Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VI.
LA GIOVINEZZA DI MARIA

Sono veri divoti di Maria quelli che cercano di imitare le sue virtù: «Fili Mariae, imitatores ejus«. E' necessario che riproduciamo in noi le virtù di Maria perché, imitando Lei, ci accosteremo a Gesù: Per Mariam ad Jesum.
Consideriamo in questa Meditazione:

I. L'ESEMPIO DI MARIA NELLA PERDITA DEI GENITORI. - E' sentenza comune che la Vergine SS. abbia perso i venerati genitori verso gli undici anni. Proprio nel tempo in cui viveva una vita di angelica contentezza nella Casa del Signore, Maria dovette assaporare quel calice che versa nel cuore dei figli la più amara delle tristezze.
Non si sa con certezza il tempo del beato transito di Gioacchino ed Anna, ma i Ss. Padri affermano che Maria restò orfana mentre era nel Tempio. Il Cedremo scrisse: «Gioacchino morì ottuagenario, Anna morì quasi ottuagenaria. Maria fu da essi condotta al Tempio a tre anni e li perdette a undici». Dove furono i genitori di Maria? Non è facile dirlo. Anselmo di Cracovia scrisse che essi ebbero sepoltura a Gerusalemme. In seguito furono dedicate molte Chiese a questi Santi.
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Come si sarà comportata Maria nella perdita dei genitori? E' facile indovinarlo. Pienamente conforme alla volontà di Dio non avrà potuto che esclamare: «Fiat, Domine, voluntas tua!» La sua fede intrepida e la ferma sua speranza le fecero scorgere nella morte degli amati genitori il passaggio dall'esilio alla Patria, dalla terra al cielo, dalla fatica al riposo. Quale lezione per noi che spesso, per un affetto troppo naturale, non sappiamo rassegnarci alla perdita dei nostri cari! Ci avverte S. Paolo che in simili circostanze noi non dobbiamo disperarci come quelli che non hanno la fede poiché: «Non habemus hic manentem civitatem, sed futuram inquirimus!» (Ebr. XIII, 14).
La separazione dalle persone care è temporanea: li rivedremo un giorno nella Patria celeste, perché anche per noi verrà l'ora del rendiconto. Altro motivo per consolarci in tali occasioni è la carità verso Dio: Egli ha voluto così: «Dominus dedit, Dominus abstulit, sicut Domino placuit ita factum est: sit nomen Domini benedictum» (Giob. I, 21).
Curare molto gl'infermi e prepararli con carità cristiana al gran passo. Cercare che ricevano per tempo i Sacramenti, assisterli, pregare per essi, comporre decorosamente e con gran rispetto le loro salme, dare sepoltura conveniente. Pregare spesso per i defunti. Chissà quanto avrà pregato Maria per i suoi genitori!

II. DOTI DEL CORPO DI MARIA. - In Maria erano sparse e si raccoglievano quelle grazie che avrebbero un giorno pregiata l'umanità di Cristo: La Madre doveva essere simile al Figlio perché il Figlio fosse simile alla Madre. E chi oserebbe negare che Gesù sia il più bello tra i figli
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degli uomini? Speciosus forma prae filiis hominum (Salm. XLIV, 3). La Sposa dei Sacri Cantici dipinge con vivissime tinte la bellezza non solo mistica, ma anche naturale del Diletto dell'anima sua: Il mio diletto è candido e rubicondo (Cant. V, I0).
Simile fu la bellezza di Maria: bellezza che irraggia dal suo Figlio, sole bellissimo e fonte d'ogni bellezza; bellezza che innamora non solo i figli degli uomini, ma lo stesso Figlio di Dio che la chiama tutta bella e immacolata: Tota pulchra es amica mea et soror mea, et macula non est in te (Cant. IV, 7). Maria è bella e spira soavità e grazia. «Il sole e la luna si stupiscono alla bellezza della Vergine» scrive S. Pier Damiani. In Maria infatti vi sono tutte le bellezze della nascita, del sangue, del corpo, dello spirito, del cuore e principalmente quelle della grazia e della virtù. Così splendida è questa bellezza che ha spinto Dio Padre a sceglierla per Figlia prediletta, Dio Figlio a sceglierla per Madre, Dio Spirito Santo a sceglierla per isposa. «O bellissima bellezza fra tutte le bellezze; O Madre di Dio, sommo ornamento di tutte le bellezze!» (Giorgio di Nicomedia). Quale creatura si può trovare più dolce, più bella, più meravigliosa di Maria? Ella è un mondo di bellezza che rapisce in estasi di meraviglia il Creatore e le creature, gli uomini e gli Angeli, i quali al primo vederla esclamarono estatici: «Chi è Costei che si avanza come aurora nascente, bella come la luna, splendida come il sole? Quae est ista quae progreditur quasi aurora consurgens, pulchra ut luna, electa ut sol?» (Cant. VI, 9). «Dio ha posto in Maria, scrive S. Bernardo, tutte le bellezze dell'universo: Deus totius mundi pulchritudinem posuit in Maria». Maria è l'aurora
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del genere umano, l'ornamento della Chiesa, lo splendore dei secoli. La sua bellezza si riflette sui santi, sugli Angeli, su Dio medesimo.
Ma quale fu questa bellezza? Bellezza soprannaturale che sorge dalla grazia e che in Maria raggiunse l'ideale della bellezza sensibile che brilla sul volto, rapisce i sensi, va al cuore.
La grazia riflette la sua bellezza anche sul corpo. Come i vizi si riflettono nel corpo che snervano e che a volte rendono ributtante, così la bontà, la grazia, la santità, la virtù diffondono sul volto un raggio di bellezza, di fascino. Ora, Maria brillò di una santità eccelsa.
Nessun dubbio quindi che il fuoco del Divin Amore, ond'ella divampava, si riflettesse su tutto il suo esteriore in modo che, possedendo una purezza angelica, angelica pure aveva la faccia.
«Dai piedi alla sommità del corpo, niente vi fu nella Vergine né riguardo all'anima, né riguardo al corpo, di reprensibile, di sconveniente o disdicevole. In lei tutto fu opera bellissima della divina Sapienza. Maria fu beltà e grazia in tutti i suoi portamenti. O Vergine degna di Colui che è la dignità per essenza, bella in faccia alla beltà infinita, immacolata dinnanzi a Colui che non conosce corruzione, grande dinnanzi all'Altissimo e Madre di Dio, sposa del Re Eterno».
Impariamo a curare la vera virtù, la bellezza interiore; che l'anima nostra non sia mai macchiata di colpa! Coltiviamo ed aumentiamo in noi la grazia. Mortifichiamo il corpo e rispettiamolo sempre come tempio dello Spirito Santo.

III. VIRTÙ DI MARIA GIOVINETTA. - Alcuni scrittori, parlando della giovinezza di Maria, ci dicono ch'Ella praticò virtù straordinarie e in
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modo straordinario. Ma non è così. Maria ebbe virtù straordinarie, però le esercitò tutte in modo semplice ed ordinario. Amava la preghiera, il canto sacro, la lettura della Bibbia, ma era sempre pronta a lasciarli appena l'obbedienza lo richiedeva. Tutto in lei era ordinato, regolato, santo, compito: era perfetta nelle cose ordinarie e comuni. «Che cosa potete voi presentarmi di più perfetto che Maria? - scrive S. Giov. Crisostomo - Né i Profeti, né gli Apostoli, né i Martiri, né i Troni, né le Dominazioni, né le Podestà, né alcuna creatura visibile od invisibile. Quale perfezione non mostrò Maria in tutte le circostanze della sua vita? Quanto è ammirabile nel compimento di tutti i suoi doveri! Ella è il modello di tutte le età e di tutte le condizioni ed è specialmente il modello delle Vergini consacrate al Signore. Si debba agire o pregare, umiliarsi od ubbidire, Maria è d'esempio a tutti, ma specialmente alla religiosa. Quanta rettitudine nei desideri! Quanta semplicità nelle sue azioni! Quale ardore di coraggio nelle tribolazioni! Quale forza di pazienza nelle prove! Quale carità per il prossimo! Quale fervore nella preghiera! Quale amore per Iddio! Quale modestia nella sua persona! Quanta umiltà in tutta la sua condotta! Tutto è mirabile in Maria.
Maria raggiunse il più alto grado di santità nell'esercizio delle virtù comuni e dei doveri più umili.
Maria è un capolavoro di santità, riflette tutte le virtù di Gesù Cristo, ma la sua santità è la più semplice, scevra di quelle opere clamorose che abbagliano e stordiscono. E' una santità appropriata a tutti gli stati e a tutte le condizioni. Chi non può imitarla?
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Ecco il modello sublime che deve essere oggetto di meditazione, di studio, di imitazione per noi. Fissiamo incessantemente lo sguardo sulla vita perfetta della nostra Madre celeste per poterla imitare e per riprodurla nelle nostre azioni.
Modelliamoci su Maria.

PENSIERO DI S. AMBROGIO. - Eccovi tracciato lo specchio della Verginità. Maria fu tale che la vita di Lei può servire di esempio a tutti. E se Maria ci piace, ci devono piacere le opere sue. Chi aspira a partecipare al suo premio, ne imiti anche gli esempi.

ESEMPIO: S. IGNAZIO MARTIRE

S. Ignazio è una delle più grandi figure, uno dei più forti caratteri dell'antichità cristiana e, forse, di tutta la storia Ecclesiastica. Egli ebbe la fortuna di essere contemporaneo della B. Vergine e di avere rapporti personali con Lei.
Durante la persecuzione di Traiano venne condannato al martirio e mandato a Roma carico di catene. Da Smirne, ove era giunto per mare, scrisse quattro lettere a quattro Chiese e partito di là, altre tre. Commoventissima è quella ai Romani nella quale sfida tutti i tormenti per Cristo. Bramoso di offrirsi a Dio, udendo i leoni ruggire, esclamava: «Sono frumento di Cristo, sarò macinato dai denti delle belve per divenire pane mondo».
Maria fu l'amore di Ignazio. Nella lettera agli Efesini ed a Nerone, ne difende la verginità ed in quella ai Trallesi la chiama il Tabernacolo del Verbo Incarnato; in quella a S. Giovanni la dichiara «Madre di Dio, Madre nella quale la santità angelica è associata alla natura umana». Afferma che non perirà mai alcun divoto di Maria.
Volendo vedere e parlare con Maria SS. e non potendo recarsi a Gerusalemme, racconta una tradizione che Le scrisse una lettera in cui chiedeva la conferma dei prodigi che aveva udito di Gesù. La Vergine rispose confermando nella fede Ignazio ed i suoi discepoli: Bella la chiusa: «Verrò con Giovanni a visitarvi coi fratelli che sono con voi. Durate intrepidi nella fede; la violenza
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della persecuzione non vi scuota punto, ma che il vostro spirito trovi vigore e conforto in Dio nostro Salvatore».
Morì a Roma nel 107 stritolato dai denti delle belve come egli stesso aveva desiderato. Del suo corpo non restarono che le ossa più dure. I cristiani le raccolsero e le portarono in Antiochia ove furono oggetto di grande culto.

POESIA: VERGINE BELLA

Vergine pura, d'ogni parte intera,
del tuo parto gentil figliola e madre,
ch'allumi questa vita e l'altra adorni;
per te 'I tuo Figlio e quel del sommo Padre
o fenestra del ciel lucente, altera,
venne a salvarne in su li estremi giorni:
e fra tutti i terreni altri soggiorni
sola tu fosti eletta,
Vergine benedetta
che 'I pianto d'Eva in allegrezza torni.
Fammi, ché puoi, de la sua grazia degno,
senza fine o beata,
già coronata nel superno regno.

Vergine santa, d'ogni grazia piena,
che per vera ed altissima umiltade
salisti al ciel, onde i miei preghi ascolti;
Tu partoristi il Fonte di pietade
e di giustizia il sol che rasserena
il secol pien d'errori oscuri e folti.
Tre dolci e cari nomi hai 'n te raccolti:
Madre, figliola e sposa;
Vergine gloriosa,
Dama del Re che nostri lacci ha sciolti
e fatto il mondo libero e felice,
ne le cui sante piaghe
prego ch'appaghe il cor, vera beatrice.

Vergine sola al mondo senza esempio,
che 'I Ciel di tue bellezze innamorasti;
cui né prima fu simil, né seconda;
santi pensieri, atti pietosi e casti,
al vero Dio sacrato e vivo tempio
fecero in tua verginità feconda.
Per Te po' la mia vita esser joconda,
s'a' tuoi preghi, o Maria,
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Vergine dolce e pia,
ove 'I fallo abondò, la grazia abonda.
Con le ginocchia de la mente inchine
prego che sia mia scorta;
e la mia torta via drizzi a buon fine.

FRANCESCO PETRARCA.

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