ISTRUZIONE XIII 1
FORMAZIONE ALLA PASTORALITÀ
Per le relazioni su gli Aspiranti dei Superiori locali al Superiore Provinciale o Regionale; e di questo al Superiore Generale, quando è prescritto:
1. Le relazioni sono prescritte per le Vestizioni, ammissioni varie (Noviziato, singole Professioni, Ordini Sacri) seguendo i formulari in uso nell’Istituto; ma a norma delle Costituzioni.
2. Tali relazioni vengono firmate dal Superiore e dal suo Consiglio; e chi le spedisce ne tiene copia in Archivio.
3. Quelle da mandarsi al Superiore Generale, devono arrivare due mesi prima del passo che l’Aspirante deve fare.
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Art. 79. Chiunque deve emettere la professione religiosa temporanea bisogna che abbia sedici anni compiuti; ventuno poi, se si tratta della professione perpetua.
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Art. 80. La formula della professione religiosa è la seguente:
Io N. N. ad onore della Santissima Trinità, dell’Immacolata Vergine Maria Regina degli Apostoli, di San Paolo Apostolo e di tutti i Santi, per la maggior santificazione mia e del mio prossimo, con l’aiuto della grazia divina, offro, dono e consacro tutto me stesso a Dio, ed emetto i voti di obbedienza, castità e povertà, e di fedeltà al Romano Pontefice (per un anno, o per un biennio, o in perpetuo), nella Pia Società San Paolo, secondo le Costituzioni della medesima. Così mi aiuti Iddio. Amen.
Art. 81. Alla rinnovazione della professione, fatta privatamente dopo aver ricevuto la S. Comunione, sono annesse speciali indulgenze.
Art. 82. Terminato il tempo per il quale furono emessi i voti, non si deve frapporre dilazione alla loro rinnovazione. È tuttavia facoltà del Superiore maggiore il permettere, per giusta causa, che la rinnovazione dei voti venga anticipata di qualche tempo, non però di oltre un mese, salvo sempre il triennio integro della professione temporanea prima della professione perpetua.
Art. 83. Trascorso il tempo della professione temporanea a norma degli art. 73, 74, e 75, se ritenuto degno, il religioso venga ammesso alla professione perpetua; diversamente ritorni al secolo, senza che gli sia accordato un ulteriore tempo di prova.
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Art. 84. Nella emissione della professione religiosa si osservi il rito approvato e in uso nella Società.
Art. 85. Si procuri che il documento relativo alla emissione della professione, con la debita indicazione del luogo, del giorno, del mese e dell’anno, sia sottoscritto dallo stesso professo, da chi ricevette legittimamente la professione e da due altri testimoni. Tale documento venga accuratamente conservato in archivio.
Spirito ed anno di Pastorale
Io sono il buon Pastore. Il buon Pastore dà la propria vita per le sue pecore. Il mercenario invece e chi non è pastore, a cui non appartengono in proprio le pecore, quando vede venir il lupo, lascia le pecore, e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde. Il mercenario fugge perché è mercenario, e non gl’importa delle pecore. Io sono il buon Pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me, come il Padre conosce me ed io conosco il Padre: e per le mie pecore do la mia vita. Ed ho altre pecore, che non sono di quest’ovile; anche quelle bisogna che io guidi; e daranno ascolto alla mia voce, sicché si avrà un solo gregge e un solo pastore (Gv 10,11-16).
Il Sacerdote è sempre pastore: Ex hominibus assumptus pro hominibus constituitur,2 dice S. Paolo. Può esserlo in vari uffici, ma la sua missione è essenzialmente questa. Se è alter Christus non può far diversamente di quanto il Maestro degli Apostoli ha fatto: Propter nos homines et propter nostram salutem descendit
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de cœlis; et incarnatus est de Spiritu Sancto, ex Maria Virgine, et homo factus est; crucifixus, mortuus.3
La Chiesa vuole che gli aspiranti al Sacerdozio siano riuniti in seminari, case apostoliche, studentati filosofici e teologici perché, oltre le virtù, imparino praticamente, ed esercitino gli apostolati in quanto è possibile.
La Costituzione apostolica Sedes Sapientiæ prescrive:
Art. 47. La formazione apostolica e pastorale durante tutto il tirocinio:
1. In tutto il periodo della formazione e della probazione i Superiori e i Maestri non omettano di sospingere l’animo degli alunni verso l’apostolato, anzi cerchino di esercitarli in esso moderatamente, secondo la mente della Chiesa e la natura ed il fine di ciascun Istituto.
2. Gli alunni vengano inoltre preparati gradatamente all’apostolato speciale del proprio Istituto, apprendendone adeguatamente il fine, lo spirito, i ministeri, l’origine e lo sviluppo storico, nonché la vita dei membri più illustri, e quali mezzi più efficaci questi adoperarono, in modo che i giovani si affezionino sempre più alla propria famiglia e corrispondano degnamente alla loro divina vocazione.
Il San Paolo del dicembre 1958 ne esponeva l’applicazione pratica: eccolo:
È l’anno che corre tra il quarto corso teologico e
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l’inizio pieno del ministero sacerdotale. È come un tirocinio alla vita sacerdotale; un prudente avviamento per lo spirito e l’attività sacerdotale; completamento degli studi e formazione.
Esso ha tre compiti nel pensiero di Pio XII e della Sedes Sapientiæ. In esso gli alunni sotto la guida di esperti maestri: 1) coltivano più intensamente le virtù sacerdotali, 2) esercitano moderatamente l’apostolato sacerdotale, 3) attendono allo studio ed alla pratica della teologia pastorale, secondo gli ordinamenti e le istruzioni apostoliche (art. 48).
Pio XII, inaugurando la chiesa dedicata a Sant’Eugenio I ed i locali annessi, nel motu proprio Quandoquidem, dichiara la sua volontà che là si raccolgano i novelli Sacerdoti della diocesi di Roma per un periodo di perfezionamento ed addestramento al ministero (15 aprile 1949). Ecco le sue parole:
Quando 4 ex studiorum domiciliis sacerdotes novensiles proficiscuntur, ut sibi creditum ministerium suscipiant, etsi sunt sacris disciplinis pietatisque fervore præditi, nihilo secius cum sæculi afflatum sentiunt, atque in media rapiuntur ætatis huius nostræ pericula difficultatesque, non raro experiuntur se haud satis esse ad increscentibus populi necessitatibus occurrendum instructi, atque interdum etiam animo concidunt, cum se cernunt non sine proprio discrimine a christianæ doctrinæ christianæque virtutis hostibus acerrime impugnari.
Oportet igitur iuvenes a sacerdotio recentes opportunis illis disciplinis ac rebus exerceantur, quibus iisdem opus sit ut novas etiam apostolatus formas, quas
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nostra induxerit ætas, expedite, apte alacriterque tractare valeant.
Norunt profecto omnes primos potissimum sacerdotii annos, cum sacri administri ex Seminarii claustris in apertum campum prosiliunt, ut quæ in scholis didicerint ad rem deducant, peculiarem habere momenti gravitatem, atque interdum etiam non leve discrimen. Ex iisdem siquidem sæpe numero pendet futuræ eorum vitæ cursus, atque adeo eorum morum eorumque sacerdotalis muneris processus. Hac de causa facile cernitur quam opportunum ac prorsus necessarium sit eos in sacræ militiæ initio optimos habere duces ac magistros, qui eis non tam doctrinæ præceptis, quam sacerdotalis ministerii exercitatione in exemplum præluceant.
Id quidem non novum in Ecclesiæ annalibus est; quod Romæ S. Philippus Nerius hac in re peregit, quod S. Carolus Borromæus Mediolani gessit, ac superiore sæculo Augustæ Taurinorum S. Iosephus Cafasso Ecclesiasticum Convictum moderando obtinuit, id omnibus perspectum est; at multa alia hoc genus opera atque instituta memorari queunt, quæ ad optimam sacerdotum conformationem summopere contulerunt.
Hæc Nos mature considerantes, cum vehementer cupiamus ut iuvenis Almæ Urbis Clerus, qui peculiari modo ac titulo Nobis carissimus est, hisce adiumentis ne careat, optamus ac volumus Pontificium Institutum Romæ condere, cui quidem sit gravissima hæc causa demandata. Quapropter per has litteras motu proprio datas decernimus ædificia illa, de quibus supra mentionem fecimus, non modo novæ parœciæ, sed Pontificio
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etiam Instituto attribuenda esse, Romano Clero novensili hac ratione instituendo.
Hæc præterea, quæ sequuntur, statuimus ac decernimus:
I. Pontificii huius Instituti Rector a Nobis Nostrisve Successoribus eligetur, audito Cardinali in Urbe Vicario.
II. Novi Almæ Urbis sacerdotes per certum tempus in ibi commorabuntur, ut non modo virtute, sed sacro etiam in ministerio exerceatur, peculiarique modo in iis apostolatus formis, quas nostrum invexit sæculum.
III. Addiscent iidem quid nostra tempora postulent, quibus necessitatibus angantur, quæ pericula ac discrimina præbeant; atque adeo opportunis omnibus rationibus instruentur, quibus et hæc pericula facilius superare, et præsentibus hisce necessitatibus modo ætati nostræ pari actuoseque respondere queant.
IV. Sacris concionibus exercebuntur, impertiendæque christianæ doctrinæ institutione; qua de causa in parœciales ædes statis temporibus se conferent, ubi eorum opera apte utiliterque dirigetur.
V. In gerendis administrandisque parœcialibus officiis sub optimorum magistrorum ductu pariter exercebuntur.
VI. Vitam communem agent, ex qua quidem magnum experientur spiritualis utilitatis profectum.
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Virtù sacerdotali e apostolato specifico
a) Congrua congruis referendo, applicando ai nostri bisogni particolari è da notarsi: il Chierico religioso di buon spirito dalla professione all’ordinazione sacerdotale ha specialmente atteso alla pratica della pietà e virtù religiose. Nel principio del sacerdozio deve aggiungere pietà e virtù sacerdotali.
Nella pietà il suo cuore ed il suo spirito si dilatano, egli sente il carico, l’onus di anime – pax hominibus – e mezzi di immenso potere ed efficacia per glorificare, ringraziare, riparare a Dio – gloria in excelsis Deo – per Ipsum et cum Ipso et in Ipso.
Prima era lui con Dio; dopo vi sono lui e gli uomini con Dio. Non è più solo.
È ministro di Dio e del popolo (in senso paolino), di Dio, che rappresenta innanzi al popolo, del popolo che rappresenta innanzi a Dio: omnis pontifex ex hominibus assumptus pro hominibus constituitur in iis quæ sunt ad Deum ut offerat dona et sacrificia pro peccatis.5
Rendere a Dio l’onore, la gloria, la riparazione per tutti gli uomini, specialmente per le anime affidategli in particolare, in Cristo; e per tutti supplicare la divina misericordia. La S. Messa, il Breviario e le funzioni liturgiche, in generale, sono in sua mano.
A tutti offrire i mezzi di salvezza: la verità da credere, il volere di Dio da osservare, i sacramenti da ricevere, ordinando la vita presente alla futura.
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Perciò: tutti i poteri, la scienza, le esperienze, la bontà, le forze fisiche e morali devono essere utilizzate in uno zelo prudente, semplice, instancabile. Giacché la sua salvezza è legata alla salvezza delle anime. Quindi le virtù della prudenza, carità di ministero, generosità, zelo per tutto quello che dà gloria a Dio e pace agli uomini. Imparare a equilibrarsi bene tra i due compiti: perfezionare nello studio e nelle virtù se stesso; e donarsi generosamente e saggiamente: pietà, studio, zelo. Sempre aggiungere! mai svuotarsi né esaurirsi, così da diventare inutili a sé ed alle anime. In tutto questo, formare abitudini sante per tutta la vita sacerdotale.
Pio XII nel nominato motu proprio insiste perché i novelli Sacerdoti vengano formati alle necessità del nostro tempo; ma che insieme siano premuniti contro i pericoli antichi e nuovi; e non siano travolti per l’inesperienza da occasioni e relazioni pericolose; neppure sotto pretesto di zelo, o da un uso meno saggio delle nuove forme di apostolato.
b) Per il moderato esercizio di apostolato. L’Apostolato generale e l’apostolato specifico.
Apostolato generale: amministrare convenientemente i Sacramenti, in modo particolare la Penitenza, per cui nell’anno di pastorale subiranno il così detto esame di confessione, e cominceranno a prestarsi per i fanciulli, per gli uomini, ecc., secondo le disposizioni diocesane e dell’Istituto.
Predicare la divina parola. In primo luogo, tenere
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un buon catechismo, organizzato e presentato secondo i sistemi odierni. Poi spiegazione del Vangelo, brevi conferenze a classi distinte, qualche panegirico,6 ecc. Tanto importante l’eloquenza formativa per una determinata categoria di fedeli.
Dedicarsi alle opere che servono a formare il carattere retto e cristiano dei fedeli; particolarmente una chiara e sicura coscienza dei doveri dell’età, dello stato, dell’ufficio. Così che i Comandamenti di Dio e della Chiesa siano vissuti; e che i cattolici siano i migliori cittadini, ciascuno nella sua posizione; come pure i doveri familiari e sociali; e nello stesso tempo sentano i bisogni del prossimo e le virtù dell’apostolato.
Apostolato specifico. Pio XII vuole inoltre che i Sacerdoti secolari siano avviati al lavoro parrocchiale, perché tale sarà la loro futura missione. Così, risulta chiaro che i Sacerdoti religiosi devono avviarsi alle specifiche mansioni future del loro apostolato. Perciò i nostri cari Sacerdoti novelli si avviano praticamente alla scuola, alla redazione, alla formazione degli Aspiranti, a guidare l’apostolato tecnico e di propaganda, al cinema, radio, televisione, secondo le possibilità; ed a tutte le forme nuove di apostolato che i tempi richiedono; in un’apertura sempre più larga di orizzonti, considerando le varie nazioni e continenti.
Così nell’Istituto Pontificio di Pastorale a Roma, eretto da Pio XII, son introdotti anche questi apostolati specifici. Esso ha pure lo scopo di preparare insegnanti laureati in materia pastorale per le Diocesi e gli Istituti religiosi.
Egli perciò nella Costituzione apostolica ricorda che
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il Sacerdote deve essere, come dice S. Paolo, perfectus homo Dei ad omne opus bonum instructus.7
Egli mette l’Istituto sotto la protezione di Maria, Regina Apostolorum, di S. Gregorio Magno e di S. Pio X.
Esso è stato richiesto e viene frequentato tanto dal Clero religioso che dal Clero diocesano.
Materie di studio
c) L’istruzione da impartirsi riguarda specialmente le seguenti materie:
La Teologia Pastorale fondamentale, che oggi ha raggiunto la dignità di vera scienza; mentre nei tempi passati era piuttosto un complesso di avvisi pratici.
Il Sacerdote ha bisogno di due scienze: conoscere ciò che deve dare ai fedeli e agli infedeli; e, di più, il modo di darlo. Al primo sono ordinati gli studi teologici, al secondo è ordinato l’anno di pastorale.
Vanno strettamente unite: la Storia della Pastorale, la letteratura pastorale, lo stato e i metodi odierni di pastorale nelle varie nazioni.
L’insegnamento della verità, che comprende la Catechetica, la Redazione, l’Eloquenza sacra, nelle sue varie parti: es. conferenze, direzione di Esercizi spirituali, Ritiri mensili, ecc.
La Pedagogia e la Psicologia in senso pratico.
L’apostolato della gioventù, con l’aggiunta dell’apostolato vocazionario; e l’Azione Cattolica.
La Vita religiosa nei suoi gradi: Ordini, Congregazioni, Società di vita comune senza voti pubblici, Istituti secolari.
La Direzione spirituale delle varie categorie di
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anime, specialmente delle anime consacrate al Signore.
L’apostolato del cinema, radio, televisione, stampa.
Sociologia cristiana.
Liturgia ed Arte in ordine alla Pastorale.
Pastorale sacramentaria.
Missionologia.
Quadro dell’azione pastorale del Sommo Pastore, il Papa; quadro dell’azione pastorale dei Vescovi; quadro dell’azione pastorale dei Parroci; sempre riguardo ai secoli passati ed ai tempi presenti.
Conclusione. – La Pia Società San Paolo ha sempre dato importanza specialissima alla Pastorale; prevenendo i tempi, si era preparato il libro Appunti di Teologia Pastorale, uscito in due edizioni. È uscito di nuovo completamente rifatto.
Nelle Costituzioni è detto: L’apostolato presenti carattere pastorale (art. 232). La spiegazione è data dagli articoli 227, 229, 230.
Sempre è stato pubblicato il periodico Vita Pastorale.
La ragione è ovvia: quella data dal Papa Giovanni XIII nella omelia tenuta nell’occasione della sua incoronazione. Egli dice che nel Papa non si ha da cercare il dotto, il diplomatico, l’uomo di stato, ecc., ma il Pastore, formato su Gesù Buon Pastore, e ne descrive ampiamente le qualità e gli uffici.
La redazione sacerdotale e tutto l’apostolato sono veramente per compiere l’ufficio di illuminare, dirigere, santificare.
Collezione preziosissima quella pastorale nelle sue
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tre sezioni: Magisterium, Ministerium, Regimen (Edizioni Paoline, Alba).
Pio XII: Per il nostro gravissimo ufficio dobbiamo dichiarare che il Sacerdote, oltre la santità e la scienza conveniente per compiere il ministero apostolico in modo degno, è del tutto necessaria un’accuratissima e completa, sotto ogni aspetto, preparazione pastorale (Costituzione apostolica).
Art. 48. Disciplina particolare della formazione e della pratica pastorale.
§ 1 - Per ottenere una migliore formazione pastorale, subito dopo il termine del curricolo teologico, gli alunni vengano almeno per un anno esercitati in uno speciale tirocinio (art. 11 § 2,4°; 21 § 1,4°; 43 § 3,3°), in cui sotto la guida di esperti Maestri, mentre coltivano più intensamente le virtù sacerdotali ed esercitano, moderatamente, l’apostolato sacerdotale, attendano allo studio e alla pratica della teologia pastorale, secondo gli ordinamenti e le istruzioni apostoliche (61).
§ 2 - A meno che la Sacra Congregazione non abbia concesso la dispensa per circostanze speciali, da considerarsi rigorosamente, i Superiori Maggiori possono eccettuare solo quegli alunni che debbono attendere agli studi ecclesiastici superiori, purché la loro formazione apostolica venga regolarmente compiuta altrimenti, sotto la responsabilità dei Superiori.
Laicato e Istituti paolini
Si parla di Azione Cattolica. Pio XII ha precisato le espressioni. È genere la parola; non specie.
Azione Cattolica comprende tutto quanto si fa per la salvezza delle anime nella Chiesa di Dio, in unione
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con la Gerarchia. Perciò i Terz’Ordini, la Protezione della giovane, l’azione catechistica dei laici, l’Apostolato del mare, i Cooperatori Paolini e Salesiani, l’Unione Editori Cattolici, la POA, le ACLI, l’Unione Maestri Cattolici, l’apostolato laico in genere, le molte organizzazioni internazionali, tra cui per il cinema, la radio, la televisione, le opere missionarie, le settimane sociali, ecc.; è tutta Azione Cattolica; parola che indica il genere. Invece tale denominazione abusivamente viene spesso usata per la specie, quell’organizzazione di laici che trovasi in Italia e nelle varie nazioni in dipendenza dai Vescovi.
Ma la Famiglia Paolina supera tutti questi organismi che sono nella Chiesa; mentre i nostri Istituti sono religiosi, compiono un ministero, si compongono di anime consacrate. Invece i cattolici militanti dànno un po’ delle specie o frutti della pianta, ma non la pianta. Il religioso dà al Signore ed alle anime pianta e frutti, cioè se stesso e le opere: Et erit tamquam lignum quod plantatum est secus decursus aquarum, quod fructum suum dabit in tempore suo [Sal 1,3]; è albero che sta presso la corrente dell’acqua che sale a vita eterna; e che porterà frutti a suo tempo: ecco il religioso che si dà tutto, pianta e frutti: è pastore che dà la vita, tutto.
Pastorale diretta e indiretta
Ogni Sacerdote è cristiano: Christianus sibi; Sacerdos aliis.8 Ma come è per lo più la nostra pastorale?
Il Papa Giovanni XXIII ha risposto a questa domanda
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parlando al Clero Romano in una delle sessioni del Sinodo.
Vi è la pastorale diretta e vi è la pastorale indiretta. Nella prima si predica con la voce, si amministrano i sacramenti, si dirigono le anime: Magisterium, ministerium, regimen.9 Spiegò: a Roma il Clero diocesano e regolare è molto. Ma diviso in due uffici, che compongono e si completano. Vi sono nelle parrocchie 220 sacerdoti diocesani con 370 sacerdoti religiosi; fanno la pastorale diretta. Poi sono molti sacerdoti di ambo i cleri impiegati in tante mansioni, per lo più a bene di tutta la Chiesa e di tutte le anime: Vicariato, scuole, associazioni, collegi, congregazioni pontificie, ambasciate, superiori di religiose, ecc. Questi fanno una pastorale indiretta, ma più necessaria, più larga, più alta. Qui entra l’apostolato delle edizioni in modo diretto, complementare, necessario, ampio, faticoso. Tutti pastori! pur nel senso della Regula Pastoralis di San Gregorio Magno, pur nel senso del De Sacerdotio di San Giovanni Crisostomo; ed ugualmente nella II Oratio di San Gregorio Nazianzeno. Non vi sono due pastorali, ma una sola: Ars artium regimen animarum.10
I Discepoli per la loro unione al Sacerdote nell’apostolato edizioni entrano in una missione inaudita nei secoli passati e rivestita di una nuova e caratteristica nobiltà.
Che sia sempre stato il pensiero e fine pastorale del nostro apostolato risulta anche dal fatto: nella Famiglia Paolina vi è un Istituto detto di Gesù Buon Pastore, come ricordato: sono le umili cooperatrici dello zelo pastorale.
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Conclusione: leggere la vita di Gesù Buon Pastore; nello scrivere o approvare un’edizione di stampa, cinema, ecc. sempre tenere presenti le necessità delle anime.
Preghiamo: Bone Pastor, panis vere - Iesu nostri miserere - Tu nos pasce, nos tuere - Tu nos bona fac videre - in terra viventium.11
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1 Il settimo giorno del corso, il venerdì 8 aprile Don Roatta tenne la meditazione delle 6,00 su “La Sacra Scrittura e i Paolini”. La meditazione della sera, ore 19,00, aveva per titolo “La Tradizione e i Paolini”.
2 “Preso fra gli uomini, viene costituito per gli uomini” (Eb 5,1).
3 “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo. E per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Crocifisso... morto” (Missale Romanum, Ordo Missæ: “Credo”).
4 Quando i Sacerdoti novelli escono da queste case di studio per intraprendere il ministero loro affidato, benché ricchi di fervore nella pietà e istruiti nelle scienze sacre, tuttavia quando sentono l’alito del mondo e vengono lanciati in mezzo ai pericoli e alle difficoltà del nostro tempo, non di rado esperimentano di non essere abbastanza pronti ad affrontare le necessità crescenti del popolo, e talora si perdono d’animo vedendosi acremente attaccati dai nemici della fede e della virtù cristiana.
Bisogna dunque che i novelli Leviti vengano esercitati in opportune discipline e in quelle cose di cui avranno bisogno per poter trattare opportunamente, con abilità e prontezza, le nuove forme di apostolato che il nostro tempo porta seco.
Tutti sanno che i primi anni di Sacerdozio, quando i sacri ministri passano dalla clausura del Seminario all’aperto campo di lavoro perché traducano in pratica ciò che hanno imparato nella scuola, hanno una gravità di particolare importanza e talora anche non lieve pericolo. Da quelli difatti dipende spesso tutta la loro vita e il perfezionamento dei loro costumi e del loro ministero sacerdotale. Perciò si comprende facilmente quanto sia opportuno e necessario che abbiano, all’inizio della sacra milizia, ottime guide e ottimi maestri non solo nei precetti della dottrina ma nell’esercizio del sacro ministero.
Ciò non è nuovo nella Chiesa; ognuno sa quel che fece a questo riguardo S. Filippo Neri a Roma, S. Carlo Borromeo a Milano, e nel secolo scorso San Giuseppe Cafasso a Torino con la direzione del “Convitto Ecclesiastico”; e si possono ricordare molte altre opere ed istituzioni di questo genere che contribuirono potentemente alla buona formazione dei Sacerdoti.
Considerando attentamente queste cose, nel desiderio vivo che il giovane Clero dell’Alma Città, a Noi carissimo in modo e per titolo speciale, non manchi di questi aiuti, bramiamo e vogliamo fondare a Roma un Istituto Pontificio, a cui sia affidata questa importantissima causa. Perciò con questa Lettera, data “motu proprio”, decretiamo che gli edifici, di cui sopra facemmo menzione, non servano solo alla nuova Parrocchia, ma anche al Pontificio Istituto per la formazione del giovane Clero romano.
Inoltre stabiliamo e decretiamo quanto segue:
I. Il Rettore di questo Pontificio Istituto sarà eletto da Noi o dai Nostri Successori, udito il Cardinale Vicario di Roma.
II. I novelli Sacerdoti dell’Alma Città dimoreranno quivi per un certo tempo, per esercitarsi non solo nella virtù, ma anche nel sacro ministero, particolarmente nelle forme di apostolato adatte ai tempi.
III. Impareranno che cosa esigono i nostri tempi, quali ne siano le necessità, quali i rischi e i pericoli che presentano e verranno edotti in tutti quegli argomenti con cui potranno superare facilmente questi pericoli e rispondere prontamente e in modo adatto alla nostra età e alle necessità presenti.
IV. Si eserciteranno nella sacra predicazione e nell’insegnamento della dottrina cristiana; perciò si recheranno in tempi stabiliti alla casa parrocchiale, ove la loro opera sarà utilmente e opportunamente guidata.
V. Si eserciteranno parimenti nei doveri pastorali sotto la guida di ottimi maestri.
VI. Faranno vita in comune, da cui ritrarranno grande progresso nello spirito.
5 “Ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati” (Eb 5,1).
6 Discorso celebrativo, in occasione di particolari solennità liturgiche o di circostanza.
7 “Uomo di Dio completo e ben preparato per ogni opera buona” (2Tm 3,17).
8 “Il cristiano è per sé; il sacerdote è per gli altri”.
9 “Magistero, ministero, direzione”.
10 “La guida delle anime è l’arte delle arti”.
11 “Buon Pastore, vero pane | o Gesù, pietà di noi: | nutrici e difendici | portaci ai beni eterni | nella terra dei viventi” (Sequenza: Lauda Sion Salvatorem).