Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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ISTRUZIONE XV
LA CASTITÀ CONSACRATA

Quando Dio trova un’anima umile e docile al suo volere, come Maria Ss., se ne serve nel compimento dei suoi disegni di carità e di sapienza. Ma che sia docile come il pennello nelle mani del pittore; ma che sia umile come lo straccio nelle mani della donna di casa! Così ha trovati Maria e Giuseppe, così gli Apostoli e molti santi religiosi.

Incontri con i genitori

Giovano molto le adunanze dei genitori, specialmente delle mamme dei nostri aspiranti e religiosi, per una giornata di festa e ringraziamento; cui si possono unire anche i Benefattori e Parroci. È occasione per ricordare ai genitori il grande onore e merito di avere un figlio religioso, od una figlia consecrata allo Sposo Divino. S. Ambrogio scriveva: Voi, genitori, avete capito che la vergine è un dono di Dio, un’oblazione del padre, l’ostia della madre. E prima ancora rimproverava alle madri che le ostacolavano, dicendo: Chi ha
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il diritto di scegliersi un uomo non ha il diritto di scegliersi Dio?. Ricordare pure l’obbligo di lasciare liberi i figli nella scelta dello stato; anzi di favorirli ed aiutarli quando manifestano una vera vocazione: tanto per lo stato religioso laicale, come per il sacerdozio, o per gli Istituti secolari. Ed apprezzino la vita sacerdotale, specialmente quando va unita alla religiosa.
È di fede, definito dal Concilio di Trento, che la verginità ed il celibato è superiore al matrimonio.

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Art. 92. Il Superiore generale, con il consenso del suo Consiglio, espresso mediante votazione segreta, può dimettere il professo di voti temporanei, mentre ancora i voti perdurano; devono essere tuttavia osservate, con grave obbligo di coscienza, le prescrizioni stabilite negli articoli seguenti.
Art. 93. Le cause di dimissione del religioso di voti temporanei devono essere gravi e possono sussistere sia da parte della Società che da parte dello stesso professo. La mancanza di spirito religioso, che sia tale da riuscire di scandalo agli altri, è causa sufficiente per la dimissione, qualora le ripetute ammonizioni, accompagnate da qualche salutare castigo, non avessero dato risultato alcuno; non è invece causa sufficiente l’infermità, a meno che non consti, in modo certo, che sia stata maliziosamente taciuta o dissimulata prima della professione.
Art. 94. Sebbene le cause della dimissione debbano
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essere chiaramente conosciute dal Superiore che dimette e dal suo Consiglio, non è tuttavia necessario che siano comprovate con giudizio formale. Devono però essere sempre manifestate al religioso interessato, cui è data piena libertà di giustificarsi, e le cui risposte verranno fedelmente sottoposte al Superiore che dimette. Contro il decreto di dimissione il religioso ha facoltà di ricorrere alla Santa Sede, e, durante la pendenza del ricorso, purché esso sia stato presentato entro dieci giorni dall’intimazione di dimissione, l’effetto giuridico della dimissione rimane sospeso.
Art. 95. Il religioso legittimamente dimesso a norma degli articoli precedenti, ipso facto è sciolto da tutti i voti religiosi e dagli obblighi della sua professione, eccettuati gli oneri annessi agli Ordini maggiori, se è in sacris, e fermo restando quanto prescritto dai can. 641 § 1, e 642. Il chierico che ha invece ricevuto solo gli Ordini minori, per il fatto stesso della dimissione, è ridotto allo stato laicale.

Gesù Cristo maestro della castità

Un giorno i discepoli si mostrarono colpiti dai gravissimi obblighi e pesi del matrimonio come il Salvatore li aveva esposti; gli dissero: Se tale è la condizione dell’uomo con la sua moglie, non conviene sposarsi. Gesù Cristo rispose: Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro cui è stato concesso; alcuni infatti sono impossibilitati al matrimonio per difetto di natura, altri per violenza o
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malizia degli uomini, altri invece si astengono spontaneamente da esso di propria volontà per il regno dei cieli; e concluse: chi può capire capisca (Mt 19,10-12). La verginità è virtù grande, è scelta in vista del cielo e per attendere più liberamente alle cose del cielo.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio (Mt 5,8). Vi dico: chiunque avrà guardato una donna per desiderarla ha già commesso adulterio nel suo cuore (Mt 5,28).
Il Figlio di Dio volendosi incarnare scelse per Madre una Vergine, operando un prodigio unico: unendo la verginità più sublime alla Maternità Divina. Il padre putativo San Giuseppe era pure vergine e custode della Vergine.
Così concorsero alla Redenzione tre purissime persone, i tre purissimi e profumati gigli: Gesù, Maria, Giuseppe; ciascuno secondo la propria condizione.
Essa verrà pure applicata da anime pure, consacrate a Dio: Apostoli vel virgines, vel, post nupties [=nuptias], continentes.1

Maria è la Virgo Virginum

La Chiesa ha definita la verginità di Maria. Dal Vangelo risulta: Missus est Angelus Gabriel a Deo... ad virginem... et nomen virginis Maria.2 Alla proposta della Divina Maternità Maria obiettò: Quomodo fiet istud quoniam virum non cognosco? Et respondens Angelus dixit ei: Spiritus Sanctus descendet in te, et virtus Altissimi obumbrabit tibi.3
San Giuseppe fu tranquillizzato nei suoi timori dall’Angelo: Noli timere accipere Mariam coniugem
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tuam, quod enim in ea natum est de Spiritu Sancto est.4
San Paolo insegna: Chi non è sposato è sollecito delle cose di Dio e del modo di piacere a Lui. Inoltre: Io vorrei che foste senza inquietudini. Chi invece è sposato si preoccupa delle cose del mondo [1Cor 7,32-33]. Io vorrei che tutti foste come sono io, ma ognuno ha il suo dono [1Cor 7,7]. E così egli, attorno e dietro di sé, ha una schiera di santi: S. Luca, S. Timoteo, S. Tito, S. Tecla, ecc.

Magistero pontificio sulla castità

Dagli insegnamenti dei Pontefici, specialmente da Pio XII, ricaviamo alcuni punti:
1. È errore pensare che la castità perfetta sia nociva al corpo e che essa sia impossibile. È possibile: e lo prova la storia. Volontà e grazia del Signore possono dominare l’istinto sessuale e della concupiscenza. Aggiunge: Per il perfetto dominio non basta astenersi solamente dagli atti direttamente contrari alla castità; ma è assolutamente necessario rinunziare volentieri e con generosità a ciò che, anche lontanamente, offende questa virtù.
2. Condanniamo l’opinione che presenta il matrimonio come il solo mezzo per assicurare alla personalità umana il suo sviluppo e la sua perfezione umana. Il matrimonio è sacramento, la professione religiosa no. Ma la grazia del matrimonio è per compiere i nuovi doveri degli sposi. Ma esso non è istituito come mezzo di perfezione, bensì la castità perfetta come impegno religioso. Come è da ricordarsi che, per la legge del celibato,
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il Religioso, specialmente se Sacerdote, è ben lontano dal perdere la paternità; anzi la perfeziona ed allarga verso tanti figli spirituali: Per Evangelium ego vos genui.5
3. Non vive in una solitudine il cuore di chi è consecrato a Dio; anzi vive in un amore immensamente superiore, confortato dalle maggiori comunicazioni con Dio, sicurezza della gioia che descrive S. Giovanni parlando degli uomini che si astennero dalle donne: Sono vergini ed essi seguono l’Agnello dovunque vada [Ap 14,4].
4. È opinione quanto mai falsa e perniciosa il pensare che la Chiesa oggi ha più bisogno di buoni padri e madri viventi esemplarmente nel mondo che non di persone consecrate a Dio. Dobbiamo perciò condannare quelli che, guidati da tale errore, distolgono giovani dalla vita religiosa e sacerdotale.
5. È falsa l’asserzione che le persone consecrate a Dio divengano estranee alla società. Invece sono proprio tali persone che con la preghiera, il sacrificio, l’apostolato più vario e generoso contribuiscono al bene della società.
6. Per abbracciare la vita di perfezione occorrono: libera scelta, vocazione divina, morale garanzia che usando i mezzi (cioè vigilate et orate6) si persevererà. Quindi la frase di S. Paolo: Coloro che non possono contenersi, si sposino; è meglio sposarsi che bruciare [1Cor 7,9]. I Confessori, Direttori spirituali e Superiori hanno nel consigliare doveri ben gravi, sia nell’esortare a seguire tale via, sia nell’invitare od imporre ad abbandonarla.
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Si fa la domanda: Per questa morale garanzia che l’aspirante persevererà, quanto tempo per impegnarsi si richiede che non vi furono cadute? Gli Autori discordano: da tre a un anno ed anche meno. Vi è poi tanta diversità tra individui ed individui: un caso si ha quando l’aspirante, anche per robustezza fisica, è molto tentato, ma combatte, prega, vigila, si dona energicamente ai suoi doveri... Altro caso è dell’aspirante fiacco, un po’ trascurato in tutto, flemmatico; che sarà di lui quando sarà ai 25-35-40 anni, quando si troverà in circostanze delicate, lascerà la preghiera, non abituato alla lotta, non esaurirà le sue forze nell’amore a Dio, nell’apostolato? Inoltre dipende dalla vita che dovrà fare in seguito: sarà con i fanciulli? passerà molte ore al tavolino? al confessionale? in ambienti pericolosi? in casa? Allora: si pensa, si prega, si cerca consiglio, si fanno anche penitenze: per una decisione. Può essere necessario in alcuni casi il consiglio di un medico veramente di coscienza.
7. Pio XII: Se accadesse che qualcuno che non sentisse di aver ricevuto il dono della castità (anche dopo averne fatto voto), non cerchi di mettere innanzi la sua incapacità di soddisfare l’obbligazione assunta. Perché Dio non comanda l’impossibile; ma, comandando, ammonisce di fare quanto puoi, e di chiedere ciò che non puoi; e ti aiuta affinché possa. Questo va detto contro medici, talvolta anche cattolici, che per persone indebolite, nervose, consigliano il matrimonio per un miglior equilibrio psichico: Dio è fedele, non permette tentazioni oltre le forze; con la tentazione darà il potere ed il merito della vittoria [cf. 1Cor 10,13], dice San Paolo.
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Mezzi per conservare la castità: Vigilanza e preghiera, secondo la parola del Maestro Divino: Vigilate et orate [Mt 26,41; Lc 22,40].
Vigilanza: su di noi e sulle occasioni. Essa è necessaria in tutta la vita in modo assoluto. Portiamo sempre la carne con noi: e San Paolo dice una verità di quotidiana esperienza: La carne ha desideri contrari allo spirito, lo spirito ha desideri contro la carne [Gal 5,17]. Eppure carne e spirito devono fare assieme il viaggio della vita.
Crocifiggere la carne: Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la loro carne con i vizi e le concupiscenze [Gal 5,24], dice San Paolo.
Non vale essere Religiosi o Sacerdoti, Maestri o Discepoli, vecchi o giovani; perciò San Paolo dice di sé, pur già avanti negli anni: Maltratto il mio corpo, perché non avvenga che, dopo aver predicato, divenga reprobo io stesso [1Cor 9,27]. Il Maestro Divino richiama: Io vi dico che chiunque avrà guardato una donna con cattivo desiderio, già in cuor suo ha peccato con essa. E se il tuo occhio destro ti scandalizza, strappalo via da te. È meglio che perisca un membro piuttosto che mandare tutto il corpo all’inferno [Mt 5,28-29]. Guai! a cedere un poco.
Tutti i Santi e Dottori avvertono: occorre la fuga delle occasioni. San Girolamo dice: Io fuggo per non essere vinto!.
Si comprende che i pericoli vi sono ovunque, anche nei conventi; ma nel mondo sono più numerosi; ed i mezzi meno abbondanti.
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Vi sono tendenze erronee: si pensa da alcuni che, oggi, tutti i cristiani, specialmente i Sacerdoti, non devono essere segregati dal mondo, come nei tempi passati; e perciò si devono esporre al rischio della castità ed anche allo sbaraglio per vedere se dimostrano forza e di uscirne sani. Perciò i giovani chierici, e gli stessi giovani aspiranti alla vita religiosa, secondo tali tendenze, devono, anche contro le leggi ecclesiastiche e naturali, leggere tutto, veder tutto, sentire tutto, allo scopo di rendersi insensibili. Dicono: il mondo oggi è così; e chi vuol far del bene al mondo bisogna che si metta nel mondo. Gravissimo errore: Chi ama il pericolo, perirà in esso [Sir 3,25], dice lo Spirito Santo. S. Agostino scrive: Non dite che vi sono anime pure quando gli occhi sono immodesti. Dice Gesù al Padre Celeste: Io li ho mandati nel mondo (gli Apostoli suoi); ma prima aveva detto: Essi non sono del mondo, come neppur io sono del mondo. Poi aggiunge: Non ti chiedo che li tolga dal mondo, ma che li liberi dal male [Gv 17,14-18].
La Chiesa ha stabilito norme sapienti e anche frutto di esperienze secolari, per assicurare: 1) che le vocazioni non siano rovinate quando ancora sono tenere pianticelle; 2) che ciascuno salvi la propria anima; 3) e che intanto porti la salvezza alle persone costrette a vivere nel mondo.
Gli aspiranti alla vita religiosa o sacerdotale siano segregati dal tumulto secolaresco prima di essere inseriti nella lotta.
Ciò avvenga poco per volta, come e da chi deve
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fare; man mano che vi è bisogno e che l’aspirante si è fortificato.
Si inculchi il pudore cristiano.
Si facciano brillare nell’anima i santi ideali della purezza.
Si adoperino tutti i mezzi preventivi, specialmente ambiente fervoroso, abbondanza di predicazione e frequenza ai sacramenti della Penitenza e Comunione.
Vi sia un savio e santo Direttore spirituale.
Si infonda una tenera e filiale devozione a Maria.
La custode della verginità è la carità; ma la custode della carità è l’umiltà.

Le vacanze: vendemmia del diavolo?

Le vacanze, secondo San Giovanni Bosco, sono la vendemmia del diavolo.
Sono del tutto da seguirsi le norme date nel San Paolo, che applicano al nostro caso le disposizioni e le insistenze della Santa Sede.
a) Le visite alle Famiglie sono riservate per tutti, Aspiranti e Professi, al periodo delle ferie, che varia secondo le nazioni; mai nelle festività religiose (Natale, Pasqua, ecc.), né civili, né familiari (come occasioni di matrimonio, nozze d’argento, ecc.).
b) Le vacanze non oltrepassino le tre settimane, di cui possono essere parte in famiglia e parte in Case dell’Istituto. Quando gli Aspiranti e giovani Professi si recano in famiglia, si usino i mezzi tradizionali per Istituti Religiosi e Seminari.
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c) Man mano che si può, l’Istituto si procuri casa apposita per le ferie.
d) Dove esistono periodici che non possono essere sospesi durante le ferie, i Superiori provvederanno secondo le circostanze.
e) Prima delle vacanze i Superiori metteranno in guardia contro i pericoli e indicheranno i mezzi necessari al fine; anziché nocumento abbiamo giovamento fisico e spirituale, per esempio ricerca di vocazioni.
Si ricorda ai Superiori delle Case quanto dispone, a riguardo delle vacanze dei Religiosi, la Costituzione apostolica Sedes Sapientiæ:
§6. - 1. Si fissano le vacanze o ferie in un periodo abbastanza conveniente secondo le regioni, e in sedi quanto più possibile adatte; durante questo periodo, sospendendo opportunamente gli studi, si ristorino bene le forze della mente e del corpo, evitando però che si affievolisca l’ardore della perfezione spirituale.
2. Il tempo che avanza al dovuto riposo sia impiegato dagli alunni nello studio privato delle scienze o lettere, o in scuole più leggere, sia per studiare qualche materia secondaria, sia per imparare lingue estere, sia per esercitare qualche arte, sia per fare qualche prima prova nell’apostolato.
3. Si disapprova di mandare gli alunni professi fuori della casa religiosa di vita comune. Nel caso che appaia opportuno concedere talora questo, a scopo di escursioni o per qualche altro motivo ragionevole, i Superiori devono sempre provvedere diligentemente alla disciplina
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religiosa degli alunni, con grave responsabilità della loro coscienza.

Cautele ed educazione alla castità

Sempre ed in ogni genere di peccati vale la massima: concedere tutto il lecito porta sicuramente all’illecito; rubare uno spillo è l’inizio di una vita di ingiustizie e furti; Giuda iniziò la sua tremenda rovina con l’appropriarsi di qualcosa delle offerte fatte a Gesù ed Apostoli; chi si abitua a venialità non combattute finirà col mortale.
Tener presente che:
1. Le due concupiscenze: golosità e la sete del piacere sensuale, vanno sempre unite, secondo l’esperienza e la Sacra Scrittura; tuttavia è raro il caso in cui manchi la terza sorella, che è l’oziosità.
2. All’orgoglio segue praticamente sempre la sensualità: perché Dio lascia che discenda nel fango chi si insuperbisce nello spirito: chi si esalta sarà umiliato.
3. Tra i venticinque e quarant’anni gli assalti del nemico sono generalmente più violenti; allora occorre maggior preghiera e assidua vigilanza.
Tenere presente un’arte facile a praticarsi per educare alla purezza religiosa. Quando incominciano gli stimoli
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del senso suggerire ai giovani un voto temporaneo di castità: da otto a novanta giorni, secondo lo stato del giovane; la frequente consecrazione a Maria; lettura delle biografie di santi giovani.
Tenere occupatissimi i giovani: pietà varia ed abbondante, studio ben controllato, apostolato intenso, ricreazioni occupate da giuochi.
Destare con molti accorgimenti la vita dello spirito, dei desideri nobili, dei grandi ideali di perfezione, di anime, di sante iniziative, di cielo.

I premi della verginità: vita più lieta ed elevata moralmente; più efficacia sulle anime nell’apostolato; serenità innanzi alla morte ed al giudizio di Dio; una particolare aureola di gloria in cielo; nella risurrezione finale un corpo più splendente.
È tuttavia da meditarsi la parabola delle dieci vergini: cinque prudenti e cinque stolte.
La verginità deve avere attorno un corteo di virtù: teologali, cardinali e morali. Una verginità orgogliosa è vana.
Ecco la parabola:
Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini, le quali, prese le loro lampade, andarono incontro allo sposo e alla sposa. Cinque di esse erano stolte e cinque prudenti. Le stolte, nel prendere le lampade, non s’erano provviste d’olio: le prudenti, invece, con le lampade presero anche l’olio nei vasetti. Ora, siccome lo sposo ritardava, incominciarono tutte a sonnecchiare e poi
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s’addormentarono. Verso mezzanotte si levò un grido: Ecco lo sposo; uscitegli incontro. Allora tutte quelle vergini s’alzarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle prudenti: Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono. Ma le prudenti risposero: No, perché poi non basta né a noi né a voi. Andate piuttosto dai venditori e compratevene. Ma mentre quelle vi andavano, giunse lo sposo e quelle che erano pronte entrarono con lui alle nozze. Quando arrivarono le altre vergini, la porta era già chiusa. Cominciarono a dire: Signore, Signore, aprici. Ma egli rispose loro: In verità, in verità vi dico, non vi riconosco. Vegliate adunque, perché non sapete né il giorno né l’ora (Mt 25,1-13).
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1 “Apostoli: o vergini, o capaci di continenza dopo le nozze”.

2 “L’angelo Gabriele fu mandato da Dio ad una vergine..., e il nome della vergine era Maria” (Lc 1,26s).

3 “Come è possibile? Non conosco uomo. Le rispose l’angelo: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo” (Lc 1,34s).

4 “Non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (Mt 1,20).

5 “Vi ho generati mediante il Vangelo” (1Cor 4,15).

6 “Vigilate e pregate” (Mt 26,41).