Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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IL MESE DEI DEFUNTI5
In questo mese dobbiamo ricordare che Gesù Buon Pastore vuol condurre le anime non soltanto fino alla Chiesa, ma nel vero ovile: l'ovile celeste. L'ovile della Chiesa è soltanto il luogo dove le anime vengono nutrite e crescono: il vero ovile è il Cielo. Quante e quante anime lassù salvate per i meriti di Gesù buon Pastore! Ecco là gli Apostoli, i Martiri, i Confessori, i Vergini e, intorno ad essi, lo stuolo immenso di quei Santi che la Chiesa non commemora.
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Accresciamo il numero dei Beati: appaghiamo il desiderio del Divino Pastore, che tutti, tutti vadano in paradiso; suffraghiamo le anime del purgatorio, perché al più presto possano volare all'amplesso di Gesù.
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Il pastore di anime riceve l'anima nel battesimo, in cui la rende figlia di Dio; poi la istruisce, la illumina, la nutre: nutre il suo gregge. Egli forma il buon cristiano da bambino e da adulto, lo segue nella vecchiaia e lo assiste moribondo. E quando l'anima è passata all'eternità la dimentica? No. Il buon sacerdote ricorda nel santo sacrificio le persone morte baciando il Crocifisso, vuole che la loro salma sia composta decorosamente, l'accompagna nella sepoltura e con venerazione l'asperge, pensando che quel corpo esanime fu tempio dello Spirito Santo. E sua cura che i Cimiteri rivelino il vero spirito del Cristiano, non siano ostentazioni di pagano sentire. Parsimonia nell'abbellimento dei sepolcri, parsimonia nelle diciture e nelle lodi delle lapidi; sa il Buon Pastore quanto valga il giudizio degli uomini!... «Qui iudicat me Dominus est».
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Il Buon Pastore ha dunque cura dei resti mortali dei defunti; vuole che la croce domini il cimitero, abbracciando tutti i dormienti in un unico amplesso, ma più che tutto egli manda suffragi alle anime. Oh, sì, egli non s'illude. Sa che molte di quelle anime furono alquanto tiepide nel divino servizio: amarono poco, desiderarono poco la compagnia del Signore. Ed è possibile che l'anima poco desiderosa di Dio voli in paradiso appena spirata?
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Bisogna desiderare intensamente Dio e fare il purgatorio di qua, se non si vuol passare nell'altro. La religiosa che osserva bene i tre voti, fa il purgatorio di qua, perché si stacca dalla terra. Ma chi mantiene per tutta la vita il vero spirito della professione? Chi è «inventus sine macula? Quis est hic? Et laudabimus eum!».
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Il Buon Pastore segue le anime nelle pene del purgatorio: da quel fuoco egli vuole liberarle perché entrino a far parte dell'ovile. E nel mese di novembre intensifica la sua preghiera. Novembre è un mese di carità per i poveri morti; noi, che dobbiamo avere lo spirito dei migliori pastori di anime, pensiamo: Ecco: molte pecorelle sono partite dalla loro parrocchia, dal loro paese, dai loro cari, ma ora sono in paradiso o stanno ancora gemendo ai cancelli dell'ovile celeste, attendendo che si aprano loro le porte della felicità. «Ecce sto ad ostium et pulso opiciens per cancellos». E di là dai cancelli, il Divino Pastore Gesù sospira l'ingresso di quelle pecorelle che nell'attesa angosciosa si purgano divenendo più degne di entrare in paradiso. Che cosa non ha fatto per esse? Quanto le ha amate! Venne sulla terra per loro, visse negli stenti; le andò a cercare ad una ad una, le nutrì col suo Sangue, indicò loro la via con la predicazione sua e dei suoi ministri. Ora brama e sospira di unirle a sé. E dalla terra il pastore buono le sospinge con suffragi; le segue e pensa: «Sarà arrivata quella pecorella, o starà ancora belando?».
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Ho visto che qui in chiesa avete messo un bel quadro di Gesù buon Pastore. E' Lui che guida le pecorelle, le guida sulla terra per mano dei suoi ministri; le guida dal purgatorio al Cielo per mezzo dei suoi Angeli. Lassù poi Egli le aspetta per abbracciarle e stringersele al Suo Cuore.
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Ho visto anche che avete il quadro del Santo Curato d'Ars. Egli era uno zelantissimo pastore. Seppe organizzare oltre cento corsi di Esercizi nelle parrocchie e volle che tutti terminassero con funerali. Gli stavano a cuore i vivi ed i defunti. Che faremo dunque per le anime del purgatorio?
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1) Procureremo di schivare il purgatorio; 2) predicheremo l'esistenza del purgatorio con fogli e libretti; specialmente qui nelle parti di Roma, dove si tengono in gran conto i poveri morti; 3) quando avrete la bella sorte di far catechismo date chiara la dottrina della Chiesa.
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Suffragate le anime sante con le piccole mortificazioni, col fervore nei nostri doveri, con le pratiche di pietà ben fatte, specialmente la santa messa, durante il giorno recitando molti «Requiem». Acquistiamo, anche in ciò, lo spirito del Divin Pastore. Egli non vuole solo purificarla la sua pecorella, ma vuole altresì introdurla in Cielo. Aiutiamo Gesù! Come premio, ci sarà abbreviato il purgatorio. Se gli altri non pregheranno per noi dopo morti, pregherà Gesù dal Tabernacolo, e farà piovere su di noi la sua misericordia. Egli è fedele riconoscente. Oh, se ci applicherà anche solo una santa messa! Egli è sempre esaudito dal Padre: «Exauditus est pro sua reverentia». Il Padre non può resistere alle preghiere del Figlio, quando Gesù gli mostra le piaghe della sua passione: Egli è l'Agnello di Dio.
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San Francesco d'Assisi amava tanto gli agnelli perché gli ricordavano l'amore di Gesù per le anime. Sembrava persin ridicolo. Quando, per Natale, si faceva il presepio ad imitazione di quello di Greccio, egli si provava a belare come un agnellino. Tutti comprendevano quanta semplicità ed amore per le anime ardeva nel suo cuore serafico.
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Amiamo, preghiamo, apriamo i cancelli. Il Pastore Eterno è là che attende e raccomanda: «Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle!».

17 Novembre 1938

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5 17 novembre 1938