GIORNO XXV
ASSISTENZA AGLI INFERMI
SEPOLTURA - CIMITERO 1
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FRUTTO
1 Alleghiamo qui un testo significativo su “Il mistero della Morte” attinto dalla costituzione “Gaudium et Spes” del Concilio Vaticano II: «In faccia alla morte l’enigma della condizione umana diventa sommo. Non solo si affligge, l’uomo, al pensiero dell’avvicinarsi del dolore e della dissoluzione del corpo, ma anche, ed anzi più ancora, per il timore che tutto finisca per sempre. Ma l’istinto del cuore lo fa giudicare rettamente, quando aborrisce e respinge l’idea di una totale rovina e di un annientamento definitivo della sua persona. Il germe dell’eternità che porta in sé, irriducibile com’è alla sola materia, insorge contro la morte. Tutti i tentativi della tecnica, per quanto utilissimi, non riescono a colmare le ansietà dell’uomo: il prolungamento della longevità biologica non può soddisfare quel desiderio di vita ulteriore che sta dentro invincibile nel suo cuore. – Se qualsiasi immaginazione vien meno di fronte alla morte, la Chiesa invece, istruita dalla Rivelazione divina, afferma che l’uomo è stato creato da Dio per un fine di felicità oltre i confini della miseria terrena. Inoltre la morte corporale, dalla quale l’uomo sarebbe stato esentato se non avesse peccato, insegna la fede cristiana che sarà vinta, quando l’uomo sarà restituito allo stato perduto per il peccato, dall’onnipotenza e dalla misericordia del Salvatore. Dio, infatti, ha chiamato e chiama l’uomo a stringersi a Lui con tutta intera la sua natura in una comunione perpetua con la incorruttibile vita divina. Questa vittoria l’ha conquistata il Cristo risorgendo alla vita, dopo aver liberato l’uomo dalla morte mediante la sua morte. Pertanto la fede, offrendosi con solidi argomenti a chiunque voglia riflettere, dà una risposta alle sue ansietà circa la sorte futura; e al tempo stesso dà la possibilità di comunicare in Cristo con i propri cari già strappati dalla morte, col dare la speranza che essi abbiano già raggiunto la vera vita presso Dio» (GS 18).
sup>2 S. Vincenzo de’ Paoli (1581-1660). Pieno di spirito sacerdotale, a Parigi si dedicò alla cura dei poveri, fondando i Preti della Missione (Lazzaristi) e insieme a santa Luisa de Marillac le Figlie della Carità (1633). Avrebbe voluto che anche gli uomini collaborassero insieme alle donne nelle “Carità”, ma la cosa non funzionò per la mentalità dell’epoca. Le “Carità” maschili verranno riprese un paio di secoli dopo, nel 1833, per opera di Federico Ozanam, e presero il nome di “Conferenze di S. Vincenzo de’ Paoli”.
3 Legna da ardere.
4 Eppure...
5 Don Alberione si era iscritto alla “Pia unione primaria del Transito di S. Giuseppe” il 13 aprile 1917 con il numero 833. Ogni anno il 13 aprile aveva l’obbligo di celebrare una S. Messa per l’Unione.
6 Coroncina di sette preghiere, aventi per oggetto le gioie di S. Giuseppe nel servizio a Gesù e a Maria.
7 «O mors, bonum est consilium tuum».
8 Francesco Borgia (1510-1572), nobile spagnolo, alla morte della regina Isabella, lasciò la corte e si fece gesuita. Nel 1554 venne eletto terzo Preposito Generale della Compagnia di Gesù.
9 Silvestro Guizzolini (1177-1267), signore marchigiano, avviato alla giurisprudenza, studia invece teologia e si fa sacerdote. A cinquant’anni, nel 1227, meditando sulla vanità delle ambizioni umane presso la tomba di un illustre parente, riflette: «Io sono quello che lui era: quello che lui è io lo sarò». Fattosi monaco, fonda un ordine con numerosi monasteri detti “Silvestrini”. Muore all’età di novant’anni.
10 Il Concilio Vaticano II, con la Costituzione “Sacrosanctum Concilium”, ha provveduto a riformare tutti i riti e riformulare le orazioni della Liturgia dei Defunti, secondo alcuni criteri dottrinali. Ne riportiamo i testi più significativi: «Riforma dei riti funebri. – Il rito delle esequie esprima più apertamente la indole pasquale della morte cristiana, e risponda meglio, anche quanto al colore liturgico, alle condizioni e alle tradizioni delle singole regioni» (SC 81). – «Riforma del rito della sepoltura dei bambini. – Si riveda il rito della sepoltura dei bambini, e sia arricchito di Messa propria» (SC 82).
Sulla base di tali disposizioni, vengono sostituiti i testi dell’antica liturgia latina, riportati dall’Autore (pp. 283-287), con alcuni testi della nuova liturgia funebre, ampiamente sviluppata nel Rito delle Esequie curato dalla Conferenza Episcopale Italiana (ed. 1974).