ISTRUZIONE III
LE VOCAZIONI: CROCE E PATERNITÀ
L’intelligenza della croce
È stato scritto: Noi moriamo perché siamo nati; Gesù Cristo è nato per morire. Il religioso ha una duplice missione che è comune con gli altri uomini: rinnegarsi e seguire Gesù Cristo. Ma questa missione è più propria e piena nel religioso. S. Paolo, pensando ai connazionali, ostinati ebrei, scriveva: Tristitia mihi magna est et continuus dolor cordi meo: Optabam enim ego ipse anathema esse a Christo pro fratribus meis.1 Mortificarci per la salvezza dei fratelli. Mortificazione molto facile e adatta al tempo degli Esercizi: il silenzio; un silenzio pieno, ed ordinato a parlare con Dio. Inoltre: la puntualità. Ogni sacrificio, benché minimo, avrà qualche grazia in premio; confidiamo che il Signore ci dia anche l’intelligenza e l’amore alla croce, scienza e pratica sempre necessaria all’apostolo. L’apostolo ha da fare particolarmente suo il testo di S. Paolo: Adimpleo ea quæ desunt passionum Christi in corpore meo, pro corpore eius, quod est Ecclesia.2 Compio quello che manca alla Passione di Cristo, per il suo corpo mistico, cioè la Chiesa. Che cosa può mancare alla Passione di Cristo? È forse insufficiente la sua redenzione? No; in
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sé, anzi, è copiosa, sovrabbondante. Manca invece l’applicazione; e l’applicazione è il tutto per noi, per tutti i due miliardi e novecento milioni di uomini. Che questa Redenzione arrivi! Davanti a questo problema gli altri passano tutti in seconda linea: salvarci e salvare, questo importa!
Preghiera e umiltà
Altro pensiero: nelle Case per Esercizi spirituali molte volte si dà l’avviso: servendosi i Sacerdoti a vicenda la Messa, vogliano anche vicendevolmente correggersi dei difetti che eventualmente si rilevassero nella celebrazione. Cosa facile tra di noi. Inoltre: vigilare perché il Breviario sia detto bene, digne, attente ac devote.3 Spiegava un padre che aveva dato centinaia di corsi di Esercizi al Clero: si commettono molti errori nella recita del Breviario! Ed insisteva perché il Breviario si dicesse insieme, perché può allora ciascuno rilevare gli sbagli. Qui avendo breviari di diversa traduzione ed i Discepoli, dovendo invece del Breviario recitare l’Ufficio della B.V. Maria, non si potrà recitare in comune. Ma nella calma e nel raccoglimento di questi santi giorni, ciascuno potrà recitare tutto adagio, e migliorare questa grande preghiera; siamo persone consecrate e destinate a rappresentare i bisogni della Chiesa e delle anime: unendoci alla Corte celeste che proclama: Santo, santo, santo è il Signore; pieni sono i cieli e la terra della sua gloria, opere della sua potenza e del suo amore.
Presentandomi giorni fa al Papa, che ha mostrato di accogliermi con paterna benevolenza, ho dovuto dire:
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Santità, non ero ancora venuto, dovendo cedere il passo ai Maggiori; noi siamo i minimi nella Chiesa di Dio. Restate sempre i minimi! – mi ha risposto – così riempirete il mondo della vostra parola.
È giusto e vero; stare al nostro posto: Non plus sapere quam oportet sapere, sed sapere ad sobrietatem;4 non stimarsi più di ciò che siamo. Le nostre glorie sono l’essere cristiani, cattolici, paolini; ma sempre tenerci all’ultimo posto: Ego sum minimus apostolorum.5
Dio è grande, noi piccoli figliuoli della Sua Sapienza e misericordia: Misericordia Domini quia non sumus consumpti.6 A Lui solo ogni onore e gloria; la giustizia, la verità, l’ordine lo richiedono. Perciò ut sint minores7 sia pure il nostro pensiero. Ognuno di noi può e deve tenersi il minimo se vuole essere santo ed efficace nell’apostolato. Non un’umiltà strana! il maestro non può mettersi nel banco e mandare l’alunno a dar lezione. Sia l’umiltà che indica il Maestro: Imparate da me che sono mansueto ed umile di cuore [Mt 11,29]. Se non vi farete come un bambinetto non entrerete nel regno dei cieli [Mt 18,3].
Ammissioni nella Congregazione
Costituzioni: articoli dal 17 al 29, per le ammissioni nella Società.
Art. 17. Può essere ammesso nella Società qualsiasi cattolico che sia idoneo ad adempiere gli obblighi e ad esercitare le opere della Società, che sia mosso da
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retta intenzione e sia libero da ogni impedimento. Perciò si escludano tutti quelli che chiedono l’ammissione mossi da altra intenzione che non sia il conseguimento della propria santificazione e il consacrarsi al bene della Chiesa, secondo le presenti Costituzioni.
Art. 18. Al noviziato non possono essere ammessi validamente:
1. Quelli che, abbandonata la fede cattolica, aderirono ad una setta acattolica; – 2. Quelli che non hanno ancora compiuto il quindicesimo anno di età; – 3. Quelli che entrano in religione indotti da violenza, timore grave o inganno; oppure quelli che il Superiore riceve, indottovi da identici motivi; – 4. Un coniuge, fin che sussiste il legame matrimoniale; – 5. Quelli che furono o sono legati dal vincolo della professione religiosa; – 6. Quelli cui sovrasta una pena per un grave delitto commesso, del quale furono o possono venire accusati; – 7. Un vescovo, tanto residenziale che titolare, anche se soltanto designato dal Romano Pontefice; – 8. I chierici che, per giuramento stabilito dalla Santa Sede, sono tenuti a prestare il loro ministero a favore della loro diocesi o delle missioni, finché dura l’obbligo del giuramento.
Art. 19. Illecitamente, benché validamente, vengono ammessi al noviziato: – 1. I chierici in sacris, che non hanno consultato l’Ordinario del luogo; o quando questi è contrario per il fatto che il loro allontanamento potrebbe essere causa di grave danno alle anime, senza che a questo danno si possa ovviare in altro modo. – 2. Quelli che sono gravati da debiti che non possono pagare. – 3. Coloro che devono render conto di amministrazioni,
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o sono implicati in affari secolareschi dai quali la Società può temere liti e molestie. – 4. I figli che devono aiutare i parenti, cioè il padre o la madre, il nonno o la nonna, che si trovino in grave necessità; così pure i genitori la cui opera fosse necessaria al mantenimento o all’educazione dei figli. – 5. Coloro che nella Società sono destinati al sacerdozio, ma ne siano preclusi da qualche irregolarità o da altro impedimento canonico, a norma dei canoni 984-987 del Codice di Diritto Canonico. – 6. Quelli che appartengono a qualche rito orientale; senza la dispensa, data per iscritto, della S. Congregazione per la Chiesa Orientale.
Art. 20. Solo la Santa Sede può dispensare dagli impedimenti di cui agli articoli 18 e 19.
Art. 21. Essendo intenzione della Società di formarsi i futuri chierici, secondo le norme fissate nell’art. 183, per regola non si devono ammettere aspiranti che abbiano già ricevuto gli Ordini; resta comunque fermo quanto prescritto dagli art. 18,8 e 19,1.
Art. 22. Solamente per gravi cause e dopo maturo esame, il Superiore generale, con il consenso del suo Consiglio, può ammettere al noviziato: – 1. Gli illegittimi e quelli che furono legati da vincolo matrimoniale, fermo restando quanto stabilisce l’art. 19.5. – 2. Quelli che hanno oltrepassato i ventitré anni di età. – 3. I dimessi da un Seminario o da un collegio.
Art. 23. Prima di essere accettati, gli aspiranti devono presentare il certificato di Battesimo e di Cresima. Devono inoltre esibire le lettere testimoniali dell’Ordinario
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del luogo di origine, nonché dell’Ordinario delle altre diocesi in cui essi hanno dimorato oltre un anno moralmente continuo, dopo il quattordicesimo anno di età.
Art. 24. Per l’ammissione di coloro che furono in un seminario o in un collegio, oppure nel postulato o noviziato di altra religione, si richiedono pure le lettere testimoniali, da trasmettersi direttamente ai Superiori della Società, confermate con giuramento dal Rettore del Seminario o del collegio, dopo interpellato l’Ordinario del luogo, oppure dal Superiore maggiore della religione, a seconda dei casi.
Art. 25. Per l’ammissione di chierici, oltre il certificato di Ordinazione, sono sufficienti le lettere testimoniali degli Ordinari delle diocesi in cui, dopo l’Ordinazione, costoro hanno dimorato per un anno moralmente continuo, fermo restando quanto prescrive l’art. 24.
Art. 26. Per il religioso già professo in altra religione e ammesso nella nostra Società per indulto apostolico, è sufficiente la testimonianza del Superiore maggiore della religione da cui proviene.
Art. 27. Oltre le lettere testimoniali che sono prescritte negli articoli precedenti, i Superiori, secondo l’opportunità, richiedano anche altre informazioni, al fine di conoscere meglio, per quanto è possibile, l’indole, le doti e la volontà degli aspiranti.
Art. 28. I Superiori che abbiano ricevuto le predette informazioni, sono strettamente tenuti a mantenere
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il segreto, tanto sulle notizie così avute, quanto sulle persone che le hanno fornite.
Art. 29. I Superiori che ammettessero al noviziato un candidato non idoneo, contro le prescrizioni del can. 542; oppure senza le richieste lettere testimoniali, contro la prescrizione del can. 544; o che ammettessero qualcuno alla professione, contro la prescrizione del can. 571,2 siano puniti secondo la gravità della colpa, non esclusa la privazione dell’ufficio.
Si noti subito che, come disposizione nostra particolare, per l’ammissione al Noviziato l’aspirante deve aver già compiuto il diciassettesimo anno di età.
Impegno vocazionale e santità
Prima cosa, è necessario in ognuno un impegno deciso per le vocazioni: il reclutamento e la formazione. Non è cosa questa che dipenda soltanto dal Superiore; interessa, obbliga e dipende da tutti. Va ricordato un Discepolo che conta già 25 vocazioni sue; si tratta di venticinque che già hanno emesso la Professione e sono arrivati sul campo dell’apostolato. Dipende molto dalla grazia del Signore, ma anche tanto dallo zelo; ed è uno dei segni più chiari di amore alla Congregazione.
Formare un cristiano, quanto è necessario! formare un’anima consacrata a Dio, quanto di più! perché promuoverà meglio la gloria di Dio e la salvezza delle anime.
Dare a Dio tutto: ecco la santità. Ecco l’euge, serve bone et fidelis, quia in pauca fuisti fidelis, super multa te constituam.8 Il Maestro Divino ha elogiato la donna che aveva dato due piccole monete, perché quello era tutto il suo avere, a differenza di altri che offrivano
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grosse somme, ma non erano tutto il loro avere. Del resto: si sente o non si sente la paternità? Ora, la paternità viene immensamente sublimata nel dare anime a Dio. Non è per nulla che ci chiamano padri. Portare nel nostro cuore tante anime che Iddio chiama ed aspetta, ma che spesso incontrano molte difficoltà. Vocazioni insidiate: le più vengono soffocate nell’ambiente sociale-scolastico, spesso nell’ambiente familiare. È la lotta del diavolo per strappare a Gesù queste anime elette: Expetivit vos ut cribraret sicut triticum....9 Abbiamo compassione di queste anime, alle quali qualche volta possiamo porgere il nostro aiuto di preghiera o di azione.
Il problema vocazionario, fra le opere di zelo, deve essere messo in primo piano. Gesù non cominciò il ministero pubblico col predicare; lo cominciò col farsi i discepoli. Li cercò lungo il lago, li invitò: vennero Giacomo, Giovanni, Andrea, Pietro, Filippo, ecc. Così questi, quando alle nozze di Cana videro il prodigio, l’acqua cambiata in vino, credettero: crediderunt in eum discipuli eius.10
Se veramente amiamo il prossimo come noi stessi, vorremo per tanti altri il bene grande che noi stessi possediamo: la vocazione. Se siamo contenti della grazia ricevuta, vogliamo che ne partecipino altri ed altri. Se noi abbiamo la mente tesa verso la santità, desideriamo che altri pure vivano di questo ideale.
Nel numero del San Paolo, dicembre 1958,11 scrivevo: Il problema fondamentale è il vocazionario. Davo il seguente specchietto che spiega il contributo atteso dalle varie case.
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CONTRIBUTI ANNUALI DI PERSONALE PROFESSO
PREVISTO DALLE CASE-VOCAZIONARI ENTRO L’ANNO 1963
ITALIA:
Roma N. 20 per 5 anni = 100
Alba N. 20 per 5 anni = 100
Milano N. 10 per 5 anni = 50
Catania N. 8 per 5 anni = 40
Bari N. 6 per 5 anni = 30
Modena N. 6 per 5 anni = 30
Pescara N. 4 per 5 anni = 20
Vicenza N. 8 per 5 anni = 40
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Totale: N. 82 per 5 anni = 410
ESTERO:
Australia N. 2 per 5 anni = 10
Colombia N. 6 per 5 anni = 30
Francia N. 2 per 5 anni = 10
Germania N. 1 per 5 anni = 5
Inghilterra N. 3 per 5 anni = 15
Irlanda N. 3 per 5 anni = 15
Venezuela N. 2 per 5 anni = 10
Argentina N. 4 per 5 anni = 20
Cile N. 1 per 5 anni = 5
Brasile N. 15 per 5 anni = 75
Giappone N. 6 per 5 anni = 30
Portogallo N. 4 per 5 anni = 20
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Spagna N. 20 per 5 anni = 100
U.S.A. N. 8 per 5 anni = 40
Canadà N. 3 per 5 anni = 15
India N. 4 per 5 anni = 20
Is. Filippine N. 4 per 5 anni = 20
Messico N. 4 per 5 anni = 20
––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––––
Totale: N. 92 per 5 anni = 460
Italia: 82 all’anno + Estero: 92 all’anno; totale in cinque anni: 870. Le altre Case che non sono Vocazionari diano, almeno, tre Professi ciascuna, in cinque anni.
Vi sono possibilità migliori rispetto al 1915 e anche al 1935:12 più case, più ordinate, più Professi che possono dedicarsi al reclutamento e formazione, sebbene ancora inferiori di numero per il bisogno.
Quando stavo nei corsi ginnasiali sentivo dire dell’opera di S. Giovanni Bosco: È un porto di mare; vi è sempre chi entra e chi esce. E non c’era da meravigliarsi, perché negli inizi ogni Istituto non si è ancora ben rivelato nel suo carattere, e quindi né i giovani né i parenti sono ancora del tutto persuasi della sua saldezza. Così fu per la Pia Società S. Paolo all’inizio; ma ora ha raggiunto una fisionomia e caratteristiche ben determinate in varie nazioni. Perciò la percentuale di riuscite deve elevarsi, come per i Salesiani molto si è elevata.
Solo i chiamati
I nostri vocazionari, che meglio possono anche chiamarsi scuole apostoliche, accettino soltanto veri Aspiranti;
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cioè giovani che aspirano alla vita religiosa, come è possibile alla loro età. Non si tratta di ricovero, di seminario diocesano, di avviamento ad una posizione, di un collegio; in nessun modo: solo e sempre vocazionario della Pia Società S. Paolo. E quando si viene a scoprire che altra è l’intenzione dei giovani o dei parenti, si dimettano. Nel reclutamento si parli con estrema chiarezza.
Circa l’età: vi è molta disparità per le accettazioni. Vi sono pre-vocazionari dove i fanciulli sono accettati ad 8-9 anni, per lo più tenuti da Suore; e verso i 15 anni i giovanetti sono inviati agli Istituti religiosi o Seminari; dànno delle buone prove in vari paesi. Un pre-vocazionario a Roma, in alcuni decenni, ha dato 40 Sacerdoti.
Altrove, sia per circostanze particolari, sia per le leggi civili che obbligano i giovani a frequentare le scuole statali per parecchi anni, si accolgono i giovani verso i 17-18 anni od anche più. Istituti religiosi e Vescovi hanno case per la formazione di vocazioni tardive; anche qui si ottengono risultati consolanti.
La Pia Società S. Paolo ha un articolo in cui si dichiara che intende formarsi i religiosi dall’età giovanile, con lo scopo di abituarli più facilmente alla sua vita caratteristica, che richiede tutta una mentalità, abitudini e spirito proprii; così la scelta dello stato di vita sarà più cosciente.
Tuttavia la Società S. Paolo si conforma a circostanze particolari: e sin dall’inizio accolse vocazioni tardive, con certe condizioni: cioè quando sono molto docili e pieghevoli e, sebbene più avanti negli anni, possiedono
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la semplicità, il fervore, lo spirito di sacrificio e una dedizione intera. Benché adulti, hanno talvolta l’animo duttile del bambino. Se il giovane ha risolto il problema della vita, ne è immensamente avvantaggiato.
Nel San Paolo, novembre-dicembre 1959, è stato pubblicato:
Le Costituzioni, art. 22, dicono: Solamente per gravi motivi e dopo maturo esame, il Superiore generale con il consenso del suo Consiglio, può ammettere al Noviziato... (n. 2) quelli che hanno oltrepassato i 23 anni di età.
Indirizzo paolino per i nostri vocazionari: amiamo molto le vocazioni tardive sino all’età dei 23 anni; assai più cerchiamo giovanetti aspiranti quando mostrano buoni segni della divina chiamata.
Le Costituzioni richiedono motivi gravi ed il consenso del Consiglio generale (non soltanto il parere) per le accettazioni oltre i 23 anni; ne segue che occorreranno motivi gravissimi per ammetterli dopo i 30 anni. Perciò, come norma generale, è bene non chiedere.
Vi sono casi in cui, oggi, si possono consigliare Istituti secolari, i cui membri eserciteranno dall’esterno il nostro apostolato. Più raramente si può consigliare la vita contemplativa.
Per gli Istituti secolari è necessario che abbiano già risolto il problema della vita, e contino su un avvenire economico sicuro, davanti alle evenienze di malattie e nella vecchiaia.
Non raccogliamo dei vecchi che hanno già speso altrove le loro migliori energie! Per le nostre attività e battaglie occorrono reclute fresche e vergini: di mente, di cuore, di forze corporali e spirituali. Che abbiano
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adorato un Dio solo! Ci sono degli Agostini? Senza dubbio, ma eccezioni; e noi abbiamo da contare sopra l’ordinario. Ma se si trovano dei veri Agostini li accogliamo con tanto cuore. Chi ha gustato la donna in pieno, passi alla vita secolare. Chi si è abituato a mancanze con peccati contro natura, con persone di egual sesso, rimanga nella vita secolare, poiché non si correggerebbe stabilmente. Chi arriva vicino alla Professione od all’Ordinazione in vere cadute solitarie, passi ad altro genere di vita.
La Redenzione si è compiuta ed accompagnata da tre gigli: Gesù, Giuseppe e Maria; e la totale applicazione si fa: apostoli vel virgines, vel post nuptias continentes.13 In un senso, più largo ma simile, valgono queste norme anche per le accettazioni negli Istituti secolari.
Aiutare Dio e farsi aiutare
Certamente è lodevole il desiderio di accrescere il numero dei membri dell’Istituto, ma nello stesso tempo occorre che siano guidati da un criterio giusto, poiché sopra l’amore ai singoli sta l’amore alla Comunità. L’esercizio della carità in questo senso: la prima carità va all’Istituto, la seconda va all’Aspirante.
Per una buona scelta degli Aspiranti si legga anche il numero del San Paolo, febbraio-marzo 1959.14 I problemi psicologici e neuropsichiatrici che si possono presentare nella formazione. Condizioni intellettuali, morali, spirituali, fisiche; tenendo anche nel debito conto l’ereditarietà e lo stato della famiglia. È quindi necessario
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considerare tutte le circostanze; e ciò interessa i Superiori, i Maestri dei reparti, i Confessori e Direttori spirituali, che non sono solamente maestri di disciplina, ma responsabili specialmente della formazione morale.
Il Signore ci dia la sua Sapienza. Non si pretende che siano senza difetti! Ne abbiamo tutti, e più difetti che virtù. Ma si deve esigere buona ed efficace volontà per l’emendazione e la perfezione, il vero ideale del religioso.
In primo luogo è necessaria la ricerca delle vocazioni; una ricerca abbondante affinché si possa far la scelta. Se la prima classe degli Aspiranti conta dieci alunni, quanti arriveranno poi alla Professione o all’Ordinazione? Gesù scelse poi, tra i tanti seguaci, dodici che chiamò apostoli: ut essent cum illo,15 che vivessero con Lui e apprendessero quello che Egli insegnava, e imitassero i suoi santissimi esempi; per narrare ciò che avevano veduto e udito: eritis mihi testes.16
Invochiamo il Maestro Divino, che ci è Via anche in questa parte.
Invocazioni per il vocazionista:
O Gesù nostra luce: Indicaci chi hai eletto fra questi.
O Gesù nostra speranza: Fa’ sentire ai tuoi eletti il tuo confortare et esto robustus.17
O Gesù, infondi la tua grazia perché risponda: relictis omnibus et patre secuti sunt eum.18
O Gesù Divino Maestro, che avete detto: La messe è molta ma gli operai sono pochi, accogliamo con
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amore il vostro invito: Pregate il Padre Celeste che mandi operai alla mietitura.
Suscitate una pia crociata vocazionaria: Tutti i fedeli per tutte le vocazioni. Più Sacerdoti! che siano sale della terra, luce del mondo, la città posta sul monte, a salvezza dell’umanità redenta col vostro sangue. Più religiosi e più religiose! popolando la terra di istituti e case che raccolgano i figli della vostra predilezione, e che siano focolari di luce e calore; sorgenti di pietà, giardini di santi; per cantare gloria a Dio e pace agli uomini di buona volontà.
O Maria, l’eletta di Dio, Madre e Custode delle vocazioni sante, pregate con noi, per noi, per tutti i chiamati da Dio.
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1 “Ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua: vorrei infatti essere io stesso anatema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli” (Rm 9,2-3).
2 “Completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24).
3 “In maniera degna, attenta e devota”.
4 “Non valutarsi più di quanto è conveniente valutarsi, ma in modo di avere una giusta valutazione di se stessi” (Rm 12,3).
5 “Io sono l’infimo degli apostoli” (1Cor 15,9).
6 “È per misericordia di Dio che non siamo consumati” (cf. Lm 3,22).
7 “Che siano più piccoli”.
8 “Bene, servo buono e fedele: sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto” (Mt 25,23).
9 “Vi ha cercato per vagliarvi come il grano” (Lc 22,31).
10 “I suoi discepoli credettero in lui” (Gv 2,11).
11 Cf. CISP 736-738.
12 1915 e 1935. Queste due date sono evidenziate da Don Alberione, probabilmente perché marcano rispettivamente la prima e la seconda espansione della sua fondazione. Intanto, nel 1915 escono anche due libri importanti per le future istituzioni paoline, in quanto ne contengono le premesse: ALBERIONE G., Appunti di teologia pastorale (Pratica del ministero sacerdotale per il giovane clero) II edizione riveduta, corretta, ampliata. Torino, Pietro Marietti, 1915 e ALBERIONE G., La donna associata allo zelo sacerdotale (Per il Clero e per la Donna) Alba, Scuola Tipografica “Piccolo Operaio”, 1915. – Il giorno 5 maggio 1915 la piccola comunità di piazza Cherasca si trasferì in località denominata “Regione Monfreddo Solano e Moncaretto”, alla periferia della città di Alba. La Tipografia di via Baluardi, nel periodo di tempo tra il mese di marzo 1915 e il mese di marzo dell’anno seguente, continuò a stampare alcuni libri, bollettini parrocchiali, L’Avvisatore Ecclesiastico, il Foglio dei Giovani, ed iniziò la stampa dei Catechismi di Classe, curati dal Teologo Giuseppe Priero. – Il canonico Chiesa era anche il direttore spirituale di Angela Maria Boffi, la quale, vedendo nel desiderio del Parroco un invito del Signore, accettò di dirigere il Laboratorio Femminile che Don Alberione voleva aprire. Il Laboratorio (delle future Figlie di San Paolo) prese avvio il giorno 15 giugno 1915, e siccome l’Italia era in guerra dal 24 maggio 1915, le prime allieve dovettero attendere alla confezione di indumenti per i soldati. Terminata la guerra del 1915-1918 la località San Cassiano diventò Borgo Piave. Don Alberione chiese al Vescovo il permesso di costruire la chiesa nel borgo. Soltanto però il 25 ottobre 1936 si poté benedire ed aprire al culto la chiesa delle Figlie di San Paolo di Borgo Piave dedicata a Gesù Divino Maestro. – La seconda espansione della Società di San Paolo avvenne negli anni 1934-1935. La prima fondazione in Giappone risale al 1934; la prima in Cina al 1934; la prima in India al 1935; quella nelle Isole Filippine risale anche al 1935. Del 1931 sono le prime case in America: Argentina, Brasile e Stati Uniti. La fondazione della Società San Paolo in Francia è del 1932; quella di Spagna e Polonia del 1934. Il tentativo di fondare una Casa in Belgio non ottenne risultato. Al 1938 le case paoline d’Italia erano le seguenti: Alba (dal 1914); Roma (dal 1926); Sanfrè (Cuneo) (dal 1930); Milano, libreria (dal 1935); Messina (dal 1931 al 1936, anno nel quale la sede fu trasferita a Catania); Roma, parrocchia di Gesù Buon Pastore (dal 1937).
13 “Apostoli: o vergini, o capaci di continenza dopo le nozze”.
14 Lapsus. Si tratta in realtà del San Paolo febbraio-marzo 1960 (cf. CISP 763-771).
15 “Perché stessero con lui” (Mc 3,14).
16 “Mi sarete testimoni” (At 1,8).
17 “Sii forte e fatti animo” (Dt 31,7).
18 “Lasciato tutto e il padre, lo seguirono” (cf. Mt 4,22).