Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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GIORNO VENTESIMOSECONDO

Ave Maria
PARTE PRIMA

S. SCRITTURA

Sei mesi dopo l'Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea detta Nazaret, ad una vergine sposata ad un uomo della casa di David, di nome Giuseppe, e la Vergine si chiamava Maria. Ed entrato da lei l'Angelo disse: Salute, o piena di grazia; il Signore è teco! Benedetta tu fra le donne! Ed essa turbata a queste parole pensava che specie di saluto fosse quello. E l'Angelo le disse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio; ecco, tu concepirai, e partorirai un figlio e gli porrai nome Gesù.
Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell'Altissimo; e il Signore Dio gli darà il trono di David suo padre; e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe; e il suo regno non avrà mai fine.
Allora Maria disse all'Angelo: Come avverrà questo se io non conosco uomo? E l'Angelo rispose: Lo Spirito Santo scenderà in te e la potenza dell'Altissimo ti adombrerà, per questo il Santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di
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Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, ha concepito anche lei un figlio nella sua vecchiaia, ed è già nel sesto mese, lei che era detta sterile; ché niente è impossibile davanti a Dio. E Maria disse: Ecco l'Ancella del Signore: si faccia di Me secondo la tua parola.
E l'angelo si partì da lei

(Lc. 1,26-38).

Dal Messale: Festa dell'Annunciazione.

«Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum, benedicta tui in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui, Jesus».
Questa è la preghiera più bella fra quante se ne rivolgono alla Madre di Dio.
Si divide in due parti: la prima si può chiamare lode; la seconda è una supplica.
La LODE è composta di parole scritturali, cioè di quelle dell'Arcangelo Gabriele allorché venne ad annunziare il mistero dell'Incarnazione: «Ave gratia plena, Dominus tecum» (Lc. 1,28) e delle parole di S. Elisabetta quando ricevette la visita di Maria: «Benedicta tu in mulieribus et benedictus fructus ventris tui» (Lc. 1,42).
Sono così alte queste parole che contengono in breve tutti gli elogi che si possono fare di Maria.
La SUPPLICA si compone di parole della Chiesa: «Sancta Maria, Mater Dei, ora pro nobis peccatoribus, nunc et in hora mortis nostrae. Amen».
Consideriamo la prima parte.
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1) Ave: è un saluto che suona come salve; indica un augurio di più larghe benedizioni ed insieme una felicitazione fra i molti beni che già si posseggono. Auguriamo a Maria che aumenti la sua gloria presso gli uomini, che dovranno ammirarLa, imitarla sempre più: vogliamo che si dilati il regno di Maria, perché ovunque si estenda e perfezioni quello di Gesù Cristo suo Figlio. Con Maria ci rallegriamo per i privilegi, virtù, dignità e gloria che Ella ha ricevuto dalla SS. Trinità.
Maria fu la prima creatura umana che dopo il peccato di Adamo ricevette il saluto: «La pace sia con te»; infatti Ella era in pace e amata da Dio per la sua grazia; Gesù Cristo conquistò e distribuì la pace agli uomini ed usava augurare la pace. Così parlano S. Gregorio Nisseno, San Germano, S. Giovanni Damasceno.
Dicono parecchi scrittori che «Ave» è il contrario di Eva, poiché l'Ufficio di Maria era quello di rifare ciò che Eva aveva disfatto: Sumens illud Ave, Gabrielis ore, funda nos in pace, mutans Hevae nomen.
Nell'aureo libro di San Tommaso d'Aquino, sulla Salutazione angelica è detto: Nel V. T. era già una gran cosa che gli Angeli apparissero agli uomini, e per questi un grande onore il poterli servire. Perciò il Genesi riferisce a gloria di Abramo l'ossequio e l'ospitalità da lui data agli Angeli. Ma che un Angelo ossequiasse una creatura umana, non si intese mai fino a che Gabriele salutando la Madonna le disse: Ave.
Questo accadde verso Maria per tre motivi: Maria era superiore agli Angeli per la dignità, per l'unione con Dio, per la pienezza della grazia.
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2) Gratia plena. L'Angelo non disse: Maria, che sei piena di grazia; ma la chiamò invece per antonomasia: la piena di grazia. Infatti Maria ebbe una pienezza relativa, che ammetteva l'aumento; ma tale pienezza escludeva lacune secondo l'attuale capacità e secondo l'altezza della sua vocazione. La grazia di Maria fu quello che è la luce nel giorno, che va crescendo, sebbene sempre piena e senza ombra.
S. Tommaso d'Aquino dice che la Madre di Dio fu piena sotto un triplice aspetto; e cioè: quanto all'anima, quanto al corpo, quanto alla umanità.
Quanto all'anima, poiché Maria poté, nella maniera più perfetta, stare lontana dal peccato, praticare ogni sorta di virtù ed in grado eroico, onde è chiamata la Regina dei Santi.
Quanto al corpo, poiché era tanta l'esuberanza della grazia in Lei che dall'anima si trasfondeva nel corpo, il quale pure fu santificato, perché doveva essere il degno tabernacolo del Figlio di Dio incarnato; anzi Maria doveva dare qualcosa del suo corpo per la formazione della Sacra Umanità di Gesù Cristo; la grazia dell'anima irradiava nel corpo la luce e la bellezza sua.
Quanto all'umanità, Maria ebbe pienezza di grazia che si effonde in tutti gli uomini, perché destinata Mediatrice universale. La grazia di ogni cristiano è grande quanto basta alla sua salvezza e santificazione; ma la grazia di Maria doveva bastare alla salvezza di tutti gli uomini; sotto il suo patrocinio si possono praticare da tutti le virtù! Perciò Maria è simboleggiata nel sole: «Electa ut sol» che illumina tutta la terra.
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3) Dominus tecum. Effetto della pienezza di grazia è l'unione con Dio. Dio abita nell'anima in grazia: «Si quis diligit Me sermonem meum servabit et Pater meus diligit eum, ad eum veniemus et mansionem apud eum faciemus. Chi mi ama osserva i miei comandamenti e il Padre mio lo amerà e verremo a lui e presso di lui staremo». (Gv. 14,23). L'Angelo quando pronunziava queste parole: Dominus tecum, non faceva quindi soltanto un augurio, ma constatava un fatto. Se Dio è in ogni luogo, lo è in modo speciale nella anima in grazia: il che si chiama: inabitazione di Dio in noi.
In Maria però, è in modo ben più perfetto che nei Santi, perché Ella possedeva una grazia singolare ed era amata da Dio più di tutti gli Angeli e Santi assieme. Unione più stretta con Dio è solo l'unione ipostatica nel Figlio di Dio incarnato.
Tutta la SS. Trinità, dicono perciò i SS. Padri, è in Maria, come nell'abitazione più onorata: la SS. Trinità penetra tutta l'anima, i pensieri, la volontà, il cuore di Maria. E' in Lei, prodigio più grande della sua potenza, splendore più luminoso della sua sapienza, come nel calore più intenso acceso da Dio. S. Tommaso d'Aquino dice perciò: «Hoc verbum: 'Dominus tecum' est nobilius verbum quod sibi dici possit: è la parola più nobile che possa dirsi a Maria». E S. Bernardo: «Né si trova in Voi solamente il Figlio, che vestite colla vostra carne; ma ancora lo Spirito Santo per la cui virtù concepite, e il Padre che generò Colui che Voi concepite. Con Voi è il Padre il quale ha fatto il Figlio vostro, il Figliuol suo; con voi è il Figlio il quale compie l'ammirabile
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mistero dell'Incarnazione; con Voi è lo Spirito Santo il quale, d'accordo col Padre e col Figlio, santifica il vostro seno verginale».

4) Benedicta tu in mulieribus. Dio è largo di benedizioni con i Santi; ma con la Madre sua è larghissimo. Davide diceva: «Il Signore è mio pastore, non mi manca nulla» [Sal 23,1]; perciò Gesù chiamava amici gli Apostoli: «Voi siete i miei amici» (Gv. 15,14); perciò li beneficò tanto. Tutte le creature, sebbene molto sante, sono amate come servi; Maria invece è amata come Madre. Gesù la chiamava veramente con questo nome che le faceva balzare in petto il cuore per la gioia. Maria perciò è la benedetta per eccellenza, secondo le parole di S. Elisabetta.
Nella S. Scrittura la maternità è considerata una benedizione divina; ma in Maria la maternità è di un ordine immensamente superiore e del tutto prodigioso. Perciò S. Elisabetta si stupiva: «E donde mai mi viene una tal fortuna che la Madre del mio Signore sia venuta a visitarmi?» (Lc. 1,43).
S. Tommaso dice che le maledizioni inflitte da Dio per il peccato di Adamo sono tre: quanto alla donna, quanto all'uomo, quanto ad entrambi. La Madonna fu immune da tutte e tre, anzi Ella contribuì a liberare gli uomini da esse. Per la maledizione, Eva sarebbe divenuta madre nel dolore e perdendo la verginità; Maria invece diventò Madre per opera dello Spirito Santo, conservando intatto il giglio verginale.
Per la maledizione Adamo fu assoggettato a mangiare il pane col sudore della fronte, ma la Madonna fu esente, perché vergine: e le vergini
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benché debbano soffrire, sono libere da tante preoccupazioni terrene, perché attendono a Dio solo e quando lavorano sovrabbondano di gaudio in ogni tribolazione.
Per la maledizione Adamo ed Eva morirono: anche Maria morì, ma la sua morte fu morte di amore e non pena del peccato; il suo corpo non andò soggetto allo sfacelo della morte, ma risuscitato, trovasi ora con quello del Figlio, glorioso in Paradiso.
«Veramente benedetta, dice S. Pier Crisologo, è Colei che fu più sublime del Cielo, più potente della terra, più grande dell'universo: Colei sola mantenne Chi il mondo intero non può contenere. Ella portò Colui che porta il mondo; generò il suo Creatore; nutrì Colui che nutre ogni creatura». 5) Benedictus fructus ventris tui, Iesus. Benedetto il frutto del tuo seno, Gesù. Gesù Cristo è il Benedictus, anzi il benedicente, la stessa benedizione; e dalla pienezza di Gesù ricevette benedizioni anche Maria: «De plenitudine eius omnes nos accepimus» (Gv. 1,16). Ecco perché S. Elisabetta vedendo tanto benedetta Maria, ne dava lode a Dio: «Benedetto è il frutto del tuo seno» (Lc. 1,42). Maria fu la benedetta per eccellenza.
Gesù Cristo è la benedizione: per gli Angeli, che secondo l'Apocalisse cantano a Lui: «Benedictio et claritas et sapientia et gratiarum actio» (Ap. 7,12). Per gli Ebrei, in mezzo ai quali è passato seminando benedizioni ricevendo il loro canto: «Benedictus qui venit in nomine Domini» (Mt. 21,9). Per tutti i cristiani, come si
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esprime S. Paolo: «Benedictus Deus et Pater Domini nostri Iesu Christi, qui benedixit nos in omni benedictione spirituali in coelestibus in Christo» (Ef. 1,3).
S.Tommaso d'Aquino fa un confronto tra il frutto che Eva mangiò e offrì ad Adamo, ed il frutto che Maria portò nel suo seno ed offerse al mondo.
«Tre cose, così il S. Dottore, desiderò Eva dal suo frutto. Fidandosi della falsa promessa del diavolo desiderò di diventare simile a Dio, a conoscenza come Lui del bene e del male. Invece peccando si trovò lontana da Dio perché a Lui ribelle, ed esule dal paradiso terrestre. Fu invece il frutto di Maria che ci riunì a Dio rendendoci simili a Lui, di una somiglianza che raggiungerà il colmo alla fine del mondo, quando Egli apparirà visibilmente, perché allora anche noi saremo l'immagine perfetta di Gesù.
«In secondo luogo, Eva desiderò diletto dal suo frutto, che stimò delizioso a mangiarsi. Invece, mangiatolo, si trovò immersa nella vergogna e nel dolore. Dolcissimo è il frutto di Maria, che mangiato specialmente nella S. Eucaristia, ci avvia sicuramente alle delizie della vita eterna.
«Eva formò anche lei dei sogni di bellezza attorno al suo frutto. Ma la vera bellezza sta in Gesù, frutto di Maria, perché di Lui è scritto che è il più bello dei figliuoli degli uomini, e con ragione, essendo Egli lo splendore dell'eterna gloria del Padre».
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DIVOZIONE A MARIA

IMMACOLATA CONCEZIONE DI MARIA

Dopo che il Verbo ha scelto questa singolare creatura come sua Madre, era consono alla sovrana santità di Dio, formarsi una genitrice in cui i tesori della grazia avessero il massimo splendore.
La tradizione ecclesiastica è unanime nel proclamare la sublime perfezione di quest'umile Nazarena; l'insegnamento della Chiesa, la credenza dei popoli, i documenti della Sede Apostolica hanno in varia guisa proclamato che l'augusta Madre di Gesù Cristo, sin dal primo istante della sua concezione, fu fatta santa e tutta pura, preservata dal peccato originale, per i meriti del Salvatore suo Figlio. E così, nella serie cronologica, con questo privilegio si inizia quella corona di gloria risultante dai misteri che si sono compiuti in Maria. La liturgia è tutto un inno di gioia, di ammirazione e di amore.

PREGHIAMO MARIA

Orazione: Dio, che per l'Immacolata Concezione della Vergine preparasti degna abitazione al Figlio tuo, ti preghiamo che, come in previsione della morte del medesimo tuo Figlio preservasti Lei da ogni macchia, così pure a noi concedi di giungere mondi, per sua intercessione, a Te.

Secreta: Ricevi, o Signore, l'Ostia di salute, che ti offriamo nella solennità dell'Immacolata Concezione della Vergine Maria, e come noi confessiamo che, prevenuta dalla tua grazia, Ella fu immune da ogni macchia, così, per sua intercessione, veniamo liberati da ogni colpa.
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Dopocomunione: I Sacramenti, che abbiamo ricevuti, Signore Dio nostro, guariscano in noi le ferite di quella colpa dalla quale preservasti miracolosamente l'Immacolato Concepimento di Maria.

ESEMPIO

S. TOMMASO DA CANTERBURY

San Tommaso da Canterbury aveva il pio uso di recitare sette AVE MARIA in onore delle sette allegrezze di Maria SS. su la terra: annunciazione, visitazione, Natale di Gesù, Epifania, Ritrovamento al Tempio, Risurrezione e Ascensione di Gesù al Cielo.
Gli apparve un giorno la Vergine e gli disse: «Tommaso, la tua divozione mi è carissima; ma perché vuoi tu ricordare soltanto le gioie da me provate sulla terra? D'or innanzi onora anche le allegrezze che godo in cielo». E S. Tommaso: - Ma come posso io conoscerle? - Maria rispose: «Reciterai sette AVE MARIA per commemorare l'onore che ricevo dalla SS. Trinità in Paradiso; l'eccellenza della verginità; lo splendore della gloria che viene dai Santi; la lode degli Angeli; l'accrescimento di gloria man mano che si applicano i frutti della Redenzione».
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LODE

Divina Madre del Redentore,
porta aperta del cielo
e stella del mare, soccorri
il popolo cadente, che anela
a risorgere: tu che generasti,
meraviglia della natura,
il tuo Santo Creatore, Vergine sempre,
mentre dalle labbra di Gabriele,
accogli il grande «Ave»,
dei peccatori abbi pietà.
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