XXVI.
MARIA NELLE APPARIZIONI
La Vergine SS. di tanto in tanto, nel corso dei secoli, ha voluto discendere in mezzo ai suoi figli apparendo in forme sensibili; e sempre per due motivi: la maggior gloria di Dio e la salute delle anime.
Tante furono le apparizioni di Maria. Di esse alcune non furono riconosciute dalla Chiesa, perché prive del carattere distintivo delle apparizioni vere; altre invece furono riconosciute ed hanno tali prove, e tali caratteri che non si possono respingere da chi ha l'uso retto di ragione. Consideriamo alcune delle apparizioni ammesse dalla Chiesa ed inserite nel S. Breviario, per conoscere sempre più l'amore di Maria verso gli uomini.
I. APPARIZIONE DI MARIA A LOURDES. - In primo luogo quella di Lourdes. Questa piccola città della Francia, da quando vi discese la Madre di Dio, è divenuta la terra delle celesti predilezioni, il luogo di grazie e di prodigi. L'11 febbraio 1858 Benedetta Soubirous, semplice ed innocente fanciulla, scendeva con due compagne dalla città di Lourdes per andare a raccogliere della legna presso le sponde del Gave.
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Giunta davanti alla solitaria Grotta di Massabielle, vide, in una nicchia, sfavillante di luce purissima, la figura di una donna mirabilmente bella. Ella aveva sembianze giovanili ed aspetto benigno; vestita in abito bianco, come la neve, stretta ai fianchi da una fascia azzurra, teneva le mani congiunte sul petto, e tra le mani una bianca corona legata in oro finissimo.
Era in atteggiamento di preghiera. Bernardetta guardava quella visione celeste e non sapeva darsene ragione. La bianca Signora, presa la croce della corona, si segnò con essa, indi facendo scorrere i granelli tra le dita, diede a comprendere a Bernardetta quanto le fosse cara la recita del S. Rosario. Terminata la recita della corona, la bianca e sorridente Signora sparì.
Comparve ancora e ben 17 volte, esortandola a pregar pei peccatori, e a far penitenza; le comandò di recarsi dai sacerdoti facendo loro conoscere la sua volontà: che le fosse eretto in quel luogo un tempio, al quale accorressero i fedeli. Finalmente nel giorno dell'Annunciazione, avendole Bernardetta domandato il suo nome, alzò gli occhi al cielo, giunse le mani sul petto disse: «Io sono l'Immacolata Concezione». In breve si sparse la fama dei prodigi e la Chiesa, riconosciuta l'autenticità delle apparizioni, istituì Messa con ufficiatura propria dell'Immacolata di Lourdes.
II. APPARIZIONE AI SETTE SANTI FONDATORI. - Nell'anno 1233 la B. Vergine apparve a sette nobili patrizi fiorentini raccolti in orazione, li consigliò d'abbandonare le ricchezze e gli onori del secolo e di ritirarsi dal mondo per servirla con maggior purità e fervore. Questi fedeli, al consiglio di
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Maria, distribuirono le loro ricchezze ai poveri, e rivestiti di miserabili abiti, si ritirarono poco lungi dalla città, a Villa Camozia ove condussero vita più angelica che umana.
Nel 1234, rientrati in città per conferire col Vescovo, corse loro incontro una folla di popolo, e per singolare prodigio i bambini balbettanti li encomiarono dicendo: «Ecco i Servi di Maria! Ecco i servi di Maria!». Fra questi bambini se ne trovò uno di appena 5 mesi, il quale, dando vivi segni di gioia, li additò alla madre che lo teneva tra le braccia: «Mamma, ecco i Servi di Maria! Fate loro l'elemosina!». Indi tacque e non parlò più, finché non raggiunse l'età in cui tutti i bambini sono soliti parlare: egli è S. Filippo Benizi che, all'età di 20 anni, fu ammesso tra i Servi di Maria; per opera sua l'Ordine si estese assai, specialmente in Francia e in Germania.
In seguito a tale prodigio, la fama della loro virtù crebbe in modo che da ogni parte si ricorreva ad essi per ricevere consigli e per raccomandarsi alle loro preghiere. La sera del 25 Marzo 1240, venerdì santo, mentre raccolti meditavano la passione, si aprì il cielo ai loro sguardi, e videro scendere la SS.ma Vergine, in bruno ammanto accompagnata da uno stuolo d'Angeli portanti gli strumenti della Passione.
Uno di essi sorreggeva una palma, un altro teneva tra le mani alcuni abiti color nero, un terzo portava la Regola di S. Agostino ed un quarto uno scudo in campo azzurro e scritto, a lettere d'oro, il titolo: «Servi Mariae». Appena la celeste Regina fu loro vicina, disse: «Io sono la Madre di Dio, che vi ho eletti a miei servi, perché sotto questo titolo coltiviate la vigna del mio Figliolo. Ecco le vesti che in avvenire indosserete». E così
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dicendo distribuiva ad ognuno un abito nero, che un Angelo al di Lei fianco le porgeva.
Quindi proseguiva: «Il loro colore valga a tenervi sempre avanti alla memoria i dolori che io provai acerbissimi per la crocifissione e morte del mio Unigenito. Propagate, colla rimembranza della passione del mio Figliuolo, quella ancor dei miei dolori. Seguite la regola di S. Agostino e siatemi Servi fedeli: fondando un nuovo ordine di Religiosi col titolo: «Servi Mariae». Nella palma che qui vedete abbiate un presagio di quella gloria che vi è preparata nel cielo, se mi onorerete qui in terra». Ciò detto la visione scomparve.
Quest'Ordine, benedetto da Maria, si estese tanto che il suo apostolato fu fecondissimo, non solo in Europa, ma anche nelle Missioni. Leone XIII canonizzò i 7 fondatori.
III. APPARIZIONE A S. GIROLAMO EMILIANI. - S. Girolamo nacque a Venezia nel 1480 dalla nobile famiglia degli Emiliani o Miani. Fece rapida carriera e nel 1512 era già Provveditore della Repubblica Veneta. Ma quando questa fu cinta d'assedio dalle soldatesche nemiche, egli, dopo strenua difesa, venne fatto prigioniero e rinchiuso, fra i più inumani maltrattamenti, nel fondo d'una torre. E fu proprio qui che la Vergine SS.ma, commossa dalle sue lagrime e dalle sue suppliche, si degnò apparirgli e liberarlo.
Ritornato in libertà, Girolamo incominciò una vita nuova. Volle rivolgere le sue cure a tanti poveri orfani dei quali nessuno si dava pensiero, ed iniziò quella provvida istituzione degli Orfanotrofi che sono uno dei maggiori vanti della carità cristiana.
Attorno a lui si raccolsero altri desiderosi di
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consacrarsi al servizio di Dio e del prossimo ed ebbe così origine la Congregazione dei Somaschi.
IV. APPARIZIONE A CATERINA LABOURÉ. - Caterina Labouré ebbe tre apparizioni, che furono riconosciute dalla Chiesa ed inserite nella S. Liturgia. La prima avvenne il 18 luglio 1830 alle ore 23,30: Caterina si sentì chiamare ad alta voce da un grazioso pargoletto ch'Ella ritenne il suo Angelo Custode e fu da lui invitata a discendere in Cappella. Quivi vide la B. Vergine che le confidò alcune cose, predisse gli orrori della Rivoluzione del 1870, e le diede alcuni salutari avvisi. Il 27 novembre di quello stesso anno ebbe la seconda. Di questa essa stessa narrò: «La Vergine era di statura mediocre, con una veste larga, accollata e di larghe maniche. Dal capo le scendeva fino ai piedi un velo bianco aurora. Stava ritta su un globo avvolto nelle spire di un gran serpente sul cui capo ella posava il piede per schiacciarlo. Aveva lo sguardo rivolto al cielo, nelle mani alzate fino al petto teneva un globo sormontato da una croce che offriva a Dio con tale espressione del volto che indicava preghiera.
«D'un tratto quel globo sparì dalle mani; le dita si coprirono di anelli gemmati che mandavano raggi abbaglianti, le braccia si abbassarono mandando come torrenti di splendore verso il globo sul quale stava posta. «Il globo rappresenta il mondo, disse la Vergine, i raggi simboleggiano le mie grazie». In quel punto. io non sapevo dove fossi... godevo... si formò poi attorno alla SS.ma Vergine come un quadro un po' ovale in cui si leggevano scritte a caratteri d'oro queste parole: «O Maria Concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo
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a Voi». Ed una voce aggiunse: Fa' coniare una medaglia su questo modello, le persone che la porteranno al collo riceveranno grandi grazie».
Indi il quadro si volse e Caterina vide nel rovescio la lettera M, sormontata da una croce avente per base un'asta. Sotto la lettera M erano due cuori: uno circondato da una corona di spine, l'altro trafitto da una spada, tutto in una corona di dodici stelle. La stessa apparizione si rinnovò circa un mese dopo.
Caterina fu canonizzata da Pio XI e la devozione alla Medaglia Miracolosa andò sempre più diffondendosi.
V. APPARIZIONE A FATIMA. - Il 13 maggio 1917 tre pastorelli di Alnitrel, piccola frazione di Fatima, presso Lisbona, nel Portogallo, pascolavano il loro gregge recitando il S. Rosario. Ad un tratto un lampo colpì la loro vista. Spaventati, guardarono il cielo. Neppure una nube, anzi il sole splendeva radioso. Timorosi decisero di tornare a casa e mentre discendevano il pendio della collina spingendo avanti le pecore, un lampo più vivo del primo, li inchiodò immobili al terreno. Un brivido li assalì. Guardarono a destra e videro, vicino ad essi, sopra un piccolo verdeggiante elce, una bellissima Signora, tutta luce, più splendente del sole, che loro rivolse la parola: «Non temete: non voglio farvi alcun male». Indossava una veste bianca come la neve, stretta al collo da un cordone d'oro, ricoperta da un manto bianco ricamato in oro. Dalle mani giunte pendeva un Rosario dai grani bianchi come perle, terminato da una piccola croce di argento brunito; il volto era circondato da un'aureola di sole, ma velato da un'ombra
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di tristezza. Lucia osò domandarle: - «Di che paese siete voi?»
- «Il mio paese è il cielo».
- «E che cosa siete venuta a fare?»
- «Sono venuta per domandarvi di venire qui al 13 di ogni mese per sei mesi consecutivi. In ottobre vi dirò chi sono e che sia venuta a fare, e che cosa voglio».
- « Venite dal cielo! ed io andrò in cielo?» chiese Lucia.
- «Sì, rispose la Signora».
- «E Giacinta?»
- «Anche lei».
- «E Francesco?»
La Vergine fissò il ragazzo e disse: «Egli pure, ma prima dovrà dire molti Rosari».
Poi disparve.
La nuova dell'apparizione si diffuse rapidamente a Fatima, e con essa la fama del prodigio.
L'autorità Ecclesiastica dichiarò degne di fede le apparizioni e permise il culto di Nostra Signora di Fatima. Vi accorrono numerosi pellegrini ed avvengono guarigioni strepitose.
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Si potrebbero ricordare infinite altre apparizioni, anche più importanti, ma abbiamo scelto queste per gli utili ammaestramenti che ne ricaviamo.
Dall'apparizione di Lourdes, impariamo l'amore all'Immacolata; da quella a S. Girolamo la confidenza in Maria SS.ma; da quella a Caterina Labouré la potente mediazione di Maria; e da quella di Fatima, che da Maria non dobbiamo attendere grazie temporali. Maria vuole santi i suoi devoti: perciò più che grazie materiali, Ella
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ottiene grazie spirituali: il dolore dei peccati, l'umiltà, la santità.
PENSIERO DI S. BERNARDO. - Il Signore ha posto in mano a Maria tutte le grazie che vuole dispensarci affinché sappiamo che quanto noi riceviamo di bene tutto lo riceviamo dalle sue mani.
ESEMPIO: RAFFAELLO SANZIO
Nacque ad Urbino il venerdì santo 28 marzo del 1483 da Giovanni Santi, buon pittore, donde l'aggiunto di Sanzio. Imparò i primi rudimenti dell'arte presso il padre, indi passò alla scuola del Perugino. Sotto l'influenza di questo maestro dipinse: I'Incoronazione della Vergine della Galleria Vaticana e lo Sposalizio di Maria della Galleria Brera. In tal modo questo grande divoto della Madre di Dio, cominciava ad onorare colei che era tutto l'amore del cuor suo.
Si stabilì quindi a Firenze ove sentì l'influsso benefico dell'arte di Leonardo e di Fra Bartolomeo.
Verso il 1507 dipinse il primo suo grande quadro storico: la Deposizione. Dopo quest'opera fu chiamato a Roma dal Papa Giulio II a decorare le Stanze Vaticane. Quivi Raffaello dimostrò tutto il suo ingegno e raggiunse la perfezione nell'arte pittorica. Il suo amore verso la Regina del cielo, la «tutta bella», andò sempre crescendo ed egli lo manifestò nelle numerose e bellissime Madonne che dipinse. Celebri sono le Madonne del Granduca, del Cardellino, di Foligno, della Seggiola.
E Maria ch'egli aveva tanto amato ed onorato lo protesse sensibilmente durante tutta la sua vita, ma specialmente nell'ora beata della morte, avvenuta il venerdì santo, 6 aprile 1520, in cui volò al cielo a ricevere il premio delle sue virtù.
POESIA: A MARIA
Quando trepida veggo un gran periglio,
Che minaccioso e celere s'affretta,
Con confidente cor, la mente e il ciglio,
Rivolgo a la Madonna benedetta;
Nel bel nome di Madre allor l'invoco,
E ogni tema sparisce a poco a poco.
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Mentre la prego estatica in ginocchi,
Se ad un'immagin sua mi trovo innante,
Affiso il guardo mio nei suoi begli occhi:
Poi quanto negò l'arte a quel sembiante,
lo rendo con un vol di fantasia,
E parmi com'è in Ciel veder Maria.
Oh! chi sa mai se l'Angelo d'Urbino,
Se l'ispirato ardor di Raffaello,
Sentì tremare il suo pennel divino,
Quando quel volto dipingea sì bello!.....
E forse ancor con l'arte si sdegnava,
Perché farlo più bello a lui negava.
O dolce Madre mia, nell'ore estreme,
Vieni a mostrarmi il tuo celeste viso,
Vieni a bearmi il cor di santa speme,
Vieni a parlar con me del Paradiso;
Così temere non potrò la morte,
Che di lei l'amor tuo sarà più forte.
ELOISA RUTA.
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