sfogava in espressioni come «io lo posseggo, Egli è tutto mio!», che ripeteva tante volte.
Ma chi su la terra pose il suo cuore in vanità, in ambizioni, in possedere terra, in amori vani, come potrà di un tratto desiderare unicamente il Bene Infinito che è Dio? Egli ebbe nausea di Dio! non amò la Comunione, abbreviò le SS. Messe, la compagnia di Gesù Eucaristico gli dava noia... Poveretto! dovrà ora esercitarsi in santi desideri: «Ha rimandato i ricchi a mani vuote» [Lc 1,53].
E ciò è giustissima pena! Quell’anima sospirerà assai quel pane celeste che non volle su la terra; quell’anima tarderà ad avere i suffragi che vengono dalla Messa, che non frequentò su la terra; quell’anima dovrà aspettare a possedere quel Dio con cui non volle conversare su la terra, quando lo trovava sacramentato nelle chiese.
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«Un signore aveva preparata una gran cena: e quando tutto fu pronto mandò a chiamare gli invitati. E questi cominciarono a scusarsi; uno disse: io ho comperato una villa, devo andare a vederla, tienmi per iscusato se non vengo. L’altro disse: ho comperato cinque coppie di buoi, devo andarli a provare, abbi pazienza se non posso venire. Il terzo: ho preso moglie, neanche io posso venire. Ritornato il servo narrò queste cose al padrone; questi adirato, disse: Va’ presto per la città, per le piazze e le vie, e raduna tutti i poveri e gli storpi ed i ciechi e conducili alla mia cena. Ed il servo fece come