Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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29. LA CONFESSIONE SPIRITUALE
Meditazione alla comunità delle Pie Discepole del Divin Maestro.
Roma, Via Portuense 739, 10 novembre 19581
Il mese che stiamo passando, il mese di novembre, ci invita particolarmente alla riflessione, ci invita a ricordare i novissimi, la Chiesa trionfante, la Chiesa purgante e, di conseguenza, lo sguardo sopra di noi, la Chiesa militante. Il pensiero del paradiso dove entrano soltanto coloro che son del tutto puri, mondi, e il pensiero del purgatorio dove si scontano i debiti che ancora vi sono con il Signore e si fa la preparazione immediata al cielo. Questi due pensieri ci devono far pensare alla purificazione nostra. Vogliamo entrare in cielo dove tutto è bello, splendido; Dio purissimo, santissimo; dove vi sono gli angioli, i santi. E non vorremmo mica entrare là macchiati! Pretendere questo è impossibile. E, d'altra parte, noi stessi, usciti dal corpo, quando comprenderemo che cosa meriti Iddio, che cosa sia il cielo, noi stessi non vorremmo, non avremmo l'audacia, la pretesa di entrarvi con macchie. Le anime uscite dal corpo che si sentono ancora macchiate di imperfezioni, di venialità, di qualche attaccamento terreno, le anime stesse comprendono e vogliono prima purgarsi.
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Come si fa quando si ha da andare alla comunione: se l'anima è veramente fervorosa, se l'anima comprende che cosa voglia dire ricevere Gesù, certamente prima fa l'atto di dolore. La Chiesa mette come preparazione alla comunione la confessione, ma la confessione è settimanale per la religiosa; però ogni mattina dobbiamo, prima della comunione, recitare l'atto di pentimento, anzi eccitarci al dolore per le mancanze quotidiane, le fragilità, le imperfezioni quotidiane. E l'Eucarestia ha proprio, secondo il Concilio di Trento, questo scopo, la comunione frequente particolarmente, di togliere da noi quelle debolezze quotidiane, diminuirle di numero e diminuirle anche di gravità, di intensità1.
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Quindi la vita del cristiano e la vita del religioso ha sempre da compiere due atti: purificarsi e conquistare. Purificarsi dal male, allontanarsi sempre di più con vero dolore e detestazione e orrore dell'offesa di Dio e, dall'altra parte, un desiderio profondo, sentito, di rassomigliarsi di più a Gesù, di più a Dio. Conquistare le virtù di Gesù, acquistare particolarmente le virtù per il religioso, le virtù religiose: la povertà perfetta e la castità perfetta e l'obbedienza perfetta e la vita di carità perfetta in comunità, non soltanto nel senso di liberarsi da quello che è mancanza contro la povertà, castità, obbedienza e alla vita comune, ma ancora per vivere queste virtù religiose in modo sempre più perfetto in maniera che, passando i giorni e passando gli anni, stiamo sempre più realizzando quello che ci ha detto Gesù, che ce l'ha detto prima, quando si stava lì con l'abito in mano per far la vestizione o in piedi per emetter la Professione: «Se vuoi esser perfetto» era quello il momento di sentire di più Gesù: «Se vuoi esser perfetto, allora lascia tutto. Vieni»1. Fa pur la vestizione, emetti pur la Professione: «Vieni e seguimi»2.
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Un consiglio. Fare la confessione spirituale. Vi è la comunione sacramentale e vi è la comunione spirituale. Così vi è la confessione sacramentale e vi è la confessione spirituale. La comunione spirituale è fatta, vien fatta sul modo, sull'esempio della comunione sacramentale e la confessione spirituale viene fatta sul modo, sull'esempio della confessione sacramentale. Questo, particolarmente va bene per voi che fate le due ore di adorazioni. Quindi, il secondo punto dell'adorazione è più lungo: quaranta minuti, e allora vi è maggiore spazio di tempo e quindi più comodità.
Come si fa la confessione spirituale? È l'esame di coscienza, ma fatto bene. Come si deve fare la confessione sacramentale perché dia i frutti che è destinata a produrre? Si fa così:
Primo, si prega a tre fini: per conoscere noi stessi, conoscere Dio e conoscere noi; e secondo, per detestare il male; e terzo, per avere il desiderio di emendazione e di aumento, perfezione nelle virtù. Pregare sempre è utile1. Recitare, prima della confessione sacramentale, per prepararsi, recitare l'Angelo di Dio, perché l'Angelo che ci ha veduto peccare, che ci ricordi le mancanze, ce le faccia conoscere, le imperfezioni, specialmente se sono volontarie; e secondo, una Salve Regina a Maria, nostra Madre, affinché ci dia le disposizioni necessarie, cioè di pentimento e di buona volontà di emendarci; e terzo, un Padre nostro a Gesù Maestro affinché egli voglia usarci la sua misericordia e voglia applicare a noi i meriti della sua Passione e voglia lavarci nel suo Sangue, lavare l'anima nostra nel suo Sangue santissimo.
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Poi, secondo, avviene l'esame, così detto. L'esame, il quale ha due parti: la prima parte è conoscere le grazie ricevute nella mattinata, se l'esame di coscienza vien fatto, supponiamo, alle tre, alle quattro, l'esame principale, che è quello della Visita, o la mattinata oppure il giorno prima, secondo quando si fa l'ora di adorazione, quando si fa la Visita. Pensare alle grazie ricevute dal Signore, la continuità della misericordia di Dio che si esercita, si applica alle nostre anime. Le grazie. E come si potrebbe dubitare, oppure, come non fermarci sopra tutto il complesso che la vita religiosa è tutta una grazia, dal segnale della levata al mattino, tutto quel che è disposto, tutto quel che si fa, che è santo. E viver nella vita religiosa è un continuo effondersi della misericordia di Dio, è una continua grazia. Si vive di grazia, ma particolarmente la comunicazione con Gesù, in modo particolare. Che cosa non ci ha dato Gesù, quando si è comunicato a noi! È Dio con noi e quindi, in Dio, tutto. Noi, purtroppo, non siam capaci dell'infinito e andiamo a Gesù con quello che siam capaci di portare e qualche volta si porta, a prender l'acqua della grazia, un bicchierino... qualche volta, magari, un bicchiere grande; qualche volta, magari, un secchio; ma l'acqua della grazia è un mare infinito, noi prendiamo quello che siamo capaci di portare, secondo cioè, la nostra capacità, come prendiamo nel mare tanto di acqua quanto è grande il recipiente che noi usiamo. Confonderci nella misericordia di Dio.
E poi, seconda parte: come ho corrisposto? Questo è la misericordia di Dio e questo indica quello che io dovevo fare per corrispondere alla misericordia di Dio. E io come ho corrisposto? Allora si cerca interiormente, in primo luogo e, secondo luogo, esteriormente. Che cosa c'è stato, da parte nostra, di corrispondenza: i pensieri erano uniti a Dio, erano uniti alla sua volontà? erano in carità? erano secondo la fede? erano secondo la speranza? erano secondo l'umiltà? secondo lo spirito di obbedienza ecc? E i sentimenti del cuore: il cuore come è andato? che cosa desiderava? che cosa non voleva, il cuore? le lodi desiderava o le umiliazioni? E cercava la perfezione nelle cose e il continuo progresso nelle cose? e cercavo Iddio? e avevo i sentimenti di Gesù Cristo? i sentimenti di amore al Padre, i sentimenti di amore alle persone, al prossimo? Cercate le imperfezioni, se ci sono; ecco. Primo sentimento è riconoscenza verso Iddio, delle sue grazie; e secondo, è detestazione del male che c'è stato da parte nostra, che può essere male volontario e, qualche volta, non volontario anche, sono imperfezioni e debolezze, ma allora si detestano in quanto che sono imperfezioni, non come peccati, col desiderio di essere più santi, rassomigliar di più a Dio, perché le distrazioni possono essere state involontarie; ma noi tendiamo con tutta la volontà a essere uniti a Dio; e la nostra mente, particolarmente, unita al Signore, o sia pregando o sia lavorando, in quanto che col lavoro la nostra mente è applicata a far bene le cose che dobbiam fare; è unita a Dio allora, vogliam compiere la sua volontà nel modo più perfetto.
[Terzo:] però sempre notare che come nella confessione la parte principale è il dolore unito al proposito, che in fondo costituiscono una cosa sola, così nell'esame di coscienza. Non una serie soltanto di annotazioni, ma la detestazione del male e con la volontà, col proposito di emendazione, in particolare ricordando quei propositi che avevamo o dagli Esercizi o dal ritiro mensile o dalla confessione o al mattino. Qui bisogna insistere sul dolore e sul proposito.
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Terzo poi, in seguito (quarto veramente), fare la nostra accusa a Gesù. Non c'è il confessore! C'è Gesù! Tanto più se parliamo di questa confessione spirituale fatta durante l'adorazione. Accusarsi proprio: «Beneditemi, o Signore, perché ho peccato». E poi far l'accusa a Gesù in particolare, discendendo ai particolari, più che al confessore, perché a Gesù si può dire tanto e si possono esprimere le nostre cose con semplicità. Poi sentire gli avvisi, come risponde Gesù, che ispirazioni ci fa sentire sopra quella mancanza, su quelle negligenze, che ammonimenti, che mezzi ci ispira, che mezzi da usare per l'emendazione. Sentirlo bene Gesù. «Parlate, o Signore, il vostro servo vi ascolta»1. Stare lì proprio a sentire Gesù.
Quindi recitar l'atto di dolore. E poi, noi sappiamo, che se il dolore è profondo, si riceve il perdono da Gesù, sì. E quando il dolore è perfetto, ci fosse anche un peccato grave, con le disposizioni necessarie, il dolore è perfetto, si riceve l'assoluzione; e quando vi sono venialità, imperfezioni, si riceve il perdono, certamente, se il dolore è vero, anche imperfetto. Allora si china la testa e si riceve l'assoluzione da Gesù.
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E poi, dopo, la penitenza. Sì, imporsi la penitenza, una penitenza che può essere scelta da noi, può essere quella che ci è stata assegnata nell'ultima confessione e si ripete; può essere una penitenza che noi scegliamo liberamente, fuori di quella che era stata data, assegnata nell'ultima confessione. Notando che la penitenza sia veramente buona e per esser veramente buona deve avere due caratteri e cioè: dev'esser punitiva e dev'esser correttiva. Punitiva per castigarci delle mancanze commesse e correttiva per l'emendazione, affinché noi non cadiamo più. Per esempio: può essere la lettura di una pagina o di un capitolo o di alcuni articoli delle Costituzioni; può essere la lettura di un tratto del Vangelo, per esempio le Beatitudini, meditandole; può essere la lettura di un capitolo delle due lettere ai Corinti, le quali son così toccanti; può essere, invece, un atto esterno: e ave[vo] trattato male quella sorella, adesso mi presento: o si domanda scusa o si cerca di riparare con un trattamento cordiale, gentile; e se vi è stato ritardo nell'obbedienza, nell'accettar l'obbedienza: quest'oggi sarò pronto, dirò subito il mio «sì», con umiltà, come Maria, ma con sincerità di cuore, il mio «sì» al Signore; se c'è stato qualche impazienza, ecco si rimedierà con tenere a freno il cuore e quindi moderare i nostri sentimenti. In sostanza, che sia: punitiva del passato e correttiva per l'avvenire.
Oh, ecco, questa confessione spirituale può portare grandi vantaggi; è sempre a nostra disposizione perché, se la confessione si può far soltanto una volta alla settimana, in generale, questa è sempre a nostra disposizione, in quel momento in cui vogliamo farla, perché è vero che c'è più comodità a farla nella Visita al Santissimo Sacramento dove si fa anche l'esame migliore della giornata, ma si può fare anche fuori di quel tempo lì, in altre circostanze della giornata stessa.
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E quello che è da ricavarsi, soprattutto, la preghiera per non ricadere. Pregare bene. Si può, allora, recitare un'orazione, quella che per noi è più toccante. Può esser il Miserere e può essere qualche mistero doloroso del Rosario, e può essere un'altra preghiera. Particolarmente l'umiliazione di essere davanti a Gesù ancor così imperfetti.
Le anime del purgatorio sono là per presentarsi a Gesù, in paradiso, pure, monde innanzi a Dio. E noi che veniamo innanzi a Gesù in chiesa... gli angeli che l'attorniano, l'ostia, sono purissimi, santissimi. Cerchiamo di essere purissimi e sempre santi.
Sia lodato Gesù Cristo.
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1 Nastro 18/a (= cassetta 55/b). Per la datazione, cf PM: «Il mese che stiamo passando, il mese di novembre...». - dAS, 10/11/1958: Alle ore 6 va [il PM] dalle PD, C.G., Via Portuense per la meditazione». - dAC, 10/11/'58: «Il PM tiene la meditazione in cappella sull'esame di coscienza».

1 Concilio di Trento, DS 1638.

1 Mt 19,21.

2 Mt 19,21.

1 Cf 1Tm 4,8.

1 1Sam 3,10.