Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

ISTRUZIONE XII
LA FAMIGLIA PAOLINA E LA SUA PARROCCHIA

L’esemplare: Dio Uno e Trino

Vi è una linea retta tra in principio erat Verbum; et Verbum erat apud Deum1 e la consumazione dei tempi e l’eternità nostra in Dio per Gesù Cristo. Questa linea (o via) è Gesù Cristo, Via, Verità e Vita.
Dio è uno nella natura, trino nelle Persone: e, per attribuzione, si dànno la potenza al Padre, la sapienza al Figlio, l’amore allo Spirito Santo.
Le opere di Dio ad extra 2 sono delle tre Persone. Disse Dio: Facciamo l’uomo ad immagine e somiglianza nostra [Gn 1,26]. Ma ognuna delle tre divine Persone ha comunicato qualcosa della sua proprietà. Il disegno si attribuisce al Figlio: Per [quem] omnia facta sunt.3 Come Dio è uno, così l’uomo è uno; ma vi sono in lui tre facoltà: la volontà, riflesso dell’onnipotenza del Padre; l’intelligenza, riflesso della sapienza del Figlio; il sentimento, riflesso dell’amore dello Spirito Santo.
368
Dio elevò l’uomo all’ordine soprannaturale, conferendogli la grazia divina; dono gratuito, appunto perché è grazia. E questa, riflettendosi sull’intelligenza produsse la fede; riflettendosi sul sentimento, comunicò un amore soprannaturale; riflettendosi sulla volontà, comunicò una particolare fortezza. Erat simul condens naturam et fondens [infundens] gratiam,4 Dio.
Adamo peccò. Perdette la grazia che lo costituiva amico di Dio; e rimase in deterius commutatus,5 anche quanto alla mente, sentimento, volontà. Aveva bisogno di essere riabilitato nel suo stato primitivo mediante la grazia ed i beni con essa connessi. Il Figlio di Dio venne a riparare la primitiva costruzione, restaurare l’uomo e le sue facoltà.
Per questo restaurò la mente (è Verità), restaurò la volontà (è Via), restaurò il sentimento (è Vita).
Gesù Cristo vive nel cristiano, rifatto immagine e somiglianza di Dio Uno e Trino: in Gesù Cristo in cielo, in Gesù Cristo di cui è membro; si immergerà per il Cristo in Dio Uno e Trino; ogni Persona divina contribuisce alla beatitudine dell’uomo, delle sue tre facoltà. Perché sia piena la felicità, ogni facoltà sarà appagata nelle sue aspirazioni.
Incomincia l’eternità felice; la via è stata Gesù Cristo; la retta ha il compimento.
Tutto il mondo è un intero esemplare 6 di Dio Uno e Trino.

* * *

Art. 73. Compiuto il noviziato, nella medesima casa il novizio emette la professione dei
369
voti di obbedienza, castità e povertà, e di fedeltà al Romano Pontefice, valevole per un anno, salvo quanto prescritto dall’art. 68; terminato poi il tempo dei voti, nella casa designata dai Superiori, egli rinnova la professione per un secondo e poi per un terzo anno, o per un tempo più lungo, se non ha ancora raggiunta l’età richiesta per la professione perpetua.
Art. 74. Il professo destinato al sacerdozio, ossia il chierico, compiuto il triennio dei voti temporanei, può essere ammesso alla professione perpetua, a meno che la necessità di un prolungamento di prova esiga di prorogare il tempo della professione temporanea, non oltre però altri tre anni.
Art. 75. I discepoli invece, trascorso il triennio delle professioni annuali a norma dell’art. 73, sono tenuti ad emettere una nuova professione temporanea per un biennio. Questo tempo, rinnovata dal religioso la professione temporanea, può essere prorogato, ma non oltre un altro anno.
Art. 76. Il Superiore competente per decidere dell’ammissione alla professione religiosa è, se si tratta della prima professione temporanea, il Superiore generale, con il consenso del suo Consiglio, dopo che il candidato è stato presentato dal Provinciale, pure col consenso del suo Consiglio; è il Superiore generale, udito il suo Consiglio, e dietro presentazione del Provinciale, dopo consultazione del suo Consiglio, se si tratta della professione perpetua; è il Superiore provinciale, dopo che ha udito il suo Consiglio e ne ha dato comunicazione
370
al Superiore generale, se si tratta di rinnovare o prorogare le altre professioni temporanee.
Art. 77. Per la valida emissione della professione religiosa nella Società si richiede:
1. che il candidato abbia l’età legittima, a norma dell’art. 79; – 2. che lo ammetta alla professione il legittimo Superiore, a norma dell’art. 76; – 3. che il noviziato sia stato valido; – 4. che la professione venga emessa senza costrizioni, grave timore o inganno; – 5. che la professione sia espressa; – 6. che sia ricevuta dal Superiore maggiore, o da un suo legittimo delegato. Nella rinnovazione dei voti è delegato per diritto il Superiore locale che può a sua volta sub-delegare.
Art. 78. Per la validità della professione perpetua si richiede inoltre che sia stata preceduta almeno da tre anni completi di professione temporanea. Il biennio per i discepoli non è richiesto per la validità, ma solo la Santa Sede può dispensare, in tutto o in parte, da esso.

L’immensa parrocchia del mondo

Tutto il mondo (euntes in mundum universum7) si può paragonare ad una immensa parrocchia; la parrocchia del Papa. Essa è il vostro campo, nel quale gli operai evangelici continuano a seminare buon grano
371
alla luce del giorno; ma il principe dell’errore e del male nelle tenebre vi semina largamente zizzania. E così buon grano ed erbaccia vi crescono assieme; sinché nel dies Domini 8 gli Angeli mietitori separeranno il grano dalla zizzania; e la separazione sarà eterna. Nella Chiesa militante sono mescolati buoni e cattivi; nella Chiesa trionfante solo i buoni.
La Famiglia Paolina, inserita col suo apostolato, per la definitiva approvazione, nella Chiesa, ha compito di stare e prestare umilissimo e devotissimo servizio al Papa nella sua immensa parrocchia, unendosi ai seminatori evangelici con l’uso dei propri mezzi tecnici. Occupa un posto di grande responsabilità; partecipando alla missione apostolica; ed eseguendo il divino mandato: docete omnes gentes.9
In questa istruzione chiarire vari punti: quale il compito della Famiglia Paolina? come si compone? quali mezzi adopera? a chi si rivolge?
La missione paolina è universale rispetto agli uomini:
Non è una missione per un gruppo o settore di uomini, esempio: per le opere sociali, emigranti, protezione della giovane; l’educazione della gioventù, cui si dedicano esclusivamente vari istituti benemeriti; oppure ad opere caritative, come orfani, vecchi, ammalati, infelici; o alla scuola elementare-popolare; od alle missioni tra gl’infedeli.
Invece si rivolge, usando i mezzi tecnici, in qualche misura a tutti: ad ogni classe, ceto, età, condizione, nazione, continente; con ragionevole preferenza alle masse;
372
per portare a tutti il messaggio della salvezza, contenuto nella Bibbia, Tradizione, insegnamento della Chiesa.
Universale quanto ai mezzi tecnici. È da notarsi quanto si dice nel secondo articolo delle Costituzioni: che tutto quello che, per disposizione di Dio, il progresso sarà riuscito ad inventare... sia usato ed abbia realmente da servire per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, ossia per la diffusione della Dottrina Cattolica. Così oggi molto si usano anche le filmine, i dischi, i registratori, ecc.; oltre i quattro mezzi oggi più largamente utilizzati: stampa, cinema, radio, televisione.
Universale quanto ai tempi: poiché le Costituzioni dicono di usare i mezzi richiesti dalle condizioni dei tempi. Non è per un secolo od un periodo storico, esempio gli Ordini nati per liberare i cristiani schiavi dei turchi o dei mercanti di schiavi negri (Mercedari, Trinitari, ecc.). Gli Ordini militari hanno terminato il loro compito; come gli istituti creati per assistere gli appestati. E per ogni tempo, finché esisteranno uomini, la Bibbia iniziata da Mosè sarà riprodotta, bensì con tecniche variate, ma sino alla fine del mondo.
Universale quanto all’oggetto; poiché si tratta di tutto cristianizzare: filosofia ed arte, letteratura e musica, sociologia e morale, storia e diritto, governi e leggi, scuola e lavoro, ecc. Scrive San Paolo: La pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodisca i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. Del rimanente, o fratelli, tutto quello che è vero, puro, giusto, santo ed amabile, tutto ciò che dà buona fama, o se
373
vi è qualche virtù o qualche lodevole disciplina, sia oggetto dei vostri pensieri (Fil 4,7-8).

La mano di Dio sopra di me

La mano di Dio sopra di me,10 dal 1900 al 1960.11 La volontà del Signore si è compita, nonostante la miseria di chi doveva esserne lo strumento indegno ed inetto. Dal Tabernacolo: la luce, la grazia, i richiami, la forza, le vocazioni: in partenza e nel cammino. Vi è qualcosa nel Mi protendo in avanti:12 ma la carta porta ciò che si scrive. D’altra parte ogni Sacerdote va incontro a due giudizi: quello degli uomini e quello di Dio. Per quest’ultimo, che è l’unico che veramente conta, prego tutti ad ottenermi in tempo la misericordia del Signore, a cui nel nobis quoque peccatoribus della Messa diciamo non æstimator meriti, sed veniæ quæsumus, largitor admitte13 nel consorzio dei santi.
Sento la gravità, innanzi a Dio e agli uomini, della missione affidatami dal Signore; il quale se avesse trovata persona più indegna ed incapace l’avrebbe preferita. Questo tuttavia è per me e per tutti garanzia che il Signore ha voluto ed ha fatto fare Lui; così come l’artista prende qualsiasi pennello, da pochi soldi e cieco circa l’opera da eseguirsi, fosse pure un bel Divin Maestro Gesù Cristo.
Siamo fondati sulla Chiesa ed il Vicario di Gesù Cristo e questa convinzione ispira sicurezza, letizia, coraggio.
Comunque sia: Don Alberione è lo strumento eletto da Dio per questa missione, per cui ha operato per Dio e secondo l’ispirazione ed il volere di Dio; e perché tutto fu approvato dalla maggior Autorità che esiste
374
sulla terra, fu seguito finora da tante anime generose. E per il futuro? Risponde il P. Colin: Quando è stato approvato un istituto con le sue regole il Superiore o Fondatore (cattiva espressione) deve venir obbedito e deve esigerlo.
Invece Don Giuseppe Giacomo, come individuo, si presenterà al giudizio di Dio con le enormi responsabilità incontrate nella vita.
È piaciuto al Signore che ancora mi trovassi nella condizione di salute e possibilità di poter completare la Famiglia Paolina con i tre Istituti Secolari iniziati dopo il Capitolo Generale del 1957, che stanno compiendo buoni passi: Aspiranti, Novizi, Professi.
Sempre iniziata la nostra vita in Gesù Cristo e come Gesù Cristo nel presepio: Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonæ voluntatis. Posso accertare tutti che tutto, solo, sempre è stato fatto con la luce del Tabernacolo ed in obbedienza; le approvazioni poi della Chiesa ci assicurano che le istituzioni sono buone e possono portare alla santità e sono conformi ai bisogni dei tempi.

Gli Istituti della Famiglia Paolina

1. La Pia Società San Paolo è composta di Sacerdoti e Discepoli, rappresenta la direzione, Parroco, Coadiutori, Fratelli Discepoli; ciascuno con i suoi uffici, tutti in intima ed ordinata collaborazione. Di qui lo spirito che si diffonde, organizzazione delle varie attività, la parola divina che illumina le parti. Esercita un’influenza generale; conforta e sostiene; indica la via della salvezza e santità; coordina con esortazioni l’azione di tutte le parti.
375
Il concetto è questo: dare con i mezzi tecnici quanto il Parroco predica a viva voce.
La Pia Società San Paolo e le altre parti della Famiglia hanno ciascuna governo ed amministrazione propria; ma la Pia Società San Paolo è ALTRICE 14 rispetto alle altre.
Prima di iniziarla si è pubblicato il volume Appunti di Teologia Pastorale:15 è pastorale.
Lo spirito pastorale è comunicare alle anime Gesù Cristo, come Egli si è detto in una definizione riassuntiva: Io sono la Via, la Verità, la Vita: elevare e santificare tutto l’uomo: la mente, il sentimento, la volontà: con il Dogma, la Morale, il Culto.
2. Le Suore in generale rappresentano la Donna associata allo zelo sacerdotale, pure pubblicato prima del 1914,16 quando si raccolsero i primi aspiranti e si aprì la prima e piccola tipografia.
Le Figlie di San Paolo hanno un apostolato collaterale, adoperano gli stessi mezzi tecnici, fanno la diffusione; operano secondo la loro condizione. Specialmente il loro apostolato è rivolto alla donna, nelle varie sue età e circostanze di vita.
Il Parroco ha le sue catechiste, che spesso quanto ai fanciulli compiono un apostolato quasi indispensabile, molto accetto ed efficace.
3. Le Pie Discepole del Divin Maestro Gesù. Hanno tre funzioni nella Chiesa e nella Famiglia Paolina; per cui è da sperarsi dalla Divina Provvidenza un buon numero di vocazioni. L’adorazione eucaristica, servizio o assistenza sacerdotale, apostolato liturgico. La loro Congregazione
376
Apostolorum. Questo Istituto è appena adolescente; ancora poche di numero; ma crescono bene. Tra il resto: ha dato buon risultato il Corso di orientamento nella vita per corrispondenza; così pure la piccola rivista Se vuoi, vieni e seguimi. Preghiera, istruzione, attività sono i loro mezzi.
6. Istituti Secolari. Qui sta un grande passo compiuto negli stati di perfezione. Prima erano considerati come religiosi i soli Ordini, nella storia della Chiesa; vita contemplativa. Poi, da qualche secolo, molti istituti vi unirono le attività apostoliche, tanto per gli uomini che per le donne, e così con Leone XIII si considerarono come in stato di perfezione. Ora anche si considerano come in stato di perfezione coloro che, senza abito particolare e senza la materiale vita comune, se hanno la consecrazione a Dio, vivono sotto legittima autorità, si dedicano all’apostolato nel mondo e sono guidati da una regola approvata dalla Chiesa. La Costituzione apostolica Provida Mater Ecclesia di Pio XII lo ha sancito; poi con legge propria lo ha regolato.
Ora sono tre gli Istituti Secolari paolini: Gesù Sacerdote, riservato ai Sacerdoti diocesani; San Gabriele Arcangelo, per gli uomini; Maria Ss. Annunziata, per le donne.
Il fine generale è sempre la gloria di Dio e la santificazione dei membri, mediante l’osservanza dei tre voti di obbedienza, castità e povertà, e l’ordinamento della vita secondo un proprio statuto. In esso si richiede un’imitazione della vita religiosa nostra.
Il fine speciale: è l’apostolato collaterale alle altre
378
istituzioni paoline, come risulta dagli articoli 3-4 dello Statuto:
Art. 3. Il fine speciale consiste nell’esercitare nel mondo l’apostolato, cooperando alle attività particolari della Famiglia Paolina. Perciò i membri, oltre la preghiera e il buon esempio:
1. Collaboreranno alla redazione o alla diffusione della stampa cattolica, specialmente dei libri e periodici delle Congregazioni Paoline; incoraggeranno abbonamenti; promuoveranno biblioteche parrocchiali, familiari, aziendali, scolastiche; costituiranno centri di diffusione della buona stampa; organizzeranno o aiuteranno giornate o settimane del Vangelo, della Bibbia, mostre della buona stampa, giornate catechistiche, liturgiche, ecc.
2. Potranno favorire la divulgazione di pellicole cinematografiche buone; far conoscere e difendere le segnalazioni cinematografiche del C.C.C.; aprire, esercire o coadiuvare all’incremento di sale cinematografiche cattoliche ecc.
3. Nelle Nazioni ove è possibile, potranno preparare programmi per la radio o la televisione, o aiutare le emittenti cattoliche; ovunque potranno appoggiare gli sforzi tendenti a fare di questi potenti mezzi degli strumenti di educazione umana e cristiana.
4. Sarà impegno di tutti i membri riparare i peccati che si commettono abusando dei mezzi tecnici moderni di comunicazione del pensiero umano: radio, cinema, televisione, stampa, spettacoli.
5. Potranno organizzare l’adorazione eucaristica, curare
379
il servizio dei Sacerdoti, curare gli arredi sacri, favorire iniziative per la sacra Liturgia.
6. Potenzieranno e aiuteranno il più possibile le opere parrocchiali e diocesane, soprattutto le opere di carattere internazionale.
7. Pregheranno per il Clero e per i Religiosi; potranno cercare e aiutare vocazioni per la Famiglia Paolina e per il Clero Diocesano; promuoveranno e favoriranno le giornate e le mostre vocazionarie e ogni iniziativa atta a incrementare e a sostenere le vocazioni.
Art. 4. I membri del ramo clericale Gesù Sacerdote, in particolare e secondo il proprio stato, riterranno loro primo e principale dovere apostolico quello assegnato dall’Ordinario del luogo. A tale scopo:
1. lo accetteranno volentieri, in spirito di obbedienza;
2. lo compiranno con generosa dedizione, seguendo l’indirizzo e i desideri dell’Ordinario;
3. lo lasceranno, anche con sacrificio, pur accettandone un altro meno gradito, se l’Ordinario lo giudica conveniente.
Può essere che tale ufficio assorba tutte le energie e richieda tutto il loro tempo. In tal caso basterà che lo si compia e si faccia fruttare al massimo. Se invece rimangono tempo ed energie, potranno aggiungere un proprio apostolato, secondo le attitudini e secondo i bisogni locali e generali. Tra queste opere vanno poste in primo luogo l’apostolato della stampa, del cinema, della radio e della televisione.
Tuttavia possono liberamente fare anche apostolati
380
propri, es. opere sociali, catechistiche, benefiche, ecc.
I loro voti sono riconosciuti dalla Chiesa; hanno approvazione pontificia definitiva, con Decreto dell’8 aprile 1960; sono membri esterni della Pia Società San Paolo.
7. Segue l’Unione dei Cooperatori Paolini. Essi sono cristiani ordinari, ma che vogliono vivere un po’ meglio di molti cristiani. Sono come un Terz’Ordine, ma che non possono così chiamarsi giacché non siamo un Ordine (es. i Benedettini), ma Società religiosa. Devono venir avviati a praticare nella loro vita cristiana le virtù (non i voti) della povertà, castità, obbedienza, secondo il loro stato. Così si conformeranno alla vita paolina apostolica mediante preghiere, offerte, azione nello spirito paolino.

Diversità e unità

Queste istituzioni sono come la parte direttiva, come in una grande parrocchia vi sono: Parroco, Coadiutori, Azione Cattolica, catechistica, cinematografica, stampa; dirigenti in attività per la gioventù, gli uomini, gli artisti; per infermi, vocazioni, canto sacro, azione politica e sociale, beneficenza, per la conversione dei fratelli separati, degli atei, pagani, ecc. ecc.
Come sono uniti questi Istituti:
1. Per la comune origine.
2. Per il fine generale.
3. Per il medesimo spirito paolino, anche nella diversità di opere.
381
4. Per l’attività convergente, cooperante, dinamica, alimentata dall’unica linfa.
Quali i parrocchiani?
Tutta la plebs Christi; et aliæ oves quæ non sunt ex ovili et illas oportet ad Christum adducere, et fiet unum ovile et unus Pastor:17 parrocchia unica, attorno ad un unico pulpito, il Papa; ad un’unica mensa, l’Eucaristia; ad un unico regime; tutti conformes imagini Filii Dei; hæredes Dei, cohæredes Christi.18
Tre principii pratici:
1. Le varie istituzioni della Famiglia Paolina avranno alimento e vitalità dalla Pia Società San Paolo. Quanto sarà fervorosa questa, tanto lo saranno le altre parti.
2. Oggi, più ancora che nei tempi andati, vale l’organizzazione, specialmente internazionale, in ogni settore; in modo particolare per l’apostolato. Essere più cattolici come figli prediletti della Chiesa Cattolica. Unirsi per gli apostolati.
3. Comprendersi e amarsi: Congregavit nos amor Christi unus;19 darsi vicendevolmente aiuto di preghiere e di collaborazione. Gli egoismi personali distruggono la vita di comunità; gli egoismi sociali, politici, familiari, distruggono addirittura gli istituti, od almeno li condannano alla sterilità.
Sempre la preghiera del Maestro Divino: Ut unum sint20 applicata non ad un istituto soltanto, ma vissuta in tutta l’immensa parrocchia paolina, che per limiti ha solo i confini del mondo, e per gregge tanto chi già è nell’ovile, come chi si vuol condurre all’ovile.
382
L’esercito dei Religiosi

La Santa Sede per le opere di interesse generale dispone dell’esercito dei Religiosi. Qui è il gran pensiero: un esercito sempre più numeroso, sempre più spiritualmente e scientificamente addestrato, sempre più stretto attorno al Vicario di Cristo, sempre più pronto ad ogni cenno, sempre più tenace nelle opere affidate, nei fini particolari di ogni Istituto. Si consuma bene la vita quando così si serve la Chiesa, il Papa, Gesù Cristo autore, conforto, modello, premio dei religiosi. Ad affermare tutto il nostro affetto, sottomissione e dedizione al Papa: Siamo del Papa, per essere di Gesù Cristo, di Dio.
383

1 “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio” (Gv 1,1).

2 “Opere al di fuori” (della stessa vita intratrinitaria).

3 “Per mezzo del quale tutto è stato fatto”.

4 “Insieme andava creando la natura e infondendo la grazia”.

5 “Mutato in peggio”.

6 Esemplare. Cf. E. DUBOIS, De Exemplarismo Divino seu de trino Ordine exemplari et de trino rerum omnium exemplato, Typis Societatis sancti Johannis Evangelistæ, Desclée, Lefebvre et Soc. Pont. Edit. 1897; E. DUBOIS, De Exemplarismo Divino seu doctrina de trino Ordine exemplari et de trino rerum omnium ordine exemplato, in quo fundatur speculativa et practica Encyclopædia Scientiarum, Artium et Virtutum, Cuggiani, Romæ, t. I, 1899; t. II, 1899; t. III, 1900; t. IV, 1900. In uno “Schema di studio su Gesù Maestro”, pubblicato sul San Paolo dell’agosto-settembre 1959 (CISP 1230-1237), Don Alberione già si ispirava a questa dottrina dell’esemplarismo trinitario del Dubois. Alla stessa visione si ispira un progetto di enciclopedia (cf. T. DRAGONE, Maestro Via Verità e Vita, 3 volumi, Edizioni Paoline, Ostia Lido [Roma], 1961-1964). In UPS cf. II, 150ss.

7 “Andando in tutto il mondo” (cf. Mc 16,15).

8 “Giorno del Signore” (giorno del giudizio).

9 “Ammaestrate tutte le genti” (Mt 28,19).

10 Espressione significativa di una speciale assistenza da parte di Dio, ricorrente nei profeti e nei salmi; frequente in Ezechiele (da 1,3 in avanti). In Don Alberione indica consapevolezza della sua vocazione carismatica.

11 Per una storia personale di Don Alberione almeno fino agli Anni ’50, cf. anche SAC. GIACOMO ALBERIONE, Abundantes divitiæ gratiæ suæ. Storia carismatica della Famiglia Paolina. Ed. e note illustrative a cura del Sac. Giuseppe Barbero ssp. [Roma] Edizioni Paoline, 1971, 164 p., 19,5 cm. (ed. rilegata). Corrisponde al volumetto Io sono con voi. Degli appunti originali giunsero a noi due redazioni successive: una manoscritta e l’altra dattilografata. Il volumetto Io sono con voi riproduceva questa seconda, ma si trattava di un’edizione “affrettata e molto difettosa” afferma don Barbero (Presentazione, p. 7). Il titolo, che è una chiave di lettura del volumetto, è una espressione di San Paolo (Ef 2,7). – Di Abundantes divitiæ è stata pubblicata una ulteriore edizione critica e ampliata, a cura di E. Pasotti e L. Giovannini, E.P. 1985, 272 p.

12 Per questa espressione paolina cf. Fil 3,13-16. Per il libro vedi invece: AA. VV., Mi protendo in avanti. Ed. Paoline 1954; 571 p. + tav., 24 cm. Il libro è stato pubblicato per commemorare i 40 anni della fondazione dell’Istituto Pia Società San Paolo e i 70 anni del Fondatore. [I brani inediti – eccetto i primi tre – si trovano nell’articolo di don Federico Muzzarelli, “Ad pedes Petri”, pp. 493-566]. – A p. 106: In uno scritto al vescovo d’Alba, don Alberione riassume le tappe della sua fondazione (23.11.1921); – p. 121: Relazione alla S. Sede sull’emissione dei primi voti e sulla costituzione della Pia Soc. San Paolo (23.11.1921) (cf. G. Rocca, La formazione della Pia Soc. S. Paolo, doc. n. 31, p. 568s); – p. 138s: Lettera programmatica inviata ai primi due missionari paolini, don Saverio Boano e don Benedetto Trosso, partiti per l’America del Sud (Alba, 4.8.1931); – p. 408-410: La Prima Maestra (Tecla Merlo) (cf. Abundantes divitiæ 1985, p. 159-162); – p. 504s: Lettera al card. Laurenti sullo scopo della PSSP (Senza data. Cf. Rocca, o.c. n. 42, p. 591s); – p. 506ss: Lettera, con fogli allegati, inviata alla Congregazione dei Religiosi, sulla natura della PSSP (14.1.1923); – p. 509: Dichiarazione circa i beni della PSSP (26.1.1923); – p. 513: Tre lettere a don Timoteo Giaccardo, che da Roma seguiva le pratiche per l’approvazione dell’Istituto (14, 18, e 26 aprile 1926); – p. 514s: Una supplica indirizzata al S. Padre per ottenere l’approvazione dell’Istituto (10.5.1926); – p. 518: Formula di Professione e verbale di erezione della PSSP (13 e 14.3.1927); – p. 521s: Abbozzo di regolamento delle Figlie [di S. Paolo] (1916); – p. 522: Relazione alla S. Sede sul trasferimento a Susa di una parte delle Figlie [di S. Paolo] (31.12.1921); – p. 533: Lettera a mons. Ermenegildo Pasetto, nuovo Segretario della Congregazione dei Religiosi (29.12.1935); – p. 545: Lettera a mons. Pasetto riguardo le Pie Discepole (27.8.1946); – p. 547: Lettera al S. Padre sulle Pie Discepole (22.2.1947); – p. 553s: Lettera al card. Giuseppe Pizzardo per l’approvazione delle Suore Pastorelle (10.6.1953); – p. 561s: Lettera alla Congregazione dei Religiosi riguardo all’Unione Cooperatori (gennaio 1923); – p. 562: Notifica al card. Vicario sul trasferimento a Roma dell’Unione Cooperatori (marzo 1937). In UPS cf. II, 12.

13 “Anche a noi, peccatori... Ammettici a godere della loro sorte beata non per i nostri meriti ma per la ricchezza del tuo perdono” (Missale Romanum, Ordo Missæ: “Nobis quoque...”).

14 Il termine “altrice” applicato alla Società San Paolo in riferimento alla Famiglia Paolina compare nel 1953 per la prima volta, sul bollettino San Paolo, all’interno dell’articolo di Don Alberione, “Per una coscienza sociale”, e dunque nel contesto di un discorso sociologico, religioso ed ecclesiologico. Cf. San Paolo, novembre 1953 (CISP 1069s); cf. anche Abundantes divitiæ, nn. 25.33-35 (del 1953). “Altrice”, di origine latina, in italiano è vocabolo raro e di uso poetico. Cf. S. BATTAGLIA, Grande dizionario della lingua italiana, Torino, UTET, 1961: “Altrice”, sf. Poet. Alimentatrice, nutrice; generatrice, madre (in senso traslato). Cf. anche il contributo “Ruolo della Società San Paolo “altrice” della Famiglia Paolina secondo Don Alberione” di F. Pierini in: Il Ministero dell’unità nella Famiglia Paolina (V Incontro dei Governi generali, Ariccia, 12-20 settembre 1987), Roma 1987, pp. 135-159, e il documento conclusivo (“Concetto e funzione di “altrice” nella Famiglia Paolina oggi”) alle pp. 161-165.

15 ALBERIONE G., Appunti di teologia pastorale. Torino, lit. Viretto, 1912; XIV, 484 p., 25 cm. – Prima edizione dattilografata ad impressione fotostatica. Nella presentazione (Una parola al lettore) l’Autore stesso narra la genesi di questo libro: “Nell’anno scolastico 1911-12 si pensò di dettare alcuni consigli pratici di teologia pastorale ai M.M. R.R. Alunni del secondo corso delle conferenze morali del nostro seminario. Si desiderava suggerire loro alcuni appunti pratici per valersi della pietà, scienza, zelo loro, a beneficio delle anime. Essi stessi ne avevano fatto domanda. Siccome però chi doveva darli mancava di quella pratica che nelle cose da farsi val meglio di ogni maestro, egli si rivolse ed ottenne i suggerimenti di ben diciotto tra i più zelanti ed anziani parroci della diocesi; si valse di vari trattati di teologia pastorale, di opuscoli, riviste e articoli di giornali riguardanti tale materia; fu coadiuvato nel raccoglierli, sceglierli, ordinarli e correggerli da vari altri Sacerdoti... Il sunto di quegli appunti viene ora pubblicato per tre ragioni: assecondare il consiglio e il desiderio di varie buone persone; lasciare ai giovani Sacerdoti, che escono ogni anno dal seminario, un ricordo dell’istruzione sacerdotale ricevuta; ottenere da quanti Sacerdoti esperti leggeranno queste pagine le osservazioni, correzioni, aggiunte, credute convenienti” (Alba, 1° agosto 1912). Il contenuto ricco e vasto, lo stile semplice e chiaro, l’unzione di cui è penetrato, tutto coopera a meritargli ogni elogio. Si divide in tre parti: Fondamenti dello zelo e Pratica dello zelo, Opere di zelo. La prima parte comprende ancora utili ammaestramenti riguardanti la pietà, la scienza del sacerdote, seguita da un’appendice relativa alla cura dei beni temporali. La seconda parte tratta dell’azione pastorale delle varie persone: vicario foraneo, parroco, cappellano, maestri. Interessanti sono le norme che regolano le relazioni tra il parroco e le varie persone: parroci vicini, vicecurato, cappellani, maestri, beneficiati, parenti, persone di servizio, sacrestano, infermi, le famiglie in genere, le suore, l’asilo, l’ospedale, il medico, le autorità comunali, i nemici. La terza parte tratta delle opere particolari proprie dello zelo sacerdotale e qui pure si apre un campo ricco di suggerimenti e di acute considerazioni. Utilissime sono le osservazioni quanto alle predicazioni varie: istruzioni e meditazioni, esercizi spirituali, vangelini, come pure su certi soggetti particolari come il ballo, divertimenti, ecc... Originale è la trattazione riguardante il Catechismo e la preparazione dei catechisti, come pure quello che riguarda le principali devozioni da promuoversi. Anche l’Azione Cattolica trae una succinta e limpida trattazione, sia nei suoi principi generali, sia nelle sue opere particolari: opere relative alla questione scolastica, oratori maschili e femminili, scuole di religione, scuole serali ed invernali, biblioteche circolanti, circoli di cultura, leghe contro il turpiloquio e la bestemmia, ecc. Corona di tutte sono tre originali capitoli sulle vocazioni, organizzazione di feste, costruzioni di chiese. Questo libro era un prontuario per il Clero. Soprattutto presenta il mai abbastanza apprezzato carattere della praticità.

16 TEOL. G. ALBERIONE, La donna associata allo zelo sacerdotale (Per il clero e per la donna). Alba, Scuola Tipografica “Piccolo Operaio”, 1915; 342 [1] p., 18,5 cm, L. 2,50. A p. [7] Dedica: A Maria altissimo ideale di donna ardente di zelo e consigliera dello zelo apostolico. Alle pp. 9-11: Due parole di introduzione: “Mi fecero una singolare impressione queste parole, da Mons. Mermillod rivolte a donne ed a giovinette: – Voi avete una missione da adempiere nel mondo: una famiglia da dirigere, la società da edificare, la Chiesa da servire e da consolare. Voi dovete essere apostole. – Meditandole ne sentii profondamente la verità: e tentai di trasfondere un po’ della mia persuasione in queste pagine, per comunicarle al Sacerdote e alla donna” (Alba, festa di Maria Immacolata). Nel volumetto Abundantes divitiæ gratiæ suæ (n. 109), don Alberione afferma che già dal 1911 aveva incominciato la redazione del libro. Alla fine del volume vi è l’imprimatur. Segue il visto dell’ab. Molino. Contenuto: Parte I: La donna può e deve formarsi cooperatrice dello zelo sacerdotale. Parte II: In quali opere la donna può ai nostri giorni coadiuvare lo zelo sacerdotale. Parte III: La formazione e direzione della donna nella sua missione. Segue un “Consiglio finale” (due punti per un esame di coscienza). È uno dei libri più originali di don Alberione. Fu tradotto in altre lingue. In Italia si ebbero le seguenti edizioni: II 1925; III e IV probabilmente furono solo ristampe; V Alba 1928; VI Alba 1932; VII Alba 1937: VIII Alba 1940; IX Albano 1954. Sino al 1937 il testo rimase invariato. Nell’ottava edizione, per opera di una o due Figlie di San Paolo, incaricate dall’Autore, furono apportate correzioni e varianti; in più, all’inizio di ognuno dei 29 capitoli, fu posto un versetto scritturistico e alla fine, sotto il titolo In margine alla storia, un esempio biografico. La preparazione della nona edizione (1954) fu affidata da don Alberione a sr. Cecilia Calabresi fsp. Tale edizione si presenta notevolmente rimaneggiata, essendovi stati introdotti – dietro espressa richiesta di don Alberione – molti passi sulla donna, assunti dagli scritti o dai discorsi di Pio XI e specialmente di Pio XII. Sull’attualità di quest’opera lo stesso don Alberione, in un foglio manoscritto (1-VIII-66), umilmente riconosceva di dover tener conto dei tempi attuali e del Concilio Vaticano II. “I principi sono sempre della Scrittura e della Tradizione; invece le applicazioni ai tempi attuali devono venir fatte con saggezza, di tempo, luogo, condizioni sociali” (cf. CISP 1284). Allo studio di quest’opera e delle sue implicazioni attuali è stato dedicato un corso di approfondimento da parte del Centro di Spiritualità Paolina, con la partecipazione di cinque esperti, sul tema (Ariccia, Casa Divin Maestro, 20-27 settembre 1992). Ne risultò un libro interessante: Donne e uomini oggi a servizio del Vangelo. Roma, 1993, 259 p. Il Segretariato di Spiritualità, Casa Generalizia FSP, ha pubblicato l’opuscolo: La donna nel pensiero di G. Alberione e di Giovanni Paolo II, Roma, 1990, 80 p.

17 “Il popolo di Cristo” e “altre pecore che non sono di quest’ovile: anche quelle bisogna condurre a Cristo, e vi sarà un solo ovile e un solo Pastore” (cf. Gv 10,16).

18 “Conformi all’immagine del Figlio di Dio, eredi di Dio, coeredi di Cristo” (Rm 8,29; 8,17).

19 “Ci ha radunati l’unico amore di Cristo”.

20 “Perché siano una sola cosa” (Gv 17,21).