Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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II.
FIGURE DI MARIA SANTISSIMA

Moltissime sono le figure dell'Antico Testamento che, sebbene nel loro senso letterale e proprio riguardino altre persone fisiche o morali, vengon dai Padri e dalla Liturgia applicate a Maria SS.
Quanti personaggi biblici ci fanno pensare a Maria! Le eroine d'Israele non possono essere paragonate a Lei per la santità, ma come liberatrici del loro popolo rassomigliano alla Donna vincitrice del serpente e corredentrice del mondo. Iddio volle che Maria fosse preceduta da una schiera di anime elette, ammirabili per le loro virtù, le quali adombrassero in qualche modo la «benedetta fra tutte le donne» e dessero all'ammirazione di tutti i lineamenti della Madre del Salvatore.
Tali furono Sara, Rachele, Maria, la sorella di Mosé, Debora, Giaele, Giuditta che, trionfando di Oloferne, diviene «la gloria di Gerusalemme, la letizia d'Israele, l'onore del suo popolo»; Ester la cui bellezza conquista il cuore del Re e fa trovar grazia a tutto il suo popolo.

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Sara era la sposa di Abramo, ma non aveva alcun figlio. Iddio volendo premiarne la virtù, disse ad Abramo: «Sarai tua moglie, non la chiamerai
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più Sarai, ma Sara; io la benedirò e da lei ti darò un figlio a cui darò la benedizione ed Egli sarà capo di Nazioni, da lui usciranno re di popoli» (Gen. XVII, 15 - 16). Abramo e Sara dubitarono della promessa perché già vecchi, ma il Signore li assicurò dicendo: «Vi può essere una cosa difficile a Dio? Al tempo fissato, fra un anno, in questi giorni, ritornerò e Sara avrà in vita un figlio» (Gen. XVIII, 14). E così fu. Sara concepì e partorì un figliuolo.
Maria divenne Madre, rimanendo Vergine, in modo sovrumano; e come Sara generò Isacco, capo del popolo eletto, così Maria diede alla luce il Redentore, istitutore dell'immortale società dei figli di Dio.
Rachele, figlia di Labano, possedeva una così rara bellezza che Giacobbe per averla in isposa non disdegnò di prestare servizio quasi di schiavo, per ben 14 anni. Da lei ebbe i due celebri figliuoli: Giuseppe e Beniamino. La straordinaria bellezza di questa donna fu un'eloquente immagine dell'indicibile bellezza di Maria, bellezza che era frutto delle grandi sue virtù. Ecco perché la Chiesa canta di Maria: «Tota pulchra es, Maria, et macula originalis non est in Te!»
Come Giacobbe fu preso dalla bellezza di Rachele, così il Figlio di Dio fu rapito dalla bellezza della Vergine e l'Arcangelo Gabriele la salutò: «Ave gratia plena: Dominus tecum: benedicta Tu in mulieribus» (Luca, 1, 28).
Altra celebre figura della Vergine SS.ma fu la soave sorella di Mosé, chiamata Maria. Ella riuscì a salvare il fratello dalla spietata morte alla quale per ordine del Sovrano dovevano soggiacere tutti gli Ebrei; ebbe spirito profetico; fu condottiera delle donne Ebree nel passaggio del mar
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Rosso, e, per prima, intonò l'inno del ringraziamento dicendo: «Cantiamo al Signore perché si è maestosamente glorificato: ha precipitato in mare cavallo e cavaliere» (Esod. XV, 21). Anche Maria SS.ma fu arricchita del dono profetico, e pura di verginale candore, fu la felice condottiera di tutte le vergini; vincitrice di satana, sciolse il cantico di una novella liberazione e redenzione operata dal Verbo Incarnato nel suo purissimo seno.
Nobili figure di Maria SS.ma furono ancora le grandi donne Debora e Giaele che ebbero parte nella sconfitta e nella morte di Sisara, e per conseguenza nella salute del popolo di Israele di cui egli era nemico. Debora, illuminata dallo spirito del Signore, reggeva il popolo e ne giudicava le liti. Indusse Barac, governatore del popolo, a muovere guerra all'esercito di Sisara e predisse la vittoria dicendo che Sisara sarebbe morto per mano di donna. Questa fu Giaele la quale ospitò Sisara messo in fuga e gli inchiodò la testa al suolo. Per questo Debora è chiamata la Madre d'Israele e Giaele è salutata la benedetta fra le donne. Esse sono figura di Maria, la vincitrice di Satana, Colei che gli schiacciò. il capo col piede verginale e diede al mondo il Salvatore: Colei che fu salutata benedetta fra le donne, decoro e gloria del popolo cristiano.
Debora cantò il suo cantico glorioso e Maria formò un cantico immortale che fu, è, e sarà sempre sulle labbra dei fedeli: «Magnificat anima mea Dominum: l'anima mia glorifica il Signore» (Luc. I, 46).
Altra magnifica figura di Maria SS. è Giuditta. Un potente monarca d'Assiria, volendo sottomettere tutta la terra al suo impero, ordina al terribile Oloferne, generalissimo di tutta l'armata, di
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marciare con l'esercito contro tutti i popoli refrattari al suo dominio e di costringerli alla sottomissione. Indispettito per la resistenza degli Ebrei, Oloferne cinge d'assedio la città di Betulia. Ben presto vengono a mancare i viveri, specialmente l'acqua, perché i nemici s'erano impadroniti delle sorgenti. Si grida allora che è meglio arrendersi anziché morire. Ma una donna divinamente ispirata esclama: «Chi siete voi da tentare Dio? Questa non è una parola che ecciti la misericordia: provoca piuttosto l'ira ed accende il furore - umiliamo davanti a lui le nostre anime... aspettiamo umilmente la sua consolazione ed egli vendicherà il nostro sangue dalle oppressioni dei nostri nemici, umilierà le nazioni che insorgono contro di noi» (Giudit. VIII, II, I6-20).
Questa donna si chiama Giuditta. Era una giovane vedova, piissima, ed il popolo si gloriava di lei perché all'avvenente persona univa rara bontà di animo. Ispirata dall'alto, si porta nel campo nemico e, accolta con festa nella tenda di Oloferne per la rara sua bellezza, troncò il capo al superbo. E mentre l'esercito nemico davasi alla fuga, il popolo eletto benediceva unanime la donna liberatrice cantando: «Tu gloria Jerusalem, tu laetitia Israel, tu honorificentia populi nostri» (Giudit. XV, 10).
La bellezza di Giuditta è figura della bellezza di Maria; infatti nessuna creatura piacque a Dio per lo splendore delle sue virtù come Maria, la quale divenendo la fortunata Madre del Verbo Incarnato, troncò il capo a Satana, il feroce nemico del genere umano e liberò gli uomini dalla schiavitù. Perciò la Chiesa Cattolica attribuisce a Maria le parole che il popolo diceva a Giuditta: «Tu la gloria di Gerusalemme, tu la letizia di Israele,
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tu l'onore del popolo nostro» (Giudit. XV, I0).
Ester, donna d'impareggiabile bellezza, aveva attirato la compiacenza del Re, il quale, per un dispetto meschino, aveva deposto la Regina Vasti dal trono facendovi sedere l'umile Ester. E fu proprio questa nuova regina che salvò il popolo eletto dal crudele decreto di capitale condanna. Ed ecco come.
Aman, primo Ministro, astuto, superbo e crudele, aveva ordinato che tutti i sudditi piegassero le ginocchia davanti a lui in atto di adorazione. Solo Mardocheo, adoratore del vero Dio, s'era rifiutato di prestargli adorazione. Sdegnato, Aman, strappa al re la condanna di morte per Mardocheo e per tutti i suoi connazionali.
Ester allora, piena di fiducia in Dio, si presenta, benché non chiamata, sfidando così il pericolo di morte, alla presenza del Re per ottenere la salute del suo popolo; e la sua grazia, unita alla sovrumana bellezza, salvò lei e il popolo ebreo.
Chi meglio di Ester poté raffigurare la Vergine Maria? Ella innamora di sé Iddio collo splendore delle sue virtù, lo attira nel suo cuore, e dà al mondo il Divino Redentore.
Queste sono le grandi eroine il cui profilo delineava in qualche modo la magnifica e splendida figura dell'incomparabile Donna, della quale intessiamo la vita.

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Cerchiamo anche noi di presentare in qualche modo le sublimi virtù della Gran Madre di Dio e di essere, per quanto ci sarà possibile, le immagini viventi di Maria.
Al giudizio il Padre Celeste, prima di ammettere agli splendori della gloria, guarderà se si è conformi
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all'immagine del Figlio suo «Conformes... imagini Filii Sui» (Rom. VIII, 29). Ma chi è simile a Maria, non può non essere simile a Gesù, il più bello tra i Figli degli uomini, il quale rassomigliava in tutto alla Madre sua.
Chi imita Maria, diventerà a poco a poco immagine di Gesù ed avrà così assicurata la propria salvezza.

PENSIERO DI S. BONAVENTURA - Maria Vergine è stata mirabilmente simbolizzata da questa tanto celebrata Giuditta, di cui è stato scritto: Ed Ella era in grandissimo concetto presso tutti, perché molto temeva Iddio; e non vi era chi dicesse una parola di essa. Maria è celebre tra tutti, a cagione delle sue virtù e dei santi suoi esempi; più celebre ancora, a cagione dei suoi prodigi di misericordia e dei suoi inenarrabili benefici, incomparabilmente e sovranamente celebre, a cagione delle grazie e dei privilegi meravigliosi, dei quali l'ha ricolmata il Signore. Che di più stupendo dell'essere insieme vergine e Madre di Dio?

ESEMPIO: ESTER

S. Bonaventura, il «Serafico Dottore», rapito dalla celestiale grandezza della Vergine raffigurata dalle donne bibliche più celebri e cantata dai Padri, dai Dottori e dai più insigni poeti, paragona Ester a Maria in questi termini: «Ester si presentò innanzi al suo sposo potentissimo, accompagnata da due ancelle.
Essa si appoggiava famigliarmente alla prima, mentre la seconda, camminando dietro a lei, ne sollevava i lembi della veste regale.
Ester, regina e sovrana, è Maria, la grande Regina, la grande Sovrana. Le due compagne ch'ella introduce presso il re, sono la creatura angelica e la creatura umana, perché Maria è la vera sovrana così degli Angeli come degli uomini».
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E lo stesso Santo così commenta il gesto di Assuero che stese su di lei il suo scettro d'oro: Assuero è il Signore che accorda a Maria la grazia del genere umano, stendendo sopra di lei lo scettro della sua onnipotenza, cioè dandole per figlio il suo unico Figlio, Gesù Cristo, pel quale, e nel quale egli regna sulla terra e nei cieli. Gesù è lo scettro reale del Padre Onnipotente, Dio comunica a Maria la sua onnipotenza. E così, o Vergine Beata, Voi siete onnipotente con lui, onnipotente per lui, onnipotente presso di lui. Ed ancora: Tutti coloro che sfuggono alla dannazione eterna, ne sfuggono per la possente intercessione di Maria. Lo prova la storia di Ester: Ester, il re l'amò più di tutte le altre donne, e le pose in testa il diadema reale. La grazia che Ester trovò innanzi ad Assuero, ebbe due benefici effetti: il primo quello di ottenere per lei stessa la dignità reale; il secondo di strappare alla morte il suo popolo, condannato dal perfido Aman. E non è questo ciò che la nostra Ester, la beatissima Vergine Maria, ha ottenuto dal re eterno? Ella ha così pienamente trovato grazia davanti a lui che è diventata Regina e Sovrana, e ha salvato il genere umano dalla morte, cui era condannato. Perciò nello slancio della sua riconoscenza S. Anselmo diceva: «Che potrò io mai rendere alla Madre del mio Signore e del mio Dio? Prigioniero sono stato riscattato dal frutto delle sue viscere; votato alla morte eterna, ne sono stato liberato dal suo Bambino: ero perduto ed il suo Figlio adorato mi ha ritornato dall'esilio della mia miseria, mi ha misericordiosamente ricondotto alla patria dell'eterna felicità».
E continua: «Voi siete la Regina onnipotente, che debellate la perfidia di Aman, l'impuro e crudele serpente, nemico del genere umano, voi lo spogliate del suo impero, voi lo calpestate coi vostri piedi, voi gli schiacciate la testa; ed egli, ingannatore ed empio accusatore è condannato all'inferno. Per voi ritorniamo in grazia col nostro Dio. Sposa Sovrana del Sovrano Re custodite come le pupille degli occhi vostri i servi fedeli del vostro Gesù e siate la consolazione del mondo e il rifugio del popolo vostro» (Enciclop. Mariana, vol. I pag. 77).
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POESIA

Tutto che splende e olezza
Fu della tua bellezza
Un languido baglior.


Tu centro fulgidissimo
D'incendio sterminato,
Nell'ondeggiar de' secoli
Spargesti pel creato
Lampi di santo ardore,
Che d'alte donne in core
Di subito avvampar,

Sara, Rebecca, Debora,
Giuditta, Ester, Giaele,
Abigaille intrepida,
L'amabile Rachele,
Prima di Te venute,
Fur della tua virtute
Esempli precursor.

Ma poi che il piè virgineo
Posasti al nostro suolo
Poi che di tutti i popoli
Cangiossi in festa il duolo
Perché da Te, Maria,
Alfin nacque il Messia
Promesso ad Israel;

Di tua beltà si accesero
Cento anime amorose
E in terra germogliarono
Gigli di Cielo e rose,
Che pel tuo stesso merto
Come in etere serto
Stringonsi intorno a Te.

Ché dei creati l'unica,
Specchio al Divin Valore,
Feconda insieme e Vergine
Come l'eterno Amore,
In Te formasti il Velo
Di Lui che i mondi e il cielo
Col cenno sol creò.
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Sopra le schiere angeliche
Dispieghi un alto impero,
Unita a Dio con l'intimo
Nodo di un gran mistero,
Quasi per noi Divina
Siedi nel Ciel Regina
Presso al supremo Re.

Deh! se a quest'inno unanime
De' mondi e dell'empiro
Della mia nota armonica
Unir lo slancio aspiro,
Con l'occhio innammorato
Del volto tuo beato
Beandomi quaggiù;

Non disdegnar, ma schiudimi
Col vergine sorriso
La luce, che ove sfolgora
Disvela il paradiso,
E tutto l'orbe accende
Mentre in Te sola splende
Con tutti i suoi fulgor.

VINCENZINA DE FELICE.

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