a immolarmi per voi»2. E diede la sua vita. E noi, in questi giorni di Passione e nella prossima Settimana Santa, considereremo quanto Gesù abbia sofferto per comunicare a quelle anime elette, la grazia, guadagnarla e comunicarla. E difatti, dopo la sua Ascensione, mandò lo Spirito Santo ad essi. Ed essi che sentivano in quel momento in sé medesimi, una vita nuova, una vita soprannaturale, cominciarono il loro ministero, il ministero per cui erano preparati.
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Oh, durante il noviziato occorre molta preghiera, molta grazia, sì. Perché il noviziato accoglie l'aspirante che è una semplice cristiana, deve trasformarla per farne una religiosa. Cambiare lo stato, quello stato che è poi definitivo e che per la religiosa diviene la via per giungere al cielo, la via eletta, la via che è la più perfetta, ma anche seminata di spine, di difficoltà e di sacrifici, la via che la stabilisce in una condizione superiore alla vita cristiana.
Il noviziato deve trasformare la vita, da semplice vita cristiana in una vita veramente religiosa e [di] Pia Discepola. Molta umiltà, allora, occorre e insieme molta preghiera, molta preghiera. Può entrare al noviziato anche un'aspirante che sia già molto istruita, che sappia già molte cose, ma quanto alla vita religiosa è in prima classe elementare e deve considerarsi così e dire: Qui ho tutto da imparare. E allora passerà dalla prima classe elementare alla seconda, alla terza, e andrà avanti finché avrà raggiunto una formazione tale che può emettere la sua Professione.
Dunque considerare Gesù come Maestro del vostro noviziato. Considerare come si son comportati i suoi novizi e come egli si è comportato coi suoi novizi. E allora considerando Gesù Maestro la Via e la Verità e la Vita della novizia, lasciarsi docilmente condurre, docilmente condurre, perché si tratta dell'anno più importante della vita. E farete bene a recitare quella preghiera di consacrazione della novizia a Gesù Maestro1, onde l'anno di noviziato sia fruttuoso al massimo. Ha conseguenze per tutta la vita, questo anno, e conseguenze per l'eternità. Dunque, darvi la massima importanza.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 21/c (= cassetta 47/b.l.). - Per la datazione, cf PM: «Vi è un libro che porta per titolo: Gesù, Maestro del suoi novizi (...) Ecco come deve fare la novizia». «E noi in questi giorni di Passione e nella prossima Settimana Santa...». (La domenica di Passione, nel 1958, cadeva al 23 marzo). - dAS, 24/3/1958, lunedì: «Va [il PM] dopo la meditazione ai sacerdoti, dalle suore PD di via Portuense». - dAC, 24/3/1958: «Il mattino, il PM tiene la meditazione alla comunità e ammette le postulanti al noviziato».
2 P.I. DELBREL, S.I., Gesù Maestro degli Apostoli. Parigi, Editore Gabriel Beauchesne e Figli, 1932 - Versione italiana di Maria Parmegiani, stampata da A. De Robertis e Figli, Putignano (Bari), 1934.
3 Gv 20,21.
1 Mc 3,15.
2 At 1,1.
1 Cf Lc 8,10.
2 Cf Mt 10,16.
1 Cf Mt 20,28.
2 Liber Usualis, Feria V in Cena Domini, ad Matutinum in I Nocturno, resp. 2.
1 Cf Le Preghiere della Pia Società San Paolo, «Ricevimi, o Madre...», pag. 137, edizione senza data, collocabile tra il 1957-1959.