GIORNO DECIMONONO
Castità
S. SCRITTURA
Ecco, il mio diletto mi parla: - Alzati, affrettati, mia diletta, o mia colomba, o mia bella, e vieni. Ché l'inverno è già passato, la pioggia è cessata, è andata; i giorni sono apparsi sulla nostra terra, il tempo di potare è venuto; si è sentito nelle nostre campagne il tubar delle tortorelle; il fico ha messo fuori i suoi frutti primaticci; le vigne in fiore mandano il loro profumo. Sorgi, o mia amica, o mia bella, e vieni. O mia colomba (che stai) nelle fessure delle rocce, nel nascondiglio delle muricce, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, ché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro (Ct. 2,10-14).
La castità è la virtù che frena la concupiscenza della carne per riservare le energie alle opere ed all'amore di Dio. «Buona è la castità coniugale, migliore la continenza vedovile, ma ottima fra tutte è la perfetta verginità», scrisse S. Beda. Perciò S. Girolamo dice: Io attribuisco il cento per uno alla vergine, il sessanta per uno
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alla vedova, il trenta al casto matrimonio». La verginità è una castità eroica, per cui la persona si nega anche le soddisfazioni che sarebbero lecite nel matrimonio per conservare tutto il cuore a Dio, senza divisione alcuna. Per privilegio essa può stare unita con una integrità di corpo che conferisce anche una speciale aureola di grazia e di gloria. Così fu per la SS. Vergine Maria, ed in grado altissimo.
Ecco l'elogio che S. Ambrogio fa dei Vergini: «I Vergini sono martiri, hanno in cielo il loro Amore, e prendono dal Paradiso il modo di vivere».
La verginità non è solo degna di lode perché si riscontra nei Martiri, ma poiché essa stessa fa i martiri. Chi infatti potrà penetrare questa virtù esclusa persin dalle leggi di natura? Chi potrà esprimere in qualche modo ciò che è sopra la natura stessa? Questa virtù ha trovato in cielo il modello che segue in terra, e ben a ragione ha chiesto al cielo il suo metodo di vita poiché è lassù ch'essa si è trovato lo sposo.
Sorvolando le nubi, l'atmosfera, gli Angeli e le stelle, essa ha il Verbo di Dio nel seno stesso del Padre, e se n'è riempito il cuore. Chi mai, dopo averlo trovato, lascerà un tanto bene? Come profumo soave è il tuo nome: per questo le anime ti hanno amato e abbracciato.
In fine, questo non lo dico io - scriveva San Paolo - quelli che non si maritano, saranno come gli Angeli di Dio in Cielo. Nessuno pertanto si stupisca, se sono paragonati agli Angeli le anime spose del Signore degli Angeli.
Chi oserà dunque negare che sia venuto dal Cielo questo metodo di vita che non si riscontrò
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facilmente in terra, se non dopo che Dio discese dal Cielo per rivestirsi di un corpo terreno? Una Vergine concepì allora nel suo seno e il Verbo si fece Uomo, affinché l'uomo si facesse Dio. Qualcuno dirà: si sa che anche Elia si tenne lungi da ogni commercio carnale. Ed è appunto per questo che fu trasportato in Cielo su un carro; per questo che comparve in gloria col Signore (sul Tabor); per questo che sarà il precursore della venuta del Signore.
La virtù bella tende a conservare tutte le energie dell'uomo nel modo più completo, affinché Dio sia servito con maggior perfezione e mediante la cooperazione delle anime vergini aumenti i propri figli spirituali. Questa fu la vita degli Apostoli e specialmente di S. Paolo. Essi, vinta la concupiscenza, si unirono con tutte le loro forze allo Spirito Santo, per la salvezza delle anime e in quest'opera consumarono la loro vita.
Perciò il voto di castità mentre rifugge da ogni peccato contrario, apporta nuove e più strette relazioni fra l'anima e Dio, e stabilisce l'unione più intima nell'ordine soprannaturale. Il matrimonio esige l'unione più stretta nell'ordine naturale: in esso, di due si forma una sola carne mentre purtroppo, sovente gli spiriti rimangono discordi; nell'ordine soprannaturale invece, dell'anima e di Dio si forma veramente uno spirito solo: «Qui adheret Domino unus spiritus est» (1 Cor. 6,17).
La castità di Maria SS. è gloriosa. - Quando nacque questa fortunata creatura, la castità presso gli Ebrei non era stimata; anzi era disprezzata, sia per la sensualità di quel popolo, sia per la speranza nutrita da ciascuno dell'aspettato
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Messia. Le donne ebree riputavano castigo il non avere figliuoli, e, tolta qualche rarissima eccezione, il pregio di questa virtù celestiale non era conosciuto, perché il Redentore del mondo non l'aveva ancora annunziata. Fu Maria, che, prima, vovit virginitatem; et ideo prima, quia ante eam, nulla, dice Alberto Magno. Al lume di Dio Ella conobbe questa gemma preziosissima; e senza badare alla stima degli uomini, senza esempio che l'abbia preceduta, prima di tutte offre e consacra a Dio in perpetuo olocausto la sua illibatissima verginità. Apparve come un giglio fra le spine, che riempie di soave fragranza tutta la terra, mentre tutta la terra non emana che le esalazioni del vizio: «Sicut lilium inter spinas, sic amica mea inter filias» (Ct. 2, 2). I Santi Padri Le danno concordi la gloria di aver vinto prima di tutto col fatto l'impeto della corrente opposta e di aver innalzato per la prima il candido e glorioso vessillo della purità verginale. S. Ambrogio se ne congratula perché: signum sacrae virginitatis extulit, et intemeratae integritatis pium Christo vexillum levavit. S. Bonaventura la chiama Virginum signifera; S. Giovanni Crisostomo, Primiceria virginitatis; S. Bernardo non cessa di ammirare e di esaltare la generosità del suo cuore nell'eseguire con tanta perfezione un'impresa ignota al passato e contraria all'opinione comune degli uomini, ardua in sé, e reputata obbrobriosa. O cuore magnanimo, esclama, più stabile della terra, più elevato del cielo! Qual sublimità di pensieri si richiedeva, qual fortezza d'animo era necessaria!
La castità di Maria SS. è miracolosa. - Una purità singolare, esclama S. Bernardo, da cui
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immaculatus procederet omnium maculas purgaturus; una purità che era come un continuo sacrificio all'Altissimo, un'oblazione del suo corpo che Ella sacrificava come ostia viva e grata agli occhi di Dio; una dedicazione della sua persona che doveva essere santuario e abitacolo del Signore. L'amò ed osservò con un amore sì disinteressato, che piuttosto di perderla avrebbe rinunziato volentieri alla dignità di madre di Dio. Le parole dell'Angelo, dice S. Girolamo, che le promettevano un Dio per figliuolo, non bastarono a farla vacillare un momento nel suo proposito: Immobile virginitatis propositum, quod nec Angelo filium Dei promittente aliquatenus titubavit. Ed il Signore la rispettò, non ne domandò il sacrificio: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo, compirono l'opera dell'Incarnazione, e Maria rimase per sempre Vergine, per un prodigio ineffabile.
L'amò ed osservò con tanto affetto, che prima di acconsentire al gran mistero volle saper tutta l'economia dei celesti favori: «Quomodo fiet istud. quoniam virum non cognosco? In che modo avverrà questo s'io non conosco uomo?» (Lc. 1, 34). L'amò ed osservò con tanta perfezione da fornir in se stessa un delizioso soggiorno a quel Dio, dinnanzi a cui non sono abbastanza puri gli Angeli, e non sono abbastanza mondi i cieli: Ecce coeli non sunt mundi in conspectu eius - in Angelis suis reperit pravitatem [cf. Gb. 4,18]. Se la Vergine SS. ci darà un raggio della sua luce, comprenderemo la sublimità di questo privilegio, meglio che con tutte le riflessioni e i discorsi: la Chiesa stessa, dopo averla chiamata Vergine singolare: Virgo singularis; Vergine delle vergini: Virgo virginum: Regina dei vergini: Regina virginum, dichiara di
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non avere espressioni bastevoli per esaltarla: Sancta et Immaculata Virginitas, quibus Te laudibus offerant nescio.
La castità di Maria SS. è esemplare: - «Adducentur regi virgines post eam» (Sal. 44,15); dietro a Lei venne una schiera numerosa di vergini immacolate che offrirono il candore dei loro gigli all'Agnello Celeste; di vergini generose che scelsero di perder sangue e vita piuttosto che offuscare la loro purità. Non v'è secolo nella Chiesa, non v'è spiaggia nel mondo cattolico che non vanti un numero di queste anime grandi che imitarono Maria nel consacrarsi a Dio, ostie viventi con perpetua verginità. S. Giovanni Crisostomo, S. Ambrogio, S. Agostino ci fanno delle vaghe pitture di tutte le parti del mondo dove regnava la castità e la verginità. In Asia, in Africa, in Europa le città e i deserti erano pieni di fedeli che rappresentavano sulla terra con una purità senza macchia la vita dei Beati in Cielo. Distintivo tutto proprio e solo di quella religione che ha per sua signora e protettrice una Vergine più pura della luce, più candida della neve. Maria aprì la via col suo esempio e tutte le schiere di quei fortunati i quali «amicti stolis albis sequuntur Agnum quocumque ierit» (Ap. 7, 9). La riguardano come loro condottiera e depongono ai suoi piedi come a Regina le loro corone. Dice S. Alberto Magno: «Virgo Virginum quae sine exemplo munus virginitatis Deo obtulit, et per sui imitationem omnes virgines germinavit: la Vergine delle Vergini offrì a Dio il dono della sua verginità ed a suo esempio fiorirono tutte le Vergini. E S. Sofronio: «Christus Virginem Matrem elegit ut ipsa omnibus esset exemplum castitatis: Gesù
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Cristo si elesse una Madre Vergine affinché fosse a tutti esempio di castità».
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La Verginità libera da tre ostacoli che sogliono impedire la perfezione: scioglie dai legami famigliari, dall'instabilità nella vita dello spirito e dalla divisione del cuore. Eleva inoltre l'anima ad una vita simile a quella degli Angeli, e comunica la vera pace. Dona una conoscenza di Dio più chiara e profonda: «Beati i mondi di cuore perché vedranno Dio» (Mt. 5, 8). Quanto al premio speciale riservato ai vergini riportiamo le parole di S. Giovanni nell'Apocalisse:
«Poi guardai; e vidi l'Agnello che stava sul monte Sion e con lui centoquarantaquattro mila persone che avevano scritto in fronte il suo nome e quello di suo Padre. E udii venire dal cielo un suono simile al rumore di molte acque e al rombo di gran tuono, e il suono che sentivo era come un concerto di arpisti che suonano i loro strumenti. E cantavano come un cantico nuovo dinnanzi ai quattro animali e ai vegliardi, cantico che nessuno poteva imparare, se non quei centoquarantaquattro mila riscattati dalla terra: quelli che non si sono macchiati con donne, essendo vergini, (sono qui comprese anche le Vergini). Essi seguono l'Agnello dovunque vada; essi furono riscattati di tra uomini, primizie a Dio e all'Agnello, né fu trovata menzogna nella loro bocca; e sono senza macchia davanti al trono di Dio» (Ap. 14, 1-5).
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Dice S. Agostino: «Inter humana certamina
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duriora sunt proelia castitatis»; perciò è rara la vittoria su questo vizio. Tre sono i mezzi, come dicono i Maestri di spirito con S. Roberto Bellarmino: «Iejunium, periculorum evitatio, et oratio». Per digiuno s'intende la mortificazione, specialmente degli occhi, della gola e del riposo. Maria SS. benché fosse piena della divina grazia, pure fu così mortificata negli occhi, che li teneva sempre bassi e non li fissava mai in alcuno, come dicono S. Epifanio e S. Giovanni Damasceno: sin da fanciulla era così modesta che faceva meraviglia a tutti. E perciò nota S. Luca, che Ella nell'andare a visitare S. Elisabetta «abiit cum festinatione» [Lc. 1,39], per essere meno veduta in pubblico. Riguardo il cibo poi asserisce S. Bonaventura: «Nunquam Maria tantam gratiam invenisset, nisi cibo temperatissima fuisset; non enim se compatiuntur gratia et gula».
Maria fu in ogni cosa mortificata; sicché di Lei fu detto: «Manus meae stillaverunt myrrham» (Ct. 5, 5).
Occorre ancora fuggire le occasioni: «Qui autem cavet laqueos securus erit» (Pr. 11, 15). Onde dice S. Filippo Neri: Nella guerra del senso vincono i poltroni, cioè quei che fuggono l'occasione.
Terzo mezzo è l'orazione: «Et ut scivi - dice il Savio - (Sap. 8, 21) - quoniam aliter non possum esse continens nisi Deus det et hoc ipsum erat sapientiae, scire cujus esset hoc donum: adii Dominum, et deprecatus sum illum. E come seppi di non poter possedere la Sapienza se Dio non me la concedeva, ed anche questo era effetto della sapienza, sapere chi venisse il dono, mi presentai a Dio e lo pregai». La SS. Vergine stessa rivelò a S. Elisabetta, benedettina, ch'Ella
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non ebbe alcuna virtù senza fatica e continua orazione. Dice il Damasceno, che Maria pura est et puritate amans; onde non può sopportare gli impuri. Ma chi ricorre a Lei sarà certamente liberato da questo vizio anche con la semplice e fiduciosa invocazione del suo nome. E diceva il Ven. Giov. Avila, che molti tentati contro la castità col solo affetto a Maria Immacolata hanno vinto. O Maria, o purissima colomba, quanti sono nell'inferno per questo vizio! Signora, fate che nelle tentazioni sempre ricorriamo a Voi e V'invochiamo dicendo: Maria, Maria aiutateci.
DIVOZIONE A MARIA
La legge mosaica conteneva due precetti circa la nascita dei figli primogeniti: 1) La madre, dopo quaranta giorni doveva purificarsi al Tempio; 2) Il primogenito doveva essere presentato al Tempio e, se non era della tribù di Levi, essere riscattato. Ora la Vergine SS. non era punto obbligata ad osservare questi precetti, sia perché fu sempre Vergine, sia perché il suo Figlio unico, essendo Dio, era l'eterno Sacerdote. Tuttavia, mossa dallo Spirito Santo, per ubbidienza e umiltà volle assoggettarsi a questa duplice legge, l'offerta dei poveri. In questa occasione venne l'incontro di Gesù e dei suoi genitori col vecchio Simeone e con Anna Profetessa, donde il nome originario dato a questa festa di Hipapante - occursus Domini - incontro del Signore.
La liturgia è una delle più solenni dell'anno: comprende la benedizione delle candele, la processione e la Messa.
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La benedizione delle candele proclama Gesù luce del mondo; la Processione colle candele accese, ricorda il viaggio al Tempio di Maria e Giuseppe per presentarvi Gesù.
PREGHIAMO MARIA
Orazione: Supplichevoli scongiuriamo la Tua maestà, o Dio onnipotente ed eterno, affinché, come il tuo Unigenito Figliuolo nel giorno d'oggi fu presentato nel Tempio nella sostanza della nostra carne, così conceda a noi, d'essere presentati a Te con l'anima monda.
Secreta: Porgi orecchio, o Signore, alle nostre preghiere e accordaci l'aiuto della tua misericordia, affinché le offerte che presentiamo agli occhi della tua maestà siano degne di Te.
Dopocomunione: Ti preghiamo, Signore Dio nostro, che per l'intercessione della Beata sempre Vergine, i sacrosanti misteri che ci hai elargiti a rinforzo della nostra redenzione ci siano farmaco per la vita presente e pegno della futura.
ESEMPIO
LA BEATA CATERINA LABOURÈ
La medaglia, detta miracolosa, venne coniata la prima volta nel 1832. Eccone l'origine: Verso la fine dell'anno 1830, una suora novizia, Caterina Labourè, in una delle comunità che si consacrano a Parigi a servizio dei poveri, vide nella orazione un quadro rappresentante la S. Vergine come è raffigurata ordinariamente sotto il titolo dell'Immacolata Concezione, ritta in piedi e con le braccia tese. Uscivano dalle sue mani, come a fascetti, dei raggi di un attraente splendore. Nel tempo stesso, essa udì una voce che le diceva:
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«Questi raggi sono i simboli delle grazie che Maria ottiene agli uomini». Attorno al quadro, essa leggeva la seguente invocazione: «O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi». Alcuni momenti dopo, quel quadro si rivolge, e sul rovescio distingue la lettera "M" sormontata da una croce ed in basso i Sacri cuori di Gesù e di Maria. Dopo aver ben considerato tutto questo sentì la voce dirle: «Bisogna far coniare una medaglia su questo modello». Fu permesso che la medaglia fosse coniata; in breve si diffuse in tutto il mondo cristiano. Essa preservò e guarì un'infinità di persone da morbi contagiosi; operò ed opera ancora le sorprendenti conversioni.
LODE
Inviolata, integra et casta es Maria:
Quae es effecta fulgida coeli porta.
O Mater alma Christi carissima:
Suscipe pia laudum proeconia.
Te nunc flagitant devota corda et ora:
nostra ut pura pectora sint et corpora.
Tua per precata dulcissona:
Nobis concedas veniam per saecula.
O Benigna! o Regina! o Maria!
Quae sola inviolata permansisti.
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