XXV.
IL CULTO A MARIA
La Vergine SS.ma in cielo dirige tutto il Paradiso nel canto di lode alla SS.ma Trinità, anzi la sua voce di soprano, come si esprime San Francesco di Sales, emergendo sopra ogni altra rende più lode a Dio di tutte le altre creature.
Per questo, il Re celeste la invitò in modo particolarissimo a cantare: «Fammi vedere il tuo volto, o mia Diletta, la tua voce si faccia sentire alle mie orecchie, poiché dolce è la tua voce e bello il tuo volto» (Cant. II, 14).
Maria raccoglie attorno a sé i cori degli Angeli, dei Santi e intona il Magnificat, il più sublime canto di ringraziamento. Maria però non vive solo in cielo: Ella continua a vivere nella Chiesa e nel cuore di ogni fedele, che la venera con un culto particolarissimo, elevato, speciale, luminoso, mirabile.
Che cosa è il culto?
E' un atto di religione diretto ad onorare Dio, la SS.ma Vergine, i Santi.
Il culto può essere pubblico e privato. Il pubblico è dato da persone deputate, operanti a nome o per mandato della Chiesa, in forza del potere di ordine, o di giurisdizione, o di entrambi. Il
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privato è quello che può essere esercitato anche per la privata iniziativa dei singoli fedeli.
Il culto ha diverse gradazioni, secondo che è diretto a Dio, alla Vergine o ai Santi. Il primo è detto di latria, il secondo di iperdulìa, il terzo di dulìa. Sono parole greche che significano: adorazione, somma venerazione, venerazione. Iddio si adora, perciò gli si dà il culto di latrìa. Maria SS.ma si venera in modo superiore a tutti gli Angeli e i Santi, perciò Le si dà il culto di iperdulìa; i Santi si venerano col dar loro il culto semplice di dulìa.
Quand'ebbe origine e come si sviluppò il culto mariano?
La SS.ma Vergine cominciò ad essere venerata fin dalla sua vita terrena. L'Arcangelo Gabriele le si presenta e la saluta con parole di altissima stima; S. Elisabetta la onora con elogi ispirati. Se l'Angelo l'aveva salutata dicendo: «Ave, piena di grazia, il Signore è teco, benedetta tu fra le donne» (Luc. I, 28), Elisabetta aggiunge: «è benedetto il frutto del tuo seno. E donde mi è dato che venga a me la madre del mio Signore?» (Luc. I, 42-43). Che dire della grande riverenza che aveva per lei il castissimo Sposo S. Giuseppe? Ma sopra tutti la stimò e la venerò Gesù, suo Divin Figliuolo. Egli l'amava, l'obbediva, la rispettava, non solo, ma si consegnò completamente a Lei e volle dipendere da lei in tutto. Resero culto a Maria tutti gli Apostoli particolarmente S. Giovanni, il fortunato che la prese con sé. Venerarono la B. Vergine i Magi, i Pastori e tutti quelli che ebbero la fortuna di conoscerla.
Nelle adunanze dei primi cristiani Maria ebbe sempre un posto distinto come appare dagli Atti degli Apostoli, dove, parlandosi dei discepoli
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radunati nel cenacolo subito dopo l'Ascensione di Gesù al Cielo, Maria è ricordata e Lei sola è indicata col nome.
Dal Vangelo, il culto a Maria si diffuse nel cuore dei cristiani, ed abbiamo le prime manifestazioni della divozione Mariana.
Col Concilio di Efeso l'amore e la venerazione verso la Madre di Dio, ebbe un notevole sviluppo. Questo fu causato, in parte, dalla vasta letteratura che assunse le difese della maternità di Maria e spiegò ed illustrò questo dogma. Maria divenne allora il vessillo dell'ortodossia. Contemporaneamente assunse proporzioni vastissime, l'iconografia della Vergine e la figura di Maria prese il carattere proprio: Viso allungato, aspetto grave, attitudine maestosa. E le Madonne bizantine si diffusero anche nel nostro paese, il quale ne è tutt'ora ricchissimo. Ma il tempo in cui la divozione a Maria prese un posto preponderante nella religione cristiana, fu il secolo XI e particolarmente la fine di questo secolo. S. Anselmo, S. Bernardo ed altri Santi Dottori scrissero molto di Maria, propagandone in modo mirabile la devozione: per essi Maria fu onorata, esaltata, invocata, non già per se stessa, ma per i suoi rapporti privilegiati ed incomparabili col Figlio di Dio fatto uomo.
Una pia leggenda immaginò che la filiale tenerezza di S. Bernardo verso la Madre di Dio sia stata ricompensata da un favore straordinario. Un giorno la statua di Maria della Chiesa di Saint-Vorles, davanti alla quale Bernardo recitava l'Ave maris stella, al momento in cui il Santo diceva: «Monstra te esse Matrem», la statua si animò, e stringendo al petto materno il devoto figlio, versò sulle labbra di lui tre gocce di quel latte che aveva nutrito il Divin Salvatore.
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In questa tradizione non si deve scorgere che l'espressione concreta e realista d'un fatto puramente mistico e morale. E se una simile leggenda, ignota agli autori del secolo XII, ha potuto trovare fede più tardi, dimostra che corrispondeva all'idea comune intorno agl'intimi legami di divozione che legarono S. Bernardo a Maria SS.ma.
Il culto Mariano è scritturale, evangelico, ecclesiastico.
Di esso sono piene le pagine dell'Antico Testamento.
La Bibbia presenta una Donna annunziata dai Profeti, rappresentata da figure, tracciata con immagini che riproducono questo o quell'altro tratto della futura sua bellezza. Questa donna è ricordata e lodata ad ogni passo, compare ove meno la si aspetta ed il mondo le si avanza incontro per lo spazio di quaranta secoli profetizzandone la gloria, il culto, gli altari.
Le profezie trovano poi il loro simbolismo nelle varie figure, sotto cui la Scrittura, attraverso i secoli, ci presenta, la Donna predestinata. Essa è l'Arca di Noè che salva il genere umano, è la Scala di Giacobbe che poggia il suo piede sopra la terra e colla sommità tocca il cielo; è il Roveto ardente che brucia senza consumarsi. Vicino alle profezie ed ai simboli, compaiono di tanto in tanto nella S. Scrittura gli anticipati tipici abbozzi di questa privilegiata creatura: Eva, Sara, Rebecca, Rachele, Debora, Rut, Giuditta, Ester sono ritratti della Madre di Dio che spunterà nella pienezza dei tempi.
Anche il Vangelo parla di questa Vergine eccelsa.
Un Angelo inaugura questo culto, col più grazioso e magnifico omaggio; Elisabetta unendosi alla lode angelica, la proclama beata; i pastori, i
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Magi s'inchinano alla sua presenza; Gesù stesso onora la Madre vivendole pienamente soggetto ed obbediente.
Il culto a Maria, proclamata da Gesù agonizzante, Madre di tutti gli uomini e della Chiesa, è così profondamente radicato in essa che i protestanti quasi per ischerno la chiamano: la Chiesa Mariana, anziché: Chiesa Romana. Il culto a Maria discende dagli Apostoli ai primi discepoli, da questi ai Martiri, ai Vergini, ai Confessori, di secolo in secolo, di generazione in generazione; diventa parte viva ed imponente del culto cristiano e cattolico.
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Proponiamo quindi di custodire questo culto come il prezioso tesoro ereditato dai nostri padri per tramandarlo alla più tarda posterità.
Chi può descrivere i benefici del culto a Maria?
Ella non solo ascolta i suoi devoti, ma li previene nelle loro domande, li esaudisce oltre ogni loro aspettativa.
Che parte occupa in noi la divozione a Maria? La preghiamo? Veneriamo le sue immagini?
Prendiamoci Maria per Madre, rivolgiamoci a Lei mattina e sera e nelle prove difficili della vita: Maria ci salverà, ci conforterà.
Ricordiamo sempre che lassù nel cielo abbiamo una Madre: «Ecce Mater tua!».
PENSIERO DI S. ALBERTO MAGNO. - Maria previene coloro che a Lei ricorrono, per farsi da loro trovare prima che la cerchino.
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ESEMPIO: VEN. CONTARDO FERRINI
Nacque nel 1859 da piissimi genitori e ricevette un'ottima educazione cristiana, cui corrispose pienamente. Compiti lodevolmente gli studi classici, passò all'università di Pavia, ove per l'ingegno precoce giunse in poco tempo ad un altissimo sapere.
Nella sua camera da studio, troneggiava l'immagine della Madonna, Sede della Sapienza, alla quale, fin da giovinetto, aveva affidata la propria riuscita. A 22 anni fu laureato in legge e a 24 anni, con vasta e profonda cultura dava inizio alla sua carriera di Professore di Storia del Diritto Romano. Conosceva perfettamente il latino, il greco, l'ebraico, il siriaco, il tedesco, il francese, l'inglese e lo spagnolo.
Insegnò a Pavia, a Messina, a Modena, amato e stimato ovunque. Incominciò presto a pubblicare opere poderose ed egregie, e corrispose colla massima diligenza alla vocazione ricevuta da Dio di spezzare e distribuire agli ignoranti il pane della verità. Condusse una vita sempre ritirata, umile, caritatevole nell'esercizio delle più belle virtù e dei consigli evangelici.
Scrisse delicatissime pagine sulle feste dedicate a Maria SS.ma. Così per l'Annunciazione sulle parole: Ecco l'Ancella del Signore sia fatto secondo la tua parola, dice: «Non si udì mai, più verace, mirabile umiltà di creatura, non si udì mai che creatura alcuna, alzata ai più stupendi favori da Dio, riconoscesse così intimamente il proprio nulla, il proprio rapporto di dipendenza da Dio. E fu detto bene che Maria, piacque a Dio per la verginità e concepì per la sua grande umiltà».
Per la festa della Visitazione di Maria SS.ma: «La saluta Elisabetta... E Maria s'annienta, contemplando la tenerezza di Dio, sa che vuol scegliere inetti strumenti per cose grandi, che la sua bontà è maggiore coi deboli, ed esce in quel cantico che dovremmo intonare cogli Angeli dopo la Comunione: «Magnificat anima mea Dominum». Mirabile colui che pure dalla lode acquista umiltà!».
Conservò fino alla morte un'obbedienza e semplicità da bambino, unita ad un grande spirito di mortificazione, come aveva appreso dagli esempi di Maria SS.ma.
A soli 43 anni, già ricco di meriti venne trasportato dalla morte al luogo del suo desiderio: al cielo, vicino alla Vergine SS.ma, che tanto amava.
POESIA: IL NOME Dl MARIA
...a noi solenne
è il nome tuo, Maria.
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A noi Madre di Dio quel nome suona:
Salve beata! che s'agguagli ad esso,
qual fu mai nome di mortal persona
o che gli vegna appresso?
Salve beata! in qual età scortese
quel sì caro a ridir nome si tacque?
In qual dal padre il figlio non l'apprese?
Quai monti mai, quali acque
non l'udiro invocar? La terra antica
non porta sola i templi tuoi, ma quella
che il Genovese divinò, nutrica
i tuoi cultori anch'ella.
In che lande salvagge, oltre quai mari
di sì barbaro nome fior si coglie
che non conosca dei tuoi miti altari
le benedette soglie?
O Vergine, o Signora, o Tutta santa!
Che bei nomi ti serba ogni loquela!
Più d'un popol superbo esser si vanta,
in tua gentil tutela.
ALESSANDRO MANZONI.
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