Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

Effettua una ricerca

Ricerca Avanzata

IX. UMILTA' E FEDE*(1)
Questo periodo estivo è diverso dal rimanente dell'anno quando tutto è regolato, mese per mese, giorno per giorno; ora è un po' diverso, perché è il tempo. Intanto quello che avete /da/ (a) fare spiritualmente, sempre farlo. Voglio dire che si può far vacanza dallo studio, ma non dal lavoro spirituale. Perché come si vive fisicamente, corporalmente, ugualmente [occorre] il nutrimento spirituale all'anima nostra.
187
Perciò, per quello che è questo periodo, la pietà deve continuare come nel corso dell'anno. Però [c'è] qualche cosa anche di particolare: ci sono gli esercizi spirituali, e poi c'è la preparazione alle professioni; e poi c'è la preparazione /all'entrata/ (a) nell'apostolato pastorale. Sì.
188
Gli esercizi spirituali sono un breve periodo (cioè circa otto giorni) in cui bisogna proprio seguire quello che il buon Pastore ha detto agli apostoli e cioè: Venite in desertum locum, [et] requiescite pusillum [Mc 6,31], venite in luogo deserto, cioè in luogo di raccoglimento, come son le case degli esercizi. Requiescite pusillum [Mc 6,31], riposatevi un po'.
189
Questo riposo può essere anche inteso un po' corporalmente, in quanto che dopo tutti i mesi impegnati e negli studi e nella preparazione alla professione religiosa chè l'anno /di noviziato/ (a) è pesante, sì, richiede molto impegno per varie cose), e poi per quello che riguarda tutto il rimanente e la preparazione quindi all'apostolato. Perciò sì corporalmente, ma soprattutto spiritualmente requiescite pusillum [Mc 6,31], riposatevi un po'. Ecco.
190
E dove vi riposate? Nel letto? Certamente, bisogna riposarsi fisicamente e per ristorare un po' il fisico dopo tanto lavoro che avete fatto, tanto più (secondo che ho ricevuto le notizie) che i vostri esami vanno benino. Quando [ci] sono stati tra i primi esami (all'inizio possiamo dire della congregazione), e cioè quando si è saputo dell'esito degli esami, il sacerdote /che stava/ (a) parlando e sentendo: "E' stato un miracolo il superare questi esami, secondo il poco tempo che avete avuto di studiare, sia per una ragione e sia per altre ragioni". Ma il Signore da al tempo quello che è necessario secondo il tempo. E se il bambino non sa, non sa zappare o fare un altro lavoro per avere il cibo, eh, la provvidenza pensa in altra maniera. E così, siccome l'inizio dell'istituto aveva molti bisogni, anche in questo. Anche in questo che riguarda gli studi.
191
Avere fiducia: requiescite pusillum [Mc 6,31]. Questo non è soltanto per il riposo fisico /perché gli apostoli/ (a) avevano faticato nel predicare, e quindi anche un po' di riposo fisico, ma soprattutto /il riposo/ (b) spirituale.
192
Quando venite dalle parrocchie tutte preoccupate nelle varie mansioni e [con] le giornate piene di lavoro e /da/ (a) questo apostolato vostro che non ha riposo, si può dire, non ha riposo... Altri, supponiamo degli insegnanti, eh, fanno scuola otto mesi, nove mesi e poi hanno tre mesi o quattro mesi totalmente in riposo. Totalmente in riposo. E mentre che riposano, hanno ugualmente lo stipendio. Oh. Quindi questo riposo ragionevole ci sia: requiescite pusillum [Mc 6,31].
193
Questo corso di esercizi prossimi, che fate in parte adesso e altri più tardi, è /disporsi/ (b) al lavoro spirituale e al lavoro [di] apostolato. Però vi sono due condizioni che riguardano tutti gli anni, tutti i mesi, tutti i giorni. Comunque vi troviate, in qualunque condizione che vi trovate, ciò che assicura sempre il buon esito e il progresso spirituale e l'avviamento sempre più intenso all'apostolato: la umiltà e la fede.
194
L'umiltà e la fede insieme. Se c'è solamente la umiltà c'è lo scoraggiamento. Se invece mancasse la fede, noi pensiamo solamente alle forze che abbiam noi. No! Quindi soltanto quello che siamo noi di incapacità, l'umiltà; ma [è] Dio che interviene. Dio che interviene, se si ha fede. E allora le grazie: la grazia per la santificazione e la grazia per l'apostolato. Ecco.
195
Finché c'è l'umiltà, ecco, si è veramente nella nostra posizione: "Da me nulla posso". E l'altra parte: "Con Dio posso tutto". Come si cammina? Con due piedi. Per camminare bisogna muovere un piede e quando quello sia fermo, l'altro si muove. E quindi /di nuovo/ (a) si muove il primo e poi di nuovo il secondo e così si cammina. Così atti di umiltà insieme a atti di fede, atti di fede.
196
Di umiltà. Di umiltà perché è stragrande la vostra missione pastorale. Stragrande, sì. E quindi è sproporzionata alle forze umane. Se una figliuola studente, studentessa, prende dei buoni voti e quindi riceve il diploma, ecco, ha raggiunto una posizione. Ha raggiunto una posizione. Ma quello è un lavoro umano ordinario. Qui invece si tratta dell'apostolato.
197
Quindi non solo il sapere, ma sentire che si tratta del /soprannaturale/ (a) e senza il soprannaturale non siamo capaci a niente. Perché del soprannaturale niente noi abbiamo da fare, e cioè non compiamo quello che è soprannaturale, no. E' tutto la parte di Dio. Quindi entriamo in un campo dove c'è la buona volontà, c'è una certa preparazione umana anche cristiana, ma tutto quello non fa crescere la pianta. Ci vuole una linfa, ci vuole una pianta /che/ (b) ha la linfa, la linfa soprannaturale.
198
E come crescerebbe una pianta se non ci fosse la linfa interiore? Perché la pianticella crescerà e poi diventerà anche un albero /grande/ (a) ma vi è la linfa interiore. Così per l'apostolato è necessario il soprannaturale in modo assoluto. /Quindi/ (b): "Da me nulla posso". Cosa possiam fare noi di soprannaturale? Niente! E si sente /parlare/ (c) di Dio, ma quando anche non hanno la fede, /e che/ (d) frutto c'è dal parlare, dall'esortare, dallo spiegare ecc., che frutto? Quindi: "Da me nulla posso".
199
Il soprannaturale. Appoggiarsi al soprannaturale che è la prima, è la principale parte dell'apostolato. La fede. Oh, questo nell'apostolato perché siano benedetti i catechismi, sia benedetta tutta la vostra azione pastorale e quel che riguarda il culto e quel che riguarda la vita pratica. Oh, sì. Questo per la vita pastorale, per l'azione pastorale.
200
Ma è particolarmente nel lavoro della santificazione [che] c'è l'umano e il divino, cioè c'è il naturale e il soprannaturale. E quindi pensare alle nostre deficienze e pensare che noi non possiamo niente senza la grazia, senza l'aiuto di Dio: sine me nihil potestis facere [Gv 15,5], senza di me, ha detto Gesù, non potete far nulla. Il minimo merito si può fare, il minimo merito.
201
E sarebbe come piantare /un alberello/ (a) che già dentro non ha la linfa e non ha più la vita. E allora di lì a poco è seccato e bisogna toglierlo, sì. Quindi per crescere nella vita spirituale, sì, è necessaria la fede. La fede, perché: sine me nihil potestis facere [Gv 15,5]. Senza di Gesù non possiamo far nulla, ci vuol la sua grazia. Ma in un'anima che vive nell'umiltà e nella fede, ecco: la linfa che è in una pianta è quella che passa al tralcio, cioè al ramo: "Io sono la vite" [Gv 15,5], cioè l'albero. "Sono la vite e voi i tralci" [Gv 15,5]. E come vive il tralcio? Come questo tralcio, questo ramo meglio, metterà fuori le foglie, i fiori e i frutti? Ci vuole la stessa linfa della pianta che vada ai rami, cioè a noi, [la] stessa linfa. Ecco.
202
Quindi dobbiamo sempre pensare alla linfa divina che riceviamo da Gesù Cristo per la sua grazia. E allora egli è la vita cioè la grazia e passa a noi che riceviamo questa vita, questa grazia. Questa grazia, sì. Quindi: "Io /son/ (a) la vite e voi i tralci" [Gv 15,5], e "senza di me non fate nulla" [cf. Gv 15,5]. E con me fate tutto, e cioè si arriva alla santità. Si arriva alla santità.
203
Oh, allora [è] la stessa linfa che è nella pianta, Gesù Cristo /la vite che passa/ (a) da noi la stessa linfa. Perché ci chiamiamo figli di Dio? Perché l'anima di Cristo è l'anima nostra, cioè la vita di Cristo spirituale è la vita nostra. E allora [è] per questo che /ci chiamiamo figli di Dio/ (b). Ci chiamiamo figli di Dio perché in Cristo vi è la vita e la stessa vita passa in noi. Allora Gesù Cristo è figlio di Dio e in Gesù Cristo siamo figli di Dio, con la differenza che Gesù Cristo è figlio di Dio per natura e noi diventiamo figli per l'adozione. Figli di adozione, mentre che Gesù Cristo è figlio di natura.
204
Allora ci vuole assolutamente la umiltà. Proprio: /sine me/ (a), il minimo merito. E qualche volta diciamo: mi faccio dei meriti, ecc. Ma ci vuole sempre Dio, /la/ (b) grazia, sempre ci vuole la grazia. Allora abbiate molta fiducia. Se vivete in umiltà e fede, farete sempre passi continui e nell'apostolato e nella vita spirituale e nella santità, sì. E allora compirete la vostra missione e arriverete alla santità vera. Santità vera.
205
Ecco, con questi due mezzi, o meglio con queste due virtù, la santificazione e l'apostolato cresceranno di giorno in giorno, di giorno in giorno. E [per] preparar gli esercizi? Questi: L'umiltà e la fede. L'umiltà e la fede. Qualche volta avviene che gli esercizi sono pesanti e non ci si applica oppure hanno minor efficacia; ma se c'è l'umiltà e nello /stesso/ (a) tempo vi è la fede state sicure: gli esercizi saranno buoni, daranno frutto e così sarà l'apostolato che farete nella vita.

Albano Laziale (Roma)
22 luglio 1965

206

187 (a) R: da da.
(1) Albano Laziale (Roma), 22 luglio 1965

188 (a) R- all'entrato all'entrata.

190 (a) R: di noviz di noviziato.

191 (a) R: che avev[a] stava.

192 (a) R: perché gli ap perché gli apostoli.
(b) R: il ricoso il riposo.

193 (a) R: a.

194 (b) disporsa diponer dispònersi dispon dispona dispònersi.

196 (a) R: si di nuò di nuovo.

198 (a) R: supernaturale.
(b) R: cor che.

199 (a) R: gran gran grosso grande.
(b) R: la fid[ucia] quindi.
(c) R: a parlare.
(d) e che e che.

202 (a) R: un al un al un alberello.

203 (a) V: sono.

204 (a) la vite vite e che passa.
(b) R: ci chiamiamo Dio figli di Dio voglio dire.

205 (a) R: da m[e]. Sine me.
(b) R: la sua la.

206 (a) R: stesso stesso.