Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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25. L'INVIDIA
Esercizi Spirituali alle Pie Discepole del Divin Maestro addette all'apostolato del servizio sacerdotale.
Roma, Via Portuense 739, 23 luglio 19581
Ieri abbiamo considerato la necessità dell'esame di coscienza. In particolare l'esame sopra i pensieri, le idee che si hanno.
Vi sono pensieri che, alle volte, sono proprio errati. Ad esempio riguardano la pedagogia, il modo di educare e di formare le aspiranti alla vita religiosa. L'educazione, la pedagogia, dev'essere paolina. Così vi sono idee errate circa l'apostolato liturgico. Occorre che noi prima mutiamo le idee e prendiamo i principi che sono secondo l'insegnamento della Chiesa e secondo le buone regole dell'arte cristiana. Così vi possono essere idee errate circa il servizio sacerdotale e qualche volta manca la penetrazione di quello che è l'apostolato eucaristico.
Se noi abbiamo i pensieri, le idee giuste, dopo parleremo bene e opereremo bene. E anche il cuore, poco a poco, si uniformerà al pensiero perché l'idea attende l'atto e quindi si finisce con l'operare secondo si pensa.
I nemici della Chiesa, quelli che si ribellano all'autorità del Papa o quelli che si ribellano al dogma dell'infallibilità del Papa, hanno idee errate. E allora con le idee errate non potete sperare una vita retta. I farisei, idee errate e quindi non hanno accettato il messaggio, il Vangelo portato da Gesù Cristo dal cielo, il Vangelo di pace, il Vangelo di salvezza di Nostro Signore Gesù Cristo. Anzi, conoscendo che egli veniva a sostituire la Chiesa alla Sinagoga, ecco l'invidia.
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L'invidia che ha portato alle calunnie, alle accuse, alle condanne e poi ha portato a gridare: Crucifige, crucifige eum1. Sciens Pilatus quod per invidiam tradissent eum2. Sapendo che per invidia lo avevano imprigionato e per invidia, cioè, per farlo morire, per non essere soppiantati loro (ormai la Sinagoga aveva finito il suo tempo), per non essere soppiantati loro, per invidia lo avevano a lui consegnato: per invidiam tradissent eum. L'invidia è un peccato interno che, in primo luogo, procede dal pensiero e poi investe il cuore.
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I peccati di pensieri possono essere: di superbia, dalla superbia nasce l'invidia; e possono essere, questi peccati interni, contrari alle Costituzioni, ai principi della formazione e della vita delle Pie Discepole; contrari all'autorità che deve governare; contrari a quello che viene insegnato e che viene disposto.
Oh, l'invidia si radica nelle comunità più facilmente. Perché? Perché nasce dall'amor proprio. E allora, vedendo che qualcheduno è più [in] alto, oppure si distingue per qualche qualità, allora ecco, si crede di innalzarci noi abbassando gli altri. Nasce nelle comunità, è un peccato delle comunità. E quante rovine! Basta che siano due perché nascano le invidie. Se poi sono molti, le invidie son molte. Erano soltanto Caino ed Abele, e bastò. Quando si dice, malamente: «fratelli, coltelli», il primo esempio è là, all'inizio della storia umana. E l'invidia pessima era, e quella che viene pessima nelle comunità religiose, quando si lascia radicare l'invidia per il bene spirituale. Caino invidiava Abele perché Abele offriva i migliori doni al Signore ed egli no, avaro com'era. E allora il Signore mostrò di gradire i doni di Abele e non guardò ai doni, alle offerte di Caino1. Ecco l'invidia: se lo tolgo di mezzo, rimango io solo, e allora il Signore sarà obbligato a guardar me perché sarò io solo a offrire i doni.
Ma si potrebbe pensare questo: che il peccato originale viene dall'invidia perché Satana, cacciato dal cielo, vedendo che Iddio aveva creato l'uomo, che doveva andare a occupare i posti lasciati dagli angeli cattivi, in cielo, per invidia tentò Eva. E per invidia, ecco il peccato, il primo peccato, il primo delitto: Caino contro Abele. E per invidia la condanna a morte di Gesù Cristo. E questa invidia si è tramandata, perché l'uomo è sempre lo stesso, se non combatte quel sentimento di amor proprio che porta a invidiare chi ha qualche dono, chi è riguardato con benevolenza, chi sale su nella perfezione, ecco.
L'invidia pessima, quella contro i doni di Dio, perché è peccato contro lo Spirito Santo. E i peccati contro lo Spirito Santo non si rimettono né in questo secolo, né nel futuro2. Che cosa vuol dire quella parola misteriosa del Vangelo? Lascio a voi a pensare e poi a temere di un gran purgatorio. Se poi questa invidia è proprio contro la grazia altrui, che può esser sempre come Abele, come quella contro Gesù Cristo e quella contro Abele, allora è direttamente contro la grazia e quindi nel cuore non regna più la grazia, la pace, non regnano più le buone ispirazioni, le buone tendenze, i desideri santi. Si svuota, l'anima invidiosa, si svuota dei doni di Dio. Non ha più né la sapienza, né l'intelligenza, né la scienza, né il consiglio, né la pietà, né il timor di Dio, né la fortezza. È travolta, la persona invidiosa, perché l'invidia allontana lo Spirito Santo dall'anima e allora senza Dio, senza lo Spirito Santo, l'uomo si manifesta com'è, come si è manifestato Caino che non aveva la grazia con sé; come si è manifestata nei farisei i quali non ci videro più. E se Gesù operava un miracolo: lo fa perché è alleato col diavolo, perché in lui c'è il demonio: «Noi diciamo bene che tu hai il diavolo con te e sei un samaritano»3 (per loro, samaritano voleva dire un peccatore). Adesso il titolo di samaritana o samaritano è preso come simbolo di carità per la parabola del samaritano.
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L'invidia, primo: accieca, perché toglie i doni che sono intellettuali: sapienza, scienza, intelletto, consiglio. Non si vede più. Quando si ha invidia contro di uno, tutto è adatto per accusare, per condannare, per abbassare. E siccome erano invidiosi i farisei, andavano a sentir le prediche di Gesù: ut caperent eum in sermone1: per prenderlo in parola. E alle volte gli facevano delle domande sibilline pensando: comunque risponda, troveremo modo di accusarlo. «È lecito dare il tributo a Cesare?»2. Se risponde di sì: ecco, sta coi Romani ed è contro Mosè; se risponde di no, diremo che è un ribelle all'Imperatore. Come di fatti l'accusarono poi nella Passione: «Se non lo condanni, non sei amico di Cesare»3. E invocarono la politica contro Cristo, come si fa sempre oggi, in grande stile, tra gli Stati e tra i Partiti. Le elezioni si son ridotte tutte, questa volta, a favore di Cristo o contro Cristo.
E non c'è più stato ragione che valesse, anche le cose più chiare non si capiscono più; si vedesse anche un miracolo, lo attribuiscono a[d] altre cause, tutto interpretano secondo l'amor proprio e sembra sempre a loro che si tolga qualche cosa ad essi quando una persona o è amata o si fa buona o è considerata per la sua pietà o è mansueta; e la stessa virtù che, praticata da una persona, per loro diventa argomento di irritazione.
Il cuore vien travolto dopo la mente. Oh, accieca, quindi, e poi travolge il cuore. Per fare un esempio, questo: un re aveva due ministri e si accorse che in uno c'era una grande invidia verso dell'altro. E tutto quello che era favorito e dato per il secondo, per il primo era oggetto di irritazione e di collera, come far fuori l'altro. Il re si accorse e volle correggere questo invidioso. Chiamò i due, dicendo loro: «Voi mi avete servito bene e perciò vorrei dare a voi un premio». E disse all'invidioso: «Io voglio fare qualche cosa per voi, dimmi che cosa vuoi che faccia, ricordandoti, però, che tutto quel che domanderai per te, io ne darò il doppio all'altro». E il povero invidioso pensò, ripensò; si presentò poi al re: «Che mi tolga un occhio». «E perché?». «Perché così ne toglierai due all'altro». L'invidia è così. Non cercatela lontano, cercate fra di voi. Non cercatela lontano, ma fra di voi. Si può andare più in là di quanto sono andati i farisei?
Oh! mia mamma, quando ci educava, diceva sempre: ricordati, che se l'invidia fosse pane, ne avrebbero tutti e anche in avanzo, del pane. E allora non capivo, ma gli anni hanno spiegato tante cose. Si è capaci di far cadere anche la casa addosso. «Muoia anch'io, purché muoiano tutti gli altri»4.
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E naturalmente l'invidioso parla male degli altri, interpreta tutto in male e poi non gli importa anche di disonorare l'Istituto, magari; guarda solo a quello che suggerisce l'invidia. E non c'è - diciamo - non c'è scampo, quando l'invidia entra in un altro. Da quella lì non si può scampare, le parole che dice, le cose che inventa e quelle che ingrossa e quelle che diminuisce e, salvati, se puoi, dagli invidiosi. Ma uno non si salva. Quindi non se ne faccia conto. L'invidioso rivela sol se stesso, che c'è la bile dentro. E siccome ha gli occhiali verdi, così tutto quello che è attorno prende, attraverso ai vetri degli occhiali verdi, tutto attraverso quella lente, diviene verde. E se fossero gli occhiali scuri, tutto diviene, prende il colore scuro.
Povere anime che restano nella povertà spirituale, come i farisei. E allora si salvarono gli umili: quotquot autem receperunt eum1. E il Vangelo portò la vita agli Apostoli umili e portò la vita al popolo semplice e portò la salvezza, il benessere a tutti quelli che avevano cuore retto. Ma essi, nel loro orgoglio, morirono ostinati.
Gli invidiosi non si arrendono neppure in morte, neppure quando l'altro fosse umiliato, l'invidiato, e magari morisse; hanno ancora da dire dopo morte, sì, hanno ancora da criticare, da giudicare, da condannare, dopo morte. E ho detto che, passando gli anni, quello che avevo sentito da bambino, l'ho esperimentato, ma di più di quello che mi fosse stato detto.
Invidia. Peccato capitale. Diretto contro lo Spirito Santo. Invidia della grazia altrui. Ma l'invidioso è difficile che si converta, difficile. Quindi bisogna proprio pregare, pregare. Travìa addirittura la vita. Vengono le divisioni nelle comunità. Si cercano sempre i momenti di silenzio, di oscurità ecc. per sprizzare fuori il veleno che si ha nel cuore, ma rovinerebbero anche le anime più innocenti e più belle, se le anime più innocenti e più belle non vigilassero.
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Dunque, tre conclusioni.
Primo: pregare per le anime invidiose, perché cadono in una povertà spirituale penosa e degna di compassione; e poi in una cecità, in una durezza di cuore che, alle volte si conserva anche in punto di morte, fino al punto che si è preoccupato se la sua salma la chiudessero nel loculo sotto o nel loculo sopra. Ah! non parlo mica in aria, perché l'invidiata era messa in una certa posizione e... Oh, chi può pensare che vada fino lì. Ma sì che bisogna pensarlo. Dopo morto, Gesù Cristo, e sepolto, andarono da Pilato a far mettere le guardie al sepolcro per paura che risorgesse, e allora, dicevano, sarebbe un errore peggiore del primo1. Non c'è salvezza, - diciamo così - non c'è uno che si salvi dall'invidioso. Tutti son colpiti.
Secondo: aver pazienza di questi e pregare per loro.
Terzo: chi discendesse nel cuore e dicesse: io non ne ho dell'invidia, pensi subito così: ne ho. Eh, se l'invidia fosse pane ce ne sarebbe per tutti e ancora in avanzo. Oh, quindi: un poco ne ho, è questione di combatterla, perché è radicata, è connessa con l'amor proprio. E se uno nega di averne un poco, nega di avere amor proprio. E la mamma dei due fratelli Zebedei, Giacomo e Giovanni, eh, va da Gesù, siccome era parente, era zia: «Quando arriverai nel tuo regno, comanda che i miei due figli, nel tuo regno, uno sieda, il primo, alla destra e l'altro, il secondo alla sinistra2. Capite? Ma le mamme sono un po' da compatire. Però nei due apostoli l'invidia poi scomparve dopo ricevuto lo Spirito Santo.
Mettetela fuori dalla porta dopo la Professione. Mettiamola fuori dalla porta. Chi desidera l'umiltà, davvero, di cuore, il nascondimento e quindi fa regnare in sé l'amor di Dio, se vede un'altra che s'innalza, che fa bene: Gloria a Dio! Signore, aumentate in lei i doni e abbiate anche misericordia di me, dice colui che ha cuore retto. Gloria a Dio per il bene che si vede, per le grazie che tu elargisci e aumentate anche le vostre misericordie in me, la vostra luce, rettitudine di cuore, desiderio del cielo. Ma tutti possono avanzare, non invidiare e abbassare. E avanzatevi nell'amor di Dio, che tanto le vere ricchezze si acquistano lì. E chi è che non può? Ma una può dire: io ho meno intelligenza; io ho meno salute. Ma non c'è limiti per nessuno nell'amor di Dio, nella fede, ed è questo che ottiene il premio. Primi posti in cielo, ecco, primi posti in cielo, questo si può sempre desiderare.
Poi, ancora, guardarsi dallo scoraggiarsi perché si è invidiate. Bisogna compatire l'umana fragilità, ma non scoraggiarsi per gli ostacoli che vengono a destra, a sinistra. Compatire l'umana fragilità e intanto tirare avanti nella via retta e giusta. Vorrei che questa volta faceste un esame profondo. Perché sono sempre questi danni sotto un pretesto, sotto un altro. E contro chi non si potrebbe mormorare? Tutti siam pieni di difetti. Chi vuol mormorare e invidiare ha sempre campo, perché tutti siam pieni di difetti. Noi facciamo un po' di bene in mezzo a tanti mali, in mezzo a tanti difetti. E se si vuole veder negli altri solo il difetto, allora che cosa succederà? E se si vuole guardare e mettere davanti a noi i difetti degli altri e mettere di dietro i nostri? E allora siamo sempre più ciechi. Rettitudine di pensiero, rettitudine di cuore.
Ma andare al fondo. Ma non ne vediamo troppi di questi inconvenienti nelle comunità? Scavare, scavare e trovare al fondo la spiegazione di certi avvenimenti, di certi fatti disgustosi, di certe ruine che avvengono. Vi sono delle persone che sembra impossibile che arrivino a cacciarsi certi pensieri in testa: non sono capaci di una cosa, non è lì il loro posto, ma vogliono starci, perché... Perché han l'invidia contro altri. Ma che cosa si fa?
Avevamo due ingegneri i quali avevano presentato un loro disegno per la costruzione della chiesa e naturalmente poi il giudizio è stato per la scelta di uno. Quando l'altro si è veduto messo in disparte, ma quante ne ha tirate fuori. E qualche cosa fu accettato anche da lui ed è andato tutto male quel che lui aveva suggerito, detto. E ne ha perduto il risultato dell'opera e le spese per rifacimenti sono state notevoli. Quel che fa l'altro, mai ben fatto, perché si ha da far trionfare il proprio io e si ha da abbassare gli altri.
Ma crediamo noi di innalzarci abbassando gli altri? Resti tu anche in basso. Resti allo stesso livello. Piuttosto tutti legati assieme per una maggior santità. E se andate tutte in paradiso in alto? In alto. Ma se andate tutte in paradiso in basso? Vedete, però, desidererei che stesse bene impresso questo: [l'invidia] accompagna fino in morte e quindi, purgatorio, sì, se si tratta di venialità.
Oh, benedica il Signore questa santa comunità per intercessione della Regina degli Apostoli e di san Paolo apostolo affinché questa piaga, questa erbaccia, non nasca in nessun angolo della Casa.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 23/d (= cassetta 53/b). - Per la datazione, cf PM: «Ieri abbiamo considerato la necessità dell'esame di coscienza...» (cf PM in c200). - dAS, 23/7/1958: «Dopo la celebrazione va [il PM] in via Portuense dalle PD per una meditazione alle esercitanti». - dAC e VV (cf c200).

1 Lc 23,21.

2 Mc 15,14.

1 Cf Gn 4,3-4.

2 Cf Mt 12,31-32.

3 Cf Gv 8,48.

1 Mt 22,15.

2 Cf Mt 22,17.

3 Cf Gv 19,12.

4 Cf Gdc 16,30.

1 Gv 1,12.

1 Cf Mt 27,63-64.

2 Cf Mt 20,20-21.