GIORNO VENTESIMOSETTIMO
Salve Regina
IV
S. SCRITTURA
I miei occhi sono rivolti a Te, o Signore, e in Te spero, non togliermi la vita. Guardami dal laccio che mi han teso e dagli scandali degli operatori d'iniquità (Sal. 141,8-9).
Ecco che Egli viene sulle nubi, e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafissero, e a causa di Lui si batteranno il petto tutte le tribù della terra (Ap. 1,7).
Eja ergo Advocata nostra, illos tuos misericordes oculos ad nos converte.
Orsù dunque, Avvocata nostra, rivolgi a noi quegli occhi tuoi misericordiosi. S. Bernardino da Siena dice: «Per Virginem a capite Christus vitales gratiae in eius corpus mysticum transfunduntur. A tempore quo Virgo mater concepit in utero Verbum Dei, quamdam jurisdictionem obtinuit in omni Spiritus Sancti processione temporali, ita ut nulla creatura aliquam obtineat gratiam, nisi secundum ipsius prae matris
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dispensationem. Ideo omnia dona, virtutes et gratiae quibus vult, quando vult et quomodo vult, ab Ea dispensantur: Tutte le grazie vengono trasfuse dal Capo Gesù Cristo, nel suo corpo mistico per mezzo di Maria. Dal tempo in cui Ella concepì il Verbo di Dio, ottenne una certa giurisdizione su ogni azione dello Spirito Santo, così che nessuna creatura ottiene grazie se non secondo la sua disposizione. Perciò Maria dispensa i suoi doni, virtù e grazie a chi vuole, quando vuole e come vuole».
«Maria, dice S. Alfonso, è tutta occhi per scoprire le nostre infermità e soccorrerci». Ma la miseria da cui ci vuole liberare è il peccato, esso è il vero male del mondo: se Dio porta al mondo un odio infinito, Maria odia il peccato con un odio immenso, eterno, posto da Dio stesso nel suo cuore: «Inimicitias ponam inter te et mulierem» (Gen. 3,15).
Maria odia il peccato perché esso offende il Signore, maestà infinita.
Il peccato è un'ingratitudine somma alla bontà infinita di Dio; il peccato è un insipiente atto di audacia contro il potentissimo Dio, nostro Creatore, Governatore, Giudice. La S. Vergine ama Dio di amore grandissimo e altrettanto odia la offesa di Dio.
Il peccato rinnova la passione di Gesù Cristo: «Rursus crucifigentes Christum Iesum» (Eb. 6,6). Già sul Calvario, Maria vide quanto aveva sofferto Gesù per il peccato ma gli uomini non cessano di rinnovare al suo Divin Figlio per quanto sta da loro, non potendo più Egli né patire né morire, i flagelli, le spine, la crocifissione, l'agonia, la morte.
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Il peccato è la rovina dei figli di Maria, rovina spirituale e materiale. Dice lo Spirito Santo: «Se tu non vorrai ascoltare la voce del Signore, ecco che verranno sopra di te le maledizioni, l'agitazione e la minaccia sopra tutto quello che imprenderai a fare sino a che ti annienti e in brevissimo tempo di stermini» (Dt. 28,15).
Che dire poi della privazione del Paradiso, del castigo dell'inferno, dei rimorsi, ecc.?
Maria è venuta al mondo per rimediare al peccato, dandoci Gesù, del quale il Battista diceva: «Ecce Agnus Dei, ecce qui tollit peccata mundi» (Gv. 1,29). «Ut finem accipiat peccatum et deleatur iniquitas» (Dn. 9,24), era stato predetto.
I giusti su questa terra non sono esenti dalle tentazioni del demonio, vi sono soggetti al pari dei peccatori e forse più ancora, pel grande astio che ha il demonio, invidioso del loro bene; ma qual timore possono avere? Maria li copre col suo manto e li difende con amore. Ella è per loro quella torre davidica, contro cui tornano vane tutte le furie dei demoni; torre eccelsa che scopre da lontano i nemici; torre forte che ribatte ogni assalto, torre armata, perché «Mille clypeos pendent ex ea» (Ct. 4,4).
S. Giustina era vergine d'illibato candore; il demonio adoperò contro di lei tutte le arti per farla cadere, ma ella era divota di Maria e vinse. S. Vincenzo de' Paoli, fatto schiavo di turchi, si trovò per qualche tempo in casa di padroni infedeli, con ogni sorta di malvagi esempi; S. Ermenegildo sostenne le battaglie più terribili contro la fede; S. Martiniano si trovò nelle occasioni più seducenti; S. Ludovico visse tra i pericoli
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delle grandezze umane; ma perché ricoverati e custoditi in questa torre, riuscirono vittoriosi.
Maria ci esorta alla virtù come una buona madre; ora colle semplici ispirazioni, come quando suggerisce di reprimere quell'ira, di mortificare quella curiosità, di vincere virilmente la gola, o di praticare questa o quell'altra opera di carità o di penitenza; ora coll'infondere inaspettatamente una stilla di quelle consolazioni che inebriano l'anima e che rendono facile l'esercizio delle virtù; ora col sottrarre ogni tenerezza di affetto, lasciando l'anima nell'aridità. Ora lo fa con grazie speciali e prodigiose; così incoraggiò S. Margherita Alacoque a tollerare con pazienza le persecuzioni che la travagliavano; così ordinò a San Luigi e a S. Stanislao Kostka di farsi religiosi della Compagnia di Gesù; così a S. Maria Maddalena de' Pazzi e a S. Rosa di Lima insegnò la maniera di avanzare sempre più nella via della perfezione.
Maria sostiene i giusti onde perseverino. - Ella s'impegna presso Dio per ottenere ai giusti questo dono preziosissimo e stimola questi a chiederlo istantemente, perché sebbene la perseveranza sia dono del tutto gratuito, chi lo domanda come si conviene, la ottiene infallibilmente, avendo detto il Signore: «Quodcumque petieritis Patrem in nomine meo hoc faciam: qualunque cosa chiederete al Padre in nome mio voi l'avrete» (Gv. 14,13). Qual è lo scopo delle preghiere che fa la Vergine in Cielo, se non di vederci con sé beati per tutta l'eternità? Il Divin Redentore prima di cominciare la sua Passione, con tutto l'ardore dello spirito domandò all'Eterno
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Padre la santa perseveranza per i suoi discepoli: «Pater Sancte, serva eos» [Gv. 17,11]: Padre Santo, custodite questo drappello, affinché nessuno abbia a mancare:
Maria ha lo spirito di Gesù: perciò Ella prega anche così l'Eterno Padre: Pater Sancte, serva eos; serva eos da tutto ciò che può farli allontanare dalla tua grazia; serva eos nel tuo santo amore sino alla fine, acciocché possano tutti avere la corona preparata a chi persevera.
Se poi cadono in peccato Maria compie due uffici: li difende presso la divina Giustizia perché non li colpisca, e li invita alla conversione. Dice S. Alfonso: Se temi di ricorrere a Gesù Cristo perché ti spaventa la sua divina maestà e vuoi un altro avvocato presso questo mediatore, ricorri a Maria. Ella intercederà per te presso il Figlio. E S. Bernardo conclude: «Filioli, haec peccatorum scala, haec maxima mea fiducia, haec tota ratio spei meae. Questa Divina Madre, è la scala dei peccatori, è la massima mia confidenza, tutta la ragione della mia speranza».
«Maria, dice Ugone Cardinale, è la grande paciera che ottiene da Dio e fa trovar la pace ai nemici, la salute ai perduti, il perdono ai peccatori, la misericordia ai disperati: Ipsa reperit pacem inimicis, salutem perditis, indulgentiam reis, misericordiam desperatis».
Maria è raffigurata nella colomba di Noè, la quale uscendo dall'arca portò nel suo becco il ramo d'ulivo, segno della pace che Dio concedeva agli uomini. Le dice S. Bonaventura: «Tu enim es illa fidelissima columba Noë, qua inter
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Deum et mundum diluvio spirituali submersum mediatrix fidelissima extitisti».
Maria stimola i peccatori alla conversione. - Studia le vie più efficaci, i momenti più opportuni, ed ora con un buon pensiero li invita ad abbandonare il peccato, ora con un raggio di luce inaspettato fa loro conoscere il disordine della loro vita e sentire il peso delle loro colpe. Se ciò non basta, li sprona con aspri rimorsi, che tormentandoli dì e notte danno loro la spinta a cercar Dio. Quanti protestarono con le lacrime agli occhi di riconoscere da questa Madre quel pensiero, quella ispirazione, o quel rimorso che li condusse a Dio! Li stimola colla vista delle sue immagini, con qualche libro divoto, colle tribolazioni, con le esortazioni di un amico fedele, col liberarli da qualche pericolo.
Giunge perfino a raccomandarli ai confessori, come più volte accadde a S. Filippo Neri, a S. Francesco di Geronimo, a S. Gaetano.
Li accoglie appena ritornano. - Gesù non ha rigettato veruno, anzi si è protestato di essere venuto a salvare i peccatori: «Veni... salvum facere quod perierat: son venuto a salvare ciò che era perduto» (Lc. 19,10). Maria a somiglianza di Gesù li ha sempre accolti pietosamente e si è protestata di essere la loro Madre: ego sum mater peccatorum volentium se emendare: io sono la Madre dei peccatori che vogliono emendarsi.
Ella gode di essere tenuta per Madre dei peccatori; sa che essi sono i figliuoli più miserabili e perciò più bisognosi della sua carità, rammenta che Gesù moribondo li affidò al suo materno cuore.
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Dice il divoto Bernardino da Bustis: «Non temere, peccatore, ch'Ella ti rigetti: Ne diffidas etiamsi commisisti omnia peccata; sed secure ad istam gloriosissimam Dominam recurras. Invenies eam in manibus plenam misericordia et largitate». Che vuoi di più? S. Efrem la chiama hospitium peccatorum; S. Bernardo scala peccatorum; San Lorenzo Giustiniani spes delinquentium, e S. Tommaso da Villanova, via brevior et facilior perveniendi ad Deum, per dimostrare ch'Ella è pronta ad accogliere i peccatori anche più perduti.
La gloria più grande di Maria però è quella di cambiare i peccatori in santi. - «Tu vero consolidas vulneratos, ad salutem perducis aegrotos, et non solum mater sed etiam medicina facta es miserorum». E non si restringe a questo la sua carità; non solo li rimette sulla buona via e impetra loro il perdono dei peccati, ma se essi non vi si oppongono, mira a cambiarli in vasi di elezione, a farli santi.
Quanti favori ha concessi a Margherita di Cortona che era stata una peccatrice scandalosa! E che ha fatta di quella Maria Egiziaca sì famosa per le sue dissolutezze? uno specchio di santità. Che ha fatto di quel Guglielmo di Aquitania sì noto per le sue crudeltà? un gran santo; e così molti altri.
Maria è dunque e sempre per tutti i peccatori: l'avvocata potente, universale, pietosa. - Forse che invano la Chiesa vi nomina, o Maria, la sua Avvocata e il rifugio dei miseri? Dice Guglielmo Parisiense: «An falso et inaniter vocat te omnis Ecclesia advocatam suam et miserorum refugium? Le mie colpe non vi trattengono dall'adempiere
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il grande ufficio di avvocata fra gli uomini e Dio; Absit ut peccata mea possint suspendere te a tam salubri officio pietatis; quo et advocata es et mediatrix hominum, post Filium tuum spes unica et refugium tutissimum miserorum. Tutto quanto, avete di grazia e di gloria, l'avete per i peccatori, poiché per essi, il Verbo Divino vi ha fatta Sua Madre: Totum sequidem quod habes gratiae, totum quod es Dei, si fas est dicere, peccatores tibi condulerunt».
Lungi da noi il pensare che Ella abbia a negare la sua misericordia ad alcun peccatore. «O Maria il vostro ufficio è di far la paciera fra Dio e gli uomini, venite in aiuto anche a me perché la vostra pietà è maggiore di tutti i miei peccati: Officium ergo tuum est te mediam interponere inter ipsum et homines. Moveat te, gloriosa Dei Mater, benignissima misericordia tua, quae maior est incogitabiliter omnibus vitiis meis et peccatis».
«Consolatevi dunque, o pusillanimi, dice San Tommaso da Villanova; respirate e fate animo, o miseri peccatori; questa gran Vergine che è Madre del vostro Giudice è anche l'avvocata dell'umano genere: avvocata idonea, che può quanto vuole Dio: sapientissima, che sa tutti i modi di placarlo: universale, che tutti accoglie, e non ricusa di difendere alcuno: Consolamini pusillanimes, respirate miserabiles, Virgo Deipara est humani generis advocata idonea, sapientissima, universalis».
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DIVOZIONE A MARIA
SS.MO ROSARIO DELLA BEATA VERGINE MARIA
La tradizione vuole che Maria apparendo a S. Domenico gl'ingiungesse di predicare al popolo cristiano la divozione al santo Rosario come mezzo possente a reprimere l'errore ed il vizio. Il santo adempì fedelmente la sua missione che fu coronata da pieno successo. La Chiesa raccolse poi da questa divozione i più abbondanti frutti tra cui la celebre vittoria navale riportata dai cristiani sui Turchi a Lepanto il 7 Ottobre 1571, mentre S. Pio V e tutta la cristianità con fervore invocavano la Divina Madre, col S. Rosario. In memoria di tanto beneficio, Gregorio XIII alla festa della vittoria sostituì quella del Rosario da celebrarsi la prima domenica di ottobre. Una nuova vittoria riportata da Carlo VI sui Turchi nel 1716 e la liberazione di Corfù, mentre la confraternita del Rosario faceva a Roma pubbliche preghiere, determinarono Clemente XI a rendere universale la festa della Madonna del Rosario, con ufficio proprio e rito doppio maggiore. Leone XIII ordinò la recita pubblica del Santo Rosario durante il mese di ottobre, fece aggiungere alle Litanie l'invocazione: Regina Sacratissimi Rosarii e ne innalzò la festa a rito doppio di 2.a classe, concedendo Messa e Ufficio proprio. Finalmente Pio X fissò la festa del 7 Ottobre.
La pietà del popolo cristiano ha molto cara e famigliare questa devozione che innesta così bene la memoria dei misteri di Gesù con quelli della Sua Madre benedetta.
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PREGHIAMO MARIA
Orazione: O Dio, il cui Unigenito con la sua vita, morte e risurrezione ci ha guadagnato il premio della eterna salute, concedici, te ne preghiamo, che richiamando alla mente, col SS. Rosario della B. Vergine, questi misteri, imitiamo ciò che contengono e conseguiamo ciò che promettono.
Secreta: Facci degni, te ne preghiamo, Signore, di presentarti convenientemente queste offerte e fa' che attraverso i misteri del sacratissimo Rosario ci richiamiamo alla mente in tal maniera la vita, la passione e la gloria del tuo Unigenito da essere fatti degni delle sue promesse.
Dopocomunione: Ci soccorrano, te ne preghiamo, o Signore, le preghiere della tua santissima Madre, della quale celebriamo il Rosario, affinché conseguiamo la virtù dei misteri che celebriamo, e otteniamo gli effetti dei Sacramenti che abbiamo ricevuto.
ESEMPIO
Mai i popoli cristiani sono ricorsi indarno a Maria.
La Spagna, che deve a Lei la salvezza, e si onora essere singolarmente il Regno di Maria, anche nell'ultima guerra mondiale, quando gemeva sotto i Mori sperimentò il suo soccorso. Tra gli altri nel 718 avvenne questo fatto. Il Re Pelagio, con soli mille uomini, s'era trincerato in una spelonca, giudicata inaccessibile. Alamano con ben 80 mila Mori, si slanciò alla espugnazione della grotta dove Pelagio e i suoi invocavano a gran voce l'aiuto di Maria. I sassi e le saette piombavano addosso agli assalitori che furono costretti a precipitosa fuga. Inseguiti da Pelagio ne
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rimasero ventimila uccisi sul campo di battaglia con lo stesso generale, e gli altri perirono affogati nel fiume Reva, uscito dal suo letto e sepolti dal monte, scosso da tremendo terremoto. Un prodigio simile si rinnovò nel 1583 nella Festa della Purificazione della Vergine, quando 300 soli Portoghesi, con 30 mila Etiopi, riportarono la più segnalata vittoria contro un esercito d'un milione e 200 mila soldati del Re d'Angola, che morirono quasi tutti o per le proprie saette, o perché travolti in una voragine. Ricordando anche Lepanto e Vienna, non temiamo né per noi, né per il mondo cristiano: onoriamo sempre più la Vergine: in nessun pericolo ci mancherà il suo aiuto infallibile.
LODE
Su corriamo fidenti e lieti
presso il trono di Maria:
è di Dio la Madre pia,
è dei cieli la Regina.
Su cantiamo: gloria, gloria
alla Madre nostra ancora,
Ella è Madre del Signor;
è Regina d'ogni cuor.
Sei degl'infermi - saluto e balsamo
degl'infelici - conforto e giubilo:
col cuor in lacrime - vengo ai tuoi piè,
Madre dei miseri - pietà di me.
Non ci turbi delle colpe il ricordo
tanto ingrato: ha Dio stesso a Lei
donato di pietà viva sorgente.
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Maledetto chi non fida nell'immensa tua bontà!
Terga il pianto, ognun s'incori che per Lei perdono avrà.
Sei degl'infermi, ecc.
Sul suo manto tutto azzurro una stella d'or risplende:
oh, beato chi di te intende l'alto mistico valore!
E' Madre lucente Stella per ogni alma a Lei fedel
della vita nei perigli ci conforta e guida al ciel.
Sei degl'infermi ecc.
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