Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XXII.
IL TRANSITO DELLA B. VERGINE

Molti scrittori affermano che Maria SS.ma, dopo la discesa dello Spirito Santo, visse sempre in Gerusalemme, altri invece, e con maggior probabilità, asseriscono che visse parte a Gerusalemme e parte ad Efeso, passata alla storia come la «città di Maria».
Gesù morente aveva affidato la Madre al discepolo Giovanni, il prediletto, il quale attesta di averla subito presa con sé: «Et ex illa hora accepit eam discipulus in sua» (Giov. XIX, 27).
Non appena i giorni della vita mortale della grande Vergine giunsero al loro tramonto, secondo una pia tradizione, gli Apostoli tutti, sparsi per il mondo, si ritrovarono miracolosamente radunati al letto della Madre, Maestra e Regina. Gli occhi di Maria erano fissi al cielo, il suo cuore palpitava di affetto intensissimo per Dio; il volto era irradiato di luce e le labbra atteggiate ad un sorriso celestiale. Ad un tratto il suo cuore ebbe un lieve sussulto e l'anima se ne volò al cielo, all'amplesso del suo Diletto. Maria moriva d'amore, come d'amore era vissuta; in Lei si avverò alla lettera il detto dello Spirito Santo: «Fortis est ut mors dilectio: L'amore è forte come la morte» (Cant. VIII, 6).
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La morte della Vergine fu consolata:
1) Dalla somma dei suoi meriti;
2) Dal continuo progresso nella virtù;
3) Dalla presenza degli Apostoli.

I. LA MORTE DI MARIA FU CONSOLATA DALLA SOMMA DEI SUOI MERITI. - La vita corre veloce, il tempo fugge e noi segniamo continuamente nel libro della vita meriti o demeriti. Ogni pensiero, ogni sentimento, ogni azione è un merito o un demerito, secondo che è buono o cattivo, se fatto con retta intenzione, oppure no.
Come si trovò Maria in fin di vita? Ella aveva solo meriti: nessun peccato: né mortale, né veniale; nessuna imperfezione volontaria nelle sue azioni, ma tutto perfetto, tutto meritorio. E Maria non cominciò da zero, come noi; bensì dove terminarono i meriti dei maggiori Santi, perché superiore a tutti gli Angeli e Santi, fin dalla sua Immacolata Concezione: «Fundamenta ejus in montibus sanctis» (Salm. LXXXVI, I); Maria fu piena di grazia: «Gratia plena» (Luc. I, 28).
E perciò un oceano di grazie. Come tutti i fiumi mettono foce al mare, così tutte le grazie che ebbero gli Angeli, i Patriarchi, i Profeti, i Martiri, gli Apostoli, i Confessori, i Vergini, fecero tutte capo a Maria SS.ma. Nelle altre creature la grazia piove a stille, in Maria fu versata senza misura, perché in Lei discese, anche se in modo diverso, tutta la pienezza della grazia che si trova in Gesù Cristo.
Questa grazia poi andò sempre crescendo fino all'ultimo istante della sua vita. Com'è dunque possibile ad una mente umana calcolare il tesoro di grazie da lei accumulato?
Gli Angeli rapiti di ammirazione alla vista
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dell'immensità dei meriti che arricchivano Maria, si domandarono: «Chi è mai costei che viene dal deserto, colma di delizie, appoggiata al suo Diletto? - Quae est ista, quae ascendit de deserto, deliciis affluens, innixa super Dilectum suum?» (Cant. VIII, 5).
Che cosa segniamo noi nel libro della nostra vita? I nostri pensieri, i nostri sentimenti, le nostre azioni sono tutte sante?
A volte basta un peccato a far perdere il fervore di un mese. Occorre molta vigilanza. Cerchiamo di santificare tutte le nostre giornate, edifichiamo nella fede, nella speranza, nella carità: «Domus Dei credendo fundatur, sperando erigitur, et diligendo perficitur» (S. Agostino).

II. MARIA PROVÒ GRANDE CONSOLAZIONE IN PUNTO DI MORTE, AL PENSIERO DEL CONTINUO PROGRESSO NELLA VIRTÙ. - E' santo chi si avvicina a Dio e conversa con Lui, e la santità aumenta a misura che l'uomo si avvicina e comunica con Dio.
Chi mai fu più unito a Dio di Maria SS.ma?
Se la santità consiste nel fuggire il peccato, e nel praticare la virtù, dove trovare una persona che aborrisca l'offesa di Dio e pratichi la virtù più di Maria? Se la santità consiste ancora, secondo l'insegnamento dell'Apostolo, nell'offrire a Dio il proprio corpo in «ostia vivente, santa, e a lui gradita: ut exhibeatis corpora vestra hostiam viventem, sanctam, Deo placentem» (Rom. XII, I), chi più di Maria osservò tale condotta? Ella fu santa, più santa di tutti i santi, tesoro di santità: «sancta, sanctis sanctior, et omnis sanctitatis sanctissime thesaure» (S. Andrea Cretese).
La vita di Maria fu una continua ascensione verso
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il cielo; Ella andava sempre perfezionandosi; ogni giorno aggiungeva nuovi meriti a quelli di prima. Il fuoco dell'amor di Dio andò sempre crescendo in Lei e tutte le difficoltà non lo poterono estinguere.
Crebbe continuamente in virtù e santità, finché il grande amore per Dio, fece violenza al cuore e in un'estasi amorosa se ne volò al cielo.
O morte beata! Morte che fu degna corona di una vita così santa, così perfetta, così sublime!
Se vogliamo chiudere il nostro pellegrinaggio terreno con una morte simile a quella di Maria, cerchiamo di imitarla nel progredire ogni giorno.
Proponiamo dunque di voler ad ogni costo tendere alla santificazione e di voler fare ogni giorno un piccolo progresso.

III. MARIA FU CONSOLATA DALLA PRESENZA DEGLI APOSTOLI. - Gesù prima di salire al cielo aveva fatto una promessa solenne e formale agli apostoli: «Non relinquam vos orphanos: non vi lascerò orfani», promessa che mantenne in parte col lasciare loro Maria per Madre.
A questo riguardo l'A Lapide commenta: «Gesù lasciò in terra la Vergine perché fosse la Madre degli apostoli e dei primi fedeli, perché rialzasse i caduti, confortasse gli afflitti, fortificasse i vacillanti, consigliasse i dubbiosi, dirigesse, istruisse, animasse tutti». E Maria ebbe veramente verso Essi le cure di una Madre. Provvedeva ai loro bisogni, li consigliava, li sosteneva otteneva loro tante grazie. In premio Iddio volle che tutti gli Apostoli assistessero al beato transito.
Narra la tradizione che l'Arcangelo Gabriele fu mandato da Dio a recare il grande annuncio a Maria.
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Gesù l'attendeva in cielo. Finalmente i suoi voti erano esauditi; il Paradiso la desiderava, gli Angeli e i Santi anelavano di vedere la Madre di Dio. L'ora della «dormizione» della Vergine, del suo passaggio dalla terra al cielo, era prossima, Maria era pronta: ancora poche ore e poi sarebbe volata al cielo a goder per sempre col suo Divin Figliuolo.
Gli Apostoli si radunarono allora attorno al letto della Madre per vederla ancora una volta, per ricevere l'ultima benedizione e raccomandarsi alle sue preghiere. E Maria li consolò, diede loro i suoi consigli, li premunì contro gli eretici che stavano per sorgere, li riempì di fervore e di generosità; a tutti promise un posto vicino a Lei in Paradiso; indi, fissando il volto come in una celeste visione, in un supremo atto di amore, la sua anima volò all'amplesso di Dio, lasciando il corpo come quello di una persona che dorme. Gli Apostoli addolorati, con gli occhi umidi di pianto, si strinsero attorno a quel corpo virgineo, ne baciarono le mani con le labbra convulse, e pregarono a lungo.

* * *

Riflettiamo:
La morte di Maria fu consolata dalla presenza degli Apostoli, dai suoi figli tanto amati. In punto di morte ci consolerà molto l'apostolato fatto per Gesù: «Euntes ibant et flebant mittentes semina sua» (Salm. CXXV, 6). Le fatiche sostenute per compiere l'Apostolato, per fare conoscere Gesù, ci renderanno dolce la morte: «Quam speciosi pedes evangelizantium pacem, evangelizantium bona» (Rom. X, 15).
La nostra morte sarà tanto consolata, quanto ameremo di amor puro Gesù e quanto avremo fatto di apostolato.
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La Regina degli Apostoli ottenga a tutti una santa morte: la grazia più importante che possiamo desiderare.

PENSIERO DI S. GIROLAMO. - Maria non solo soccorre i suoi cari servi nella loro morte, ma di più vien incontro nel passaggio all'altra vita, per animarli, e per accompagnarli al divin tribunale.

ESEMPIO: GEMMA GALGANI

Nacque a Camilliano, piccolo paese presso Lucca, il 12 Marzo 1878 da genitori profondamente cristiani. Essi le impartirono subito una buona educazione, anzi per meglio provvedere a questa, l'affidarono a due ottime sorelle Lucchesi, le quali tenevano lodevolmente scuole private ai figli di oneste famiglie. A Gemma costò assai il distacco dalla famiglia, ma lo fece volentieri per amore di Gesù e di Maria come era solita dire. Progredì talmente nella virtù e nel sapere che fece meravigliare quanti l'avvicinarono.
Gesù che voleva perfezionare quell'anima, cominciò ben presto a chiederle dei sacrifizi. La privò anzitutto della madre che tanto amava, quindi le chiese il fratello ed il babbo lasciandola in balìa della più squallida povertà. Gemma piegò il capo pienamente rassegnata ai voleri di Dio e, afferma ella stessa: «sopportai l'acerba disgrazia assai tranquilla».
Da quell'istante Dio stesso prese le veci del Padre celeste eterno e Maria SS.ma quelle più affettuose di una madre.
Gemma intanto sentiva le attrattive per la vita religiosa, ne fece la domanda, ma ricevette un rifiuto. Gesù voleva farle bere fino all'ultimo il calice dell'amore e del dolore, e Gemma seppe sempre dire di sì.
Godé più volte delle visite di Gesù, di Maria, e del suo Angelo Custode, fu favorita delle sacre stimmate e poté bere il sangue divino del Salvatore sgorgante dal suo costato.
Una vita così intensa di amore e di dolore non poteva durare lungamente. Nella Pentecoste del 1902 Iddio le si comunicò in modo tutto straordinario e anche all'esterno si notò in lei un repentino mutamento: un raccoglimento più profondo, il volto acceso, il cuore che le batteva forte sul petto tanto da fare temere che scoppiasse. Dio preparava la vittima al completo sacrificio
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Fu assalita da una violentissima febbre con frequenti sbocchi di sangue, non solo, ma prostrata nel fisico, lo fu pure nel morale: si vide tolte da Gesù tutte le consolazioni di cui aveva goduto fin allora: le rimaneva solo il dolore senza conforto, e l'abbandono: la croce su cui doveva lentamente spirare.
I giorni si susseguivano ai giorni e la malattia faceva il suo corso con alternative di alti e bassi.
Ma giunse anche per Gemma il «Dies natalis», il momento felice della unione con Dio.
Il sabato santo, 11 aprile 1903, raccolte le labbra ad un dolce sorriso, se ne volava incontro allo Sposo celeste ed alla Vergine Immacolata, che l'aveva visibilmente assistita in quell'ultima battaglia col nemico infernale.
Così muoiono gli amanti di Maria.

POESIA: IL SALUTO A MARIA REGINA

«Riguarda omai nella faccia che a Cristo
più si somiglia; che la sua chiarezza
sola ti può disporre a veder Cristo».

Io vidi sovra lei tanta allegrezza
piover, portata nelle menti sante
create a trasvolar per quell'altezza,

che quantunque io avea visto davante,
di tanta ammirazion non mi sospese,
né mi mostrò di Dio tanto sembiante.

E quell'amor che primo lì discese,
cantando: «Ave Maria, gratia plena!»,
dinanzi a Lei le sue ali distese.

Rispose alla divina cantilena
da tutte parti la beata corte,
sì ch'ogni vista sen fe' più serena.

«O Santo Padre, che per me comporte,
l'esser quaggiù lasciando il dolce loco
nel qual tu siedi per eterna sorte,

qual'è quell'angiol che con tanto gioco
guarda negli occhi la nostra Regina,
innamorato si, che par il foco?».

Così ricorsi ancora alla dottrina
di Colui che abbelliva di Maria;
come del sole stella mattutina.

DANTE ALIGHIERI.
(Par. XXXII, 85-114).

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