una favilla di quel fuoco andò a colpirla nella guancia sinistra. Le consorelle, che si trovavano vicino a lei per curarla, videro benissimo questo fatto e, nello stesso tempo, osservarono con orrore che il viso di lei si gonfiò in maniera spaventosa, mantenendosi per più giorni in quello stato. La Beata raccontava alle sue sorelle che tutti i patimenti sofferti da lei fino a quel momento (ed erano stati molti), erano nulla a paragone di quello che faceva soffrire quella scintilla. Fino a quel giorno erasi sempre occupata, in modo speciale, di sollevare le anime purganti, ma d’allora in poi raddoppiò il fervore e l’austerità, per accelerare la loro liberazione, poiché sapeva, per esperienza ormai, il gran bisogno che quelle anime hanno d’essere sottratte ai loro supplizi.
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A Zamora, città del regno di Leon in Ispagna, viveva, in un convento di Domenicani, un buon religioso, il quale era legato con stretta e santa amicizia ad un Francescano, uomo, come lui, di gran virtù. Un giorno in cui s’intrattenevano fra loro di cose spirituali, si promisero scambievolmente che il primo che fosse morto, sarebbe apparso all’altro, se così a Dio fosse piaciuto, per informarlo della sorte toccatagli nell’altro mondo.
Morì prima il Francescano e, fedele alla sua promessa, apparve un giorno al religioso Domenicano, mentre stava preparando il refettorio. Dopo