Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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III. IL CENTRO E' LA PASQUA (1)
Siamo nel tempo detto di settuagesima, poi arriverà il tempo di quaresima, poi il tempo di passione e quindi la Pasqua di risurrezione.
La domenica di settuagesima indica che vi sono ancor sette domeniche prima di arrivare alla domenica di passione, e vi sono nove domeniche prima di arrivare alla domenica di Pasqua.
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Il tempo di settuagesima ha tre domeniche: quella che è chiamata settuagesima, quella che è chiamata sessagesima, è domani, e quella che è chiamata quinquagesima che [è] la domenica successiva. Poi vi saranno le quattro domeniche di quaresima, quindi le due domeniche del tempo di passione, cioè quella che si chiama di passione e quella che si chiama delle palme.
E' chiamata la domenica di settuagesima, anzi il tempo di settuagesima è chiamato il piccolo quaresimale o la piccola quaresima che prepara alla quaresima vera, la quale incomincia poi dalle ceneri.
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Ora, che cosa significa settuagesima, quaresima e tempo di passione? Eh, significa preparazione alla Pasqua, alla risurrezione. Vedete, l'anno liturgico si distingue in tre parti: la prima parte è il ciclo natalizio, la seconda parte è il ciclo pasquale e la terza parte è il ciclo post-pentecoste, dopo la Pentecoste.
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Il ciclo natalizio comprendeva l'avvento, poi la festa della natività di Gesù e poi i frutti: una preparazione, la celebrazione e i frutti del Natale. Il Natale era tempo di giocondità, gioia: il Signore venuto con gli uomini.
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Il tempo invece attuale è tempo di santa tristezza, mestizia, la quale mestizia prepara alla letizia, cioè con la quaresima e con la settuagesima, tempo di mestizia santa, per arrivare a una letizia santa, quando Gesù è risorto dal sepolcro e si trattiene ancora nel mondo per quaranta giorni e sale al cielo per mandarci lo Spirito Santo.
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Ora, perché tempo di santa mestizia questo? Vuol dire che si deve fare il broncio? No. Vuol dire che dobbiamo tenerci umili, pensando ai nostri peccati e quindi sentire più il dolore perché noi abbiamo contribuito alle pene di Gesù, il quale è andato a morire sulla croce per noi.
Una mestizia che non è nel senso che può essere creduto; è una mestizia cioè un pentimento dei peccati, del tempo perduto, delle grazie non corrisposte, che porta alla riparazione: riparazione con il dolore dei peccati e con il proposito di riguadagnare il tempo perduto. Riguadagnarlo con più fervore, con più fede.
Ora, quindi, la divozione è questa: la divozione al crocifisso, a Gesù buon Pastore che dà la vita per le pecorelle. Sì.
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Ed è questo tempo anche il tempo della predicazione di Gesù. Noi siamo in santa mestizia perché il mondo va male, perché tanti offendono Gesù. E allora, ecco i catechismi. Si fanno <i quatechi> i catechismi quaresimali per ricordare la predicazione, la vita pubblica di Gesù. Prima si era ricordata la vita privata, adesso [si ricorda] la vita pubblica.
Le suore che fanno il catechismo imitano Gesù nella sua vita pubblica. Egli predicava; le suore ripetono nel catechismo la parola di Gesù. Anche se con diverse parole il senso, la verità è sempre uguale, sì.
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Compatire vuol dire sentire i dolori di Gesù, come se soffrisse vostro papà: voi sentireste in voi una certa tristezza, malinconia, o meglio mestizia, e si vorrebbe, alle volte, quando la persona è cara, si vorrebbe quasi prendersi i suoi mali e dividerli per alleviare un poco il sofferente, sì, la sofferente. Oh, così guardando Gesù: un poco patire con lui che vuol dire compassione. Patire con Gesù. Oh! Quindi sentire in noi la pena delle pene di Gesù e non solamente che sia un sentimento vago, incerto, così superficiale di parole, ma anche noi fare qualche mortificazione. Sì.
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Non possiamo noi soffrir in questo tempo i dolori che ha sofferto Gesù in modo uguale, certamente. Ma sentire e accompagnare lui in quanto ci è possibile, come Maria. Maria ha accompagnato Gesù al calvario.
Ora queste mortificazioni come devono essere? "/Chi/ (a) vuol venire dietro /di/ (b) me, rinneghi se stesso, /e/ (c) prenda la sua croce e mi segua" [Mc 8,34]. Sì, mortificazioni: ci sono le obbligatorie e ci sono quelle di libera scelta.
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Obbligatorio è in primo luogo i doveri dello stato, è l'ufficio. La vita religiosa ha delle mortificazioni perché c'è l'orario, perché c'è tutto in comune, e il vitto e tutto quel che riguarda la giornata; è in comune o sotto la guida, sotto la direzione, che vuol dir vita comune.
Oh, sì, quelle sono le mortificazioni necessarie e obbligatorie: praticare bene la vita comune e fare bene il proprio ufficio.
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Mortificazioni obbligatorie sono, per chi studia, <lo studi> lo studiare; per chi ha un apostolato da fare, fare il suo apostolato, il suo lavoro, il suo impegno che è assegnato.
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Mortificazioni obbligatorie sono il governo dei sensi: gli occhi, l'udito, la lingua, il gusto, il tatto.
La mortificazione è necessaria quando saremmo spinti, saremmo spinti al male. Quindi la mortificazione anche della mente che non pensa ciò che non bisogna pensare, e la mortificazione della fantasia, del cuore. Sì, le mortificazioni che sono obbligatorie per evitare il male e l'offesa di Dio.
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Vi sono poi anche le mortificazioni di libera scelta, libera scelta. Se però toccano l'ordine esterno della comunità, bisogna che ci sia il permesso. Ma di libera scelta una può farne tante mortificazioni: e non è tempo di parlare, e tacere; ed è tempo di parlare, e parlare; e se vi chiedon la lezione, è tempo di recitarla. E se dovete confessarvi è tempo di dir tutto quel che c'è. Eh, la mortificazione della lingua...
Poi bisogna dire che qualche volta queste mortificazioni sono anche necessarie, neh! Ma si può andare un po' più avanti e allora diviene di libera scelta. Così la mortificazione quando, ad esempio, si studia la persona di dir bene le parole delle orazioni, dirle proprio bene, anche, non ad alta voce da disturbare, ma per pronunziare bene le parole, sì, studiarsi di dir bene le parole.
Poi magari fare un atto di gentilezza, sì, che <non> può essere non obbligatorio, e tuttavia è una mortificazione. Così tante cose che riguardano il buon andamento, la comprensione degli altri, la pazienza, il sopportare noi stessi, il lavoro interno di vigilanza per correggersi e per acquistare le virtù.
Son tante le piccole mortificazioni.
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E senza andare ai digiuni - avete bisogno di mangiare - e senza andare a privarvi del sonno - che avete bisogno di dormire - ecco, e vi sono tuttavia delle mortificazioni: quando si va a pregare, metterci tutto il cuore; quando si va a studiare metterci tutta l'applicazione, occupare tutto il tempo; quando si va all'apostolato, al lavoro metterci tutta l'attenzione perché le cose riescano bene.
E allora si concentrano le forze in quello che si ha da fare per compiere il volere di Dio, momento per momento, giorno per giorno, sì.
E allora noi accompagnamo Gesù nella sua sofferenza, e lì vi saranno poi particolari grazie.
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La Pasqua sarà poi apportatrice di tante grazie, tante grazie in proporzione della preparazione. Sì.
Vedete, conformando la pietà alla devozione a Gesù Maestro via, verità e vita, ottenete un aumento di grazia. E le case e le anime, le persone che sono nella Famiglia Paolina, se praticano bene questa divozione, progrediscono di più. Anzi si può dire che le case e le anime progrediscono in proporzione che praticano la divozione a Gesù buon Pastore che è via, verità e vita per tutti, per tutte le anime.
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Allora approfittare di questo tempo. Il centro è la Pasqua; invece settuagesima, quaresima e passione sono preparazione alla Pasqua. Dopo la Pasqua quaranta giorni prima dell'Ascensione, e allora è il frutto che si deve ricavare.
Preparazione, celebrazione e frutto.
Dopo viene poi il tempo che segue, cioè della pentecoste che dura fino all'avvento successivo. Oh!
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Allora, quando si dice santa mestizia o mestizia santa non vuol dire che si cessi di cantare. No, tutt'altro! Si canteranno di più le lodi che portano <a> alla supplica al Signore per ottenere il perdono dei peccati e per invocare di più Gesù crocifisso, e invocare di più Maria addolorata, la madre di Gesù buon Pastore, sì. Allora santificare questo tempo adesso, il tempo <dipe> della redenzione. Il centro è la risurrezione di Gesù Cristo che segue il venerdì santo. La preparazione è questa, e poi la celebrazione e poi i frutti da ricavare.
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Oh, sempre approfittare di tutti i tempi. Il Signore ci dà i giorni e i mesi affinché noi ci santifichiamo. E se ogni anno noi seguiamo bene la liturgia, ecco siamo guidati nella via dello spirito, sì. Passa sotto i nostri sguardi, i nostri occhi, la nostra considerazione tutto il complesso della vita di Gesù e l'applicazione dei meriti di Gesù, per mezzo dello Spirito Santo nella Pentecoste e nel tempo che segue la Pentecoste.

Albano Laziale (Roma)
20 febbraio 1960

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(1) Albano Laziale (Roma), 20 febbraio 1960.

54 (a) V: se qualcuno.
(a) V: a.
(c) V: Omette.