Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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XVIII. NUOVI STRUMENTI DI CATECHESI (1)
Se si guarda al futuro, all'anno prossimo e poi al rimanente della annata e della vita, abbiamo da pensare che molto vi è ancora di strada da compiere. Per la parte spirituale si attende, si desidera, si lavora per la santità, ma anche una santità distinta, perché è vero che san Paolo chiama santi i cristiani, cioè tutti coloro che han ricevuto il battesimo e vivono in grazia di Dio, ma la religiosa ha scelto questa via per esser perfetta e cioè per raggiungere una santità distinta.
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Si ha molto da crescere ancora nell'istruzione e si può dire che in tutta la vita si ha da progredire nell'istruirsi, sia per quello che riguarda noi medesimi e sia per quello che riguarda l'apostolato.
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Il mondo progredisce e oggi con tutti i mezzi che ci sono anche della radio, televisione, oltre che la stampa, cinèma e tante conferenze, ecc., tante scuole... Se abbiam da insegnare a queste persone, anche al popolo minuto, occorre che si preceda nell'istruzione, che si sappia di più di quello che essi sanno, non in ogni cosa che non è possibile, ma in quelle parti che riguardano l'apostolato, soprattutto quello che riguarda la cultura, l'istruzione religiosa.
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Si ha da progredire nell'apostolato. I mezzi del male vanno aumentando. E i mezzi del bene?
Bisogna che i mezzi del bene contrabilancino, contraddicano, si oppongano ai mezzi del male. Così avviene e per la stampa e per il cinèma e per la radio, la televisione, e poi soprattutto i mezzi spirituali.
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Le anime oggi se non seguono quello che i sommi pontefici vanno predicando saranno travolte in buona parte dal male. Saranno travolte da questo spirito mondano che è sempre più diffuso. E si vede in particolar modo in certi periodi dell'anno. Oggi per esempio durante le ferie: tutto che provoca al male quasi, eccetto dove interviene l'opera della suora o l'opera del sacerdote e qualche volta quando interviene qualche buon laico, qualche buon padre di famiglia o l'azione cattolica, ecc.
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Progredire nell'apostolato. Ci sono scuole oggi internazionali di catechismo: ad esempio quella che si è aperta nel Belgio e che di nuovo quest'anno raccoglie buon numero di presenti, siano sacerdoti o siano suore. E così altre <istru> istituzioni vi sono.
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La scuola di pastorale imposta al clero giovane, ai religiosi giovani in qualche maniera è pure da seguirsi da voi. Perché lì è dove si dà l'insegnamento per comunicare alle anime quello che si è imparato, non solo nelle prediche, ma coi mezzi che abbiamo oggi specialmente quello che potete fare voi con i catechismi, le proiezioni, ecc.: per esempio le pellicole o le filmine catechistiche, liturgiche, quelle che illustran la storia sacra, i sacramenti.
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Poi è necessario anche seguire quello che occorre per una buona formazione umana e per una buona formazione religiosa. Umana è compresa la amministrazione. La formazione religiosa invece la conoscete bene e la seguite. Tuttavia anche nell'insegnamento che viene dato <e> vi è da camminare, progredire.
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Se si guarda quindi il futuro e si considerano le quattro parti e cioè lo spirito, lo studio, l'apostolato, la formazione umana-religiosa sembra quasi che ci assalga uno scoraggiamento. Come potremo arrivare a tutto?
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Due sono i mezzi e si arriverà a compiere la missione nostra secondo i disegni di Dio: una grande fede e una grande umiltà.
Un'umiltà per cui conosciamo le nostre debolezze e le accusiamo davanti a Dio e davanti agli uomini.
Riconosciamo la nostra incapacità. E dall'altra parte la fiducia in Dio che tutto può. Il quale manda una persona a compiere un ufficio, quando dà una vocazione procura i mezzi, dà la grazia necessaria per compierla.
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Ma c'è sempre questo spirito di umiltà? Di riconoscere che poco siamo, poco abbiamo e quel che siamo e quel che abbiamo è già di Dio, che è suo dono.
Riconoscere questo fino al fondo e d'altra parte aver fiducia nel Maestro divino, in Gesù buon Pastore, in Maria nostra madre, madre del divin Pastore, e nei protettori celesti san Pietro e san Paolo.
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Una fede grande! Può essere che una persona venga destinata a un ufficio, a un incarico, a compiere in sostanza qualche cosa che è utile sia per la sua santificazione e perfezione e sia per l'apostolato. Non sconfortarsi, non abbattersi.
Fidarsi di Dio.
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Fidarsi di Dio. Se si legge la Scrittura, quando ci narra, la Scrittura, la storia di Mosè, di Giosuè, di Abramo, di Isacco, di Giacobbe ecc., Iddio parla a questi santi, dà i suoi ordini e sempre dice così: "Io sarò con te" [Es 3,12]. Il Signore si esprime in questo modo. Dà un ordine e poi aggiunge il Signore: "Io sarò con te e ti benedirò".
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Il Signore è con voi e vi benedirà. Non è solo scritto sul marmo, ma bisogna che sia scritto nel cuore: "Io sarò con te". E san Paolo dice: "Quando il Signore è con noi, chi può stare contro di noi [cf. Rm 8,31], chi può resistere a noi?"
Resistere. Ci possono essere sempre gli ostinati che possono resistere, ma noi avremo compito bene la nostra missione e avremo il premio e nonostante le difficoltà saremo fedeli fino alla morte.
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E allora chi ha voluto accogliere bene la parola come chi ha voluto bene accogliere la parola di Gesù: salvo. E se uno si ostina Iddio non toglie la libertà all'uomo. E allora la perdizione dipende da te, ecco.
La perdizione dipende da te: chi si ostina.
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Questi pensieri sono contenuti nel patto Segreto di Riuscita che avete nel libro delle orazioni (a). Oh, sempre si è detto e sempre si è ripetuto questo patto ogni giorno, nella visita specialmente al santissimo Sacramento. Ma può essere anche recitato individualmente e può essere anche recitato in altre ore della giornata fuori dell'ora di visita.
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La prima condizione quindi è di umiliarsi: "Chi si umilia sarà esaltato" [Mt 23,12]. Ma noi andiamo a fondo nel conoscere noi stessi? Siamo proprio così umili, così riflessivi da conoscere che nulla abbiamo e solo il terreno del peccato è nostro? Il resto è tutto dono di Dio.
Se, venendo quelle che erano fuori nelle parrocchie, venendo qui han trovato un progresso: la cappella bella, la casa in costruzione e altri miglioramenti spirituali e intellettuali, questo è tutto di Dio.
Tutto è di Dio.
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Dalla nostra parte vi son le incorrispondenze *** vi son le insufficienze, le miserie. Vi è l'ignoranza in innumerevoli cose, vi è un complesso di debolezze, di tentazioni, di peccati, di incorrispondenze alla grazia che non si può del tutto conoscere, specialmente perché non leggiamo abbastanza a fondo nella nostra coscienza alle volte.
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E quanto a ciò che riguarda l'apostolato si va in una parrocchia rossa rossa e si va coll'abito nero.
E come si comporterà questa parrocchia? Come si porteranno queste anime a Dio, le quali arrivano fino a negar Dio, perché vorrebbero escludere questo Dio per non sentire i rimorsi e specialmente per non sentire che un giorno dovran comparirgli davanti a rendergli conto, e rendergli conto della vita.
E' questo che li spaventa, allora cercano di persuadersi che Dio non c'è, o che Dio, eh, non bada a noi, se ne sta felice in paradiso e senza curarsi di noi.
E gli errori che si diffondono son sempre più numerosi.
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Se noi conosciamo la difficoltà dell'apostolato nostro: come tirar su quei fanciulletti, quei bambini, quella gioventù nel timore di Dio, in un mondo così pieno di pericoli, quando sembra che si scatenino i diavoli in tutte le direzioni, e poi che le passioni siano sempre più alimentate assecondate e fomentate. E <che cos> da me nulla posso *** (a). Da me nulla posso.
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Anche se avrò fatto un buon apostolato, un buon catechismo, <un buon> un buon canto, un buon suono per una bella funzione in chiesa, se magari sono arrivati a organizzarsi nelle varie organizzazioni della parrocchia e quindi danno qualche fiducia, oh, non speriamo troppo in questi mezzi! Le delusioni. Le delusioni. Sì.
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Se uno pensasse solo a quante vocazioni van perdute e non rispondono, avrebbe proprio da sentirsi colpito, ma scoraggiarsi no. Scoraggiarsi no. Deve venir la fede: "Da me nulla posso ma con Dio posso tutto". E per parte nostra, la nostra cooperazione, il nostro zelo per le vocazioni.
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Quanto poi alla formazione umana, dove si prendono i mezzi? Non credere che bastino /solo studi/ (a) e buoni alloggi. Vi sono altre ed altre spese necessarie. Lo sviluppo dell'istituto richiede ancora tante tante cose, ma tante ecco, che neppure alle volte si dicono. Beh, non si dicono perché al punto in cui si è, si direbbe: ma là è una meta troppo alta, ma possiam raggiungerla? Eppure se mettete fede: "Da me nulla posso, con Dio posso tutto. Per amore di Dio voglio far tutto". Ma la condizione: "A lui la gloria, a noi il paradiso" (b).
La gloria di Dio e il bene delle anime che cerchiamo.
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E poi c'è tutta la formazione religiosa che va bene <con> al punto in cui siete arrivate. Avete lavorato bene, avete avuto molta grazia, ma pensiamo che c'è ancor tanto, tanto cammino.
Ma quando è che sarete tutte sante?
E quando sarà che la formazione raggiungerà un modo e un grado più elevato cioè quello che è necessario per mantenersi nella santità e intanto moltiplicarsi nelle opere? Nelle opere, sì.
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Eh, sempre di più chiedono. E siam sempre insufficienti.
Vedete ad esempio questo: parroci, vescovi che scrivono, parroci che vengono e vengono a far insistenze per avere aiuto e anche perché in molti luoghi il clero è insufficiente, allora vogliono l'aiuto delle suore: rimediare in qualche modo così.
E la suora potrebbe far tanto se è ben preparata. Se è ben preparata, perché c'è tanta differenza tra l'una e l'altra.
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Questo indica che c'è da raggiungere un numero maggiore e una formazione migliorata, sempre migliorata. Non che dipenda dalle persone che dirigono, che sono gli strumenti nelle mani di Dio, ma dalla volontà di ognuna, dall'impegno di arrivare all'abneget semetipsum [Mt 16,24], rinnegamento di noi stessi e all'amor vero di Dio, amore profondo, totale, senza limiti *** (a) et animam suam, rinunziando anche alla vita. Sì! Dunque le necessità!
E la fede? "Da me nulla posso, con Dio posso tutto".
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Qui bisogna dire che, oltre all'umiltà, dobbiamo chiedere al Signore la fiducia in Dio, sì. "Qualunque cosa chiederete al Padre /mio, io ve la darò/" (a) [Gv 14,13], dice Gesù. Lui che è il buon Pastore: "Qualunque cosa".
In "qualunque cosa" tutto è compreso: quel che ci è necessario per la vita, per la santificazione, per il compimento della missione. Qualunque cosa: mica che dia per esempio l'immortalità su questa terra, che uno debba viver sempre, no. Ma quello che è necessario per compiere il volere di Dio, compiere la nostra missione, tutto ce lo darà. Sì.
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Il Signore vuole ancora altre cose allora, ma dire al Signore: "Io non conosco <tu> quel che vuoi tu, non lo conosco tutto, ma mi rimetto a te". Io pregherò e poi dirò: "Fa' tu nella tua sapienza e nella <sua> tua carità quello che è più utile per me e per l'istituto. Fa' tu".
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Quando il Signore /trova/ (a) un'anima disposta a rimettersi tutta nelle mani di Dio, allora egli, il Signore, per mezzo di quest'anima farà quel che vuole, cioè le sue opere che son grandi e sante e di vantaggio per l'umanità.
Ma fin che non arriveremo ad essere umili come Maria: "Ecco l'ancella del Signore: /sia fatto di me secondo mi hai detto/" (b) [Lc 1,38]... E la suora deve dir così: Sono l'ancella di Dio, quello che mi è stato detto sia fatto. E cioè: che ho vocazione, che posso farmi santa, che posso essere una buona apostola, che posso portar dappertutto la parola di Dio, arrivare ad anime e a queste anime dare quelle cognizioni e quegli aiuti che son necessari per la salvezza, sì.
Allora pensare che il Signore dona tutto, quando troverà un'anima umile, però.
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E Maria è diventata la madre di Gesù, fatta ancella come si era dichiarata. Non poteva dire: <Ecco> "Ecco la peccatrice", no? Questo l'ha detto la Maddalena. Maria era santissima, non poteva dir la bugia, ma: l'ancella, la serva di Dio.
E se una ha l'innocenza battesimale, dica sempre pure che delle imperfezioni ne ha commesse tante, e tuttavia vuol essere l'ancella di Dio.
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E poi quello che riguarda l'efficacia dell'apostolato, la grazia. Perché cosa possiamo noi? Possiamo dar la grazia di Dio? Ma quello è dono di Dio.
Noi siamo gli strumenti di cui Dio misericordiosissimo si serve, quando ho detto, il Signore troverà un'anima totalmente umile, ma anche totalmente abbandonata in Dio, docile <in Dio> a Dio.
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Un'anima che sia così disposta come si fa dello straccio: "Signore, son il tuo straccio". E lo straccio si prende, si depone, si adopera a toglier la polvere, si mette in un angolo, si nasconde al fondo di un tiretto; oppure forse si laverà perché possa ancor servir un'altra volta. "Sono il tuo straccio", ma aggiungete: "Son lo straccio di Dio, mi adoperi a pulire tante anime. Mi adoperi a pulire tante anime".
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Farà <di quel> Dio quel che vuole di voi, ma ci vuole questo: domandare l'umiltà e la docilità. E allora vivere in fede: "Con te tutto posso". E quando si è ignorati e si è magari malate e poco si ha di salute, allora bisogna aggiungere: Cum [enim] infirmor, tunc potens sum [2Cor 12,10]. Appunto perché son niente, il Signore farà lui e divengo potente.
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Quando c'è un'anima che sa umiliarsi e soffrire, mortificarsi, ecc., è potente nelle sue esortazioni, potente presso Dio nella preghiera, potente negli esempi che semina e dappertutto dove va lascia la buona impressione del soprannaturale, cosa che vuol dire pressappoco il bonus odor Christi [2Cor 2,15].
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Allora il patto di riuscita, il Segreto di Riuscita, ma penetrato bene e recitato con fede e la protesta che cerchiam solo la gloria di Dio e la salvezza delle anime e il paradiso per noi che è la santificazione quindi.
E' il paradiso per noi.

Albano Laziale (Roma)
31 agosto 1960

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(1) Albano Laziale (Roma), 31 agosto 1960.

519 (a) Cf. Le preghiere della Famiglia Paolina, Suore Pastorelle, EP, 1965, pag. 157.

523 (a) Parole incomprensibili: Da Dio tutto.

526 (a) R: parole poco comprensibili ma deducibili dal contesto.
(b) Frase presa dall'Atto di umiltà - Le preghiere della Famiglia Paolina, Suore Pastorelle, EP 1965, pag. 194, attribuita a san Francesco di Sales e che Don Alberione ha leggermente cambiata:
"Da me nulla posso, con Dio posso tutto. Per amor di Dio voglio far tutto. A Dio l'onore, a me il paradiso".
(San Francesco diceva: "a me il disprezzo").

529 (a) Vocabolo latino incomprensibile

530 (a) V: in nome mio, la farò.

532 (a) R: trovi.
(b) V: che mi avvenga secondo la tua parola.