XIV. PREPARARE LE VOCAZIONI
La gioventù <cattoli> di Azione Cattolica femminile è una fioritura nella quale si dovrebbero cercare quelle rose, quei gigli, quelle viole che il Signore ha destinato a voi, cioè le vocazioni.
Occorre però pensare che la parola «azione cattolica» non indica soltanto quelle che sono iscritte e quelle che fanno il loro apostolato e la loro formazione nelle varie associazioni di uomini, di donne, di gioventù maschile e di gioventù femminile, di universitari, di laureati, ecc. Azione cattolica è compita da tutti quelli che collaborano, insieme alla gerarchia, per la salvezza delle anime, per il bene della chiesa, per la gloria di Dio.
Quindi azione cattolica è quella dei cooperatori, ad esempio, che cooperano per la vostra missione; azione cattolica la fanno tutti coloro che vi danno le vocazioni, coloro che poi lavorano per la cristianizzazione del mondo, la cristianizzazione della società: nella scuola, negli ambienti operai, nei vari commerci e nelle attività sociali. Quando hanno una finalità spirituale allora compiono un'azione cattolica.
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Che cosa bisogna pensare in riguardo ai giovani nelle varie parrocchie? Nelle varie parrocchie si ha da coltivare lo spirito dai primi anni, negli asili e nelle famiglie. Bisogna che la giovane, la bambina sia subito avviata verso la pietà e verso la virtù, verso l'osservanza dei comandamenti particolarmente il primo comandamento, il quarto comandamento, il sesto comandamento, l'ottavo comandamento. Che imparino subito ad essere sincere, ad essere docili coi parenti, coi genitori; a pregare il Signore e a esser divoti di Maria, e conservare il giglio della purezza evitando i pericoli e frequentando i sacramenti.
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Quando una parrocchia è fervorosa, lì è più facile che si sviluppino le vocazioni. Le vocazioni sono il segno che in un'anima vi è l'orrore al male, al peccato, e nello stesso tempo l'amore a Gesù.
Le vocazioni sono il segno di una vita cristiana più intensa, nella parrocchia. Allora tutte le volte che voi collaborate per formare una gioventù sana, una gioventù pia, una gioventù sincera, una gioventù generosa, cooperate indirettamente alle vocazioni.
L'ambiente parrocchiale è quello in cui si manifestan le vocazioni. Parrocchie che non danno mai vocazioni, mai, e parrocchie che danno vocazioni abbondanti. Il campo può esser coltivato bene e può essere il campo coltivato male e può anche esser trascurato. E allora, quando il campo è trascurato, non arriva a formare dei buoni cristiani, in quella parrocchia; quando invece è coltivato soltanto fino ad un certo punto, e allora potrà fare dei cristiani; ma quando è ben coltivato potrà dare vocazioni.
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Parrocchie in cui le vocazioni sono tante, è segno dello spirito buono; parrocchie in cui le vocazioni sono poche, è segno di uno spirito cristiano molto rilassato, sì. Tuttavia anche in parrocchie alle volte non tanto fervorose nascono gigli e nascono rose e nascono delle belle viole, come per eccezione. E allora è tutta la grazia del Signore che ha lavorato e non è il merito tanto di chi doveva invece lavorare... e insieme allo Spirito Santo, cioè <di> cooperare alla grazia dello Spirito Santo.
Vocazioni! Vedete se nelle vostre parrocchie, nelle parrocchie a cui andate, lo spirito cristiano, l'amore alla pietà, la delicatezza nei costumi, la tendenza a vivere lontani dai pericoli e dal mondo, si manifestano: allora vi è fiducia delle vocazioni.
E se questo spirito non c'è, allora bisogna che lo formiamo. Avete in mano i bambini! Quante vocazioni dipendono dallo zelo della suora!
Notando poi che, siccome siete nelle parrocchie, allora potete conoscere per tempo e conoscere non con le semplici affermazioni, ma conoscere dai fatti, attraverso i fatti se c'è veramente spirito buono.
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La vostra congregazione non dovrebbe dover eliminare molte delle aspiranti né delle novizie. Perché? Perché avete comodità di conoscere le persone, di conoscere queste giovani nel loro carattere, nel loro spirito di pietà, nella loro laboriosità, nella docilità in famiglia e nella separazione dallo spirito del mondo e dalle compagnie pericolose. Sì! Quindi siete in una condizione molto favorevole, mentre che molti istituti devono accogliere chi fa la domanda senza conoscere gran che della famiglia e delle virtù dell'aspirante, delle sue tendenze, delle sue qualità morali, spirituali e anche psicologiche. Ecco, siete in una posizione di favore.
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Studiare allora non tanto per il numero quanto per la qualità, sì, per la qualità di coloro che aspirano. Per il Signore preparare il meglio come quando avete da preparare i fiori al tabernacolo scegliete il meglio, tra i fiori. Sceglier fior da fiore! Ecco la saggezza nella ricerca delle vocazioni: scegliere fiore da fiore. Oh, tuttavia questo, eh, non basta se vien considerato come un'industria o come una saggezza naturale: occorrono i lumi di Dio.
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Vi sono figliuole di cui e da cui quasi non si saprebbe cosa sperare e non si prevederebbe una bella vocazione, eppure sì! Persone eccessivamente timide alle volte; persone che amano segregarsi, in una maniera che non è religiosa e pia, dalla società; persone che non hanno buon carattere: bisogna che <si> siano illuminati. Certi mutismi o certe riservatezze nelle parole non procedono da virtù; e qualche volta più tardi, mancando la virtù, succedono dei veri fallimenti che non si potevano prevedere. Quindi essere molto guidati dallo Spirito Santo, pregare: «Signore, mostraci chi hai eletto», ostende quem elegeris. [At. 1,24]. La preghiera. Quanto più poi si è penetrati dallo Spirito di Dio, tanto più allora la luce dello Spirito Santo ci guida, la luce dello Spirito Santo ci (a) guida.
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Vi era un giovane con san Ignazio e i fratelli di s. Ignazio, i suoi primi religiosi, sovente insistevano che egli lo rimandasse: «È troppo vivace e ha questo difetto, quell'altro...» - e veramente in casa marachelle e birichinate ne commetteva parecchie -. Ma il santo che aveva lo spirito di Dio, la luce di Dio, lo sopportava, lo correggeva, lo aiutava: e che uomo è diventato! Che religioso è divenuto! Sì!
Quindi che siamo guidati sempre dalla luce di Dio, nella scelta. E poi dicevano di Gesù: «Che cosa ci può venire di buono da Nazaret?» [cf. Gv. 1,46; 7,41-42.52]. Cioè, i nemici di Gesù non volevano ammettere che dalla Galilea e specialmente da Nazaret potesse venire un profeta, potesse venire il Messia. Ma sì, è proprio dalla Galilea e da Nazaret che è venuto il Messia, il Salvatore.
Ecco, perciò non rimaniamo tanto alle proteste e alle parole che si dicono, quanto piuttosto pregare e approfondire l'esame delle cose con seria riflessione e parlarne sempre con Gesù buon Pastore. «<Lo chiami> La chiami a te, questa figliuola? Le hai dato la vocazione? Avrà entrando una riuscita buona, sarà un giorno un'apostola della parrocchia?» Ecco: riflettere!
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Certamente che l'ufficio della pastorella andrà ancora allargandosi di più di quello che adesso si è esteso, certamente, ma sempre nello spirito <della ve> della suora pastorella. E vi sarà anche chi potrà andare più avanti in opere di cooperazione, e cooperazione devota, e in umile cooperazione anzi ai parroci e al clero in generale, e ai vescovi. Allora si richiedono buone qualità di intelligenza ma soprattutto di virtù: fermezza, saggezza; non solo la fede, la speranza e la carità, ma ancora le quattro virtù-cardinali: la giustizia sì, ma la prudenza e la mortificazione e insieme la fortezza... sì, il temperamento giusto in riguardo al governo di noi stessi, al governo di noi stessi, sì. Chiedere al Signore queste virtù cardinali le quali poi ci danno anche le virtù pastorali.
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Dunque per mezzo dell'esame <sopra> non tanto sopra le parole che dicono, ma sopra i fatti perché... dai frutti si conosce la pianta e una pianta cattiva non può far frutti buoni e una pianta buona non può far frutti cattivi [cf. Mt. 7,16-18], perché la vite <non ci dà> non ci dà un frutto cattivo ma un frutto buono e l'ortica non ci dà un frutto buono ma un frutto cattivo ecco.
Prima esaminare le cose a fondo, non tanto guardare alle singole affermazioni, alle proteste.
Secondo, sempre chiedere il lume dello Spirito Santo, sì, per chi deve poi raccogliere le vocazioni; tuttavia formarvele dall'asilo, nelle parrocchie... proprio dai primissimi anni, quando quella mente comincia ad aprirsi, quel cuore comincia ad aprirsi all'amore a Gesù.
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Una buona parte delle vostre vocazioni dovranno essere state le prime bambine dell'asilo, che poi si son seguite, quando erano fanciulle, quando andavano a scuola, quando erano giovani nelle associazioni cattoliche, quando continuavano a frequentare il laboratorio, ecc. Formarvele, coltivandole da bambine! Formare un'aiuola nell'ambiente parrocchiale. Formarvi un elemento scelto, un'élite formarvele da bambine! Non che si debbano ricevere molto giovani nell'istituto, perché spesso non avrebbero fatto le prove della virtù, non avrebbero dimostrato di possedere le qualità che formano poi la buona suora. Ma formarle da bambine, nutrirle spiritualmente, tenerle alquanto più vicine, indurle alla frequenza ai sacramenti, ispirare la divozione a Maria e soprattutto curare che mettano una separazione giusta, ragionevole tra il mondo e loro.
Perché il Signore non può parlare a un'anima che è mondana, che ha un cuore mondano, ma parla alle anime semplici, alle anime che hanno una sincera virtù, alle anime le quali sanno conservare l'innocenza e quindi possono capire la voce, l'invito di Dio.
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La conclusione: prepararvi le vocazioni e cominciando dagli asili, e accompagnarle fino a che questa vocazione sarà sbocciata e allora, per loro iniziativa, per la ispirazione che sentono interiormente: «Voglio essere di Dio, voglio consecrarmi al Signore». Ecco la vocazione che è venuta a maturità, e allora si raccolgono i frutti e si portano nell'istituto. Quest'impegno! E domandare questa grazia di saper formar le vocazioni da quando sono bambini, quando si aprono con la loro mente, col loro cuore al Signore. Questa grazia domandarla nelle visite al santissimo Sacramento e sentire il bisogno di infondere in loro le tendenze buone.
Non formare della gente che non sa muoversi, ma gente che sa muoversi, ma è sempre animata dallo spirito di Dio in tutto quello che fa. Oh, vi è tanta diversità fra quelle che sono coltivate bene, con sapienza ed amore! Sì! Chissà e perché vi sia tale diversità!
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In una parrocchia son venute alla Famiglia Paolina, in pochi anni, una quantità di persone che sono riuscite bene tutte meno una che non aveva poi salute, parte maschile e parte femminile. A un certo punto, [è] cessato totalmente! Più nessuna né per la parte maschile né per la parte femminile. È mancato chi coltivasse! Noi non possiamo mai dire: «Beh, io non ho responsabilità. Beh, non ci son vocazioni, qui». E solamente al tribunale di Dio vediamo poi se è dipeso tutto da noi, o non è dipeso niente da noi, o dipeso solo in parte... Sempre camminare umilmente e sempre avere l'occhio: «Io devo contribuire alla mia congregazione. Il mio contributo principale sarà di mandarle sante vocazioni».
Albano Laziale (Roma)
26 giugno 1958
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