Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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II. FIDUCIA! (alle novizie)(1)
Avevano mandato sant'Alberto Magno, ragazzo, a studiare - allora la scuola era presso gli altri padri religiosi - e il ragazzo si impegnava, ma non imparava gran che. E un giorno i voti erano brutti, un altro giorno una sgridatina, e si è scoraggiato e a un bel momento: "Me ne vado, lascio tutto". E si è alzato più presto al mattino, più presto degli altri, si è fatto il fagotto (a) e voleva saltare il muretto del convento. Ma prima di andar via, siccome era molto divoto della Madonna, è passato a salutare l'immagine della Madonna che era al fondo del corridoio, a salutar la mamma: "Me ne vado perché non riesco, dammi la benedizione". E la Madonna gli ha risposto: "Torna indietro (a), la benedizione te la do in altro modo; rimettiti a studiare con buona volontà e arriverai".
E il ragazzo ha studiato e giorno per giorno faceva progressi. E poi è diventato sacerdote, e poi è diventato vescovo, e poi è diventato un grande scrittore ed è dottore della Chiesa.
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Fede ci vuole oh! Ne avete? Fiducia l'avete? Nessuna che si scoraggi? (a) Oh! Ditela un po' laverità. Sì, non avete ceduto, ma un po' di piccola tentazione ci sarà stata, no? (b) Allora siam d'accordo. Siam d'accordo. E soprattutto la fiducia, sempre. "Ma io ho questo, ma io ho quello..."
Soprattutto la fiducia.
"Ma come farò? E se bisogna essere così, e se bisogna far in quel modo e se per diventare suore pastorelle oh, ci sono difficoltà; poi nell'apostolato; e chi sa in che casa vado a capitare, con che madre dovrò trovarmi...". E chi sa quante altre tentazioni: "Io non ho memoria, io non so parlare". Ebbene: fiducia!
Pregare, non disperare, non fare come quel ragazzo, eh. Se no, la Madonna vi prende per una mano: "Torna indietro. Su, buona volontà e preghiera e io ti aiuterò". L'avete la fiducia in Maria la buona Pastora? (c). Ma tanta o poca? (d). Proprio tutte? Speriamo, sì.
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Voglio dire: soprattutto la fede, che è fiducia, perché da noi cosa volete che possiamo fare? Non vi sareste mica fatte suore da voi. Vi siete fidate di Dio. Perché la vita religiosa è vita di perfezione, e come si fa a diventare perfetti con tanti difetti che abbiamo? Ma non vi siete spaventate, siete venute, e avete domandato la vestizione e poi avete domandato l'entrata in noviziato, non è vero? E... siete andate avanti bene finora? Vi siete trovate contente? (a) E beh! giorno per giorno continueranno le grazie secondo il bisogno. Secondo il bisogno, sì!
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Vedete, volete mica pretendere che adesso vi siano le grazie che dovrete avere per l'apostolato nelle parrocchie? Quelle lì non le avete ancora, adesso dovete solo conoscerlo, [l'apostolato]. Conoscerlo!
Se uno dicesse così: "Signore, eh, se mi facessero un'operazione, se mi trovassi di fronte alla morte, che spavento avrei. Chi sa se mi rassegnerei alla volontà di Dio". Non fate quei pensieri lì. La grazia del bel morire ce la dà il Signore quando è necessario, mica adesso. Mica che la madre vi /prepara/ (a) una medicina mentre che state bene; la medicina verrà quando avrete bisogno, non è vero? No?
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Le cose a suo tempo; basta volontà sincera, fede: "Mi hai chiamato e sono sicuro che mi accompagni fino al termine della mia missione, della mia vita, e mi darai le grazie <per far> per farmi santo e per fare l'apostolo". Se uno vedesse tutte le difficoltà in principio e tutto quel che succederà, in principio, alle volte si spaventerebbe.
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Quando san Giovanni Bosco è stato in punto di morte, ormai vicino alla morte, e gli domandavano varie cose: come aveva fatto a far questo, a far quello, come era riuscito, se non aveva trovato difficoltà, ha risposto: "Per grazia di Dio il Signore non me le ha fatto vedere le difficoltà in principio tutte, se no mi sarei spaventato e chi sa se avrei avuto il coraggio di andare avanti". Non bisogna vederle tutte.
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Sapere che dobbiam fare quella strada, ma sapere anche che il Signore ci accompagna con la sua grazia ogni giorno. Ci accompagna con la sua grazia ogni giorno. E mica che adesso dobbiate ricevere tutte le grazie della vita. Ora le vostre grazie sono di far bene il noviziato.
Imparare quanto potete fidandovi di Dio, il quale vi comunica il sapere, quel che è necessario, quel che è possibile adesso.
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Voi vi preparate anche a continuare l'istruzione dopo. Sapere adesso che avete le grazie per amare la vita religiosa, per desiderarla; e intanto già viverla adesso. Ora un santo noviziato poi farete una santa missione nell'apostolato. O in una parrocchia o in un'altra, o in Italia o in un'altra nazione, dove vi manderanno là vi accompagneranno le grazie di Dio. E giorno per giorno, giorno per giorno vincerete le difficoltà. Non pretendere adesso di aver subito tutte le grazie; ma voi le vorreste vedere subito tutte? Fede ci vuole! Il Signore dice: "/Pregate e avrete/" (a) [Mt 7,7].
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Conservar questa fiducia nella preghiera, la quale vi ottiene la benedizione, l'assistenza del Signore, la grazia del Signore, non è vero? Poi, ecco: della giornata le difficoltà poi si risolvono e se non si risolvono oggi si risolveranno domani. E tuttavia qualche volta le difficoltà rimangono per farci guadagnar maggiori meriti, ma intanto noi mettiam la buona volontà e la fiducia nel Signore. Quello che si risolverà, ecco, è a gloria di Dio. Quello che non si risolvesse subito è perché noi esercitiam la fede e continuiamo a pregare e guadagniamo i meriti: aver pazienza. Aver pazienza. E' naturale che la vostra missione ha le difficoltà.
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Oh, se guardate, Gesù si è preparato alla sua missione fino a trent'anni, sì. E poi l'ha compiuta la sua predicazione di circa tre anni e poi tutte quelle lotte da parte dei farisei e poi la passione, quando ha trovato quella grande ripugnanza, fino a sudar sangue, al pensiero delle sofferenze che avrebbe sopportato, a cui andava incontro, sofferenze per vedere quanti non corrispondevano alla sua misericordia, alla sua grazia e quante anime si sarebber ancor perdute nonostante i suoi sacrifici, la sua morte di croce. Ma ha compito la sua missione fino al[la] fine, ecco. E ebbe la grazia e andò serenamente a morire, sì.
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Noi dobbiam passar tutti per la morte, ma l'atto di accettazione della morte è di grande merito, è un grande atto di amor di Dio, è un grande atto di obbedienza al Signore, alla sua volontà. E' un grande atto di amore al Signore. E dà gloria al Signore la nostra accettazione della morte. Però mai scoraggiarsi, tutti i giorni sempre un po' più avanti, un po' più avanti facendo quello sforzo che è possibile e che vi prepara. E d'altra parte confidare, confidare nella grazia di Dio, sì. Alla grazia di Dio però bisogna /cooperare/ (a) si capisce sì, e... cooperare.
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L'agricoltore vuole il pane, ma per avere il pane sulla tavola bisogna che lavori: "/Mangerai il pane col sudore della fronte/" (a) [Gn. 3,19]. Ecco. Il pane viene prima bagnato col sudore della fronte, sì.
Noi dobbiamo cooperare alla grazia, sì, con una certa, una certa sollecitudine, una certa diligenza, ma non affannarsi: "Io faccio quel che posso e tu fai quel che io non posso. Da me nulla posso e con Dio posso tutto", e avanti, e avanti sempre. Compirete bene la vostra missione così santa, così bella!
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Cooperare alla grazia del Signore, neh!
Cioè prendere tutto quel che vi insegnano
occupare il tempo
nella maniera che vi è possibile
concentrare i pensieri
in quello che è il vostro dovere quotidiano
lavorare il vostro spirito
lavorare il vostro carattere.
Perché è tanto importante che si lavori e si formi un buon carattere.
Voi non avete da esser suore di clausura, magari obbligate tutto il giorno al silenzio, no! E avete proprio un apostolato che vi avvicina tanto alle anime, alle popolazioni, specialmente alla gioventù femminile.
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Se una ha un bel carattere allora attira: il buon carattere, il buon tratto, il saper comportarsi bene in società è tanto unito alla grazia del Signore, è tanto ***. Ma per avere un buon carattere in una parrocchia, voglio dire in società, bisogna che vi formiate anche il carattere buono in comunità. E una può avere una tendenza a vedere le cose un po' brutte o una aver la tendenza al mutismo. Il mutismo. E un'altra può essere che abbia un carattere inclinato ai dispetti (a) e invece che aver pazienza con tutti fa usare la pazienza a tutti. Sì.
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E' parte della vostra formazione il buon carattere: acquistare un buon carattere, eh! Buon carattere e socievolezza. E siccome è tanto importante questo del buon carattere e il dominio sopra di noi, anche in questo apritevi e manifestatevi, sì, affinché quello che è già buono sia confermato e incoraggiato e quello che è da migliorare sia migliorato. "Ma io ho un carattere difficile...". Se hai la vocazione, avrai la grazia di dominarlo, perché con la vocazione vostra ci deve esser la grazia di dominare il nostro carattere, di vincere quell'egoismo, quel vederci solamente noi e non tener conto di quello che fa piacere agli altri, di quello che è necessario, che è buono per gli altri.
Il buon carattere, sì!
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Poi il vostro buon carattere che adesso acquistate qui, e dovrete poi continuare <e a> per esercitarlo non solo con la popolazione delle parrocchie, ma nella casa stessa dove sarete, nell'interno. Lì poi, essendo poche suore, <vi> dovete collaborare insieme, non è vero? Aiutarvi, e l'una compatire l'altra.
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Cosa dite se ci fosse una casa in cui stanno tre suore, a tavola sono in tre, una ha sempre il muso. Eh, ma fate diventare la vita pesante <a tutta> a tutta la piccola comunità dopo, no? E vi sono persone che sanno sempre recar letizia, incoraggiamento; altre raccontano solo il brutto e contano solo i difetti, oppure contano solo le difficoltà che s'incontrano, <e le perso> e ricordano solo i difetti che ci sono fuori o nella gioventù o nei bambini o in parrocchia o magari nel clero e...
Far sempre vedere le difficoltà, vuol dire rendere la vita molto più difficile di quel che realmente ancora siano quelle certe difficoltà; vuol dire moltiplicar le difficoltà. Invece in serenità e in letizia quante cose si superano, quante cose si superano!
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E quindi <e> sempre la vostra serenità e che siate così come mi scriveva un sacerdote: "Sembrano un raggio di sole dove compaiono queste suore". Quando è già da molto che fa brutto tempo eh, finalmente si vede un raggio di sole, allieta tutti, eh. Così la suora! Ma dovrà far tante gentilezze, tante parole che crede che siano di complimento? No, no! Ha la grazia nell'anima, ha il volto sereno, è tutta per Gesù e per le anime: ecco un raggio di sole che illumina la parrocchia, illumina la comunità, illumina il gruppo delle giovanette, <che> delle giovani che sono lì ad ascoltare, ecco sì, così. Il sole però non solo illumina, ma scalda. E quando questo raggio di sole che è rappresentato dalle suore, non solo illumina coloro che si avvicinano, ma riscalda cioè mette fervore, generosità e bontà.
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Che proposito hai fatto?
"Ho fatto il proposito di correggere nel mondo l'idea che ha il mondo della suora: che conducono una vita imbronciata, tutta piena di fastidi, sempre un po' nella tristezza, nella malinconia. Voglio far vedere che il servizio di Dio e l'esser consacrati a Dio comunica la letizia di Dio, la pace di Dio".
Correggere questa idea falsa che han nel mondo, perché? "Perché ci vengano più vocazioni". Ecco la risposta che noi diamo. Così anche voi farete una opera e un apostolato vocazionario quasi senza accorgervene.
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"Eh, ma in questo paese, non ci son vocazioni".
Eh, non ci sono vocazioni, ma da cosa dipenderà che non ci sono vocazioni? Le cause possono essere molte. Non è che manchino, è che non si sviluppano, non si maturano piuttosto, perché il Signore le semina ovunque quando c'è bisogno per la salvezza del mondo.
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Va bene! Allora siate quel raggio di sole che illumina e riscalda le anime fino a questo punto: non solamente di viver bene la vita cristiana, ma anche di consecrarsi al Signore, se tale è il volere di Dio.
Dunque la parola d'ordine, diciamo, fiducia sempre. Temere il diavolo dello scoraggiamento. Fiducia che le difficoltà si scioglieranno man mano che si va avanti. E ora si han le grazie per far bene il noviziato, domani si avran le grazie per far bene l'apostolato. Però collaborare alla grazia di Dio: il lavoro interiore di emendazione e non pretendete di far tutto insieme.
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La professione non suppone che siate perfetti, suppone che si ha la volontà di perfezionarsi. Perfezionarsi. Nella vita religiosa non entrano le anime perfette, ma entrano le persone che vogliono perfezionarsi: "Se vuoi essere perfetto" [Mt 19,21]. "Se vuoi", ha sol chiesto quello il Signore a quel giovane: "Se vuoi essere perfetto, lascia tutto, vieni, seguimi" [cf. Mt 19,21]. Quindi neppure spaventarsi dei difetti. Uno per giorno lo prenderete per il collo, lo butterete dalla finestra e avanti, sempre, li butterete tutti, e tutti nel fiume e il fiume se li porterà al mare. Sì, poco per volta correggerete tutto.
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Oh! Imparano tutto non è vero? Sì? Il canto, il catechismo, poi il modo di pregare, l'osservanza dei voti, non è vero? Imparate tutto. E quante vocazioni farete poi venire? Siete ventidue? Per quanto volete moltiplicarvi? (a) Come? (b) Settanta volte sette? E quanto fa settanta volte sette? Sette per sette... eh? Settanta volte sette quanto fa? Sette per sette fa quarantanove, quattrocentonovanta? Se poi ci metti uno zero!...
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Avete già passato ormai tutta la materia del noviziato? Ecco, ciò che importa nell'osservanza dei voti è di non fare mai un buco, mai farvi il buco. Per esempio sulla povertà, mai fare un buco, se no una cosa tira poi l'altra, eh, perché fatto il buco ci passa la bestia eh. Ci passa la bestia fatto il buco. Così ancor di più sulla delicatezza mai fare il buco, se no ci passan diverse bestie. E anche se il buco è piccolo, passa il serpentello, sì, il serpentello passa. Sembrava impossibile che passasse un serpente solo per quel buchetto, un piccolo buco, eppure è passato!

Albano Laziale (Roma)
12 febbraio 1960

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(1) Albano Laziale (Roma), 12 febbraio 1960.
22 (a) In tono scherzoso e allegro.

23 (a) Dialogo tra Don Alberione e le novizie. Tono allegro e confidenziale.
(b) Risposta: sì.
(c) Risposta: sì.
(d) Risposta: tanta.

24 (a) Risposta: sì.

25 (a) R: prepari.

29 (a) V: chiedete e vi sarà dato.

32 (a) R: cooperarci.

33 (a) V: col sudor di tua fronte mangerai il pane.

35 (a) In tono scherzoso.

44 (a) Dialogo tra Don Alberione e le novizie prolungato fino alla fine, in tono scherzoso e confidenziale.
(b) Risposta: settanta volte sette.