ISTRUZIONE X
IL GOVERNO DELL’ISTITUTO
Nota sul Maestro Giaccardo
La Famiglia Paolina tanto deve al Maestro Timoteo Giaccardo; e sotto ogni rispetto.
Egli aveva compresa la necessità, le condizioni, l’efficacia dell’apostolato della stampa, nelle sue varie forme.
Egli aveva ben compreso lo spirito della futura Congregazione, anche prima di entrarvi.
Egli fu un dono del Vescovo Mons. Re Giuseppe Francesco alla nascente istituzione.
Egli fu il collaboratore intimo, l’insegnante per varie materie scolastiche; un esempio parlante per tutti gli Aspiranti; fu Direttore spirituale di molti; collaborò alla formazione delle Costituzioni ed all’approvazione dell’Autorità Ecclesiastica; iniziò la Casa di Roma; resse la Casa Madre per molti anni; sostenne e confermò nel loro spirito le Pie Discepole; fu confessore, predicatore e consolatore instancabile. Offerse la vita per la Famiglia Paolina; passò all’eterno riposo compianto da tutti e lasciando un ricordo profondo della sua vita esemplare.
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Spesso è pregato; molte grazie sono a lui attribuite.
Il processo per la beatificazione e canonizzazione ha un cammino svelto e promettente. Tutti l’accompagnano con la preghiera.
Governare è amare
Massimi principi: il governo è esercizio di carità. Amare il Signore nel rappresentarne la sollecitudine paterna; come San Giuseppe operava nella Famiglia di Nazareth, facendo sentire la presenza del Padre Celeste.
Amare i membri dell’Istituto nel dirigerli alla santità ed alle opere di apostolato, secondo i due primi articoli delle Costituzioni.
Amare la Congregazione: 1) nel procurarle altri figli, mediante la cura delle vocazioni; 2) nell’unirne le forze per raggiungere meglio i fini di essa; 3) nel servizio di tutti e di ciascuno, in vita, in morte, dopo morte.
Amare i singoli come fratelli; la parola superiore e l’altra suddito usarle il meno possibile; e ad esse si darà il senso religioso.
Il Superiore generale
Nel nostro Istituto il Superiore Generale viene chiamato Primo Maestro, per ricordare a lui stesso ed ai membri che rappresenta Gesù Maestro; e che in rappresentanza ed in dipendenza da Lui deve essere per
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tutti Via, Verità e Vita; guidare, dare buon esempio, istruire, santificare.
L’ufficio non è ad onore; ma come onere, e ben grave. Egli non è per sé, ma per utilità della Società e dei membri.
Il Superiore massimo dei Religiosi è il Romano Pontefice, secondo l’articolo 280 delle Costituzioni: Tutti i membri della Pia Società San Paolo sono soggetti al Romano Pontefice, come a Supremo Superiore, e a Lui sono tenuti ad obbedire anche in forza del voto di obbedienza.
I membri sono pure soggetti agli Ordinari, in quanto è prescritto dal Diritto Canonico.
Nell’interno dell’Istituto la prima autorità è esercitata dal Primo Maestro, in modo ordinario; e dal Capitolo Generale, in modo straordinario, secondo le Costituzioni.
L’articolo 286 dice quali sono gli altri superiori ed i rispettivi poteri: Gli altri Superiori che, sotto la dipendenza del governo generale, godono di potestà ordinaria determinata dalle Costituzioni, sono: il Superiore [provinciale] che, col suo consiglio, governa una provincia; il Superiore locale che governa una casa. I Superiori regionali governano una regione, ma soltanto con potestà delegata.
In generale l’articolo 287 ne esprime i doveri e poteri: I Superiori, in forza dell’ufficio loro affidato, e ciascuno secondo la propria competenza, possono dare
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norme e precetti per l’osservanza religiosa e per conseguire il fine della Società a norma delle presenti Costituzioni; possono anche rimproverare i trasgressori e punirli con giuste pene. Ricordino tuttavia che essi sono maestri e padri, e devono governare i loro sudditi non da padroni, ma amandoli come figli e fratelli, e dirigendoli ed aiutandoli nel compiere le opere della Società.
Il Primo Maestro è coadiuvato dai quattro membri del Consiglio Generalizio; cui prendono parte due Consiglieri Discepoli a norma dell’articolo 284. Il Superiore Generale col consenso del suo Consiglio delega due membri Discepoli di voti perpetui a prestare la propria opera o cooperazione al medesimo Superiore e al suo Consiglio come Consiglieri aggiunti in quelle cose che riguardano l’economia e l’apostolato nel loro aspetto tecnico e divulgativo. Essi debbono dimorare nella casa generalizia o in altra non molto distante e intervenire in quelle sessioni del Consiglio nelle quali si tratta dell’economia e dell’apostolato sotto l’aspetto tecnico e divulgativo e dire il loro parere con voto consultivo assieme agli altri consiglieri.
Le funzioni del Superiore generale: essere via-verità-vita
Via: cioè segni la strada del buon Paolino assai più con la sua vita che con la parola, secondo il Maestro Divino: cœpit facere et docere.1
Esempio nella pietà, nello studio e apostolato, nell’osservanza della povertà, delicatezza, obbedienza, umiltà,
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zelo, e soprattutto nella carità. Sia uomo di cuore! oltre le altre qualità.
Curi l’osservanza religiosa in ogni parte, facendo praticare e praticando egli stesso le Costituzioni.
Verità: La sua predicazione, orale o scritta, sarà abbondante; particolarmente istruirà per quanto riguarda la dottrina ascetica e mistica; vigilerà sopra la dottrina che viene esposta nei corsi di Filosofia, Teologia e Pastorale; si renderà conto di tutti gli studi, che cercherà di promuovere; egli stesso si terrà sufficientemente aggiornato, per dare indirizzo sicuro e conforme alla Santa Sede; particolarmente nelle edizioni di stampa, cinema, radio, televisione. Su di queste deve vigilare continuamente.
Vita: Raccoglie nel suo cuore i bisogni di tutti; tutto e tutti presenta al Signore nelle sue preghiere.
Vigila che siano allontanati i pericoli morali per le case ed i singoli.
Conserva lo spirito e le tradizioni dell’Istituto.
Sarà esigente sulle pratiche di pietà.
Per se stesso sarà uomo di orazione; e si riserverà il tempo necessario per la sua pietà; anche più abbondante rispetto agli altri membri.
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Avrà cura delle osservanze liturgiche, delle chiese, delle funzioni.
Perciò nella elezione del Superiore Generale si osserverà quanto stabilito dalle Costituzioni (art. 333): Per il bene della Società è di massima importanza che il Superiore generale sia anzitutto un perfetto uomo di Dio, pronto ad ogni opera buona. Venga perciò eletto un uomo insigne in tutte le virtù religiose e sacerdotali, specialmente nella carità verso Dio e la Chiesa, nello zelo per le anime, nell’amore sincero verso la Società, nella sapienza, nella prudenza, nella sagacità dell’ingegno, nella costanza e nella fortezza d’animo contro le difficoltà nel condurre a termine le opere intraprese.
Norme generali
Per il governo dell’Istituto valgono come principi generali gli articoli:
Art. 336. È compito del Superiore generale, con l’assistenza del suo Consiglio, governare l’intera Società a norma del diritto canonico e delle Costituzioni, procurarne assiduamente il bene con la parola, con l’esempio e con l’opera, cioè provvedendo agli uffici, distribuendo sapientemente le cariche, promovendo sollecitamente le opere di apostolato e, in modo particolare,
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fomentando la perfezione religiosa dei membri per mezzo della fedele osservanza delle Costituzioni, in modo che se ne possano sperare ottimi frutti.
Art. 337. Perché la Società raggiunga pienamente il suo scopo, il Superiore generale, con l’aiuto del suo Consiglio, non soltanto deve vigilare affinché, secondo il fine, la natura e lo spirito della stessa Società, rettamente, prudentemente e utilmente si prendano e realmente si usino per la diffusione della dottrina cattolica, i mezzi più celeri del progresso umano e più efficaci per l’apostolato; ma, in questo, è anche necessario che egli, con l’iniziativa e con l’esempio, preceda gli altri Superiori e così sproni efficacemente alle opere di apostolato, e più sicuramente diriga tutta la Società nell’uso dei mezzi.
Art. 344. Il Superiore generale considererà il suo ufficio non come un onore per eccellere sugli altri, ma piuttosto come un onere che gli impone doveri maggiori, sollecitudini più gravi e virtù più eminenti. Perciò si studi, con ogni sforzo, di precedere gli altri con la parola, con l’esempio e con l’opera, governando sapientemente, provvedendo prudentemente alle necessità, portando con fortezza e animo sereno i pesi propri e quelli degli altri, permettendo che a lui si ricorra con filiale fiducia, riprendendo con fermezza e con bontà coloro che avessero mancato, porgendo aiuto a tutti nella carità secondo che sarà necessario, sovvenendo sia materialmente che spiritualmente chi ha bisogno, stimandosi come padre e insieme come fratello di tutti, così che possa veramente giovare a tutti.
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Art. 345. Il Superiore generale riceverà con gratitudine le osservazioni che i Consiglieri, specialmente il primo, per il loro stesso ufficio, privatamente e a tempo opportuno gli faranno, affinché possa provvedere con più sicurezza anche al proprio bene.
Art. 346. Il Superiore generale non può definire da solo tutti gli affari della Società, ma in più cose ha bisogno del consenso del suo Consiglio o almeno ne deve ascoltare il parere, oltre il beneplacito apostolico e il consenso dell’Ordinario del luogo, nei vari casi in cui è richiesto dal diritto canonico. Anche in quelle cose che il Superiore generale può decidere da solo, giova sommamente che, almeno nelle cose più gravi, non proceda senza aver udito il suo Consiglio.
Le Costituzioni distinguono tra le cose che può fare da sé; e le cose per cui deve chiedere il parere del Consiglio; e le cose per cui deve chiedere il consenso. Secondo saggezza e prudenza sia disposto a domandare almeno il parere anche nelle cose che può fare da sé: specialmente al suo Vicario Generale.
Il Vicario e i Consiglieri generali
Il Vicario Generale darà particolare aiuto al Superiore Generale.
È di somma importanza un pieno ed intimo accordo: che esista e che anche appaia nell’Istituto. Nei frequenti contatti le intese facilmente si stabiliscono e consolidano.
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Per il governo dell’Istituto riveste una sostanziale importanza il Consiglio Generalizio.
I Consiglieri sono eletti nel Capitolo.
Le qualità richieste, l’ufficio che compiono, i poteri che possiedono sono descritti nel libro delle Costituzioni:
Art. 353. All’ufficio di Consiglieri che, a norma dell’articolo 283, formano il Consiglio del Superiore generale, siano assunti Sacerdoti non solo insigni per virtù, pietà, scienza e osservanza religiosa, ma, per quanto è possibile, anche forniti di quelle speciali doti che si richiedono per gli incarichi particolari che potrebbero essere loro affidati.
Art. 356. I Consiglieri devono aiutare con ogni sforzo e zelo il Superiore generale nel governo della Società, specialmente nel Consiglio, di cui il Superiore generale deve o può chiedere il voto. Secondo l’opportunità, il Superiore generale potrà incaricare tra i Consiglieri chi nella Società deve avere particolarmente cura della vita religiosa, o degli studi, o dell’apostolato. È necessario pertanto che acquistino una conoscenza più completa e più sicura degli uffici che possono essere loro affidati, in modo che siano in grado di riferire sui medesimi con maggiore competenza, preparare con più efficacia la via alle deliberazioni del Consiglio generalizio, e infine curare che venga messo in esecuzione ciò che fu stabilito.
Art. 357. Tutte le volte che il Superiore generale per
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agire ha bisogno del consenso del suo Consiglio a norma dell’art. 347, o almeno è tenuto ad udirlo, deve convocare i Consiglieri e sottoporre loro le questioni da risolvere. Se si richiede il consenso, il Superiore contro il voto dei Consiglieri agisce invalidamente; se si richiede solo il parere, per agire validamente, basta che il Superiore ascolti i Consiglieri; sebbene poi non abbia obbligo di aderire al loro parere, anche se concorde, tuttavia si attenga il più possibile ai voti concordi dei Consiglieri, e non se ne allontani senza una ragione più forte, da valutarsi a suo giudizio.
Art. 359. Le nomine devono sempre essere fatte nel Consiglio pieno. Se qualche volta uno dei Consiglieri fosse impedito e la cosa non si potesse differire, si chiami al suo posto nel Consiglio il Superiore della casa o uno dei membri professi di voti perpetui.
Art. 362. I Consiglieri, con grande riverenza e prudenza, portino luce e zelo sia nelle adunanze del Consiglio, sia nelle altre relazioni con il Superiore generale; stiano alle cose decise e mantengano rigoroso segreto, affinché risplenda un’unità perfetta davanti a Dio e alla Società.
Conclusione
La Chiesa è una, santa, cattolica, apostolica. Però i Cristiani separati ammontano a circa 350 milioni, di fronte a 500 milioni di cattolici. I pericoli di divisione sono sempre molti, ma in fondo hanno un denominatore comune: la superbia. Gesù Cristo
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nel conchiudere la sua missione sulla terra si preoccupò di tali pericoli.
San Paolo scrive: Abbiate un solo pensiero, un solo amore, una sola anima, un solo sentimento [cf. Fil 2,2]. Altrove: Con umiltà ognuno reputi l’altro dappiù di sé: nulla si faccia per spirito di parte [Fil 2,3].
Perciò nella preghiera da Gesù composta e rivolta al Padre per quattro volte insiste sopra l’unione. L’unione di spirito, di pensiero, di attività: nei Superiori e tra i membri. Recitiamola spesso, tutta; ma facendo una speciale attenzione sopra i seguenti versetti del capitolo 17 di San Giovanni:
Per i capi della Chiesa:
Padre santo, custodisci nel nome tuo quelli che mi hai affidati, acciocché siano una cosa sola come noi [Gv 17,11].
Per tutti i membri della Chiesa:
...Né soltanto per questi io prego; ma prego anche per quelli che crederanno in me, per la loro parola.
Che siano tutti una sola cosa come tu sei in me, o Padre, ed io in te; che siano anch’essi una sola cosa in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu mi desti, l’ho data a loro, affinché siano una sola cosa come siamo noi.
Io in essi e tu in me; affinché sian perfetti nell’unità e conosca il mondo che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me [Gv 17,20-23].
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1 “Incominciò a fare e ad insegnare” (At 1,1).