XXXII. GRAZIA E VOLONTÀ PER COSTRUIRE
Primo, il Te Deum col Magnificat di ringraziamento, secondo il Miserere e terzo il Veni Creator per l'anno prossimo 1959.
Il Veni Creator è pure domandare al Signore che mandi il suo spirito. Emitte Spiritum tuum, et creabuntur; et renovabis faciem terrae [Sl. 104,30]. Che mandi il suo Spirito e faccia in noi delle creature nuove, cioè anime di Dio, persone consecrate al Signore. E allora si rinnoverà la faccia della terra per mezzo dell'apostolato; la faccia della terra sarà lavata dalle sue iniquità e sarà, la terra, un giardino di fiori, eletti, profumati per il Signore. Invocare quindi i tre doni: la luce dello Spirito santo, la luce alla nostra mente; poi invocare dallo Spirito Santo vigore nuovo, fortezza, il dono della fortezza; e /chiedere/ (a) al Signore l'orientamento del cuore verso di lui, cioè l'amore a Gesù, l'amore alle anime.
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Abbiamo perciò, nel cominciare l'anno, da tener presente due cose: la prima, la grazia del Signore che sarà abbondante, e secondo, la buona volontà «Pace [in terra] agli uomini di buona volontà» [Lc. 2,14].
La grazia del Signore. Siamo quel che siamo adesso, e cioè siete anime che hanno in sé la vita soprannaturale. Avete la vita soprannaturale, la vita divina infusa in voi per la grazia del battesimo e aumentata per la cresima, accresciuta continuamente nell'uso dei sacramenti e nelle opere buone, nelle pratiche di pietà e nelle opere buone. Si è quel che si è, ma tutto per grazia di Dio. Tutto il bene che vi è, naturale e soprannaturale, vien da Dio. Tutto! Senza Dio, niente; con Dio, tutto; da Dio, tutto. Allora noi ci rivolgiamo proprio al Signore il quale aumenti in noi queste grazie, questi doni che ci ha fatto creandoci e questi doni che ci ha dato comunicando la sua grazia divina alle nostre anime.
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Quel che siamo lo siamo per il Signore, per la sua misericordia, per la sua onnipotenza. Sì! Ci amò e ci cavò dal nulla; ci amò e ci portò alla vita cristiana. E se vi è una vocazione, è per dono di Dio: «Sono io che vi ho chiamati. Non siete voi che avete eletto me, ma io che vi ho chiamati» [cf. Gv. 15,16] dice il Signore. Lo dice agli apostoli; quanto più a noi!
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E allora che cosa c'è da chiedere? Chiedere al Signore: come ha fatto in noi nascere la vita eterna, cioè la vita soprannaturale, così la faccia crescere, aumentare. Che la pianta s'irrobustisca, che allarghi i suoi rami, si copra di foglie e di fiori e porti i frutti. La grazia del Signore anzitutto chiedere. Chiedere [di] conoscer sempre più la vocazione; chiedere di saper corrispondere con delicatezza, con costanza. Chiedere questo. Chiedere l'amore alle anime, chiedere l'amore all'apostolato e la sapienza dell'apostolato, onde sia compiuto in modo sempre più perfetto, sì.
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Secondo, la buona volontà perché il Signore, che ci ha creati e ci vuol salvare, ci creò senza il nostro consenso, - non c'eravamo - ma non ci salverà senza il nostro consenso cioè la nostra volontà. Bisogna che ci siano due volontà unite per arrivare alla salvezza: la volontà di Dio e la volontà nostra; la nostra unita alla volontà di Dio. Allora la pace, e nella pace il Signore intendeva ogni bene, quando diceva agli apostoli: Pax vobis, pax vobis, pax vobis [Gv. 20,21]: nella stessa apparizione tre volte - apparizione dopo la sua risurrezione -. E, d'altra parte, gli angeli l'avevano cantata, questa pace, sopra la capanna di Betlemme. Sì, ecco: la volontà buona! Si eccita in noi con le meditazioni, con la riflessione, con l'istruzione maggiore, e anche con quegli aiuti esterni che ci possono venire dalle persone o dalle circostanze. Se la maestra insiste che <i lavori> i compiti siano ben fatti e che le lezioni siano studiate, quello è un aiuto alla volontà, sì, un richiamo e un aiuto per fare con maggiore energia.
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E poi vi sono le grazie che vengono dal Signore. Il Signore, che infonde i suoi doni di pietà e di fortezza e di timor di Dio. La buona volontà, timore di Dio! E cioè timore di non corrispondere alla grazia, timore dell'inferno e timore del purgatorio. Timor di Dio. E poi la fortezza perché possiamo esser costanti. Eh sì, la costanza, la quale suppone che ogni mattina noi diciamo: «Oggi comincio; finora non sono santo abbastanza, oggi comincio. Voglio che la giornata sia passata tutta santamente».
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Oh, allora per incominciare bene l'anno, che cosa facciamo? «Vi offro le azioni della giornata». Domani cominciare con una espressione più larga: «Vi offro le azioni dell'anno, o Signore, di tutto il 1959, se a voi piacerà di darcelo, <più> intiero o parte».
Il Cuore divino di Gesù eh si estende pure: «Vi offro le orazioni, azioni e patimenti di questo anno secondo le intenzioni con cui voi, Gesù, vi immolate sugli altari e - siccome avete il presepio davanti - secondo le intenzioni con cui voi Gesù Figlio di Dio incarnato, siete apparso nel presepio e avete incominciato il primo anno di età, finché avete consumato il tempo stabilito dal Padre, che restaste sulla terra per compiere la divina missione vostra».
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Sì, mettere le intenzioni di Gesù nel presepio: la glorificazione di Dio, e cioè che il Signore abbia una gloria sempre maggiore. La retta intenzione. E poi, in secondo luogo, la vostra intenzione: che gli uomini siano in pace con Dio e che giungano all'eterna pace, all'eterna salvezza, sì. Immedesimarsi con Gesù, il piccolo Pastore nel presepio: gloria a Dio, sua prima intenzione, <e gloria al Padre> e pace agli uomini. Tutti i sacrifici degli uomini, i sacrifici che gli uomini hanno offerto a Dio, e fossero pur tutte le penitenze, le azioni nostre buone, messe assieme dalla creazione di Adamo fino all'ultimo uomo, tutte insieme non daranno mai la gloria al Padre celeste, la gloria che ha dato Gesù nel presepio: la glorificazione del Padre! Egli, che era nello stesso tempo uomo e Dio! Quindi la retta intenzione estenderla a tutto l'anno: «Le mie orazioni, azioni e patimenti con le intenzioni vostre con quelle intenzioni con cui siete morto sulla croce, con le intenzioni con cui vi immolate sugli altari, con le intenzioni che avete avuto nel presepio e che avete mantenuto nella vita intiera, nella vostra vita visibile sulla terra». Offrire tutto al Signore.
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Secondo, la preghiera, oltre l'offerta. La preghiera sia questa: primo, rinnovazione dei propositi che si son fatti negli esercizi. Ciascheduna ricorda certamente quel /proposito/ (a) con cui ha conchiuso il corso di esercizi spirituali. Richiamarlo, quello che servì di conclusione agli esercizi spirituali. In quei propositi, in quelle espressioni, che magari si sono scritte sul taccuino e che si rileggono nella visita al santissimo Sacramento, ecco, offrire di nuovo al Signore questi propositi e confermarli, tenendo conto che noi siamo deboli e l'esperienza lo dimostra; allora chiedere un aumento di grazia al Signore. Chiedere aumento di grazia al Signore.
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Se riconosciamo ancora difetti e che non abbiamo ancora tutta la virtù e le virtù tutte che vorremmo acquistare, conosciamo allora che la debolezza nostra è molta, però la nostra fortezza e speranza è sempre in Dio. Allora: In te Domine speravi: non confundar in aeternum [Sl. 31,2]. Se speri nel Signore, non sarai confuso. Se speri di essere una grande santa non sarai /confusa/;(a), non sarai /delusa/ (a) perché la santificazione è una grazia del Signore il quale non solo infonde i suoi doni, ma ancora infonde la buona volontà: «... qui /dat/ (b) velle, et perficere pro bona voluntate» [Fil. 2,13].
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Poi, in secondo luogo, rinnovare bene i voti battesimali. I voti battesimali sono l'impegno per la vita cristiana. Primo: credere, fede! Secondo: sperare il paradiso e le grazie per arrivarci. Terzo: amare il Signore odiando il peccato e osservando i santi comandamenti. Gli impegni della vita cristiana sono quelli, compresi nella formula dei voti battesimali. Credere più fermamente la chiesa, a Gesù Cristo. Sperare sempre meglio il paradiso e gli aiuti quotidiani per guadagnarlo, il paradiso, con la vita buona. Terzo, amare il Signore, che significa vivere in grazia e vivere in molta grazia, odiando il peccato e condannando invece tutto quello che può essere offesa di Dio, tutto quello che può essere [offesa di] Dio e d'altra parte, aderendo al volere di Dio nell'osservanza dei santi comandamenti.
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Per chi poi ha già i santi voti, allora, ancora recitare la formula della professione, recitarla specialmente dopo la comunione. Quando noi chiediamo i doni a Gesù, Gesù è disposto a darceli, ma vuole anche i nostri doni. Il dono di noi stessi a lui! Dargli la volontà, dargli il cuore, dargli la mente, dargli le forze, consecrare il nostro essere intieramente a lui. Lo scambio dei doni tra l'anima e Dio porta un'amicizia, un'intimità sempre più grande tra l'anima e Dio, sì. E allora, da una parte, il Signore aumenterà i suoi doni e, dall'altra parte, l'anima amerà il Signore sempre più intensamente. La rinnovazione della professione: proprio quando Gesù si è dato tutto a noi, ecco il momento opportuno di darci noi totalmente a Dio.
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Allora queste sono le /tre/ (a) cose per incominciare santamente l'anno: primo la rinnovazione dei propositi, secondo la rinnovazione dei voti battesimali e terzo la rinnovazione della professione. Importante è sentire che il nostro cuore cerca Dio. Gli uomini sulla terra: /alcuni/ (b) cercano le cose del mondo; altri cercano invece Dio, il paradiso e orientano la vita verso Dio, verso il paradiso. Uomini che pensano solo alla vita presente - prima categoria - e si chiamano mondani perché pensano solamente a questo mondo, come se, con la morte, tutto fosse finito. Invece uomini che orientano la loro vita verso il Signore, verso l'eternità e camminano nel santo voler di Dio, che è la via del cielo.
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Ora noi bisogna che ci interroghiamo: il nostro cuore è perfettamente orientato verso Dio, cioè ama il Signore? Oppure ha ancora qualche legame, qualche impedimento per andare a Dio? Quali sono gli uomini che si possono chiamare mondani? Quelli che cercano le comodità della terra soltanto, quelli che cercano le ricchezze, quelli che vanno appresso ai piaceri, quelli che cercan la stima: tutto quel che è di terra soltanto.
E quali sono gli uomini invece che cercano Dio? Quelli che pensano che la vita presente dev'esser tutta ordinata al Signore; che nella vita presente noi abbiamo da compiere quelle opere che ci guadagnano il cielo: assicurare la salvezza e assicurare la santità. Quindi cuore orientato verso Dio.
Tu cerchi ancora la stima degli uomini? Cerchi ancor le tue comodità e la tua volontà? Allora non cerchi Dio!
Se invece cerchi Dio, vuoi accontentare il Signore e, nella tua vita, nelle tue azioni, nelle fatiche di quest'anno, pensi proprio a guadagnarti il paradiso e un paradiso bello, allora il cuore è orientato verso Dio, verso il Signore.
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Le aspirazioni che si hanno, i desideri che [si] hanno, sono il riassunto dei pensieri che si nutrono nella mente e sono anche l'espressione di quello che si vuole sulla terra.
Quindi, entrare in noi stessi e interrogarci se il nostro cuore è tutto orientato, indirizzato a Dio. Allora, ecco, l'anno sarà tanto fruttuoso, la grazia del Signore vi accompagnerà ogni giorno, avrete la pace di Dio... (
a).
Albano Laziale (Roma)
31 dicembre 1958
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427 (a) R: chiamare.
435 (a) R: propositi.
436 (a) R: confuso, deluso.
(b) Operatur in vobis et.
439 (a) R: due.
(b) R: altri.
441 (a) Mancano le parole conclusive.