XVI. ESERCIZI PRIMA PARTE **(1)Il primo pensiero è questo: ringraziare il Signore che vi fa il gran dono degli esercizi spirituali. Per ottenere la grazia di farli bene, cominciare propriamente dal ringraziare. Se noi vogliamo ottenere da una persona un favore, dobbiamo in primo luogo pensare se abbiamo ringraziato per i favori precedenti.
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Si dice: "Vi adoro" e /si/ (a) ringrazia il Signore: "perché mi avete creato, fatto cristiano, conservato, condotto in questa congregazione". Oh, prima si ringrazia, poi dopo si domandano le grazie per la giornata. Ecco.
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E' veramente un gran dono quello degli esercizi spirituali, sì. Certamente avete sempre fatto /una vita raccolta/ (a) sempre, ma tuttavia da ora è il tempo degli esercizi, perché? Perché c'è un raccoglimento straordinario, specialissimo che è quello degli esercizi. Adesso siete in diverse condizioni, e cioè chi deve entrare in noviziato, chi deve fare la professione temporanea, chi deve fare la professione perpetua e chi deve vedere come si è corrisposto alla grazia della vocazione, sì. Quindi ringraziare il Signore. Oh.
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Cosa sono gli esercizi [spirituali] ? Gli esercizi spirituali si compongono di tre parti. La prima parte è per la purificazione. La seconda parte è per la santificazione. E poi la terza parte, che è quella della preghiera, che si estende a tutti gli otto giorni degli esercizi, sì.
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La purificazione in che cosa consiste? La purificazione riguarda il passato, quello che è stato meno buono, quello che può essere stato difettoso. Sì. Lo esame di coscienza per conchiudere con dei buoni propositi: evitare [il male]. E poi sentire il pentimento, il dolore, e poi la confessione. Questo tempo è piuttosto più breve rispetto all'altro tempo, sì.
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Sopra che cosa esaminarsi? In primo luogo bisogna che ricordiamo come il Signore ci ha dato il tempo. Come abbiamo usato del tempo? Ecco. Il tempo dato dal Signore /è/ (a) per avere proprio l'opportunità di guadagnare i meriti per la vita eterna. Per la vita eterna, sì. Noi abbiamo da considerare a questo riguardo: Jesus proficiebat sapientia et aetate, et gratia [Lc 2,52], Gesù cresceva in sapienza, età e grazia.
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Egli occupava bene il tempo, con progresso. Se si è sempre ferme, o si è /anche/ (a) poco usato il tempo, ecco, allora c'è il pentimento che deve veramente sentirsi, sentirsi bene. Non vuol dire: sono già arrivato a questo punto, e c'è già stata la professione. Professione supponiamo anche perpetua. E il tempo perché il Signore ce lo dà? Proprio per progredire. Ora, l'uso del tempo è stato veramente buono, oppure c'è stato perdita di tempo e nel lavoro spirituale e nello studio, nell'apostolato? E poi in tutto quello che riguarda la santificazione e quel che riguarda la vita comune. Sì. L'uso del tempo.
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Come passano i giorni, così noi abbiamo l'impegno e abbiamo il dovere di crescere. Qualche volta avviene che, /per un certo tempo/ (a) c'era un gran fervore; e poi, forse [a] poco a poco quel fervore è un po' diminuito, il fervore. Allora, non solamente non abbiamo usato bene del tempo, ma abbiamo sprecato il tempo, con una responsabilità del tempo. Qualche volta si pensa che /certe cose siano/ (b) per i piccoli, le piccole. Questo sarebbe un grosso errore! Dobbiamo essere ancor più delicati, più attenti. /Più/ (c) pietà e sempre più imparare. Sempre più imparare sia per quel che riguarda lo spirito, sia per quel che riguarda l'apostolato, sia per quello che /riguarda/ (d) le cose comuni, in maniera da imparare sempre qualche cosa. L'uso del tempo! Passa il tempo e non ritorna il tempo. Questo è /un grande conto/ (e) che si ha da dare, da fare a Dio, al Signore.
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/Altro/ (a) punto: l'uso delle nostre facoltà, delle nostre facoltà interiori che sono: la mente, la volontà e il sentimento, cioè il cuore. La mente: quanto a doni naturali, il più gran dono è l'intelligenza, la mente, la ragione, ecco. Ora, noi abbiamo sempre usato la mente, l'intelligenza per il bene? Ci sono pensieri profondi di pietà? E fede? Fede. Pensieri che sono retti, pensieri che sono utili, applicazione allo studio: imparare un po' tutto quello che si può imparare, quel che dice san Paolo: Quidquid bonum, tutto imparate, tutto quel che è bello seguitelo, tutto quel che è vero [cf. Fil 4,8].
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E si può sempre migliorare, sì. E tuttavia quando /ci/ (a) sono le distrazioni che si seguono, e lo studio si fa con minore applicazione e poi si pensa a cose che non ci riguardano (letture, discorsi, ecc.), l'uso del tempo? In questo caso l'uso della mente. La mente: possono essere pensieri di superbia, e pensieri di invidia. /E/,(b) regoliamo bene la nostra intelligenza, la nostra mente?
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Secondo: esaminare la volontà, cioè che praticamente è l'obbedienza. L'obbedienza. La vita è tutta obbedienza. Tutta obbedienza! Perché, cominciando dai comandamenti della legge di Dio, sono obblighi. E ci sono i comandamenti della Chiesa. E ci sono le disposizioni che vengono dalle costituzioni e da chi deve distribuire gli incarichi e definire gli orari, ecc. Quando è assegnato un ufficio o un altro ufficio, l'obbedienza? Ecco.
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E quando si è risposto un bel sì, ecco, e allora si eseguisce. E quando invece non si osservano i comandamenti, non si osservano le disposizioni, ecc., la nostra volontà (questo dono che abbiamo, questa potenza, ecco, in sostanza nostra): esaminare con attenzione /e che non/ (a) siano le cose fatte quasi per farsi vedere o di malavoglia e in maniera che... Si guadagna di merito, oppure non si guadagna?
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In terzo luogo pensare al nostro cuore, ai sentimenti interiori. I nostri sentimenti interiori: "Vi amo con tutto il cuore sopra ogni cosa" diciamo al Signore. Amiamo il prossimo come noi stessi, come dice l'atto di carità. Amare le persone nella maniera giusta: altro sono i genitori, altro sono /le sorelle/ (a) della congregazione. E... Dio! Amare Dio! Quando c'è una freddezza, un'indifferenza delle cose di pietà! Sì. Il voto poi lo richiede, e cioè povertà, castità e obbedienza. Sì.
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Il cuore dominarlo. Sì, darlo a Dio. E una domanda allora facciamo: sei fervorosa? Sei tiepida? O sei del tutto indifferente? Ho il cuore orientato verso altre cose? Ho qualche amicizia particolare? ecc. Si segue quello che è la rettitudine del cuore. Sì. Fervorose? Tiepide? Indifferenti?
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Oltre alle potenze interiori: la mente, la volontà, il cuore, vi sono i sensi interni. [Voglio] solamente ricordare la memoria e la fantasia. Ricordare le cose buone, ricordare gli avvisi del confessore, ricordare la predica che si è sentita, ricordare quello che è stato insegnato nella scuola oppure nelle conferenze, ecc. Sì. La memoria. E invece alle volte si ricordano cose inutili, anche strane e magari i fatti che dopo disturbano anche lo spirito. Eh, regolare la memoria! Tutte le cose che sono buone sì. Tutte quelle che non son buone si scancellino /poco/ (a) per volta dalla memoria.
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E poi la fantasia. La fantasia è la pazza di casa, eh! E quante fantasie /che/ (a) sono inutili, strane. E poi alle volte disturba, la fantasia. E invece produrre dei ricordi e stampare anche nella nostra fantasia: supponiamo ricordare il tabernacolo, ricordare le immagini, Gesù buon Pastore, Maria la madre del buon Pastore, gli apostoli e poi tutto quello che ci ha lasciato una buona impressione, sì. La fantasia.
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E tuttavia anche nella preghiera è così facile distrarsi. Quindi chiedere al Signore la grazia di arrivare a un raccoglimento. C'è un grado di preghiera, che si chiama il raccoglimento infuso. E' il quarto, no, il quinto grado della preghiera il raccoglimento infuso, cioè il dono dello Spirito Santo. E vi sono persone... Oh. E come sei stato a fare la adorazione? Quanto tempo sei stato distratto? Aveva risposto: mi pare solamente due minuti, che mi era venuto un po' di fantasia, così. Questo era già un gran dono, fare un'ora di adorazione con un raccoglimento così!
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Vi sono i sensi esterni. Li usiamo bene gli occhi? a guardare proprio quel che bisogna guardare? e chiudere gli occhi per non guardare quel che non bisogna guardare? Gli occhi. Eh, sì, potrebbero essere /dei/ (a) libri, qualcosa che si vede... qualche figura, persone, ecc. che possono essere di pericolo. E anche la curiosità di certe cose che non servono, anzi che alle volte portano distrazioni, dissipazioni. Custodire gli occhi. E questi occhi che si adoperino a guardare Gesù, l'Ostia santa. Poi coi nostri occhi per leggere, per studiare, e per tutte le relazioni, specialmente le relazioni con l'apostolato o con la convivenza sociale. L'uso degli occhi.
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E l'uso dell'udito. L'udito: che non si aprano le orecchie a sentire cosacce, o anche mormorazioni o critiche, o discorsi vani, inutili, discorsi che portano soltanto una dissipazione. E aprire l'orecchio alla scuola, alla meditazione e a tutto quello che c'è di insegnamento. /E dobbiamo/ (a) usare l'orecchio per sentire i bisogni che ci sono negli altri. L'udito.
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E poi il senso del gusto. Se noi ci regoliamo nello scegliere la quantità del cibo, se ci regoliamo solo perché c'è una cosa che piace e si rifiuta un'altra cosa /che/ (a) non piace, ma intanto farebbe bene, fosse anche una medicina... Ecco, che non sia la regola che alle volte i golosi seguono! Cioè: se mi piace... se è buona... se non è buona... Oh.
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E la lingua com'è? La lingua è un senso che è un gran dono di Dio. Le preghiere, ad esempio, il canto. E' un gran dono parlare con le persone, fare catechismo, istruire e trattare con le persone con cui dobbiamo trattare. L'uso della lingua retto. E serve anche per mantenere la letizia in casa.
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Ora poi la lingua è un senso pericoloso. San Giacomo nella sua lettera ha un capitolo in cui rileva i pericoli della lingua. I pericoli della lingua. Eh, quanto è facile mormorare o rilevare i difetti degli altri! La lingua sia usata a suo tempo e bene. E non si offenda il prossimo, si faccia l'accusa dei peccati fatta bene. Esporre le nostre necessità, aprire il cuore, il sentimento quando è necessario per essere diretti spiritualmente, ecc. Eh, allora nella scuola si imparerà bene. E se qualche volta non si è capito, riinterroga, sì.
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Poi vi è il senso del tatto. Il tatto è il senso più disteso, più largo. Perché riguarda tutto, tutto il nostro corpo. Mentre che la vista, l'udito, la lingua, il gusto, l'odorato sono sensi che son tutti nella testa soltanto, ma il tatto è in tutto il corpo.Disciplinare il corpo, sì. Perché una cosa che si può subito capire, come /si estenda/ (a) in tutto il corpo il tatto: pigrizia, ad esempio, eh, che invade tutto il corpo. Oh.
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Il tatto, quindi, regolare. Regolare la posizione dove si sta: in chiesa, nella scuola, nelle ricreazioni, nel tratto vicendevole. E disciplinare il corpo. Non è una grande mortificazione, ma è cosa che porta un grande vantaggio. Nelle stesse posizioni, supponiamo a letto, bisogna che tutto [sia disciplinato]: come usare le mani e come dobbiamo prestarci in varie cose. E lì sono innumerevoli le applicazioni.
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Allora, noi abbiamo ancora da pensare a questo: il nostro carattere com'è? Serve il nostro carattere? Va bene o non va bene? Ha certi difetti, oppure ha buone disposizioni? Com'è? Vi sono caratteri che sono difficili in comunità, e sono anche difficili per l'apostolato. Studiare questo: se c'è il buon carattere.
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Certe persone si attirano subito la fiducia, il rispetto perché sanno comportarsi bene. Buon carattere! Persone che sono egoiste, vedono solamente se stesse. Egoismo. Allora il carattere esaminarlo. Eh, ma uno può dire: ma qui non si tratta di peccato. Si tratta di comportarsi nella vita sociale e i doveri sociali ci sono. I doveri sociali non ci sono se sei da sola. Ma se sei in comunità, o grande o piccola comunità, eh, ci sono i doveri sociali. Quindi, il carattere. E quando il carattere non è buono, neppure si può far bene l'apostolato, si aliena la gente, si alienano un po' gli altri.
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Oh, altro punto di esame di coscienza. Questo anno ciascheduna può pensare: c'è stato il noviziato. L'esame: l'ho fatto bene? Oh. Oppure c'è stata la vestizione e già vi siete /messe/ (a) in una disposizione ti entrare nel noviziato? Oh. Oppure l'anno è passato nell'apostolato, nelle parrocchie: come si è fatto? Si è fatto il bene che si poteva fare? Oppure c'è [stata] trascuranza? Vedere, esaminare come è passato nell'anno la nostra posizione, il nostro ufficio. Sì, esaminare.
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E poi, conclusione: la povertà si è osservata? La castità, la delicatezza si è osservata? E terzo: si è fatta l'obbedienza sempre? Si è fatta? Così, come [si sono praticate] queste, che sono tre virtù e quando poi si arriva alla professione son tre voti. Questo è ciò che assicura che l'anima si orienta sempre meglio verso Dio. E cercar Dio, il paradiso, la gloria del Signore. La gioia di avvicinarsi al cielo, all'ingresso in paradiso, sì. Fare l'esame sopra: povertà, castità, obbedienza come virtù, in quanto a chi non ha ancora i voti e poi, poi viceversa per chi ha già i voti...
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Oh, e si chiude così? Non si chiude così perché questo è solamente la prima parte. La seconda parte è il dolore. E la terza parte è il proposito. Eccitarsi al dolore. Questo richiede preghiera, e poi /molte/ (a) considerazioni. Ho progredito o non ho progredito? Perché /di ogni/ (b) parola si rende conto a Dio, si deve render conto a Dio. Di ogni verbo, di una parola. Ecco, allora eccitarsi al pentimento.
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Ma che non sia, questo eccitarsi, così breve, così semplice, che qualche volta potrebbe essere un po' scarso il pentimento. Ma con gli esercizi è necessario che ci sia un pentimento, un dolore sempre più profondo, profondo. Perché ci siamo donati e dedicati alla perfezione, c'è stato il progresso nell'anno?
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Poi, dopo il pentimento, il proposito. E quindi preparare i propositi, e toccare quello che è più pericoloso, quello di cui c'è più bisogno e /cavare/ (a) le radici di quello che porta le conseguenze non buone.
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Oh, volevo ancora aggiungere che ci sia la domanda: il mio apostolato com'è stato? Con che spirito l'ho fatto? Con quale dedizione? Ecco. Allora sarà un esame del tutto pieno, completo. Questo non dovrebbe durare molto tempo perché più poi bisogna lavorare a costruire, che vuol dire poi lavorare per la santificazione.
(Roma) 24 agosto 1965
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(**) Le prediche contrassegnate da due asterischi sono state dettate dal Fondatore alle pastorelle nel secondo corso di esercizi dell'anno, tenute in casa madre (Albano Laziale) dal 24-8 all'1-9-1965.
(1) Albano Laziale (Roma), 24 agosto 1965
375 (a) R: lo si ri e si.
376 (a) R: una vita ra una vita raccolta.
379 (a) R: è per avere il temp[o] è.
380 (a) R: ancora anche si è anche.
381 (a) R: per un certo tempo per un certo tempo.
(b) R: certe cose è che si pensa siano.
(c) R: più più.
(d) R: riguardano.
(e) R: un grande un grande conto.
382 (a) R: su altro altro.
383 (a) R: si si ci.
(b) R: e po[i] e.
385 (a) R: e non e che non.
386 (a) R: le persone de le sorelle.
388 (a) R: poco a poco.
389 (a) R: che non che.
391 (a) R: dell del dei.
392 (a) e quello che dobbiamo.
393 (a) R: che che.
396 (a) R: si è dis si distenda.
400 (a) R: messo.
402 (a) R: mol molte.
(b) R: di ogni di ogni.
404 (a) R: ricavare cavare.