GIORNO XXX
SUFFRAGI E VITA CRISTIANA
Tra il Purgatorio e la terra vi può essere uno scambio di aiuti potenti ed un affetto che lega chi milita e chi si purga. Chi vive solleva e libera l’anima dalle sue pene e, suffragando, si santifica. Chi si purga, riceve e dà; salvato poi dal Purgatorio, attira al cielo il liberatore: «Un amico fedele è rifugio sicuro».
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Il divoto delle anime purganti:
a) Anzitutto avrà il bene di convertirsi ed acquistare la remissione della colpa ed anche della pena dei peccati proprii. Chi libera gli altri: concepirà vivo dolore delle proprie colpe, avrà la grazia di sante confessioni, farà penitenza con diligente premura, acquisterà le indulgenze della Chiesa. Le considerazioni che fa sul purgatorio e l’aiuto delle preghiere delle anime purganti da lui soccorse opereranno santamente sopra il suo cuore.
b) Inoltre eviterà le colpe veniali, che sono altra causa per cui tante anime cadono in purgatorio. Il peccato veniale, considerato con l’occhio del
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mondo, è un piccolo male; ma considerato alla luce del fuoco del purgatorio, è un male grande; sebbene non sia la morte, come il peccato grave. Se un peccato veniale, per esempio una bugia, costasse anche solo un’ora di fuoco, chi non la eviterebbe ad ogni costo?
c) L’accettazione della morte ed il ricevere i SS. Sacramenti per tempo è uno dei mezzi più sicuri, più efficaci per tutti onde in morte acquistare la remissione della pena che dovremmo scontare in purgatorio. Chi assiste l’infermo sia sollecito di avvertirlo in tempo e di prestargli tutti i soccorsi e aiuti spirituali necessari in quei momenti.
Con la divozione alle anime purganti acquistiamo molto aumento di grazia su la terra e di gloria nell’eternità. Infatti è un perfetto esercizio delle virtù teologali. Esercitiamo la fede: poiché questa divozione ci fa entrare in un mondo invisibile e adoperarci con tanto ardore per esso come se lo vedessimo con i nostri occhi... La fede nella comunione dei Santi, negli effetti del Santo Sacrifizio, nel potere della Chiesa. Esercitiamo la speranza: questa virtù, dice un pio scrittore, la cui mancanza si fa purtroppo sentire anche in anime di vita spirituale. Speriamo per quelle anime l’applicazione dei meriti di Gesù Cristo; speriamo ricompensa anche per noi del bene loro fatto e la remissione della stessa pena dovuta a noi. Esercitiamo la carità: verso Dio, che aspetta quelle anime; e verso Gesù Cristo, che per loro salvezza ha data la vita; verso il prossimo poiché è una sete cocente
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ed un desiderio acceso di veder Dio che le punge e tormenta.
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Il pensiero del purgatorio ci fa diventare uomini spirituali e ci distacca dalla terra. Ricorda i novissimi.
Allorché pensiamo sempre alla terra, siamo terreni; quando pensiamo all’eternità, diventiamo «uomini di eternità».
2Di qui il detto: «In tutte le tue opere ricòrdati della tua fine e non cadrai mai nel peccato».
3 Chi tiene l’occhio ben fisso a quello che ci attende alla fine della vita, saprà guidarsi cristianamente e saggiamente nel cammino.
Il purgatorio ricorda la
morte: essa che ci stacca dalla vita; essa che ha buttato il corpo in una fossa e l’anima nell’eternità. Ricorda il
giudizio: dove l’anima fu trovata bella, ma non ancora del tutto monda, degna del paradiso, ma non ancora atta ad un ingresso immediato. Ricorda l’eternità dove si riceve il premio od il castigo delle nostre opere; in
vita possiamo sempre convertirci, riparare, farci santi; ma nell’eternità è immutabile la nostra sorte. Ricorda:
inferno e
paradiso poiché l’anima vi è come sospesa a metà. Essa è sicura però del cielo, che sospira come un affamato il pane.
La divozione ai defunti ci fa più cristiani, più buoni, più spirituali adunque.
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Vi sono tre mezzi per suffragare i defunti [da parte di persone] che presentemente intendono le cose spirituali.
a) La santificazione delle opere comuni. Sono le azioni che si compiono nel corso della giornata, abitualmente. E cioè i lavori comuni, le comuni occupazioni dello stato o della professione, le medesime cose in apparenza indifferenti, come il cibarsi, il riposarsi e simili. Con esse possiamo mandare continui suffragi; poiché sono opere d’ogni giorno. Suffragi che sono preziosi perché l’umiltà e la semplicità li rendono accetti a Dio. Bastano queste condizioni: che siano fatte in grazia, con retta intenzione, con diligenza, siano opere buone o almeno indifferenti.
b) L’esame di coscienza quotidiano. Esso perfeziona ed abbellisce l’anima nostra. E questo è lavoro che ha molta parte soddisfattoria. Richiede infatti lo studio di perfezionarci, la vigilanza su di noi, il pentimento delle nostre colpe, l’aspirazione continua ad amare tutti i giorni più il Signore.
c) La semplicità di cuore. È dessa quella rettitudine nei nostri sentimenti, pensieri, intenzioni, aspirazioni per cui il nostro cuore tende direttamente al cuore di Dio. La semplicità è opposta a tortuosità, finzione, raggiro.
L’anima semplice è come un candido bambino; oggetto quindi delle Divine compiacenze. A questa
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anima Dio dà
quanto chiede, poiché, dice S. Francesco di Sales, l’anima semplice rapisce il cuore di Dio. Quell’anima manda a Dio dei suffragi che ottengono tanto facilmente la Misericordia Divina.
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Il Purgatorio ci anima a farci santi. In esso vediamo punite anime per leggerissime imperfezioni: occorre che le evitiamo.
Ecco il consiglio di S. Agostino: «Ciascuno si impegni a emendarsi così bene da non dover subire alcuna pena dopo la morte».
4E col medesimo S. Agostino ognuno di noi dirà: «Signore, purgatemi in questa vita e rendetemi così mondo che io non abbia bisogno del fuoco del Purgatorio nell’altra vita».
5PRATICA: Anime benedette, voi penate, e chiedete soccorso a me; io sono in tanti pericoli e bisogni, e aspetto [aiuto] da voi. Ebbene, per questa settimana (mese od anno) io offro per voi tutte le mie preghiere ed opere buone, specialmente. E voi ricordate le mie necessità: liberatemi dai miei pericoli, ottenetemi specialmente la grazia... E la prima di voi ad entrare in cielo non cessi di supplicare per me la Divina Misericordia finché ancor io sarò arrivato.
Benedica questo patto il Divin Cuore.
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GIACULATORIE: «Pio Signore Gesù, dona loro il riposo eterno».
6Indulg. di 300 giorni applicabile solamente ai defunti
(Rescritto S. C. 18 marzo 1909).
«Ti preghiamo, dunque, libera dalle fiamme del Purgatorio le anime che hai redente col tuo prezioso sangue».
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Indulg. di 300 giorni ogni volta
(Pio X, 13 settembre 1908).
«Mio Dio, vi offro per le anime del purgatorio tutti gli atti di amore coi quali il Sacro Cuore di Gesù vi ha glorificato in questa stessa ora, quando era sulla terra».
Indulg. di 300 giorni ogni volta
(Pio X, 12 ottobre 1908).
FRUTTO
Novena dei morti
in suffragio delle anime sante del Purgatorio La devozione verso le sante anime del purgatorio: (raccomandarle a Dio perché Egli le consoli nelle loro pene tanto grandi, e perché le riceva al più presto nella sua gloria), ci è di grande profitto, poiché queste anime benedette sono sue spose per tutta l’eternità, riconoscenti generosamente verso quelli che loro ottengono la liberazione da quel carcere o un conforto nei loro tormenti. Certamente appena arrivate in Cielo si ricorderanno di coloro la cui preghiera le ha soccorse.
Secondo una pia credenza, Dio manifesta loro le nostre preghiere: così in contraccambio esse pregano
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per noi. Queste anime benedette non possono più, è vero, pregare per se stesse, essendo in questo luogo come vere colpevoli che soffrono soddisfazione per i loro peccati; ma essendo beniamine di Dio, possono pregare per noi ed ottenerci le grazie.
Per ottenere qualche grazia, Santa Caterina da Bologna ricorreva alle anime del Purgatorio e subito era esaudita; «perché per mezzo di queste aveva ottenute grazie più facilmente che non col ricorrere ai Santi del Cielo».
D’altra parte, innumerevoli sono le grazie ottenute per loro intercessione, dicono le pie persone...
Noi desideriamo il soccorso delle loro preghiere; è adunque nostro dovere di soccorrerle coi nostri suffragi: questo è giusto.
Nostro dovere, ho detto, perché la carità esige che nelle necessità del prossimo noi vi portiamo assistenza!... Sempre in questo fuoco che è molto più tormentoso del fuoco terreno; private della vista di Dio: questa è la pena più dolorosa di tutte le altre.
Tra esse, pensiamo, forse vi è nostro padre, nostra madre, fratelli, sorelle, parenti, amici..., che attendono il nostro soccorso.
Regine sante, ma impotenti per sé; esse devono anzitutto saldare il proprio debito; quindi ardente coraggio per soccorrerle, e con tutte le forze.
Facendo questo, noi siamo molto accetti a Dio, ci acquistiamo grandi meriti; e queste anime, riconoscenti, ci ottengono abbondanti grazie, specialmente la salute eterna.
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Io tengo per certo questo: un’anima liberata dal Purgatorio coi nostri suffragi, dice continuamente a Dio appena è arrivata in Paradiso: «Ah, Signore! ah! colui che mi ha tolta dalla prigione, colui che mi ha aiutata nel venire a godere più presto la vostra visione, ah! non permettete che egli si perda!».
Che tutti i fedeli si occupino a sollevare ed a liberare le benedette Anime del Purgatorio: con Messe, elemosine, o almeno con preghiere.
Tale è lo scopo mio nel pubblicare questa Novena. (S. Alfonso de’ Liguori, Vescovo).
Divota novena per le anime purganti
Raccomandiamo a Gesù Cristo ed alla sua santa Madre tutte le anime del Purgatorio, specialmente e più particolarmente l’anima di coloro per cui siamo obbligati a pregare. Offriamo a Dio in loro suffragio le seguenti orazioni, considerando le grandi pene che patiscono quelle sante spose di Gesù Cristo.
I. Molte sono le pene che quelle anime benedette patiscono; ma la maggiore è il pensiero che esse, coi loro peccati commessi in vita, sono state la causa dei dolori che soffrono.
O Gesù Salvatore, io tante volte ho meritato l’inferno; ora quale pena sarebbe la mia, se io fossi già dannato, nel pensare di avermi io stesso causato la dannazione? Vi ringrazio della pazienza che avete avuta con me. Mio Dio, perché Voi siete Bontà infinita, io vi amo sopra ogni cosa e mi pento con tutto il cuore di avervi offeso. Vi prometto di morire prima che ancora
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offendervi; datemi voi la perseveranza, abbiate pietà di me ed abbiate pure pietà di quelle anime benedette, che ardono in quel fuoco. Madre di Dio, Maria, soccorretele voi con le vostre potenti preghiere.
PATER, AVE.
Quelle figlie e quelle spose
Che son tanto tormentate
O Gesù, ché Voi le amate,
Consolate per pietà.
II. L’altra pena che molto affligge quelle anime benedette, è il tempo perduto in questa vita, in cui potevano acquistare più meriti pel Paradiso, e che a questa perdita non vi possono più rimediare: poiché finito il tempo della vita, è finito anche il tempo di meritare.
Ah! povero me, Signore, che da tanti anni vivo su questa terra, e non ho acquistato altro che meriti per l’inferno, Vi ringrazio che mi diate ancora tempo di rimediare al male fatto. Mi pento, mio Dio così buono, di avervi dato disgusto; datemi il vostro aiuto, onde la vita che mi resta io la spenda solo a servirvi e amarvi; abbiate ancora pietà di me ed abbiate ancora pietà di quelle anime sante che ardono nel fuoco. O Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi con le vostre potenti preghiere.
PATER, AVE.
Quelle figlie, ecc.
III. Un’altra grande pena tormenta quelle anime benedette, ed è la vista spaventosa dei loro peccati che stanno purgando. In questa vita non si conosce la bruttezza dei peccati, ma ben si conosce nell’altra, e questa è una delle maggiori pene che patiscono le anime del Purgatorio.
O mio Dio, perché voi siete bontà infinita, io vi amo sopra ogni cosa e mi pento con tutto il cuore d’avervi offeso. Vi prometto di morire prima che ancora offendervi; datemi Voi la santa perseveranza, abbiate
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pietà di me ed abbiate ancora pietà di quelle anime che ardono nel fuoco. E Voi, Madre di Dio, soccorretele con le vostre potenti preghiere.
PATER, AVE.
Quelle figlie, ecc.
IV. La pena poi che affligge maggiormente quelle anime, spose di Gesù Cristo, è di pensare che in vita colle loro colpe hanno dato disgusto a quel Dio che ora amano tanto. Alcuni penitenti, anche su questa terra, pensando d’aver offeso un Dio così buono, sono arrivati a morire di dolore. Le anime del Purgatorio conoscono assai più di noi quanto è amabile Dio. E lo amano con tutte le forze; quindi, pensando d’averlo disgustato in vita, provano un dolore che supera ogni altro dolore.
O mio Dio, perché Voi siete bontà infinita, mi pento con tutto il cuore d’avervi offeso. Vi prometto di morire prima che ancora offendervi; datemi la santa perseveranza, abbiate pietà di me e abbiate ancora pietà di quelle sante anime che ardono nel fuoco e vi amano con tutto il cuore. O Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi con le vostre potenti preghiere.
PATER, AVE.
Quelle figlie, ecc.
V. Un’altra pena grande di quelle anime benedette è lo stare in quel fuoco e patire, senza sapere quando finiranno i loro tormenti. Sanno per certo che saranno liberate un giorno; ma l’incertezza di quando giungerà la fine del loro penare è per esse un tormento grande.
Misero me, Signore, se mi aveste mandato all’inferno! Sarei certo di non uscire più da quel carcere di tormenti. Vi amo sopra ogni cosa, Bontà infinita, e mi pento con tutto il cuore d’avervi offeso. Vi prometto di morire prima che ancora offendervi; abbiate pietà di me ed abbiate ancora pietà di quelle sante
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anime che ardono nel fuoco. O Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi con le vostre potenti preghiere.
PATER, AVE.
Quelle figlie, ecc.
VI. Quelle benedette anime, quanto sono consolate alla memoria della Passione di Gesù Cristo e del Santissimo Sacramento dell’Altare, poiché per mezzo della Passione si trovano salve e per mezzo della Comunione e delle Messe hanno ricevuto e ricevono tante grazie, altrettanto sono tormentate dal pensiero di essere state ingrate in questa vita a questi due benefici grandi dell’amore di Gesù Cristo.
O mio Dio, Voi anche per me siete morto e tante volte Vi siete dato a me nella SS. Comunione, ed io Vi ho pagato sempre d’ingratitudine. Ma ora Vi amo sopra ogni cosa, mio sommo Bene, e mi pento più che di ogni male di avervi offeso. Vi prometto di morire prima ancora di offendervi; datemi Voi la santa perseveranza, abbiate pietà di me ed abbiate ancora pietà di quelle povere sante anime che ardono nel fuoco. O Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi con le vostre potenti preghiere.
PATER, AVE.
Quelle figlie, ecc.
VII. Accrescono poi la pena di quelle anime benedette tutti i benefizi particolari ricevuti da Dio; come: l’essere nate in paesi cattolici, l’essere state aspettate a penitenza e perdonate dei loro peccati. Sì, perché tutti fanno conoscere maggiormente l’ingratitudine che hanno usato con Dio.
Ma chi più ingrato di me, o Signore? Voi mi avete aspettato con tanta pazienza, più volte mi avete perdonato con tanto amore, ed io dopo tante promesse tornai ad offendervi. Deh! non mi mandate all’inferno, dove non potrò più amarvi. Mi pento, Bontà infinita,
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di avervi offeso; prometto di morire prima ancora di offendervi; datemi Voi la santa perseveranza, abbiate pietà di me, ed abbiate ancora pietà di quelle sante anime. O Madre di Dio, Maria, soccorretele con le vostre potenti preghiere.
PATER, AVE.
Quelle figlie, ecc.
VIII. Di più, è una pena troppo amara per quelle anime benedette, il pensare che Dio ha usato loro in vita tante misericordie speciali, non usate agli altri; ed esse, coi loro peccati, l’hanno costretto ad odiarle e condannarle all’inferno, benché dopo, per sua sola misericordia, abbia loro perdonato e le abbia salvate.
Ecco, Dio mio, uno di questi ingrati sono io! Ho disprezzato il vostro amore e Vi ho costretto a condannarmi all’inferno. Bontà infinita, ora Vi amo sopra ogni cosa e mi pento con tutta l’anima di avervi offeso; Vi prometto di morire prima ancora di offendervi; datemi Voi la santa perseveranza, abbiate pietà di me ed abbiate pietà ancora di quelle sante anime che ardono nel fuoco. O Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi con le vostre preghiere.
PATER, AVE.
Quelle figlie, ecc.
IX. Grandi sono insomma tutte le pene di quelle anime benedette: il fuoco, il tedio, l’oscurità, l’incertezza del tempo in cui saranno liberate da quel carcere; ma fra tutte, la pena maggiore di quelle sante Spose è lo star lontane dal loro Dio e l’essere private di vederlo.
O Dio mio, come ho potuto vivere tanti anni lontano da Voi e privo della vostra grazia? Bontà infinita, io Vi amo sopra ogni cosa e mi pento con tutto il cuore di avervi offeso; Vi prometto di morire prima ancora di offendervi; datemi la santa perseveranza e
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non permettete che io abbia a vedermi un’altra volta in disgrazia vostra. Abbiate pietà, Vi prego, di quelle sante anime, alleggerite le loro pene ed abbreviate il tempo del loro esilio, chiamatele presto a godervi faccia a faccia in Paradiso. O Madre di Dio, Maria, soccorretele Voi con le vostre potenti preghiere e pregate anche per noi, che siamo ancora in pericolo di dannarci.
PATER, AVE.
Quelle figlie, ecc.
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1 «Amicus fidelis protectio fortis» (Sir 6,14).
2 «Homo æternitatis ego sum».
3 «Memorare novissima tua et in æternum non peccabis» (Sir 7,40).
4 «Studeat ergo quisque sic delicta corrigere, ut post mortem non oporteat poenam tolerare».
5 «In hac vita purges me, et talem me reddas cui jam emendatorio igne non opus sit».
6 «Pie Jesu Domine, dona eis (ei) requiem sempiternam».
7 «Te ergo, quæsumus, animabus igne Purgatorii detentis subveni, quas pretioso sanguine redemisti».