Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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L'addolorata


La Chiesa fa celebrare due volte la festa dell'Addolorata: una il Venerdì della settimana di Passione, l'altra il 15 settembre. A primo aspetto, sembrerebbe che tali feste si possano ridurre ad una sola, poiché ricordano lo stesso mistero. Ma non è così.
Nella prima si considera specialmente Maria Corredentrice, che accompagna il Figlio al Calvario, l'assiste agonizzante partecipando alla grande opera della Redenzione: «Stabat iuxta crucem Jesu Mater eius» (Joann. 19, 25). Nella seconda invece si ricordano tutti i dolori della beata Vergine, cioè la loro profondità e grandezza.
Maria è Corredentrice. Dopo la fatale caduta di Adamo ed Eva nel Paradiso terrestre,
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Dio promette subito la Redenzione ed annunzia il Salvatore, accanto al quale pone, anzi antepone Maria, la Corredentrice: «Inimicitias ponam inter te et mulierem, et semen tuum et semen illius: ipsa conteret caput tuum: Porrò inimicizia tra te e la donna, fra la tua progenie e la progenie di lei: essa ti schiaccerà la testa» (Gen. 3, 15). Maria doveva dare al mondo il frutto del suo seno e operare indirettamente la Redenzione, perché Dio volle che tutto avessimo per mezzo suo: «Totum nos habere voluit per Mariam» (S. Bernardo).
Ricordiamo il Venerdì Santo. Quanto penoso sarà stato quel giorno per Maria! La sera precedente, Gesù istituì l'Eucaristia e consacrò gli Apostoli. Maria, illuminata dalle Scritture e dalla predicazione del Divin Figlio, sapeva che era giunto il tempo in cui doveva essere abolito il sacrificio antico ed ucciso il Cristo, la Vittima Divina: «In dimidio hebdomadis deficiet hostia et sacrificium: a metà della settimana verranno meno le ostie ed i sacrifici» (Dan. 9, 27).
Maria intravedeva meglio di tutti gli Apostoli nelle opere di Gesù, e sapeva che ormai era giunto il tempo in cui Egli si sarebbe immolato, vittima accetta al Padre; perciò pienamente conforme alla volontà di Dio, Ella offriva col Figlio il sacrificio della sua vita per la redenzione degli uomini.
Se Gesù andò al Getsemani, che avrà fatto Maria se non pregare? Nella cattura di Gesù,
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nella sua prima condanna, nella triste notte che il Divin Redentore trascorse in balia dei soldati, durante il rinnegamento di Pietro, dove sarà stata Maria? Se il suo Diletto soffriva Ella certamente vegliava pregando.
Al mattino si sparse in breve la notizia del prigioniero, anzi, il chiasso divenne assordante, e Maria tutto sentiva. Finalmente giunse Giovanni a raccontare tra le lacrime l'orribile tragedia. Gesù è condannato: Maria veste a lutto e sceglie la via più breve per raggiungere il Figlio ed accompagnarlo al Calvario. E' l'ora: Ella dev'essere Corredentrice ed è là, più forte di Abramo ad offrire il Figlio al Padre celeste. Chi potrà mai descrivere i patimenti di Maria? Ella è crocifissa col Figlio; i chiodi che trapassano le mani ed i piedi di Gesù giungono con la loro punta a trafiggere il Cuore di Maria. La veste staccata dalla carne sanguinante del Salvatore, riaprendone le piaghe, il fiele di cui fu abbeverato, le ingiurie, le imprecazioni, i ludibrii cui è fatto segno, sono altrettanti colpi di spada che trapassano il Cuore della Vergine. Qual pena per lei vedere agonizzare Colui che è tutta la sua vita! E qual dolore vedere il suo Gesù dare l'ultimo respiro sulla croce! «Tenebrae factae sunt super universam terram usque ad horam nonam. Et circa horam nonam clamavit Jesus voce magna, dicens: Deus meus, Deus meus, ut quid dereliquisti me?... Et emisit spiritum: Si fece gran buio sulla terra. E verso
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l'ora nona Gesù gridò con gran voce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? E rese lo spirito» (Matt. 27, 45.46-50).
Di Gesù ha scritto il Profeta: «Ipse vulneratus est propter iniquitates nostras, attritus est propter scelera nostra: disciplina pacis nostrae super eam, et livore eius sanati sumus: Egli fu ferito per le nostre iniquità, stritolato per le nostre scelleratezze: su lui pesò il castigo che ci porta la pace, e per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (Is. 53, 5). E di Maria il Breviario dice: «La violenza del dolore ha dunque trapassata la tua anima, così che non immeritamente noi ti proclamiamo più che martire, avendo il sentimento della compassione sorpassato in te tutte le sofferenze che può sostenere il corpo. E non ti fu forse più che una spada quella parola che trapassò realmente la tua anima e giunse fino alla divisione dell'anima e dello spirito: «Donna, ecco il tuo Figlio»? Quale scambio! Ti è dato Giovanni invece di Gesù, il servo invece del Signore, il discepolo invece del Maestro, il figlio di Zebedeo per il Figlio di Dio, un semplice uomo per il vero Dio! Come non avrebbe trapassato la tua sensibilissima anima questa parola, quando il solo ricordo spezza i nostri cuori, sebbene di sasso e di acciaio? Quali sentimenti provi, o Vergine SS.ma, nel contemplare tali cose? Oh, i patimenti dei martiri sono ben poca cosa in confronto alle tue sofferenze! «Passio Domini Ipsam eius Matrem, carnali
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orbitate graviter percussam, vehementissime contristavit»: La passione del Signore contristò profondissimamente la stessa sua Madre, crudelmente percossa per la perdita del frutto del suo seno».
A questo riguardo S. Bernardo esclama: «Nessuna mente può comprendere, nessuna lingua può esprimere gli ineffabili strazi che lacerarono il cuore di Maria». E San Giovanni Crisostomo: «Ai piedi della croce, Maria era immersa in un mare di patimenti»: «Stabat doloribus immersa».
Tuttavia sotto il peso di tanta angoscia, Maria non apre la bocca ad un lamento, ma si uniforma con intera rassegnazione alla volontà di Dio. Quale esempio per noi!
Moviamo quindi il nostro cuore a compassione per la Madre di Dio. E preghiamo per ottenere la pazienza: giacché tutti dobbiamo tradurre nella nostra vita quello che dice S. Paolo: «Adimpleo ea quae desunt passionum Christi, in carne mea: completo nella mia carne quello che manca delle sofferenze di Cristo» (Coloss., 1, 24).

Chiediamo a Maria SS. che a tutti gli uomini giungano i frutti della Redenzione e che tutti possano giungere, per mezzo suo, all'eterna salvezza.
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Messa di Maria SS. Addolorata

Introitus. JOANN. 19, 25. - Stabant juxta crucem Jesu mater ejus, et soror matris ejus Maria Cleophae, et Salome, et Maria Magdalena.
Ibid. 26, 27. Mulier, ecce filius tuus: dixit Jesus, ad discipulum: Ecce mater tua.
V). Gloria Patri.

Oratio. - Deus, in cujus passione secundum Simeonis prophetiam, dulcissimam animam gloriosae Virginis et Matris Mariae doloris gladius pertransivit: concede propitius, ut qui transfixionem ejus et passionem venerando recolimus gloriosis meritis et precibus omnium Sanctorum cruci fideliter adstantium intercedentibus, passionis tuae effectum felicem consequamur.

Lectio libri Judith. JUDITH. 13, 22 et 23-25.
Benedixit te Dominus in virtute sua, quia per te ad nihilum redegit inimicos nostros

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Introito. Giov. 19, 25. - Stavano presso la croce di Gesù la Madre di Lui e la sorella della madre di lui Maria di Cleofe, e Salome e Maria Maddalena.
Ivi 26, 27. Donna, ecco tuo figlio: disse Gesù; ed al discepolo: Ecco la madre tua.
V). Gloria al Padre.

Orazione. - O Dio nella cui passione secondo la profezia di Simeone, la spada del dolore trapassò l'anima dolcissima della gloriosa Vergine e Madre Maria: deh, a noi concedi propizio che, mentre con venerazione ricordiamo la sua transfissione e passione, per i gloriosi meriti e per le preghiere di tutti i Santi che fedelmente assistettero al supplicio della croce, possiamo conseguire il felice effetto della tua passione.

Lettura del libro di Giuditta. GIUDITTA. 13, 22 e 23-25.
Il Signore ti ha benedetta comunicandoti la sua possanza, e per mezzo di te ha
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nostros. Benedicta es tu, filia a Domino Deo excelso prae omnibus mulieribus super terram. Benedictus qui creavit coelum et terram: quia hodie nomen tuum ita magnificavit, ut non recedat laus tua de ore hominum, pro quibus non pepercisti animae tuae propter angustias et tribulationem generis tui, sed subvenisti ruinae ante conspectum Dei nostri.

Graduale. - Dolorosa et lacrymabilis es, Virgo Maria, stans juxta crucem Domini Jesu Filii tui Redemptoris. Virgo Dei Genitrix, quem totus non capit orbis, hoc crucis fert supplicium, auctor vitae factus homo.

Tractus. - Stabat sancta Maria, coeli Regina, et mundi Domina, juxta crucem Domini nostri Jesu Christi dolorosa.
V). THREN. 1, 12. O vos omnes, qui transitis per viam, attendite, et videte, si est dolor sicut dolor meus. Sequentia - Stabat Mater dolorosa Juxta crucem lacrimosa; Dum pendebat Filius.

*

annientati i nostri nemici. Benedetta sei tu, o figliuola, del Signore Dio altissimo, sopra tutte le donne della terra. Benedetto il Signore che creò il cielo e la terra, perché in questo dì ha talmente esaltato il tuo nome, che le tue lodi risuoneranno nei secoli futuri dei prodigi del Signore; e che per amore di essi non hai temuto di esporre la tua vita, mirando le angustie e la tribolazione della tua gente, ma nel cospetto del nostro Dio ti sei opposta a questa rovina.

Graduale. Dolorosa e degna di pianto sei, Vergine Maria, mentre stai presso la croce del Signore Gesù Figlio tuo, Redentore. Vergine Madre di Dio colui che tutto il mondo non può contenere, che sopporta il supplicio della croce, Egli autore della vita, fatto uomo.

Tratto. - Stava la santa Maria, Regina del cielo e Signora della terra, dolente presso la croce del nostro Signor Gesù Cristo.
V). THREN. O voi tutti che passate per la via, fermatevi e guardate se ci sia dolore simile al mio.

Sequenza. - Stava la Madre dolorosa presso il legno lacrimosa da cui pendeva il Figlio:
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Cuius animam gementem
Contristatam et dolentem
Pertransivit gladius.
O quam tristis et afflicta
Fuit illa benedicta
Mater Unigeniti.
Quae moerebat, et dolebat
Pia mater, dum videbat
Nati poenas incliti.
Quis est homo, qui non fleret
Matrem Christi si videret
In tanto supplicio?
Quis non posset contristari
Christi Matrem contemplari
Dolentem cum Filio?
Pro peccatis suae gentis
Vidit Jesum in tormentis,
Et flagellis subditum.
Vidit suum dulcem natum
moriendo desolatum,
Dum emisit spiritum.
Eia mater, fons amoris,
Me, sentire vim doloris
Fac ut tecum lugeam.
Fac, ut ardeat cor meum
In amando Christum Deum
ut sibi complaceam.
Sancta mater, istud agas,
Crucifixi fige plagas
Cordi meo valide.
Tui nati vulnerati,
Tam dignati pro me pati
Poenas mecum divide.
Fac me tecum pie flere
Crucifixo condolere,
Donec ego vixero.
Juxta crucem tecum stare
Et me tibi sociare
In planctu desidero.
Virgo Virginum praeclara
Mihi jam non sis amara
Fac me tecum plangere.

*

E quell'anima gemente
sì attristata, sì dolente,
trafisse acuta lancia.
Di dolor qual cruda stretta
ebbe allor la benedetta
Madre dell'Unigenito!
Si accorava, si struggeva
la pia Madre, che vedeva
penar l'inclito Figlio.
Chi può il pianto trattenere
la pia Madre nel vedere
in cotanto supplizio?
Chi pietade non avria
Contemplandoti, o Maria,
dolente con il Figlio?
Pei peccati di sue genti
Ella il vide ne' tormenti
e dai flagelli lacero.
Vide il suo dolce
nato moriente, desolato
Quando esalò lo spirito.
Madre mia, fonte d'amore
fa' ch'io provi il tuo dolore
Teco mi strugga in lacrime.
Fa' che tutto arda il cuor mio
In amando Cristo Dio
onde in me si compiaccia.
Fa' ti prego, o Madre amante,
di Gesù le piaghe sante
nel mio cuor si stampino.
Delle pene del tuo nato
che per me fu vulnerato
rendi me partecipe.
Fin che vita in me rimanga
fa' che teco, o Madre, io pianga
divida il tuo cordoglio.
Alla croce avvicinarmi,
o Maria, e a te associarmi
nel pianto desidero.
Delle vergini preclara,
deh non essere meco amara,
deh! fammi con te piangere!
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Fac, ut portem Christi mortem
Passionis fac consortem
Et plagas recolere.
Fac me plagis vulnerari
fac me cruce inebriari,
et cruore Filii.
Flammis ne urar succensus
per te, Virgo, sim defensus
in die iudicii.
Christe, cum sit hinc exire,
da per matrem me venire
ad palmam victoriae.
Quando corpus morietur;
fac ut animae donetur
Paradisi gloria. Amen.

Sequentia sancti Evangelii secundum Joannem. Joann. 19, 25-27.
In illo tempore: stabant juxta crucem Jesu Mater ejus et soror matris eius Maria Cleophae, et Maria Magdalena. Cum vidisset ergo Jesus Matrem, et discipulum stantem quem diligebat, dicit Matri suae: Mulier, ecce filius tuus. Deinde dicit discipulo: Ecce Mater tua. Et ex illa hora accepit eam discipulus in sua.
Credo.

Offertorium. Jer. 18, 20. - Recordare, Virgo mater Dei, dum steteris in conspectu Domini, ut loquaris pro nobis bona, et ut avertat indignationem suam a nobis.

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Di Gesù alla dura morte
e passion deh, sia consorte
e le sue piaghe io meriti.
Fa' che io pure sia piagato
di sue piaghe, e nel beato
sangue suo mi inebri.
Acciò sia dal fuoco illeso
per te, o Vergine, difeso
stia nel dì del giudizio.
Me, o Gesù, presso al morire
per tua madre fa venire
teco a cantar vittoria.
Quando il corpo sia disciolto
sia lo spirito raccolto
nell'eterna gloria. Amen.

Seguito quel santo Vangelo secondo Giovanni. GIOV. 19, 25-27.
In quel tempo vicino alla croce di Gesù stava la Madre e la sorella di sua Madre, Maria di Cleofa, e Maria Maddalena. Gesù dunque avendo veduta la Madre ed il discepolo da lui amato, che era dappresso, disse alla Madre sua: Donna, ecco tuo figlio. Di poi disse al discepolo: Ecco la Madre tua. E da quel tempo il discepolo la prese con sé.
Credo.

Offertorio. GER. 18, 20. - O Vergine Maria, Madre di Dio, che stai nel cospetto del Signore, ricordati di dire una buona parola per noi, affinché allontani da noi il suo sdegno.
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Secreta - Offerimus tibi preces et hostias, Domine Jesu Christe, humiliter supplicantes: ut qui transfixionem dulcissimi spiritus beatae Mariae Matris tuae precibus recensemus, suae suorumque sub cruce Sanctorum consortium multiplicato piissimo interventu, meritis mortis tuae, meritum eum beatis habeamus. Qui vivis.

Communio. - Felices sensus beatae Mariae Virginis, qui sine morte meruerunt martirii palmam sub cruce Domini.

Postcommunio. - Sacrificia quae sumpsimus, Domine Jesu Christe, transfixionem Matris tuae et Virginis devote celebrantes nobis impetrent apud clementiam tuam omnis boni salutaris effectum. Qui vivis.

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Segreta. - Ti offriamo preghiere e doni, Signore Gesù Cristo umilmente supplicanti perché mentre ricordiamo la trafittura del dolcissimo spirito della B. Maria Madre tua per la piissima intercessione di lei e dei santi, che stettero sotto la croce, per i meriti della tua morte, giungiamo al consorzio dei beati. Tu che vivi.

Comunione. - Felici i sensi della beata Maria Vergine che, senza morire, meritarono la palma del martirio sotto la croce del Signore.

Dopocomunione. - I sacrifici cui partecipiamo, Signore Gesù Cristo, divotamente ricordando la transfissione della Vergine Madre tua, c'impetrino dalla tua clemenza ogni bene che conferisca alla nostra eterna salvezza. Tu che vivi.
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L'Addolorata


Il 15 settembre si commemorano i dolori della beata Vergine e si onora la Madonna come Regina martyrum, la Regina dei Martiri. Infatti il suo martirio fu il più lungo, il più intenso, il più meritorio.
1) Il martirio di Maria fu il più lungo. Come tutta la vita di Gesù fu un lungo martirio, così tutta la vita di Maria fu una lunga serie di prove e di dolori. Ebbe anche le sue gioie, è vero; anzi si può dire che per tutti i momenti della sua vita ebbe l'animo inondato delle più pure allegrezze, poiché patire con Gesù e per Gesù era per lei una immensa consolazione; però le sue gioie andarono sempre congiunte ad intensi dolori. Così vediamo Maria prepararsi alla nascita di Gesù col dolore di un lungo e faticoso viaggio, col dolore di vedersi respinta
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da tutti a Betlemme; gioisce della nascita di Gesù, ma soffre dell'estrema povertà in cui lo vede; si presenta con Gesù al tempio: gode perché Simeone lo riconosce e proclama Messia, ma spasima all'annunzio della spada che le trapasserà il cuore; gioisce della venuta e dell'adorazione dei Magi, ma subito le insidie tese a Gesù la costringono a fuggire in Egitto; un giorno Maria gioirà della nostra vicina redenzione, ma il cuore le verrà lacerato dal prezzo di questa redenzione; accetterà, contenta, d'esserci Madre, ma perderà Gesù che muore.
Il martirio della Vergine Santissima comincia soprattutto con la profezia di Simeone: «Ecco questo bambino è posto a rovina e a risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione; anche a te una spada trapasserà l'anima». Queste parole furono come un lampo di luce sinistra che le scosse improvvisamente il cuore e, penetrandole nell'anima, squarciandole bruscamente l'avvenire, diede maggior risalto a tutto ciò che Ella dalla lettura dei Profeti già conosceva dei patimenti del Messia.
Maria sa dunque ormai ciò che l'avvenire riserba a suo Figlio: il dolore e la morte. E quale intenso dolore dovette pur essere per il suo cuore così affettuoso, che questo Figlio da lei così eroicamente offerto per la salute degli uomini, non li salverà tutti: vi saranno quelli che resisteranno alla grazia e che, nonostante l'effusione del Sangue divino, andranno per loro colpa dannati.
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Sì, la spada del dolore trapasserà ormai sino al termine della vita l'anima così tenera ed affettuosa di Maria. D'ora innanzi non ci sarà più per lei gioia del tutto pura: nel sorriso del Dio-Bambino Maria legge il dolore profondo causatogli dalla ingratitudine e dall'odio dei cattivi. L'amore di questo Dio-Bambino è misconosciuto e offesa la divina sua Maestà; egli che dovrebbe essere da tutti amato e adorato, è invece da molti odiato e dileggiato.
Il Cuore di Maria ne resta profondamente ferito; ella intanto si studia di compensare a Gesù almeno con l'intensità del suo amore l'atrocità dei suoi dolori. La Madonna è veramente: Virgo dolorosissima.
2) Il martirio di Maria fu il più intenso. Dicono i Santi che non sarà mai possibile a mente umana comprendere l'intensità dei dolori di Maria, perché non si riuscirà mai a comprendere quella che è la causa principale dei suoi dolori, cioè la grandezza del suo amore per Gesù. Tale è pure il pensiero della Chiesa che nella sua liturgia applica alla Vergine Addolorata quelle stesse parole che il profeta Geremia applica a Gesù Cristo: «O voi tutti che passate per la via, sostate e vedete se c'è dolore pari al dolor mio, che grava su di me» (Lam. 1, 12).
A rendere maggiormente intenso il martirio di Maria concorsero in modo particolare la sua squisita sensibilità, la sua eminente santità, l'alta cognizione che aveva di Dio e delle sue
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perfezioni e quindi anche della deformità morale del peccato e dell'offesa che reca a Dio; ma soprattutto la causa che intensificò i dolori di Maria in un grado immensamente superiore alla nostra comprensione fu il suo amore per Gesù.
Nessuno mai amò come lei Gesù, poiché Iddio, il quale non fa le cose a metà, dandola per Madre a suo Figlio, accese nel vergine suo cuore una scintilla di quel divino amore che ha lui da tutta l'eternità per suo Figlio. Maria ama con tutta l'anima Gesù, come suo Dio; l'ama come suo figlio, il più bello, il più amante, il più amabile di tutti i figli; e questo suo amore, già immenso nel giorno dell'Incarnazione del Verbo nel suo seno, andò sempre più crescendo sino alla fine della vita. Ora è appunto questo amore che forma il suo supplizio. Perché questa Vergine sia martire, dice il Bossuet, non occorre «né accender roghi, né armar di acuto ferro le mani del carnefice, né infiammar l'odio dei persecutori... basta una medesima croce per il suo diletto e per lei. Volete, o eterno Padre, che ella sia coperta di piaghe? Fate che veda quelle di suo Figlio, conducetela soltanto ai piedi della Croce e poi lasciate che il suo amore lavori... Se i flagelli stritolano il corpo di Gesù, Maria ne risente tutte le ferite; se una corona di spine ne trafigge il capo, Maria è straziata da tutte quelle punte; se gli offrono aceto e fiele, Maria ne beve tutta l'amarezza; se ne distendono il corpo sulla Croce, Maria ne patisce tutta la violenza.
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I martiri si consolavano nei loro tormenti dando un affettuoso sguardo a Gesù Crocifisso: per Maria non è così; guardare Gesù per lei è accrescere i proprii dolori, ed anche quelli del Figlio, che non può vedere patire la Madre senza sentirsene il cuore profondamente addolorato.
Ed è per questo che i SS. Padri ed i Dottori della Chiesa insegnano che la B. Vergine fu non solo martire, ma più che martire: «plusquam martyr», come dice S. Bernardo. Il dolore dei martiri lacerò il loro corpo, ma quello di Maria trafisse la sua anima. «Il dolore di Maria fu sì grande, scrive S. Bernardino da Siena, che diviso fra tutti gli uomini, basterebbe a dare loro sull'istante la morte: Tantus fuit dolor Virginis, quod si in omnes creaturas divideretur, omnes subito interirent». S. Ildefonso afferma che i dolori di Maria superarono di molto quelli dei martiri anche presi collettivamente; e S. Anselmo aggiunge che i tormenti dei martiri sono cosa leggera e da nulla, posti in confronto con quelli di Maria: «quidquid crudelitatis inflictum est corporibus martyrum, laeve fuit aut potius nihil comparatione tuae passionis».
Maria è veramente la regina dei martiri: Regina mortyrum; perché causa del suo martirio fu l'amore suo per il Figlio e questo amore è incommensurabile.
3) Il martirio di Maria fu anche il più meritorio, perché il più esemplare e paziente. Dal suo labbro non uscì mai il minimo lamento, ma
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accettò sempre tutto, riconoscente, dalle mani di Dio. Ella vede che il mondo non può essere salvato e il Padre celeste non può ricevere una condegna soddisfazione che da una vittima di valore infinito; e quindi ha acconsentito volentieri non solo all'Incarnazione del Verbo nel suo seno, ma acconsente ancora all'immolazione del Figlio, e offre se stessa con lui, immolando con la spada dell'obbedienza tutta la sua vita e tutte le singole sue azioni, ripetendo in cuore l'umile suo fiat: Ecco la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola.
Nell'ufficiatura di oggi si legge il seguente tratto di S. Bernardo: «Il martirio della Vergine ci è rivelato tanto dalla profezia di Simeone quanto dalla storia medesima della passione del Signore. «Egli è posto (disse il santo vegliardo del Bambino Gesù) per segno di contraddizione; e anche a te (rivolto poi a Maria) trapasserà l'anima una spada». Sì, o Madre beata, essa ha veramente trapassata l'anima tua. Perché non passando che per questa, ha potuto penetrare la carne del tuo Figliuolo. E certo dopo che quel tuo Gesù ebbe reso lo spirito, la lancia crudele aprendogli il costato, non giunse già all'anima di lui sebbene trapassò l'anima tua. Infatti l'anima di lui non c'era più là, ma la tua non se ne poteva distaccare.
«La violenza del dolore ha dunque trapassata la tua anima, cosicché non immeritamente
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noi ti proclamiamo più che martire, avendo il sentimento della compassione sorpassato in te tutte le sofferenze che può sostenere il corpo. E non ti fu forse più che una spada quella parola che trapassò realmente la tua anima «e giunse fino alla divisione dell'anima e dello spirito»: «Donna, ecco il tuo figlio»? Quale scambio! Ti si dà Giovanni invece di Gesù, il servo invece del Signore, il discepolo invece del Maestro, il figlio di Zebedeo per il figlio di Dio, un semplice uomo per il figlio di Dio! Come non avrebbe trapassata la tua sensibilissima anima questa parola, quando il solo ricordo spezza i nostri cuori sebbene di sasso e d'acciaio?
«Non vi meravigliate, o fratelli, nel sentire dire che Maria fu Martire nell'anima. Si meravigli chi non ricorda d'aver udito Paolo annoverare fra i più grandi delitti dei Gentili d'essere stati «senza affezione». Ciò fu lungi dal cuore di Maria, e sia pure lungi dai suoi servi. Ma forse qualcuno dirà: Non sapeva Ella che sarebbe morto? Senza dubbio. Non sapeva forse che sarebbe risuscitato? Con tutta la fede. E non pertanto fu afflitta nel vederlo crocifisso? E profondamente. Ma chi sei tu, o fratello, e donde viene la tua saggezza per meravigliarti più di veder Maria compatire che di vedere il Figlio di Maria patire? Egli poté morire nel corpo; e questa non poteva morire con lui nel cuore? Egli morì per una carità che nessuno sorpasserà
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mai: ed anche il martirio di Lei ebbe principio da una carità che dopo quella, non ce ne fu un'eguale».

Quali frutti ricaveremo per noi?

1. Chiediamo alla Vergine Addolorata che ci aiuti a compatire i dolori di Gesù, come ha fatto lei; a sentirci in cuore un orrore più vivo del peccato, un desiderio più intenso di santità, un amore più generoso per Gesù Cristo e per la sua Croce.

2. Imitiamo Maria tacendo nelle avversità e avendo sempre pazienza.

3. Chiediamo a Gesù per mezzo di Maria aumento di pazienza perché la vita é dovere, patimento, continua lotta: militia est vita hominis super terram (Iob. 7). Siamo seguaci di Gesù Cristo Crocifisso il quale ammonisce tutti: «Chi vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso prenda la sua croce e mi segua» (Matt. 16, 24).
Attraverso la croce giungeremo al Cielo: «Per Crucem ad lucem».

Messa: Stabant juxta crucem... pag. 80.
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