Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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GIORNO QUARTO

Madre di Dio

S. SCRITTURA

Di tutti, grandi e piccoli, io conquistai i cuori. Tra tutti questi io cercai un luogo di riposo e decisi di dimorare nell'eredità del Signore. Allora il creatore di tutte le cose mi parlò e mi diede i suoi ordini, e colui che mi creò riposò nel mio tabernacolo, e mi disse: Abita in Giacobbe, tuo retaggio sia Israele, getta le tue radici tra i miei eletti.
Così ebbi fissa dimora in Sionne, e la città fu il luogo del mio riposo, e Gerusalemme fu la mia capitale. Gettai le mie radici in un popolo illustre, nella porzione del mio Dio, nel suo retaggio, ho presa dimora tra la moltitudine dei Santi. Mi sono elevata come cedro sul Libano, e qual cipresso sul monte Sion. Mi sono innalzata come platano nelle piazze lungo l'acqua. Come cinnamomo e balsamo aromatico mandai profumi, qual mirra finissima esalai soavissimo odore.

([cf. Vulgata] Sir. 24,11-13; 15-20).
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Confessiamo che Maria SS. è vera Madre di Dio, poiché da Lei nacque Nostro Signore Gesù Cristo, Dio e uomo. Così dice il Concilio di Nicea. Perciò S. Procolo dice che la Madonna fu l'albero d'incorrotta purezza, che portò il frutto per la salute universale: «Arbor incorruptae puritatis quae protulit salutis fructum».
Maria è chiamata l'Agnella che ci diede il Divino Agnello: «Agne pariens Agnum tollentem peccatum mundi» (S. Dionigi Aless.); «Agna quae Agnum vidit suspensum in cruce: l'Agnella che vide il suo agnellino sospeso sulla croce» (Giuseppe Innografo).
S. Giovanni Damasceno vede Maria raffigurata nell'arca di Noè: «Perché come l'arca di Noè conservò il seme per ripopolare la terra, dopo il diluvio, così Maria, perché ab aeterno destinata a Madre del Verbo Incarnato, conservò fecondo il nuovo seme di vita soprannaturale: Cristo Gesù».

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E' questa la ragione di tutta la grandezza di Maria: poiché tutti i privilegi, le grazie e i doni Le vennero concessi onde fosse degna Madre di Dio. E così, il potere, gli uffici, la gloria di Maria sono conseguenze della divina maternità.
Questa verità fu sempre predicata e ritenuta nella Chiesa, senza difficoltà, fino a Nestorio, l'infelice Patriarca di Costantinopoli, che per la poca pietà e grande temerità nelle sue cognizioni teologiche, negò ostinatamente la divina maternità di Maria. Egli insegnava che in Gesù Cristo vi sono due nature e due persone, la persona umana e la persona divina, e che Maria era solo madre della persona umana. Calpestava così il
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privilegio, che è fondamento di tutti i privilegi di Maria.
La Chiesa tutta insorse: l'errore era formidabile e la propaganda a mezzo del pergamo e fogli volanti, assai intensa. Maria sull'altra sponda del Mediterraneo, si era preparato l'Apostolo: S. Cirillo Patriarca d'Alessandria, successore di S. Atanasio. Egli a nome della Chiesa, ribatté fortemente il disgraziato Nestorio, vituperio della Cattedra di S. Giovanni Crisostomo. E scrisse contro Nestorio i terribili «Anatemi». Scrisse ancora le lezioni, che troviamo nell'Ufficio della Regina degli Apostoli, nelle quali inculca i benefici di Maria e la chiama lo «scudo della fede ortodossa».
Il superbo eretico si ostinò e nell'anno 431, fu convocato ad Efeso, la città di Maria, il terzo concilio ecumenico. S. Celestino Papa, delegò S. Cirillo a presiederlo. I Vescovi del Concilio e il popolo efesino aspettavano la definizione del dogma con divozione ansiosa e trepidante. Il Concilio definì dogma di fede cattolica che «la SS. Vergine è chiamata ed è veramente la Madre di Dio». A tarda ora della notte furono aperte le porte del Concilio e alla folla che si accalcava fu annunciata la condanna di Nestorio e la definizione della verità cattolica. Fu allora cantata l'Antifona «Salve o Vergine perpetua, tu sola tutte le eresie hai sempre infrante nel mondo intero».
Fu un'ovazione altissima, interminabile; per tutta la città s'improvvisò un'imponente fiaccolata e i Padri furono portati in trionfo, alle loro abitazioni. L'eresia era vinta; più nessuno osò negare a Maria il privilegio di essere Madre di Dio. Il Concilio aggiunse allora alla salutazione angelica la
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seconda parte: «Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori».
Nestorio fu esiliato e terminò miseramente i suoi giorni colla lingua rosa dai vermi e tutto infracidito. Cirillo per l'onore della Madonna sostenne il carcere a motivo di false accuse dei seguaci di Nestorio, ma il trionfo del dogma della divina maternità di Maria fu assicurato.

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L'Arcangelo Gabriele disse a Maria: «Non turbarti poiché hai trovato grazia presso Dio; da Te nascerà il Santo, il Figlio di Dio. Lo Spirito Santo discenderà in Te e la virtù dell'Altissimo ti adombrerà. E come tu diverrai Madre in modo miracoloso, così pure la tua parente Elisabetta, diventerà madre nella sua tarda età». Maria pronunziò il suo fiat. Ed in quel momento divenne una pisside aurea e vivente di Gesù, nascosto nel suo seno immacolato. «Pyxis nova unguentaria unguenti inexausti» dice S. Andrea Cret.; e S. Alberto Magno la chiama: «Pyxis aurea». Perciò quando Maria si portò nella casa di Elisabetta, questa, illuminata dallo Spirito Santo a conoscere il gran mistero, esclamò: «E che merito ho io, perché venga a visitarmi la Madre del mio Signore?».
I Magi venuti a Betlemme ebbero l'ineffabile gioia di trovare il Messia, come dice il Vangelo «Entrati nella casa trovarono il Bambino con Maria sua Madre» (Mt. 2,11). Quando Gesù, giunto sui dodici anni fu smarrito e ritrovato nel tempio, la Madonna lo interrogò: «Figlio perché ci hai fatto questo?» (Lc. 2,48).
S. Paolo ha parole decisive, concise, chiarissime: «Il Padre mandò il suo Figlio fatto di Donna, per salvare l'umanità» (Gal. 4,4).
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Perciò la Chiesa prega nella S. Liturgia: «Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte».

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Sono ben irragionevoli gli eretici che tentano strappare dal capo di Maria, il più prezioso fra tutti i suoi ornamenti. Dice a proposito un autore: «O nessuna delle donne può chiamarsi davvero madre, oppure anche Maria deve chiamarsi Madre di Dio. Il Signore crea l'anima e la infonde in ogni bambino: ora il Figlio di Maria chi è? non è Egli forse il Figlio di Dio stesso?».
S. Girolamo scriveva ad Eustachio: «Cerca d'imitare la purezza di Maria, perché è stata così sublime da meritare di essere la Madre del Signore». «La verga di Aronne che, posta davanti all'arca dell'alleanza, fu trovata il giorno appresso preziosamente fiorita, anzi con frutto maturo, è la figura più bella di Maria SS.ma che divenne Madre del più eccelso Figlio Gesù, senza perdere il candore verginale, producendo il frutto di vita Gesù Cristo» (S. Bernardo). S. Girolamo dice di Maria: «Virga cuius Filius Christus».

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Certamente: la dignità di Madre di Dio stupisce, non per l'impossibilità, ma per l'altezza. Dio tuttavia è infinitamente più grande di Maria ed è l'Autore di ogni grandezza concessa a Maria.
Dovremo perciò a Maria:
a) un'altissima stima, come a Colei che è Madre del Creatore e Signore dell'universo;
b) un grande rispetto, perché Dio l'ha voluta dotare di una dignità che ha dell'infinito;
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c) un profondo amore, avendoci dato Gesù che è tutta la nostra forza ed amore.

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Credere alla grandezza di Maria è il primo ossequio.
S. Gabriele dell'Addolorata si compose un Credo sulle grandezze di Maria.
Eccolo nelle sue parti sostanziali:
«Io credo, o Maria, che Voi siete la madre di tutti gli uomini... Credo che Voi siete la nostra vita e, dopo Dio l'unico rifugio dei peccatori... Credo che Voi siete il respiro dei Cristiani ed il loro aiuto, massime in morte... Camminando dietro a Voi, io non uscirò di strada, pregando Voi, io non sarò disperato; stando con Voi, non cadrò; non mi stancherò seguendo Voi, se mi sarete propizia... Credo e riconosco nel nome Vostro le stesse dolcezze che S. Bernardo considera nel nome di Gesù: giubilo nel cuore, miele nella bocca, armonia nell'orecchio... Credo che Voi siete la Cooperatrice della nostra Redenzione...; che tutte le grazie che Dio ci dispensa, passano per le vostre mani, e che nessuno può entrare in Cielo, se non passa per Voi, che ne siete la porta... Credo e vi ravviso per la paciera tra i peccatori e Dio per prendere gli uomini, e specialmente i peccatori, e darli a Lui... Credo che la Vostra devozione è segno certissimo dell'eterna salute... Credo che la vostra altezza è superiore a tutti i Santi ed Angeli e che Dio solo può misurarla... Credo che Dio vi abbia dotata in sommo grado di tutte le grazie e doni generali e particolari, conferiti a tutte le creature... Credo che la Vostra bellezza, supera la bellezza di tutti gli uomini e degli Angeli... Credo che voi sola adempiste
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perfettamente il precetto: Diliges Dominum Deum tuum e che i beati Serafini del Cielo potevano scendere ed imparare nel Vostro cuore il modo di amare Dio».

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«Scire et cognoscere Te, o Virgo Deipara, est via immortalitatis, et narrare virtutes tuas est via salutis: Il conoscerti, o Maria Madre di Dio è la via della vita immortale, e il propagare le tue virtù è la via della salute eterna» (S. Bonaventura).

PREGHIAMO MARIA

Per passar bene la giornata (o la notte):
Cara e tenera mia Madre Maria, tenetemi la vostra santa mano sul capo, custodite la mia mente, il mio cuore, i miei sensi, perché non m'imbratti di peccato.
Santificate i miei pensieri, affetti, parole ed azioni, perché possa piacere a Voi ed al vostro Gesù e Dio mio, e giunga al S. Paradiso con Voi. Gesù e Maria, datemi la vostra santa benedizione (s'inchina il capo dicendo): In nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Così sia.

Consacrazione a Maria:
Io sono tutto tuo e tutto quanto posseggo te l'offro, amabile mio Gesù, per mezzo di Maria tua SS. Madre.

DIVOZIONE A MARIA

I CINQUE MISTERI GAUDIOSI

I MISTERO. - L'Arcangelo Gabriele annunzia alla SS. Vergine l'Incarnazione di Nostro Signor Gesù Cristo e la sua elevazione a Madre di Dio.
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Maria accetta dichiarandosi una semplice serva del Signore. Impariamo e chiediamo la santa umiltà.
II MISTERO. La SS. Vergine Maria si porta con sollecitudine a visitare ed a servire S. Elisabetta. Ammiriamo e domandiamo la carità di Maria verso il prossimo.
III MISTERO. Gesù nato nella grotta di Betlemme vien deposto in una mangiatoia nella più squallida miseria. Raccolti innanzi al presepio incominciamo a stimare la virtù della povertà e chiediamola a Gesù ed a Maria.
IV MISTERO. Maria, sebbene non obbligata, presenta Gesù al Tempio ed adempie perfettamente quanto era prescritto per la purificazione. Consideriamo e chiediamo l'obbedienza della Santissima Vergine.
V MISTERO. Gesù viene smarrito, cercato con diligenza e ritrovato nel Tempio. Il peccato è la perdita di Gesù. Domandiamo la grazia di fuggire e detestare il peccato.
Nel primo mistero onoriamo Maria SS. come Madre di Dio; nel secondo come Mediatrice di grazia; nel terzo come guida a Gesù; nel quarto come guida del primo Sacerdote; nel quinto come modello di sollecitudine in ogni ufficio.
I Misteri Gaudiosi c'insegnano l'umiltà e la mortificazione della concupiscenza «superbia vitae».
Nel primo infatti consideriamo e chiediamo l'umiltà di Maria verso Dio del quale Ella si dichiara la serva;
nel secondo consideriamo e chiediamo l'umiltà di Maria verso il prossimo: infatti la SS.ma Vergine si reca con sollecitudine a servire S. Elisabetta;
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nel terzo consideriamo e chiediamo lo stato di umiltà e di povertà di Gesù e di Maria come appare nella capanna di Betlemme;
nel quarto consideriamo e chiediamo l'obbedienza di Maria, frutto di umiltà che osserva anche le leggi cui non è strettamente tenuta;
nel quinto consideriamo e cerchiamo l'umiltà di Maria nello smarrimento, ricerca, ritrovamento di Gesù nel Tempio.
Questi misteri si recitano specialmente il lunedì ed il giovedì.

ESEMPIO

S. CARLO BORROMEO

Chi si avvicina alla città di Milano, si rallegra vedendo splendere nelle nubi un'aurea statua, rappresentante la Vergine Immacolata. Essa sorge sulla guglia maggiore, sovrastante l'alta cupola di quel magnifico tempio che tanto onora l'Italia.
Entriamo nella maestà di quel sacro luogo, su cui stanno scritte le seguenti parole: «Mariae nascenti: alla natività di Maria». Discendiamo in quello «scurolo» ossia cappella sotterranea, che sta sotto l'altar maggiore, ove si venera e si conserva il corpo di uno dei più fervidi devoti di Maria SS., il glorioso S. Carlo Borromeo. Davanti alla venerata tomba di lui, che tante volte invocò Maria in quel tempio, ricordiamo i luminosi esempi della sua mirabile divozione alla celeste Madre. Ogni giorno il Santo, benché oppresso dalle molteplici cure della vasta Diocesi, recitava stando in ginocchio tutto intero, il Santo
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Rosario, e l'Ufficio della Madonna. Digiunava a pane ed acqua in ogni vigilia delle solennità di Maria. Al suono delle campane, al mattino, a mezzodì, e alla sera, ovunque si trovasse, anche in mezzo a pubbliche vie, fra piogge e venti, s'inginocchiava a recitare l'Angelus Domini.
Istituì la Confraternita del S. Rosario nel Duomo di Milano e ordinò che in tutte le prime domeniche di ogni mese, in ogni parrocchia si facesse solenne processione ad onore di Maria SS., cantando le Litanie Lauretane. Volle pure che in ogni chiesa parrocchiale vi fosse dipinta l'Immagine della Madonna, per ricordare ai fedeli che non si entra nella gloria eterna del Cielo senza invocare l'aiuto di Colei che giustamente la Chiesa chiama: «Janua caeli: porta del Cielo».
S. Carlo Borromeo creato Arcivescovo di Milano a soli 22 anni dal Pontefice Pio IV, sentì addossarsi il peso formidabile della croce pastorale. Ma non si sbigottì. Ricorse per tempo e con fiducia alla Tesoriera di tutte le grazie, e le disse: «Tu es fortitudo mea! Tu sei la mia fortezza!».
E difatti Carlo esperimentò ben presto quanto fosse potente il pregare Iddio per intercessione della Vergine SS. Un giorno, mentre genuflesso, recitava le orazioni della sera ed il S. Rosario, uno sciagurato, introdottosi clandestinamente tra i famigliari del Santo, scaricò sopra di lui, alla distanza di pochi passi, un colpo di archibugio. Al fragore del colpo, la preghiera si arresta, lo sbigottimento ed il terrore turbano profondamente gli astanti, e mentre da tutti si riteneva mortalmente ferito, il Santo, sorridente e tranquillo, fa segno con la mano di proseguire la preghiera.
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Appena finita, si alza e vede, con sua grande meraviglia, cadergli ai piedi la palla omicida, che lacerata appena la veste superiore, erasi prodigiosamente arrestata. Da tutti si levò un coro di lodi e di ringraziamenti alla Madonna, per aver salvato, con evidente miracolo, il Santo Pastore.

LODE

- Dal Cielo superno - un Angelo vien
s'incarna l'Eterno - di Vergine in sen - Ave.
- La Santa cognata - sen va a salutar
Maria che beata - si sente chiamar - Ave.
- E' nostro fratello - il Verbo divin
in povero ostello - Ci nasce bambin - Ave.
- Al Tempio s'affretta - la Madre a salir
e il duol che l'aspetta - si sente predir - Ave.
- Tre giorni di pene - la Vergine sta
ritrova il suo bene - nell'alma città - Ave.
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