Beato Giacomo Alberione

Opera Omnia

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VII. PICCOLE COSE
Ho veduto adesso la vostra piccola mostra dei lavori che avete preparato con le vostre mani e certamente non è tanto il lavoro in sé; quel che conta è soprattutto l'amore con cui l'avete fatto, la retta intenzione con cui l'avete fatto, e poi anche quel prepararsi all'apostolato futuro che vi attende, perché quanto più si sa tanto più si farà nella vita. Il Signore ci prepara nella gioventù per quella via che ha destinato a noi. È come dire preparare un abito: si prepara per la persona che dovrà portarlo. Altro è il vestitino che avete fatto per un bambinetto di due anni, altro poi è un vestito per chi ha quindici anni, trent'anni.
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Il Signore non fa nessuna cosa inutile, ha i suoi fini mirabili in tutto, anche in tutte le difficoltà che s'incontrano, in tutte le vie che si studiano, in tutte le minime grazie che ci dà, nelle ispirazioni che ci vengono, e poi tutte quelle circostanze in cui ci fa passare in un dato periodo di vita, le persone che ci fa incontrare, i mezzi che ci manda per progredire... Il Signore è il Signore! Ci stupiremo della sua infinita, delicatissima provvidenza quando arriveremo a contemplare l'amore e l'intelligenza con cui ha seminato la nostra vita, ha diretto la nostra vita interna ed esterna.
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Quello che ho rilevato di più lì (a) è stato l'industriosità nell'utilizzare le piccole cose in un nulla, che altri butterebbe via, ma che voi avete saputo così disporre e avete saputo così [abilmente] servirvene, da fare dei lavori che si presentano assai bene, non solo ma che possono servire realmente. Vedete, questo è in figura di immagine di quello che deve avvenire nella vita spirituale, e nello studio e nella formazione, /nella/ (b) formazione morale, nella formazione all'apostolato.
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Vi son quelle che <si> trascurano un po' tutto e vi son quelle che utilizzano tutto.
Vi sono persone che sentono <a> predicare quindici anni e dopo, dovessero dir quattro parole, non ci riescono, non sanno cosa dire. Ma cosa avete imparato in quindici anni?
E vi sono altre persone che fanno come faceva don Bosco. Andava a sentire il catechismo del parroco, poi chiamava i ragazzi, i monelli che stavano vicini a lui, quei che chiamavano i «birichini di don Bosco», e li faceva giocare ben bene; poi montava sulla sedia e ripeteva la predica. E gli volevano bene e andavano a casa contenti e non dicevano parole cattive, anzi alla fine /faceva dir loro/ (a) almeno un'Ave Maria perché fosse questo come la supplica alla Madonna che benedicesse quella gioventù esuberante.
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Utilizzare tutto: i momenti utilizzarli. Vi sono persone che perdono tanto tempo, vi sono persone che intanto nella giornata fanno molte cose di più di un'altra. Vi sono persone le quali sanno da tutto ricavare insegnamento; e vi sono persone che passano la vita, ma per loro la vita non è una maestra, mentre che la storia è «maestra di vita», non solo la storia generale del mondo e della chiesa, ma la storia della nostra vita. Persone che imparano a governarsi perché sanno conoscersi e sanno essere attente, nell'interno sui pensieri, ad esempio. Persone invece che non san mai governarsi nella vita, quindi non divengono responsabili, e quando uno non sa governarsi non è capace /di/ (b) governare gli altri.
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Se uno è capace /di/ (a) governare la mente, cosa pensa, fantasia... se è capace /di/ (a) governare il suo cuore, la lingua e non dice le cose prima di averle pensate; gli occhi cosa devono guardare e cosa no, ecc.; se una sa regolarsi anche nel mangiare, anche nel modo di riposare, ecc., ecco, allora si forma! Si forma e [di]viene persona stabile, ferma nella sua vocazione, nei suoi princìpi, nel suo modo di condursi in chiesa, fuori chiesa, in ricreazione, nelle relazioni coi bambini, con la gioventù, ecc.. Sì, sa regolarsi. E quando poi uno sa regolar se stesso è capace /di/ (a) regolare gli altri.
Noi non diventiamo maestri capaci di regolare se non siam regolati. È un esempio di sregolatezza? Magari a cinquant'anni è tempo di aver imparato! Mangian tutto quello che si presenta perché /contentan il/ (b) gusto e intanto si rovinan lo stomaco. Così disordinati. E un po' un'ora, un po' un'altra, ciò che piace. Per loro la regola è: «Se mi piace e se non mi piace» (c). Così non è vivere da uomini, né da cristiani, tanto meno da religiosi. Sregolati! Così è in tutte le cose.
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/Volevo anche fare/ (a) un accenno a questo: Quaresima, penitenza e mortificazione. Tempo di passione adesso, da domenica si coprono i crocifissi e i pensieri si dirigono a Gesù. È lì che il buon Pastore si mostra e prova di essere il buon Pastore: va a immolarsi sulla croce.
Allora la pastorella prende il suo spirito. La vita è un'immolazione a Gesù, la vita della pastorella, a Gesù buon Pastore, ecco. È immolazione in tutte quelle piccole cosette, ecco!
Oh, alcune credono che la vita religiosa debba essere tutto un complesso di eroismo, va a sapere: non dormir mai per esempio, non mangiar mai.
Così la vita religiosa? La vita religiosa è fatta di minime cose.
E qualche volta quando viene qualcheduna a consigliarsi sulla vocazione può capitarvi che, sentendo parlare di vocazione religiosa, si spaventi: va a sapere che cosa faranno lì in quei muri, dentro quei muri chiusi, in quel convento chiuso, dietro a quelle cinte, a quei portoni! Eh, no! la vita religiosa è semplice. La santificazione è cosa semplice: piccole virtù! Evitare i piccoli difetti, praticar le piccole virtù.
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Dunque, considerate il tempo di passione sotto quell'aspetto. Poi verrà il tempo di risurrezione, tempo pasquale; verrà il tempo, - la domenica seconda dopo Pasqua - la festa del buon Pastore.
È attenta: ha fatto venir la sorella alla vestizione perché in quel momento poteva aver una luce da Dio e forse sentire in sé una chiamata di Dio.
Vi sono le persone che sanno utilizzar tutto, e vi son le persone che trascurano un poco tutto. Eh, sì! Utilizzar tutto l'insegnamento della chiesa nell'anno ecclesiastico, nell'anno liturgico e utilizzar tutto nel periodo in cui si vive in casa, si vive qui in casa madre, per tutto imparare, per tutto imparare.
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Quando si trovano le suore pastorelle che sono state attente nel prender la formazione, dovunque si va si trovano le stesse maniere di fare, le stesse maniere di dire, gli stessi orari, la stessa tavola, le stesse consuetudini, ecc. Si vede che si son formate tutte bene e han preso tutto lo spirito. E anche le cose che sembrerebbero di minor importanza, per loro hanno importanza.
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Ecco allora, siccome avete fatto a preparar delle cose così belle, con così poco, allora anche nelle altre parti, pietà, spirito, studio, apostolato e formazione umana e religiosa utilizzare tutto, tutto ciò che abbiamo di grazie di Dio e ciò che abbiamo di beni umani. Utilizzar tutte le nostre facoltà interne e i sensi esterni, sì! La vita allora rende per l'eternità e rende anche per l'apostolato. Rende anche per l'apostolato.
Utilizzare tutte le minime grazie, tutte le minime occasioni, senza agitarvi, eh?, senza far dei giorni di malinconia, per voler rifletter troppo sopra l'interno. No! Semplicità! E utilizzando tutto nella semplicità sarete più contente interiormente e darete maggiore frutto per la vostra vita futura; soprattutto la vita potrà rendere non solo il trenta per uno o il sessanta per uno, ma anche il cento.
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Che belle grazie vi ha fatto il Signore, nella vostra vita, già! E quali altre vi preparerà se voi utilizzate quello che avete adesso di grazie, quello che avete adesso di occasioni di tempo per corrispondere.

Albano, 21 marzo 1958

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95 (a) Si riferisce ai lavori della mostra allestita nel salone del 1° piano di casa madre, mostra di cucito, ricamo ed oggetti vari, secondo la creatività e l'industriosità di ognuna.
(b) R: la.

96 (a) R: li faceva dire.

97 (a) R: a.
(b) R: a.

98 (a) R: a.
(b) R: contenta al.
(c) Si esprime ridendo.

99 (a) R: anche volevo fare.