Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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GIORNO VENTESIMONONO

Salve Regina
VI

S. SCRITTURA

O Dio, ascolta il mio grido, porgi l'orecchio alla mia preghiera.
Dall'estremità della terra a te grido, tra gli affanni del mio cuore: tu esaltami sulla pietra, tu guidami.
Poiché tu sei diventato la mia speranza, la torre inespugnabile contro il nemico.
Abiterò sempre nel tuo tabernacolo, mi rifugerò all'ombra delle tue ali.
Tu, o Dio, esaudisci la mia orazione, dai l'eredità a quelli che temono il tuo nome.
Così per tutti i secoli canterò lodi al tuo nome per adempiere di giorno in giorno i miei voti
(Sal. 60,1-6.9).

E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno... Dice S. Bernardo: Maria è un canale pieno, affinché dalla sua sovrabbondanza tutti possiamo godere. Prima che
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nascesse la SS. Vergine non vi fu per tutti questa corrente di grazia, mancando tale acquedotto; ma poi è stata data al mondo Maria acciocché da questo canale, il cui corso doveva essere continuo, tutti ricevessero. «Plenus aquaeductus, ut accipiant caeteri de eius plenitudine. Ideo tanto tempore defuerunt omnibus fluenta gratiarum. quia nondum intercesserat hic aquaeductus. Ad hoc data est ipsa mundo, quasi aquaeductus, ut per ipsam a Deo ad homines dona coelestia iugiter descenderent».
1) La divozione a Maria è moralmente necessaria; 2) Maria ci libera dal Purgatorio; 3) Il divoto di Maria si salva.

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I. Necessità della divozione a Maria. La grazia suprema che intendiamo ottenere con certezza da Maria è il Paradiso.
L'intercessione dei santi e della Madonna è utilissima; questo è insegnato dalla fede specialmente dal Concilio di Trento. Parlando della S. Vergine, secondo la comune sentenza della Chiesa, affermiamo che la divozione verso di Lei è moralmente necessaria alla nostra eterna salvezza. Gesù Cristo è intercessore di giustizia, Maria interceditrice di grazia. Gesù Cristo distribuisce la grazia che è propria, Maria la consegna ai divoti ricevendola da Gesù Cristo.
La divozione a Maria secondo S. Anselmo è necessaria: «Ut dignitas intercessoris suppleat inopiam nostram. Unde, Virginem interpellare, non est de divina misericordia diffidere, sed de propria indignitate formidare: affinché la dignità dell'intercessore supplisca alla nostra deficienza
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Onde, pregare la S. Vergine, non è diffidare della divina misericordia, ma temere della propria indegnità».
Insegnano questa dottrina: S. Agostino, San Alfonso, S. Germano, S. Anselmo, San Giovanni Damasceno, S. Bonaventura, S. Antonio, S. Bernardino da Siena ed oggi tutti i teologi.
S. Alfonso scrive: Chi non crede a questo insegnamento si dimostra ben poco divoto di Maria; ed io non voglio essere di questi, né vorrei che lo fosse il mio lettore; ma tutto quanto si può credere delle grandezze di Maria, tutto pienamente e fermamente lo credo e vorrei che ognuno lo credesse. Questo è, un bell'ossequio a Maria, secondo Ruperto Abate: «Eius magnalia firmiter credere» (De laudibus Virg.).
La divozione a Maria, è moralmente necessaria perché il Signore salva ognuno in particolare, come salvò l'umanità in generale. Ora Dio volle associare all'opera della Redenzione Maria Santissima. In tre modi dice il Padre Suarez Maria ha cooperato alla nostra salvezza: primo coll'aver Ella meritato de congruo l'Incarnazione del Verbo; secondo, coll'essersi molto impegnata, mentre viveva, a pregare per noi; terzo coll'aver sacrificata volentieri la vita dell'Amatissimo Figlio per la nostra salute. Gesù, nei Sacramenti, dal Tabernacolo, nella Chiesa applica i suoi meriti ad ognuno in particolare, redimendo dalla colpa e dalla pena; Maria coopera con la preghiera e con la distribuzione: «Auxiliatrix nostrae justificationis, quia Deus omnes gratias faciendas Mariae commisit: ausiliatrice della nostra giustificazione poiché Dio costituì Maria dispensiera di tutte le grazie».
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Ancora: questa divozione ci è moralmente necessaria per le massime difficoltà in cui viviamo: l'uomo è «in deterio commutatus, secundum animam et secundum corpus», e rassomiglia a una barca sconquassata; il mare, cioè il mondo, che deve attraversare è assai pericoloso, poiché l'acqua è agitata da venti e vi sono molti scogli; innumeri le insidie delle navi nemiche mosse dal demonio; facilmente poi le tenebre dell'ignoranza e del dubbio nascondono la stella polare... Occorre quindi, in pratica, non una grazia assolutamente necessaria, ma moralmente. Occorre una grazia sovrabbondante, copiosa. Ebbene: per la divozione a Maria avremo questa sovrabbondanza di grazia, di aiuti, di misericordia per vincere il nemico e giungere al porto della salvezza.
In ultimo, afferma e prova S. Anselmo: «E' impossibile che si danni un divoto di Maria, che fedelmente la ossequia ed a Lei si raccomanda». Ciò si capisce, si applica ai veri divoti, che vogliono emendarsi dai difetti, non già a chi si abusa della divozione per più peccare. Perciò Sant'Anselmo scrive: «Come chi manca alla divozione e protezione di Maria è impossibile che si salvi; così è impossibile che si danni chi prega la Madonna, ed è da Lei protetto». «Virgo benedictissima, sicut impossibile est ut a Te adversus et a Te despectus salvetur; ita ad Te conversus et ad Te respectus impossibile est ut pereat». Né solo questo vale per i giusti ma ancora per i peccatori: «Quantumcumque quis fuerit peccator, si Mariae devotus extiterit numquam in aeternum peribit», dice S. Ilario. Onde S. Giovanni Damasceno saluta Maria terrore dei demoni, speranza dei
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cristiani, fiducia sicura: «Salve inferorum formido, Christianorum spes, certa est fiducia tua».
«Dunque, o Madre nostra, diciamole con San Germano, che ne sarà di noi se siamo peccatori, ma vogliamo emendarci e ricorriamo a voi che siete la vita dei cristiani? Noi, Signora, udiamo S. Anselmo il quale dice che non si dannerà colui per il quale una sola volta Voi impegnerete le vostre preghiere. Aeternam damnationem non sentiet ille pro quo semel oraverit Maria. Pregate dunque per noi e saremo salvi. Chi mai mi dirà che quando io sarò presentato al divin tribunale non avrò favorevole il giudice, se nella mia causa avrò Voi a difendermi, o Madre di misericordia? Così appunto dice Riccardo di S. Vittore. «Si accedam ad iudicium et Matrem misericordiae in causa habeo mecum, quis iudicium degenerabit propitium?».

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II. Efficacia della divozione a Maria. La divozione a Maria è mezzo per scampare dal Purgatorio e gioverà assai a mitigare le nostre pene e quelle delle sante anime a pro delle quali ce ne serviremo.
S. Alfonso dice: «Le anime purganti sono soccorse dalla SS. Vergine molto di più che le anime viventi ancora sulla terra. Infatti quelle sono più degne di misericordia, non potendosi aiutare e salvare da se stesse».
E S. Bernardino da Siena: «In quel carcere di anime Spose di Gesù Cristo, Maria ha un dominio, sia per sollevarle, come per liberarle: B. Virgo in regno purgatorii dominium habet».
La Chiesa ha approvato l'istituto religioso di
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«Nostra Signora del Suffragio», che ha lo scopo di pregare Maria SS. per le anime Purganti. Queste Suore la chiamano Regina del Purgatorio e madre di quelle anime sante. a) Maria consola le anime purganti. S. Bernardino da Siena applicando le parole dell'Ecclesiastico: Camminai nei flutti del mare [cf. Gb. 38,16], commenta: le pene del purgatorio si chiamano flutti del mare perché sono transitorie, a differenza delle pene dell'inferno che non finiscono più; e si dicono flutti del mare perché sono veramente amare.
Maria SS. si reca spesso a visitare le anime purganti gementi fra quelle grandi pene per sollevarle. «Visitandole e soccorrendole dimostra il suo affetto per esse, perché figlie carissime: scilicet et subveniam necessitatibus et tormentis devotorum meorum, qui filii mei sunt».
Maria SS. soccorre tutte le anime purganti, ma le prime a ricevere soccorso e sollievo sono quelli dei suoi divoti: «Vedi quanto sia importante essere divoti di questa Madre. Ella non sa dimenticare le anime cadute nel Purgatorio, e sebbene a tutte porti sollievo, tuttavia è più sollecita pei suoi divoti»; così scrive il Novarino.
S. Bonaventura pone sulle labbra di Maria SS. le parole: «Io ho penetrato il profondo dell'abisso del Purgatorio per sollevare con la mia presenza quelle anime sante».
S. Vincenzo Ferreri dice: «La SS. Vergine è cortese e benigna verso le anime che penano nel Purgatorio, per mezzo suo esse ricevono incessanti conforti e refrigerio» (Sermo 2 de Nat.).
b) Maria libera i suoi divoti dal Purgatorio.
Gersone afferma che il giorno dell'Assunzione
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fu vuotato tutto il Purgatorio, le anime colà trattenute fecero trionfale corteggio a Maria SS.ma nell'entrare in Cielo. Fin dall'allora, la B. Vergine ebbe il privilegio di liberare i suoi servi da quelle pene: asserisce perciò S. Bernardino da Siena, che la beata Vergine ha il potere di liberare le anime dal Purgatorio, specialmente quelle a Lei devote: «ab iis tormentis liberat B. Virgo maxime devotos suos».
Singolare privilegio è la promessa fatta da Maria SS. al Papa Giovanni XXII. Gli comparve mentre egli stava pregando rivestita di luce tenendo fra le mani l'Abitino del Carmine. Tra l'altro gli disse: «Se fra i religiosi od i Confratelli del Carmelo vi sono di quelli che per le loro colpe sono condotti nel Purgatorio, io come una tenera Madre, scenderò in mezzo ad essi il sabato dopo la loro morte e li condurrò sulla santa Montagna della vita eterna». Così il Pontefice fa parlare Maria nella celebre bolla del 3 Marzo 1332, comunemente chiamata Bolla Sabatina. La chiude poi con queste parole: «Accetto dunque questa santa indulgenza, la ratifico e la confermo sulla terra come Gesù Cristo l'ha graziosamente concessa in Cielo, per i meriti della SS. Vergine». In seguito, questo privilegio è stato confermato da innumerevoli Bolle e decreti dei Sommi Pontefici.
Tale è la divozione del Santo Scapolare assai sostanziata dalla pratica delle anime pie in tutta la cristianità, dal testimonio di ventidue Papi, dagli scritti d'innumerevoli autori e da miracoli moltiplicatisi da seicento anni; tanto che dice Benedetto XIV: «Colui il quale osasse portare in dubbio la solidità della divozione dello
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Scapolare o negare i privilegi, sarebbe un orgoglioso sprezzatore della religione».
Per godere di tal privilegio bisogna osservare le seguenti condizioni: 1) custodire la castità conveniente al proprio stato e recitare il piccolo Ufficio della B. Vergine. Coloro che recitano l'Ufficio canonicale soddisfano con questo, quelli poi che non sanno leggere devono, invece dell'Ufficio, osservare i digiuni prescritti dalla Chiesa e osservare l'astinenza tutti i mercoledì, venerdì e sabato; in caso di necessità, l'obbligo dell'Ufficio, l'astinenza ed il digiuno possono essere commutati in altre opere pie da chi ne ha la facoltà.
Gli annali dei Carmelitani riferiscono grande numero di fatti miracolosi che confermano la promessa fatta dalla Regina del Cielo. S. Teresa, in una delle sue opere, dice d'aver veduto un'anima liberata nel primo sabato per aver osservato fedelmente in tutta la sua vita le condizioni della Sabbatina.
Per questa pietà materna di Maria, la Chiesa affida a Lei la causa di tali anime gementi, ut quae ex hoc saeculo transierunt, beata Maria semper Virgine intercedente cum omnibus Sanctis, ad perpetuae beatitudinis consortium pervenire concedas: affinché le anime di coloro che sono uscite da questo mondo per intercessione della beata Vergine Maria e di tutti i santi, raggiungano il luogo della beatitudine eterna.

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III. Come, quando praticare la divozione a Maria. Potremo qui considerare che chi è molto divoto di Maria si fa santo. Il modo è così spiegato
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da S. Metodio il quale dice a Maria: «Voi, o grande Madre, siete il principio, il mezzo e il compimento della nostra felicità: Tu festivitatis nostrae principium, medium et finis».
a) Maria è principio, perché ci fa trovare la grazia. Il peccatore che ricorre a Maria ottiene la conversione: Maria Egiziaca, Alfonso Ratisbonne, S. Margherita da Cortona e tanti altri, sono esempi, che confermano.
Vi è un periodico che riporta continuamente tali fatti, organo dell'arciconfraternita del Sacro Cuore di Maria per la conversione dei peccatori; vi è il libro intitolato «Maria e le conversioni» che lo conferma con tanti fatti; vi è inoltre la quotidiana esperienza che ce lo fa constatare. Conversioni di eretici, turchi, pagani; conversioni di apostati, scismatici, protestanti; conversioni di increduli, bestemmiatori, comunisti. «Qui speravit in illa, porta coeli reservabitur: il cielo viene aperto a chi spera in Maria», dice S. Bonaventura, mentre S. Germano scrive: «Peccatores per te Deum exquisierunt et salvi facti sunt: i peccatori che hanno cercato il Signore pregandoti, o Maria, si sono salvati».
Ricorrano con cuore umile a Maria i peccatori, si gettino ai suoi piedi, chiedano con ogni insistenza la sua misericordia; l'otterranno. Scrisse infatti S. Bernardo: «Maria certissima est signum salutis aeternae consequendae: Maria è segno sicuro di eterna salvezza».
b) Maria è il mezzo della nostra salvezza. Infatti per Maria l'innocente conserva la stola battesimale, ed il convertito persevera nella buona via.
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S. Bernardino da Siena ancora bambino si trovava in pericoli gravissimi. Difatti il 1400 fu una desolazione per i costumi d'Italia. A curare tanto guasto, Dio eleggeva appunto questo santo.
Rimasto orfano di madre a tre anni, e di padre a sei, fu raccolto da una cugina, Tobia, gelosissima della virtù. A 11 anni fu portato a Siena.
Un giorno Bernardino, disse alla cugina: «Sai ch'io sono tanto innamorato di una bellissima signora che darei volentieri la vita per goder della sua presenza, e che, se passassi un giorno senza vederla non potrei chiudere occhio nella notte?».
Tobia stupì: e nella sua meraviglia volle tener d'occhio segretamente il cuginetto.
Bernardino si portò un giorno presso porta Camollia, dove si venerava una bella immagine della Madonna degli Angeli: s'inginocchiò, si raccolse, compì una pratica divota e tornò a casa. Continuò ad assicurarsi del fatto per diversi giorni e finalmente ne volle la confessione dalla bocca del fanciullo.
L'innocente e casto Bernardino non nascose: «Cugina mia, poiché così tu vuoi, ti manifesto il segreto. Io sono acceso d'amore per la beata Vergine Maria, Madre di Dio». E conservò per tutta la vita la divozione a questa immagine, la quale si venera ora a Siena nella Chiesa di S. Luca.
Maria custodì fra le spine il giglio di verginità e la stola battesimale di Bernardino, il quale abbandonato gli studi profani, ricevette e coltivò la vocazione alla vita religiosa e all'Apostolato
c) Maria fine nella santificazione. S. Francesco di Sales a Parigi, consacrò la sua purezza alla B. Vergine nella Chiesa di S. Stefano dei Greci.
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Egli era chiamato ad essere il soave direttore di spirito, che facilita la vita della perfezione: il Dottore della divozione e della pietà. Ma lo aspettava una dolorosa prova. Francesco che amava tanto il Signore, diventò insensibile, arido nelle vita spirituale... l'opprimeva il terrore di non essere in grazia di Dio... La tentazione durò sei settimane e s'impossessò del suo animo la convinzione di essere dannato! Il giovane nella lotta intristì così gravemente che il custode lo credette perduto. Ma le anime dei giusti non hanno da perdersi. Un giorno Francesco entrò in S. Stefano dei Greci, e, nell'abisso dello sconforto andò diritto all'altare della Madonna e pianse a dirotto: recitò la dolce preghiera di S. Bernardo: «Ricordatevi, o piissima Vergine Maria. ecc.» e soggiunse: «O Dio, se è decretato ch'io non vi ami in Cielo, fate almeno ch'io vi ami sulla terra con tutte le mie forze». La Madonna l'esaudì. L'incubo cadde, e Francesco ricuperò salute e letizia: alla grazia della liberazione, seguì la grazia della vocazione.
Scrisse «La Filotea», «Il Teotimo», che dedicò a Maria, libri sapienti, nei quali fa risplendere e spiana il metodo della vita spirituale.
Ogni anno alla Purificazione rinnovava il voto di castità, e ogni giorno per voto recitava il Santo Rosario intero.
S. Luigi, S. Stanislao Kostka, S. Giovanni Berchmans sono tre gigli fioriti all'ombra di Maria, rimasti sempre intatti e profumati sotto la protezione benefica della Madre di Dio.
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DIVOZIONE A MARIA

SACRA MEDAGLIA DI MARIA IMMACOLATA

Nel 1830 Maria SS. apparve alla piissima giovane Zoe Labourè, novizia delle Figlie della Carità a Parigi, e le ingiunse di far coniare una medaglia secondo l'esemplare ch'Ella le mostrò. L'umile suora adempì il desiderio della Madre Celeste e tanti e tali furono i prodigi operati da questa medaglia che il popolo la chiamò senz'altro «Miracolosa».
I miracoli che Maria opera per mezzo della medaglia miracolosa sono specialmente conversioni di peccatori, i più ostinati: e se talvolta guarisce anche il corpo, ciò lo fa in vista della salvezza dell'anima.

PREGHIAMO MARIA

Orazione: Signore Gesù Cristo, il quale volesti che la beatissima Vergine Maria, tua Madre Immacolata fin dalla sua concezione risplendesse per gl'innumerevoli miracoli, concedici, che implorando continuamente il suo patrocinio, conseguiamo le gioie eterne.

Secreta: Per intercessione della B. Vergine Maria, per le cui preghiere Gesù Cristo tuo Figliuolo fece il primo miracolo, concedici, o Signore Iddio, di celebrare con purità di cuore il Sacramento del Corpo e del Sangue dello stesso tuo Figliuolo, in modo che meritiamo di partecipare all'eterno convito.

Dopocomunione: Signore Iddio onnipotente, che hai voluto che noi ottenessimo tutto dalle mani della Madre Immacolata del tuo Figliuolo concedici di schivare con l'aiuto di una Madre così potente i pericoli del tempo presente e di conseguire la vita eterna.
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ESEMPIO

UNA CONVERSIONE SUL LETTO DI MORTE

Nel 1856 nella Parrocchia della Madonna in Parigi, una persona sconosciuta chiedeva premurosamente del Curato per apprestare i conforti religiosi ad un infermo, ch'era in fin di vita. Il Curato corse alla casa del moribondo. Entrato nell'appartamento, si fece innanzi al ministro di Dio, una giovane figlia, la quale a stento poteva contenere la commozione cui era in preda. Singhiozzando disse al Curato che suo padre già sfidato dai medici, non credeva nulla in fatto di religione e aveva ordinato ai congiunti che lo lasciassero morire in pace; temeva che la presenza del Sacerdote lo facesse andare in smanie, e morire d'improvviso. «Che fare? - diceva lacrimante quella povera giovane - il mio cuore scoppia dal dolore al pensiero d'una infelice eternità, che attende il mio povero genitore. Padre mio, aiutateci coi vostri consigli e con le vostre preghiere».
Il Curato chiese se c'era timore d'imminente catastrofe. Rassicurato che, quantunque non ci fosse speranza di guarigione, tuttavia non c'era timore di prossima morte, consolò l'afflitta, la consigliò di affidarsi al patrocinio della Vergine e la esortò a vegliare l'infermo, recitando a bassa voce il S. Rosario onde ridestare in lui il sentimento religioso. L'invitò poi a fare pregare nel Santuario di Nostra Signora delle Vittorie, promettendo di fare anche lui altrettanto nella Chiesa della Madonna.
La giovane parve alquanto rasserenata.
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Verso sera l'infermo che soffriva tanto, chiamata la figliuola, le disse con occhio lacrimoso: «Tu non mi lascerai questa notte, non è vero?».
«E come lasciarti? rispose la figlia. Veglierò al tuo capezzale, e pregherò il buon Dio perché ti guarisca».
«Vana speranza!» mormorò l'infermo. La figlia osservò che il pensiero di Dio, non l'inquietava più. Venuta la notte, al pallido lume di una lampada, raggiustandogli il guanciale, Graziella si pose alle sponde del letto, e con le lacrime agli occhi recitava il suo rosario sommessamente. L'infermo soffriva più nell'anima che nel corpo poiché l'incertezza dell'avvenire gli lacerava lo spirito. «Se fosse vero» egli ripeteva a se stesso, e questa parola pareva raggio di luce che esilarava il volto. Intanto la figliuola pregava, ed ogni qualvolta intramezzava le poste del Rosario con la recita del Pater noster, il vecchio infermo la guardava con visibile compiacenza. La serenità che le brillava sulla fronte immacolata, faceva contrasto con l'agitazione, dalla quale egli era dominato.
Terminata la recita del Rosario, l'ammalato trasse un profondo sospiro. La figlia allora gli si avvicinò, e richiese se desiderasse qualcosa. «Oh se avessi la fede» esclamò il povero infermo!
A sì improvvisa rivelazione, raggiante e lacrimante di gioia Graziella confermò: «Ho pregato la Vergine, perché vi dia questo dono celeste; pregatela ancor voi, caro padre, perché ci dia grande consolazione. Recitiamo assieme il santo Rosario, invochiamo insieme l'aiuto di Gesù e di Maria».
E cadde in ginocchio alla sponda del letto,
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ricominciandone la recita ad alta voce. L'infermo la seguiva a voce sommessa. Al primo Pater gli si leggeva in volto la commozione, e ripeteva con maggior forza ed affetto le parole: prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Terminato il Rosario, si senti più sollevato e disse alla figlia, che aveva voglia di dormire. La notte sognò trovarsi in grande imbarazzo; un fiume rigonfio d'acqua gl'impediva il tragitto all'altra sponda ove, a braccia aperte l'attendeva la sua diletta figlia, quando una donna di meravigliosa bellezza lo prese affettuosamente per mano, e gli mostrò un ponte con 150 archi, che conduceva sicuramente all'altra sponda. Svegliatosi, raccontò il sogno alla figlia, la quale gliene diede la spiegazione. Quella donna era la S. Vergine; il ponte con 150 archi era il Rosario, per mezzo del quale poteva guadagnare la vita dell'eternità. Il vecchio infermo pianse di tenerezza e richiese subito il curato per confessarsi e comunicarsi con Dio. Fece una morte edificante, e dopo pochi giorni Graziella, vestita di bruno, in riconoscenza di tanta grazia, recava al Santuario di nostra Signora delle Vittorie un ex voto d'argento, sul quale aveva fatto incidere queste parole: Esurientes implevit bonis.
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LODE

O bella mia speranza;
Dolce amor mio, Maria,
Tu sei la vita mia;
la pace mia sei tu.

Quando ti chiamo e penso
A Te, Maria, mi sento
Tal gaudio e tal contento,
Che mi rapisce il cuor.

Se mai pensier funesto
Viene a turbar la mente,
Sen fugge, allor che sente
Il nome Tuo chiamar.

In questo mar del mondo
Tu sei l'amica stella,
Che puoi la navicella
Dell'alma mia salvar.
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