Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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22. L'ESAME DI COSCIENZA PUNTO DI PARTENZA PER LA SANTITÀ
Esercizi Spirituali alle Pie Discepole del Divin Maestro addette all'apostolato del servizio sacerdotale.
Roma, Via Portuense 739, 22 luglio 19581
Sempre cantare bene o recitare bene con divozione la strofa: Per te sciamus da Patrem noscamus atque Filium ecc.2. La divozione a Gesù Maestro è per salire alla Saantissima Trinità meglio e, di conseguenza, attraverso a Gesù che è il mediatore, che è la via, noi andiamo al Padre. «Dà a noi la grazia di conoscere il Padre», invochiamo così la luce dello Spirito Santo. E «dà a noi la grazia di conoscere il Figlio»; Teque utriusque Spiritum3: e conoscere lo Spirito Santo insieme al Padre e al Figlio, cioè, sempre più la vita orientata verso la Trinità. In Cristo arriviamo alla Trinità: Per ipsum et cum ipso et in ipso, ecc.4, come si dice nella Messa. Con Gesù, in Gesù, gloria al Padre, gloria al Figlio, gloria allo Spirito Santo. Gloria in excelsis Deo5.
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Il fine della Pia Discepola è di entrare nel programma preciso di Gesù, Figlio di Dio incarnato attraverso a Maria. Di conseguenza non fermiamoci solo alla divozione al Maestro, ma attraverso a lui, arrivare a glorificare, ringraziare, soddisfare e supplicare la Santissima Trinità. Questo, imparato da Maria, nello spirito del Magnificat.
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Di conseguenza, l'ufficio centrale della Pia Discepola è il servizio sacerdotale, cioè mettersi nello spirito, nell'animo, nelle intenzioni, nell'imitazione della missione della Vergine Santissima.
E una Pia Discepola non deve mai passare tutta la vita in un apostolato liturgico o solamente eucaristico. Primo da desiderarsi è l'apostolato del servizio sacerdotale. Non potrebbe mai essere una Pia Discepola per intero, né partirebbe per la strada giusta, non prenderebbe la strada giusta, quindi il disorientamento che può succedere. E perciò sempre chiederlo questo e, nello stesso tempo, compierlo nello spirito di Maria. Come considereremo poi, in una meditazione successiva, piacendo al Signore, è una disgrazia non far mai questo apostolato, perché allora le anime sono poche, le anime che entrerebbero nella loro propria precisa missione, se non l'amassero questo, anzi non entrerebbero mai, nella missione - dico - delle Pie Discepole. Perché: al sacerdote che ci dà Gesù, perciò l'apostolato eucaristico; e il servizio a Gesù nella Chiesa, l'apostolato liturgico. Perché dal sacerdote ci viene la consacrazione del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo e ci viene la presenza reale di Gesù nel tabernacolo, ci viene la comunione e quindi gli apostolati successivi. Oh, è poi una fortuna e una grazia grande quella di passare tutta la vita in quel primo e principale apostolato del servizio sacerdotale.
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Anche per una ragione che abbiam da considerare stamattina nella meditazione, perché più facilmente si è riflessive, si pensa di più all'anima propria, in generale, si è più portati, almeno; dall'ufficio esterno, possono anche avvenire delle superficialità, delle deviazioni, ma l'ufficio esterno porta a considerare se stessa, la Pia Discepola, porta a quello che è il fondamento da cui partire: «Abbiate il dolore dei peccati»1. Che significa? Riflettete a voi stesse; siate sempre dolenti delle imperfezioni; umiliate nel vostro nulla e nelle deficienze che riscontrate durante l'esame di coscienza. E allora, ecco il punto di partenza.
Ed il punto di partenza per la santa che celebriamo oggi è stato quello di riconoscersi quale era: peccatrice. E quindi non si è abbandonata alla disperazione, che quello sarebbe cosa peggiore ancora. Invece che abbandonarsi alla disperazione, ella si è avvicinata di più a Gesù, è ricorsa a lui, medico delle anime, per ottenere la sua santità spirituale. Ed ecco tre cose: piange e asciuga con i suoi capelli i piedi al Salvatore. E poi che cosa fa? E poi, bacia i piedi al Salvatore in atto di amore. E quindi unge i piedi con unguento prezioso. Sono queste tre azioni profondamente simboliche. Si compiono sempre in un vero esame di coscienza.
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L'abbandono dell'esame di coscienza è la più grande disgrazia per una religiosa. Perché allora si mette a guardare le altre e fa l'esame alle altre, o alle altre individualmente o a qualcheduna che invidia o all'Istituto in cui troverà dei difetti. E allora è il vero realizzo di quello che succede, quello che può succedere, almeno: davanti i peccati, i difetti, le mancanze degli altri; di dietro le mancanze proprie. Più grande disgrazia perché non si perfezionerà mai, quest'anima, perché il punto di partenza è riconoscersi debitori, peccatori, pieni di difetti e persone che non corrispondono pienamente alla grazia, che non hanno ancora ottenuto il compimento perfetto della loro vocazione, allora: surgam1, risorgono.
L'esame non è per disperarsi, perché può succedere anche questo, che vi sono delle anime che fanno sempre esami e sono sempre a guardare ciò che c'è stato nel passato. Il passato è solo una scuola di umiltà, una scuola che ci fa vedere, conoscer noi stessi, una scuola che ci indica quali sono le strade false e ci indica quali sono le strade, invece, buone che dovremo prendere e allora surgam. A Gesù, a Gesù. E non errare così da mettere sempre l'attenzione e il pensiero nel passato che è un grande inganno.
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Soprattutto nelle confessioni: il pentimento e il proposito per l'avvenire. Proposito e pentimento che sono poi due aspetti di una conoscenza di noi stessi e di una volontà buona di seguire la via della perfezione. Quindi, nelle confessioni, più il dolore e più il proposito e, soprattutto, proposito fermo che si dimostra col discendere ai particolari: eviterò questo, prenderò quel mezzo. Perché il dolore, così sentimentale, spesso è un'illusione o almeno può essere un'illusione. Èquel dolore il quale procede dalla conoscenza del male che è in noi e dalla conoscenza della possibilità di poterci far santi in Cristo, per la sua grazia e quindi dalla volontà risoluta di prendere questa vita di perfezione, perfezione nel proprio stato, facendo bene il proprio compito, il quale è sempre duplice: santificazione di noi stessi e santificazione dell'apostolato in un progresso continuo.
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L'esame di coscienza può essere preventivo e può essere consuntivo. Al mattino può essere preventivo; se una, nel pomeriggio fa subito un po' di Visita, può fare l'esame preventivo: come passare la seconda metà della giornata. Può essere consuntivo la sera, particolarmente durante la Visita, che è il principale esame della giornata. Poi, l'esame settimanale, e poi l'esame mensile, e poi l'esame annuale.
Oh, e che cosa significa «esame»? Esame significa: osservare diligentemente noi stessi, come stiamo davanti a Dio. Ci presentiamo a lui con sentimento di profonda adorazione: «Siate perfetti, come è perfetto il Padre mio che è nei cieli»1, e allora miriamo alla perfezione, alla santità di Dio e ci sentiamo subito come coperti di lebbra, indegni di comparire alla sua presenza. E allora subito ci rivolgiamo a colui che è il Salvatore, a colui che ci può rivestire di veste bianca: Gesù Cristo, per la sua grazia, per la sua misericordia. E allora l'anima resta piena di amore verso il Padre celeste, perfettissimo, santissimo e che sarà la nostra felicità eterna, il gaudio eterno. E pieni di amore verso Gesù che ha pagato lui le nostre colpe, le nostre iniquità, le nostre incorrispondenze alla grazia. Allora nasce l'amore. E allora viene in mente quello che Gesù ha detto a Simone: «Hai veduto questa donna che cosa ha fatto?»; e glielo fece presente e conchiuse: Remittuntur ei peccata multa, quoniam dilexit multum2. In quell'amore è il dolore, è la speranza, è il desiderio di essere come ci ha detto Gesù: «Siate perfetti, come è perfetto il Padre mio che è nei cieli»
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L'avete questa volontà di corrispondere alla vocazione? di imitare la perfezione che è in Dio? Diversamente non c'è la vocazione o si perde. Persone che badano agli altri. Persone che badano all'andamento di quello che loro non spetta. Persone che non sanno leggere in se stesse. Leggerebbero tutti i libri, cioè tutte le coscienze degli altri o almeno tutta la vita. Leggono la vita (come dicono in dialetto) degli altri e non leggono mai il libro della loro coscienza. Che infelicità! Quella è proprio la infelicità maggiore, perché il figlio prodigo, finché non è riuscito a considerare il suo stato: hic fame pereo1, e nella casa del padre mio quanti servi godono della pace e hanno pane in abbondanza, invece; e io ridotto a mangiar ghiande coi porci?
Persone che poi camminano sempre nelle loro stesse miserie e non hanno da fare altro che contarle e ripeterle come se si facesse passare la pellicola, le stesse miserie un anno e l'altro e l'altro e l'altro... A che ti è servita la vita se non ti sei data alla perfezione? Ma il punto di partenza è l'esame. Se non ti sei data alla perfezione, non hai corrisposto a niente alla tua vocazione. Ma io ho fatto (supponiamo) dei bei ricami. Avessi fatto anche delle belle statue a Gesù, potrebbe essere un atto di vanità, se non l'hai messo Gesù in te, se non l'hai fatto vivere in te Gesù e vivere in te per arrivare alla perfezione che è il fine della vocazione. Allora non si corrisponde alla vocazione.
Ma quando l'anima si studia di far vivere in sé Gesù Cristo, allora ecco che diviene gradita al Padre e il Padre celeste vede in quell'anima un'immagine del Figlio suo: «Questo è il mio Figlio diletto»2. E allora che cosa avviene? Avviene che coloro che sono eletti devono diventare le immagini di Gesù. Le immagini viventi, non una statua, non un foglio di carta o una tela, ma immagini viventi di Gesù Cristo, anzi, propriamente in loro Gesù Cristo: Vivit vero in me Christus3. Ecco allora: pensano come Gesù; amano Gesù; vogliono vivere Gesù; quindi i pensieri, i sentimenti e i desideri e le opere di Gesù. Vivit vero in me Christus. Anime in cammino. Corrispondono alla vocazione di perfezionarsi, primo articolo delle Costituzioni.
Se non c'è questo, non c'è la Pia Discepola, non c'è nessun religioso, né nessuna religiosa. Di nome, di abito, di abitazione, di belle parole, ma... Così, questo perfezionamento, il quale perfezionamento parte sempre dal detestare ciò che è male. Perché l'inizio della vita buona è la detestazione della vita non buona, dice sant' Agostino4.
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Esame di coscienza. Oh, l'esame di coscienza quindi, da una parte ci porta a ringraziare il Signore dei beni ricevuti. E se noi riconosciamo i beni ricevuti è molto facile che allora diciamo: E io a questi beni e a queste grazie non ho corrisposto del tutto, o almeno, ancora non corrispondo del tutto e voglio corrispondere veramente. Perciò: «Abbiate il dolore dei peccati»1. Sempre leggerlo lì, quando si va a far la Visita. È il primo invito di Gesù.
E allora la Maddalena divenne l'anima amante di Gesù, la quale seguì Gesù, la quale cercava là, al sepolcro, Gesù. E il suo amore è così intenso che non si accorse neppure che già Gesù era lì presente. E lei tutta intesa nella ricerca di Gesù, per il suo grande amore a Gesù, ecco: «Se tu l'hai portato via, dimmelo dove l'hai messo, io me lo prenderò»2. E allora Gesù le diede la luce e la incaricò di andare dagli Apostoli e di annunziare loro la risurrezione sua. E quale vita condusse dopo, quale santificazione!
Non è la paura del passato che ci deve scoraggiare e abbattere. È la paura del futuro, di non corrispondere alla grazia che ci deve mettere nella realtà della conoscenza di noi stessi: sono debole, finalmente conoscere questo; sono carico di difetti, penso ad altri e non penso a me; leggo le Costituzioni e non le capisco, non capisco che tutto è per adempiere il primo precetto, cioè il primo articolo: attendere alla perfezione. Le sapessi anche a memoria, se non hai penetrato il primo articolo, tutto il resto che cosa è? Tutto il resto vorrebbe dire: contentarsi dei fiori e non venire mai ai frutti. No! ai frutti, perché il Signore ci giudicherà non dai vani desideri o dai giudizi sugli altri o da quello che vorremmo noi pretendere dagli altri ecc., ma da quello che siamo in realtà noi stessi: ex operibus3.
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L'esame di coscienza, quindi, prenda il primo posto fra le opere di pietà, perché è il punto di partenza. Ma l'esame di coscienza fatto bene. E quanto alla pratica credo che tutte siate abbastanza istruite. E c'è da far l'esame sopra questo punto: facciam bene l'esame di coscienza? L'esame sull'esame: Attende tibi1: bada a te stessa. Oh, allora, veniamo quindi a fare dei buoni propositi.
Però aggiungiamo quello che nell'esame di coscienza è sempre il punto principale, proposito, sì, per il futuro. Ma per quel che riguarda il passato: i pensieri, l'esame sui pensieri. Se si hanno le idee giuste, si faranno delle opere buone. Ma se le idee non son giuste, non si fanno opere buone, perché: ex abundantia cordis os loquitur2. Anche le parole, le parole riflettono cosa c'è dentro. Uno ha un bell'essere ipocrita o cercar di nascondere o con astuzia gettare la colpa sugli altri, scusar se stessa, ma infine? Infine una viene conosciuta, non soltanto da Dio, ma dagli uomini anche, in generale. L'ipocrisia non può esser perpetua. La freddezza di un cuore non può sempre esser nascosta. La mancanza di spirito religioso, non si può sempre occultare..
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Perché nelle Costituzioni c'è che la mancanza di spirito religioso è causa sufficiente per dimettere una professa temporanea?1. Perché non c'è la corrispondenza alla vocazione, non c'è il segno della vocazione. Il segno della vocazione è l'impegno per progredire. Ma sapesse anche cantare le più belle cose, sapesse anche ricamare le migliori cose, sapesse anche fare delle opere esterne che danno così, qualche impressione, fanno, destano ammirazione, ma lo spirito religioso è l'impegno per santificarsi e non c'è altro. Ma non santificare gli altri. Santificare noi stessi.
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Oh, allora, tre specie di suore: quelle che fanno bene l'esame di coscienza e progrediscono; quelle che lo fanno così superficialmente e sono tiepide; e quelle che non lo fanno mai e sanno sol giudicare gli altri e sono in quello stato che descrive l'Imitazione di Cristo: «Il religioso negligente e tiepido da per tutto si trova male, è sempre scontento»1, perché la vera contentezza è la vita con Gesù che è la felicità eterna, che porta la pace nell'anima.
Ma tutto questo dipende dall'esame sui pensieri. Suore che hanno pensieri proprio contro la vocazione, proprio contro l'Istituto, proprio contro quello che è dato da fare, proprio contro quello che esse stesse devono fare. Quindi, cosa verrà fuori quando il cuore, quando la mente è così?
Perciò, ricordiamoci ciò che ci dicevano quando eravam bambinetti: esaminiamoci sui pensieri; e non solo sui pensieri, ma sui sentimenti, vuol dire sull'interno, in primo luogo, sull'interno. E penetriamo giù perché è la cosa più difficile, esaminare l'interno; più facilmente si possono ricordare le parole dette e i fatti, le azioni compiute, ma l'interno richiede più sacrificio. E imponiamoci questa penitenza: fare l'esame sull'interno. La penitenza dei nostri peccati: l'esame su noi stessi, in modo particolare - ho detto - sui pensieri.
Chiediamo questa grande grazia: che tutti possano badare a se stessi. Quando si comincia a sentire qualche giudizio contrario, qualche critica, pensate subito che è una persona che non bada a se stessa e schivatela. E quando vedete che una persona, invece, è raccolta, tranquilla, ha una pietà giusta e pensa a se stessa, mostra anche all'esterno quell'impegno costante di perfezionarsi, allora lì c'è lo spirito di Dio.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 23/a (= cassetta 52/a). - Per la datazione, cf PM: «L'ufficio centrale della PD è il servizio sacerdotale (...) come considereremo, poi, in una meditazione successiva, piacendo al Signore...» (cf PM in c212). «L'abbandono dell'esame di coscienza è la più grande disgrazia per una religiosa...» cf PM in c231). «La santa che celebriamo oggi (...). E allora la Maddalena divenne l'anima amante di Gesù» (22 luglio). - dAS, 22/7/1958: «Dopo Messa va [il PM] in via Portuense, C.G. delle PD a tenere due meditazioni alle PD che fanno gli Esercizi SS. Ritorna verso le ore 10. Verso le ore 16 va nuovamente a via Portuense a predicare alle PD». - dAC, 18/7/'58: «Inizio degli Esercizi Spir. per le sorelle dedite specialmente all'apostolato del servizio sacerdotale. Il 4o giorno, il PM tiene le tre meditazioni, come pure la prima del 5o giorno: sull'apostolato del servizio sacerdotale, sull'esame di coscienza, sulla carità». - VV: «Prediche del PM. Esercizi per le suore del servizio sacerdotale».

2 Liber Usualis, in Festo Pentecostes, Himn. in II Vesperis.

3 Liber Usualis, in Festo Pentecostes, Himn. in II Vesperis.

4 Missale Romanum, «Ordo Missae», Dossologia finale della Preghiera eucaristica o canone.

5 Missale Romanum, «Gloria in excelsis Deo».

1 Cf AD 152.

1 Cf Lc 15,18.

1 Mt 5,48.

2 Cf Lc 7,36-50.

1 Lc 15,17ss .

2 Lc 9,35.

3 Gal 2,20.

4 S. AGOSTINO, cf Commento 1Gv, Tract. 4, in Liturgia delle Ore, VI sett. del Tempo Ordinario, Ufficio Letture, p. 199.

1 Cf AD 152.

2 Cf Gv 20,11-18.

3 Cf Gc 2,24.

1 1Tm 4,16.

2 Lc 6,45.

1 Cf Costituzioni delle PD (1948), art. 97.

1 Cf Imitazione di Cristo, libro 1, XXV, 7.