Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VI. COLLABORARE CON LA PROVVIDENZA (1)
Come state bene qui! Il Signore vi ha fatto un bel regalo (a), sì. Un regalo, il quale era necessario; avete infatti adesso comodità di pregar meglio, di sentirvi meglio anche.
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Questi doni che riceverete man mano, come la inaugurazione della chiesetta, della camerata (a), poi la prossima vestizione (b), poi la casa che si va allargando - e stanno già lavorando a mettere il secondo solaio, mi pare - sono tutti doni di Dio. Queste sono approvazioni che il Signore è con voi e vi dà man mano il necessario per svilupparvi. Come vi dà giorno per giorno il pane quotidiano, così va dando all'istituto un po' per volta, man mano che è necessario: casa, alloggio e sviluppo.
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Se state buone, se il numero delle vocazioni aumenta, ecco la conseguenza: quando si fa il nido, il Signore manda gli uccelli al nido, e quando gli uccelli son molti e non posson più star nel nido, allora pensa a darne un altro o allarga quello che c'è.
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Crediamo a questa provvidenza attenta sempre, delicata con noi. Ci accompagna, non c'è da dubitare mai, perché da una parte il vostro istituto è tanto utile per la chiesa, per le anime ed è sotto un certo aspetto necessario, dall'altra parte voi cercate di corrispondere.
E allora il Padre celeste fa quel che farebbe un padre buono in terra e cioè: quando il figlio si fa grande, ecco, gli compra un altro vestito più lungo, più largo. Quando il figlio è ammalato e il padre provvede le medicine; quando il figlio poi è venuto alto e in casa non ci possa più stare, allora si pensa a un altro alloggio e il padre provvede.
Così il Signore ha una provvidenza delicatissima, continua, amabilissima: per tutto, per ognuno e per tutta la comunità insieme. Credere alla divina provvidenza.
Credere alla divina provvidenza.
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Oh, dice Gesù nel Vangelo: "Se voi chiedete al padre - voleva dire se un figlio chiede al padre - un pane perché ha fame, il padre gli darà forse una pietra?". E poi dice: "Se un figlio chiede al padre un pesce per mangiarsi col pane, il padre gli darà forse un serpente?" [cf. Mt 7,9-10]. Questo no. "E se voi che non siete buoni - diceva Gesù - sapete dare ai vostri figli dei beni, quanto più il vostro Padre celeste!" [cf. Mt 7,11].
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Credere alla divina provvidenza. Crederla anche nelle piccole cose che riguardano o le grazie materiali o le grazie spirituali. Sì. Sempre avete da chiedere anche la salute, sì, perché per la vostra missione è necessario star bene. Non avete la missione di stare ammalate, condurre la vita da inferme, no. Avete la missione di attendere all'apostolato. Allora sempre chiedere al Signore anche la salute.
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E poi questa provvidenza si estende ad altre cose utilissime: la santità, le grazie per la santità!
Se c'è l'impegno, se c'è l'impegno - voglio dire - a utilizzare le grazie, a usare i mezzi, certamente che il Signore dà le grazie per la santità. Se cioè usate i mezzi: buone confessioni, /buoni/ (a) esami di coscienza, buone messe, buone comunioni, buone visite, buoni rosari. Se c'è buona volontà di correggere qualche difetto, di acquistare qualche virtù, viene il Signore. Viene il Signore. E lo Spirito Santo lavora nell'anima e arriverete alla santità.
Arriverete alla santità.
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Se una si trascura poi va giù, ma va giù chi vuole andare. Se uno si trascura, cioè non cura bene la preghiera, oppure si divaga troppo, oppure stenta a sottomettersi all'obbedienza, se <impedi> si cerca in qualche maniera di soddisfare l'amor proprio, se si hanno intenzioni di orgoglio, ecc. allora no.
Siamo noi che impediamo le grazie di Dio.
Ma se noi ci abbiamo l'impegno invece di corrispondere, il Signore abbonda tutti i giorni. Mantiene l'anima: che cresca, che si fortifichi, che venga guidata, che superi le difficoltà. C'è la provvidenza.
C'è la provvidenza.
Eh! Vedete gli uccelli dell'aria: essi non seminano, non mietono, eppure a loro il Padre celeste non lascia mancare il granello con cui nutrirsi, la briciola. E se noi siamo più che i passeri, più che gli uccelli dell'aria, il Signore non provvederà a noi più abbondantemente? [cf. Mt 6,26].
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Ma corrispondere. Corrispondere e occupare il tempo. Corrispondere. In che cosa? Non solo occupare il tempo, ma anche lavorare. Corrispondere, ma può esercitar la povertà. Quando non si esercitasse la povertà, il carro della provvidenza non viene, perché <noi ci mettiam le ruote in mez> ci mettiamo i bastoni in mezzo alle ruote e allora non cammina.
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Non mettere mai i bastoni in mezzo alle ruote del carro della provvidenza. E questi bastoni sarebbero la mancanza di povertà, la mancanza nell'applicarsi al lavoro e a imparare. Le altre mancanze, particolarmente poca fede: quando si dubita sempre che manchi il terreno sotto i piedi che quasi il Signore dimentichi.
/Oh!/ (a) questo sì che dispiacerebbe al Signore! Il Signore dice nel Vangelo che il fiore del campo ha dei vaghi colori più belli che i vestiti di Salomone [cf. Mt 6,28-29], eppure il fiore del campo non ha modo di tessere e neppur di dipingere, ma ci pensa il Padre celeste.
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Poi la provvidenza in altro campo, per l'apostolato, perché avete due fini: farvi sante e l'apostolato. E la provvidenza vi dà la luce per imparare.
La luce per imparare. Perché dovrete insegnare a suo tempo, e per insegnar bisogna sapere; e perché noi abbiam la prova che si sa, ci son gli esami, sicuro.
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Oh, ma il Signore a chi occupa bene il tempo, a chi prega insieme, insieme allo studio ci mette la preghiera, a chi ha fede nella grazia di Dio, e chi aspetta la luce dal tabernacolo e dalla Madonna, sedes sapientiae, il Signore illumina, illumina. Illumina a capire, illumina a ricordare, e illumina anche i maestri perché insegnino bene.
E poi, alle volte, ecco... san Giuseppe da Copertino non sapeva per andare all'esame, era nei fastidi, /ahu/ (a), un fastidio grosso eh, qualcheduna di voi può anche averlo. Beh, pregava, e... sapeva poco, pochissimo, ma il Signore faceva in maniera che il maestro lo interrogasse proprio là dove sapeva! Il Signore dirigeva il maestro a interrogare proprio in quella pagina che aveva studiato e che aveva capito. Anche in questo modo, oh, ci credete?
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Bisogna credere alla divina provvidenza.
Molte volte potrete sentire questo e dai cristiani che non hanno tanta fede, ma che pensano almeno che il Signore provvede il pane. Il pane bisogna che sia provveduto certamente per vivere: mantenersi nel servizio di Dio e nell'apostolato. Ma la vostra fede va più avanti: le grazie per la santità, le grazie per lo studio, le grazie per formarvi all'apostolato, quello che dovete capire nei catechismi, come imparar a fare le conferenze, come imparar la pedagogia, come saper prendere e educare i fanciulli, ecc.
Vi darà il Signore queste cose? Sì. Sì.
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Avessimo anche una casa grande e più bella di questa e faceste anche degli altri palazzi, ma se non vi fate sante, [se] non aveste le grazie di farvi sante e <non vi fareste> non vi /faceste/ (a) veramente adatte e capaci delle opere parrocchiali: né sante né apostalato allora! E cosa gioverebbe saper mangiare e abitare in belle case, fossero pure molto comode, spaziose e magari lussuose?
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La provvidenza, la provvidenza. Non è solo per il pane, sì anche per il pane, ma in primo luogo per le grazie a santificarsi e per le grazie per compiere la nostra missione: la missione che dà a te in quel luogo preciso! Persone che hanno fede e persone che hanno poca fede. Allora, ecco: fidarsi della provvidenza, pregare, cooperar alla provvidenza, aver fede.
Sì, pregare, cooperare alla provvidenza e aver fede.
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Pregare lo fate. Dir bene il Padre Nostro: "Da' a noi il pane quotidiano" e si comprendono tutte le grazie: "Rimetti a noi i nostri peccati" e poi il resto. Del resto in tutte le preghiere, sì.
Pregare.
Secondo, cooperare alla provvidenza, quindi se si vuol la scienza studiare, poi il Signore <aggiunghe> aggiunge ciò che non abbiamo noi.
E poi, se ci vogliamo fare santi, cooperare cioè lavorare davvero, lavorare. L'impegno ad ogni costo: santità. L'impegno ad ogni costo: apostolato, capacità all'apostolato!
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Il Signore sarà sempre con voi se voi portate questo impegno, questa pietà, questa fede nella grazia di Dio, nella provvidenza di Dio.
E adesso abbiate anche fiducia per gli esami, sì. Allora se voi avrete questa fiducia, il Signore provvede. In quale maniera? Ah, mica in tutte le maniere che si vuole da noi, ma in quella maniera che è migliore per noi. Sì, certo noi desideriamo quello che ci sembra più bene, ma il Signore provvede in quella maniera che è più adatta per noi. Sì.
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Allora avanti con serenità e tranquillità.
Fidarsi di Dio quanto per la salute come per la scienza, come per la santità e come per l'apostolato.
Vuol bene il Signore a voi, vi vuol bene.
Vi vuol bene.
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Vedete Gesù buon Pastore: erano stati per tre giorni alla predica a sentirlo, avevano /consumato/ (a) le provviste, non avevano più pane. Eh, si erano fidati di lui e l'avevano seguito, avevano cooperato alla grazia che il Signore dava per mezzo della sua predicazione. Ecco, il Signore ha fatto un miracolo perché, sebbene non fossero provveduti del necessario, non avessero a soffrirne, non venissero meno loro le forze per istrada, quindi moltiplicò i pani.
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Provvidenza di Dio. Credete alla provvidenza, anche ai miracoli se son necessari. Del resto non ne sarebbe il primo e neppur l'ultimo. Ci son dei miracoli che si vedono così posteriormente, e vi sono dei miracoli che si compiscono nell'interno, oppure vengono compiti nel segreto, nel silenzio, quando non si fa rumore, ma si tende solo alla gloria di Dio e alla nostra santificazione e al nostro apostolato.
Vi vuol bene Gesù, abbiate fiducia!

Albano Laziale (Roma)
8 giugno 1960

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(1) Albano Laziale (Roma), 8 giugno 1960.
104 (a) Allusione alla nuova chiesa di Casa Madre, benedetta il 30-4-1960 da S.E. Mons. Raffaele Macario, Vescovo di Albano L. e inaugurata l'1-5-1960. In tale circostanza fu consacrato il nuovo altare.

105 (a) Sulla chiesa era stata costruita una camerata-dormitorio per le novizie.
(b) La cerimonia della vestizione si celebrava in quell'anno per la festa dei santi apostoli Pietro e Paolo, il 29 giugno.

110 (a) R: buone.

113 (a) In tono grave.

115 (a): Interiezione.

117 (a) R: fareste.

122 (a) R: consumate.