Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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GIORNO XVI
SUFFRAGI: LA SANTA MESSA


La Santa Messa è il sacrificio del Calvario portato in mezzo a noi, sui nostri altari.
Quando si celebra: è lo stesso Figlio di Dio che viene offerto al Padre in adorazione e propiziazione; è lo stesso Gesù che opera come offerente principale, per mano del Sacerdote; sono identici i frutti, uguali gli effetti.
Ed ecco il motivo sostanziale della sua grande efficacia: qui chi prega è lo stesso Figlio di Dio, che viene ascoltato per gli infiniti suoi meriti; mentre nelle altre preghiere siamo noi a pregare, pur appoggiandoci ai meriti di Gesù Cristo. La Croce! quale preghiera! Non sono delle semplici cerimonie o delle formole recitate, o delle candele, o dei riti: abbiamo la stessa immolazione della Vittima: è il Figlio di Dio che muore in espiazione per le anime purganti.
Perciò, sempre nella Chiesa, la S. Messa fu offerta per i Defunti e sui luoghi di sepoltura; perciò sono tanti i pii legati di Messe e gli impegni che si prendono per le Ss. Messe; perciò il Concilio di Trento, tutti i Santi, i Dottori della Chiesa incoraggiano questa pratica.

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S. Gregorio Magno dice che la pena temporale dovuta ai peccati, sia dei vivi come dei morti, viene mitigata per coloro per cui si celebra la santa Messa e che ascoltare divotamente una Messa è sollevare le anime dei defunti, ottenendo da Dio la remissione dei loro peccati. S. Girolamo,1 dottore massimo di santa Chiesa, asserisce che per qualunque Messa divotamente celebrata molte anime escono dal Purgatorio, e che le anime purganti non soffrono alcuna pena mentre si celebra la santa Messa, se il sacerdote prega per loro nell’offrire questo sacrificio.
S. Cirillo di Gerusalemme,2 spiegando la dottrina cristiana ai neofiti, ossia a quelli che da poco si erano convertiti al cristianesimo, diceva loro: «Celebrando il santo Sacrificio noi preghiamo anche per coloro che sono morti tra noi, poiché riteniamo che le loro anime ricevano un grandissimo sollievo dall’augusto Sacrificio dei nostri altari. Se i parenti di qualche esiliato presentassero al principe una corona d’oro per calmare il suo sdegno, ciò sarebbe senza dubbio un gran mezzo per impegnarlo ad abbreviare il tempo dell’esilio. Ma noi, offrendo a Dio il sacrificio della santa Messa, non gli offriamo soltanto una corona d’oro, ma lo stesso Gesù Cristo morto per i nostri peccati. Quale adunque non sarà il giovamento che colla Messa recheremo alle anime del Purgatorio!».3
S. Ambrogio, animato dalla stessa fede, dopo la
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morte di suo fratello Satiro, si diede la massima sollecitudine di pregare ed offrire il santo Sacrificio della Messa per suffragare l’anima di lui.
La madre di S. Agostino, come scrive egli nelle sue Confessioni, scorgendosi vicina a morire, chiamati a sé Agostino e Navigio suo fratello, disse loro: «Sotterrate questo corpo ove si possa, né datevi di esso alcun pensiero; ma non dimenticatevi di me dovunque vi troviate e ricordatemi soprattutto all’altare del Signore nel santo Sacrificio».4
S. Giovanni Crisostomo, nel predicare al suo popolo, fra le altre cose diceva: «Non invano gli Apostoli stabilirono che quando si celebrano i tremendi Misteri, si faccia commemorazione di coloro che sono già passati all’altra vita, poiché essi sapevano che tale cosa tornava a quelli di grande vantaggio e sollievo. Difatti, quando tutto il popolo assieme col sacerdote offre a Dio l’ostia di salute, non sarà forse allora placata la collera divina?».
Il Sacrosanto Concilio di Trento ha detto: «La Chiesa Cattolica, ammaestrata dallo Spirito Santo ed appoggiata ai libri del Vecchio e del Nuovo Testamento, sopra l’antica tradizione dei Padri e dei Concilii, insegna e definisce: Che le anime trattenute nel Purgatorio si possono sollevare coi suffragi dei vivi e specialmente col sacrificio della santa Messa. E se alcuno dirà che il Sacrificio della santa Messa non è propiziatorio e che non deve essere offerto né per i vivi né per i morti... sia scomunicato» (Sess. 25). La S. Messa, adunque, come insegnano i santi Padri e come ha definito la
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santa Chiesa, costituisce uno dei mezzi principalissimi per suffragare le sante anime del Purgatorio; anzi, il principale fra i suffragi.
Ed è appunto in conformità di questa fede, che la Chiesa, oltre al fare in ogni Messa uno speciale memento per i defunti, celebra anche la Messa appositamente per loro.

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S. Gregorio Magno dice che «la pena dei vivi e dei morti si rilascia a quelli per i quali si dice la Messa; specialmente a coloro per i quali si prega in particolare».
S. Girolamo afferma che «per una S. Messa devotamente celebrata molte anime escono dal Purgatorio».
Le anime, che sono cruciate nel Purgatorio, per le quali suole pregare il Sacerdote nella Messa, non soffrono alcun tormento, mentre si celebra la S. Messa, insegna S. Agostino.
Per il gran potere della Messa, S. Giovanni di Avila, interrogato in morte quali suffragi desiderasse, rispose con prontezza e forza: Messe, Messe, Messe!

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S. Leonardo da Porto Maurizio 5 racconta di un ricco negoziante genovese che, venuto a morte, non lasciò cosa alcuna in suffragio dell’anima sua. Tutti si meravigliavano come mai un uomo, così ricco, così pio e così caritatevole verso tutti in vita, fosse poi stato in morte così crudele verso di se stesso. Ma sepolto che fu, si trovò scritto sopra un taccuino
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il gran bene che si era fatto da se stesso in vita. Si era fatte celebrare oltre a duemila SS. Messe, che aveva anche potuto ascoltare. Al termine del libretto aveva scritto: «Chi vuol essere sicuro del bene, se lo faccia egli stesso in vita».

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Udire devotamente la S. Messa, scrisse San Gregorio, allevia le pene delle anime purganti e rimette loro i peccati. Infatti S. Bernardo,6 celebrando una volta la S. Messa a Roma, nella chiesa che sorge presso il luogo del martirio di S. Paolo (le Tre Fontane), vide una scala su cui angeli discendevano dal cielo al Purgatorio, e da questo salivano a quello, accompagnando anime liberate dalle pene per quel Santo Sacrificio.


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Il celebre P. Lacordaire,7 morto nel 1861, racconta che un principe polacco, incredulo e materialista, aveva scritto un libro contro la immortalità dell’anima. Stava per farlo stampare, quando un giorno, passeggiando nel giardino, si vide venire innanzi una donna tutta in lacrime. Gettatasi ai suoi piedi, quella poverina, supplicava: «Mio buon principe, mio marito è morto... ed io non ho neppure il denaro per fargli celebrare una Messa... usatemi la carità: datemi l’elemosina per una Messa...». Il principe pensava che quella fosse una povera illusa: ma la sua naturale bontà di carattere lo portò al compatimento ed anche a
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soccorrerla. Le diede una moneta d’oro, che quella portò subito al Sacerdote per una S. Messa.
Passarono pochissimi giorni ed il Principe, nel suo studio, era intento a correggere le bozze del suo libro. Ad un tratto si vide innanzi, ritto, un contadino, vestito poveramente, ma dall’aria soddisfatta, contento... «Son venuto a ringraziarvi, cominciò, mentre il principe guardava, stupito di vedersi quell’uomo lì innanzi, entrato senz’essere annunziato. – Ero in Purgatorio; la elemosina da voi data a mia moglie mi ha liberato con quella S. Messa; ora vado al Paradiso». Ciò detto, la visione sparve; ma il principe diede al fuoco il libro che stava per pubblicare, e si convertì.8

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Le Messe si possono far celebrare ed ascoltare per le anime purganti.

Chiedere la celebrazione di una Messa significa un’applicazione. Ciò vuol dire che il frutto speciale della Messa, in vista dell’elemosina, viene offerto a quella persona in particolare che si vuol suffragare. È dunque un frutto molto maggiore per l’anima, di quello che verrebbe se la si ricordasse in generale, con gli altri defunti.
Vi sono persone che hanno obblighi testamentari, o di legato, di far celebrare SS. Messe. Allora si tratta delle cose tra le più sacre che si possono pensare.
Altre volte l’agiatezza della propria posizione, il dovere della pietà o della riconoscenza, spesso anche
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quello della carità chiederanno che si facciano celebrare SS. Messe.

Più facile poi è sentire la Messa per i defunti. Vi sono persone che hanno comodità di farlo; altre che lo possono, pur con qualche sacrificio. Specialmente è buona pratica farlo nel primo lunedì del mese, nei tempi maggiormente liberi, nella domenica in cui vi è anche riposo dalle opere servili.
S. Pier Damiani,9 ancora fanciullo, rimase orfano di padre e di madre. Fu ricevuto da un suo fratello, che lo trattava duramente e gli lasciava mancare il pane e le vestimenta. Un giorno trovò per via una moneta d’argento, senza averne potuto conoscere il padrone. Immaginate quale gioia per il piccolo Pierino! Gli parve di aver trovato un tesoro, e subito pensò di comperarsi un cappello, le scarpe, una giubba; abbisognava di tutto! In quel punto gli vengono in mente il padre e la madre che non ha più, gli occhi si riempiono di lacrime e corre a portare quella moneta ad un Sacerdote, affinché celebri la S. Messa per i suoi poveri morti.
Lo credereste? Da quel giorno, protetto dalle anime sante del Purgatorio, la sua fortuna si cambiò. Un altro fratello lo raccolse, lo fece studiare, e Pier Damiani diventò un Sacerdote, Vescovo, Cardinale, Santo.
Ecco ancora come una sola Messa, fatta celebrare per le anime del Purgatorio, sia stata principio d’immensi vantaggi. Ma, oh! quali vantaggi maggiori, se alla Messa si unisce la S. Comunione! 10
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PRATICA: È molto buona la pratica di far celebrare ogni anno una Messa di suffragio per i Defunti di tutta la famiglia; anche per riparare alle possibili mancanze che possono occorrere.

GIACULATORIA: O dolcissimo Gesù, per i dolori che avete sofferto nella vostra crudele flagellazione, abbiate pietà delle Sante Anime Purganti. Abbiate pietà, o Signore.

FRUTTO

Perché la S. Messa sia meglio ascoltata, si indicano varii metodi: scegliete il migliore, e più adatto a voi.
a) Accompagnare il Sacerdote nelle cerimonie e nelle preghiere con un libro che ne riporti la spiegazione e la traduzione in lingua volgare: Il Messalino pei fedeli.
b) Recitare altre preghiere, come il S. Rosario; prepararsi alla Comunione, dire le orazioni del mattino; orazioni varie al S. Cuore di Gesù, alla S. Madonna, ecc.c) Particolarmente giovano le preghiere per i defunti: i cento Requiem, il De profundis, i Salmi penitenziali, l’Ufficio dei morti, ecc. ecc.
d) La Via Crucis è poi un bellissimo modo di accompagnare l’azione dell’Altare. Si partecipa intimamente a tutto il viaggio, alla crocifissione, agonia e morte del Signore, in spirito: mentre su l’altare il Gran Sacrificio si compie incruentemente, ma realmente per ministero del Sacerdote.
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1 S. Girolamo (Sofronio Eusebio Girolamo), n. a Stridone (Dalmazia) nel 347 e m. a Betlemme nel 420, sacerdote e dottore della Chiesa, consigliere di papa Damaso e cultore di studi biblici: a lui si deve la Volgata in latino della Bibbia.

2 S. Cirillo (Gerusalemme 313-387), teologo, vescovo della Città Santa, scrittore e padre della Chiesa.

3 S. Cirillo di Gerusalemme, Catecheses mystagogicae, 5, 9-10: PG 30, 1116-1117.

4 S. Agostino, Le Confessioni, IX, 11, 27.

5 S. Leonardo (1676-1751), ligure, frate minore francescano, famoso predicatore popolare, promotore della pia pratica della Via Crucis. Tra i suoi scritti va ricordato Il tesoro nascosto sulla S. Messa.

6 Vedi nota 7 di pag. 31.

7 Lacordaire Jean B. Henri (1802-1861), domenicano francese, famoso oratore e apologista.

8 Di questo episodio si è già riferito nel capitolo iniziale, sulla immortalità dell’anima.

9 S. Pier di Damiano, o Pietro Damiani (Ravenna 1007 - Faenza 1072), monaco, teologo, vescovo e cardinale, dottore della Chiesa. Fu grande riformatore e moralizzatore della vita ecclesiastica, autore di importanti scritti liturgici, teologici e morali.

10 Questa distinzione si comprende dal fatto che in passato si consideravano la Messa e la Comunione quasi fossero due sacramenti distinti.